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Autore: Billie_Jean    21/04/2008    5 recensioni
Un giorno, Bill trova in soffitta un libro dall'ambigua copertina nera, una storia di vampiri, dice lui. Circa un mese dopo, Tom sente degli strani rumori sul tetto, la stessa notte in cui si era accorto che Bill lo fissava in modo stano, con sguardo quasi famelico. La mattina dopo, sui giornali è la notizia della morte per dissanguamento di una ragazza. Morta nella notte dei rumori, nella notte dello sguardo. Ci sarà un collegamento?
[INTERROTTA]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 2

Alle 6.30 del lunedì, il suono trapanante due sveglie riempì casa Kaulitz. Solo una però, fu spenta; l’altra continuò decisa a trillare impaziente e furiosa, finché Tom ringhiando come un cane arrabbiato, non si precipitò nella stanza del gemello per placarla. Siccome dal mucchio informe sul letto non giungeva alcun segno di vita, il rasta, progettando un altro piano malefico, prese l’iPod dal comodino e vi si sedette accanto.
 -…on...i…pro…are…- mugugnò il groviglio di coperte.
Tom ridacchiò, vedendo sbucare dalla matassa accanto a lui prima un dito, poi una mano e infine tutto il braccio di Bill che, annaspando e sbuffando, venne fuori dalle coperte. Non aveva un bell’aspetto: era pallidissimo, e gli occhi erano segnati da due occhiaie scure.
 -Che cos’hai, non stai bene?- gli domandò Tom. Bill scosse la testa.
 -Sto malissimo.- annunciò con voce flebile –Mi sento la testa divisa in due, è come se qualcosa ci stesse strisciando dentro.- aggiunse poi. Tom posò le labbra sulla sua fronte.
 -Non hai la febbre.- gli disse, quasi a mo’ di scusa.
Bill borbottò qualcosa appoggiando la testa al cuscino e chiudendo gli occhi. Allora Tom scese a dire alla madre che Bill non stava bene. Lei ne venne fuori con una tragedia degna di Shakespeare, ma infine decretò semplicemente che il ragazzo sarebbe rimasto a casa.  
 -Dovrò prendermi un permesso… accidenti, però oggi dovevo incontrare quel rappresentante…- borbottò la mamma, tra sé e sé. Tom colse la palla al balzo.
 -Non preoccuparti mamma, resto io con lui.- disse, con aria da santo immacolato.
La madre sembrò prendere in considerazione l’idea, ma si riscosse subito.
 -Nemmeno per sogno. Tu oggi vai a scuola.- decretò con voce ferma.
Tom non aveva intenzione di cedere.
 -Ma mamma, tu devi assolutamente incontrare quel rappresentante giapponese… è un grosso affare, non puoi sprecarlo così e poi, ripensandoci, dire: “Potevo avere una grande occasione, migliorare le condizioni di vita di molti e guadagnare un sacco di soldi, ma sono rimasta a casa con Bill, mentre Tom poteva benissimo stare con lui!”. È questo che vuoi, mamma?, avere dei così grossi ripensamenti?- disse. Certo che l’aveva proprio messa sul tragico. Rimase in attesa di un verdetto, fissando la madre con gli occhi sgranati, come sorpreso da tanto “egoismo”.  Infatti, non fallì. Sospirando come un mulino, infine, Simone disse:
 -Beh non puoi saltare un giorno di scuola… ma quel rappresentante giapponese…- guardò esasperata Tom, poi divenne apprensiva e rivolse lo sguardo a Bill che, steso nel letto, si massaggiava le tempie –D’accordo.- si arrese. Tom cercò di contenere l’entusiasmo per non peggiorare il mal di testa di Bill, accompagnando la madre in ingresso, promettendole che avrebbe fatto il bravo e che avrebbe studiato (eeehhh come no!, pensava intanto). Simone, ancora non troppo convinta della decisione che aveva preso, uscì di casa, chiedendosi come mai ancora una volta si era lasciata abbindolare da quel volpone di Tom.
Intanto il volpone era tornato da Bill, che si domandava perché proprio a lui era toccata quella sofferenza, massaggiandosi le tempie e sperando che tutto passasse in fretta.
 -Ce l’ho fatta!- esclamò il rasta, allegramente.
 -Bene.- rispose Bill, senza entusiasmo.
 -Non sei contento?- gli chiese Tom accigliato.
Bill aprì un poco gli occhi.
 -Sì che sono contento, ma non mi sento in vena di baldoria.- sussurrò.
 -Vuoi un’aspirina, o qualcos’altro?- fece il maggiore dei due, premuroso. Bill annuì.
Nonostante le quantità di medicinali diversi che il ragazzo prese, compreso lo sciroppo per la tosse e le gocce per il naso, la situazione non migliorò per niente, né peggiorò; semplicemente Bill stava malissimo. Poi ogni tanto chiamava il patrigno, incaricato da Simone (impegnata con il rappresentante), per sentire come andava.
 -Non c’è bisogno che chiami ogni mezz’ora, so cavarmela!- sbottò Tom alla quinta telefonata nel giro di un’ora e mezzo.
 -Modera il tono, prima di tutto- rispose l’uomo dall’altra parte del filo –Come sta Bill?-
 -Te l’ho già detto.- sospirò Tom esasperato –Non è cambiato di una virgola.-
 -Va bene. Richiamo tra…-
Tom lo interruppe.
 -Non c’è bisogno che richiami tra mezz’ora, ok? Richiama verso l’una.-
 -Sei davvero incredibile. Comunque, non fare confusione.-
 -Confusione con un fratello con la testa che scoppia?-
 -Comportati bene. Studia.-
 -Sì…-
 -Ciao Tom.-
 -Ciao.-
Sospirando, Tom mise giù la cornetta e tornò da Bill.
 -Non stai meglio vero?-
 -Be’, un po’ sì…- rispose lui.
 -Davvero?- chiese Tom sgranando gli occhi per la sorpresa.
 -Sì, però…-
 -Cosa?-
 -Ho un gran freddo!- si lamentò Bill, strofinandosi le braccia per riscaldarsi.
 -Quando ti è venuto freddo?-
 -Adesso, un attimo fa! HO FREDDO!- gridò.
Tom prese una coperta di lana e gliela mise addosso. Tremando come una foglia, Bill si coprì fino al naso.
 -Non migliora.- balbettò, con i denti che tremavano. Tre coperte e un piumone dopo, continuava a lamentarsi.
 -Come accidenti è possibile che il mal di testa sia stato all’improvviso sostituito da un freddo così terribile?- chiese Tom, quasi a se stesso.
 -Non lo so! Tom, io ho freddo!-
 -Cos’hai addosso?-
 -I…il pi…pipipigiagiama…- rispose Bill, i cui denti battevano così forte da non farlo parlare bene.
 -Hai davvero così freddo?-
 -Ssssiiii-
Tom si avvicinò all’armadio e ne estrasse due paia di calzettoni da sci, un paio di pantaloni pesanti, una maglia a maniche lunghe di tessuto spesso e…
 -Non hai una felpa?-
 -No.-
Sbuffando, Tom andò a prendere una delle sue, la più pesante che aveva, misura XXXXXXXXXXXXXXL. A Bill sarebbe arrivata alle ginocchia ma meglio così. Il moro tremava come una foglia anche sotto quella montagna di coperte, e quando Tom lo scoprì lanciò un urlo.
 -TOM! MUOIO DAL FREDDO!-
 -Se stai coperto, come fai a vestirti?- obbiettò Tom.
 -Ma io HO FREDDO!- protestò Bill, tuffandosi di nuovo sotto i plaid e piumoni.
-Bill, non fare il deficiente.- disse Tom, prendendo il braccio di Bill, ma lasciandolo subito con un’esclamazione di stupore. Era freddo come il ghiaccio, se non di più.
 -Ma…sei gelato!-
 -Ehhhh, ma va’?- rispose Bill sarcastico, nascosto nel letto. Tom si avvicinò al bordo e scoprì i piedi del ragazzo.
 -Toom!!-
 -Stai buono!- gli ordinò Tom. Dovette faticare per riuscire a infilargli i calzini, primo perché tremava spaventosamente, secondo perché era così ghiacciato che riusciva a malapena a tenerlo fermo. Tuttavia ci riuscì, e Bill gli comunicò che era un po’ meglio, ma tremava ancora incontrollabilmente.
 -Bill devi scoprirti. Per pochissimo, giusto il tempo di cambiarti la maglia!-
Dopo lunghe proteste, Bill accettò. Tom gli sfilò la maglia il più velocemente possibile, e gli mise quella pesante, nonostante si contorcesse come un’anguilla. Riuscì anche a mettergli felpa e pantaloni, ed entrambi furono solo felici quando ebbe terminato.
 -Tom, io non ce la faccio!- singhiozzò Bill –Ho freddissimo!!!-
 -Ma com’è possibile?- protestò Tom –Come fai ad avere così freddo?-
Andò ad alzare il riscaldamento (28°C il 27 marzo!!!), e gli fece un the bollente. Niente di tutto ciò servì, mentre Tom sudava un sacco nonostante fosse rimasto in canottiera e boxer.
Tanto per passare il tempo, si mise a fissare l’orologio che erano le 10.29.
50…51…52…53…54…55…56…57…58…59…ecco, erano le 10.30 esatte. In quel momento, la voce flebile di Bill, sepolto sotto le coperte, lo raggiunse.
 -Tom…-
 -Mmm?-
 -Ho un gran caldo!-
Tom alzò lo sguardo su di lui, perplesso. Il moro gettò via le coperte, e lo fissò. Era tutto rosso e sudato; Tom gli toccò il braccio: bruciava, nel vero senso della parola.
 -Bill, ma che ti succede?- domandò Tom, preoccupato.
 -Non ne ho idea! HO CALDO!- gridò Bill, liberandosi il più velocemente possibile da tutti quei vestiti pesanti e gettandosi indietro sul letto, ansimando. Tom si affrettò ad abbassare il riscaldamento finché non divenne freddissimo, accese il condizionatore e fu costretto a vestirsi pesantemente lui stesso, mentre Bill, steso sulle lenzuola, sudava impressionantemente. Il biondo provò a mettergli in testa la borsa del ghiaccio, ma si sciolse dopo pochissimo tempo; allora preparò delle pezze intrise d’acqua gelida, che però si riscaldavano in pochi minuti.
 -Che accidenti ti succede, Bill?- fece Tom, guardando con apprensione suo fratello, che emetteva strani gemiti non identificabili come parole. Un’ora dopo la situazione non era migliorata, ma arrivò un’altra chiamata del patrigno.
 -No, non ha più mal di testa…- sospirò Tom rivolto alla cornetta che squillava, prima di alzarla.
 -Pronto?-
 -Ciao Tom, sono io.-
 -Oh, ma che sorpresa!- esclamò Tom con sarcasmo nella voce. Udì Gordon fare una smorfia.
 -Come vanno le cose? Bill come sta?-
 -Non ha più mal di testa, prima aveva freddo e ora ha caldo.- spiegò il ragazzo.
 -Prima aveva freddo e ora ha caldo?- ripeté stupito l’uomo –Che cos’ha?-
 -Non ne ho idea, non sono un medico.- rispose Tom stizzito.
 -Hai provato a dargli qualcosa?-
 -Ho provato di tutto, dagli antidolorifici allo sciroppo, ma non è servito niente…-
 -Mmm… è strano… vabbè, mi raccomando fammi sapere se succede qualcosa, d’accordo?-
 -Va bene. Ciao.-
 -Ciao.-
Tom tornò da Bill, che ansimava da ore, sdraiato nel suo letto, sempre più rosso e sempre più sudato.
 -Sai, pensavo di farmi un uovo per pranzo; potrei cuocerlo sulle tue guance.- gli disse, sedendosi accanto a lui.
 -Divertente.- mormorò Bill, quasi senza forze. Tom si allungò e prese dal comodino il termometro.
 -Ti provi la febbre?-
 -Mmh-mmh.- rispose il ragazzo, piegando la testa da un lato sul cuscino. Tom gli infilò il termometro sotto l’ascella.
 -Ce la fai a stare fermo per dieci minuti?-
 -Mmh-mmh.- fece di nuovo Bill.
Dieci minuti dopo, il bastoncino di vetro pieno di mercurio rivelò che Bill non aveva una linea di febbre.
 -Ma com’è possibile?- esclamò Tom stupefatto –Non può essere, sei un forno!-
Gli provò la febbre altre due volte, ma il risultato era sempre lo stesso.
 -Mah! Io rinuncio a capirci!- si arrese infine lasciandosi cadere indietro sulla sedia che aveva accostato al letto.
 -Non so… senti perché non vai a mangiare? È mezzogiorno e mezza, avrai fame, non hai fatto colazione…- rispose Bill, puntellandosi coi gomiti per stare su.
 -Pensavo che fossi prosciugato dalle tue forze.-
 -Non più. Mi sento benissimo.-
Tom sgranò gli occhi.
 -Come benissimo? Ma se fino ad un momento fa eri quasi sul letto di morte?- esclamò stupefatto. Bill fece spallucce.
 -Bo. So solo che ora sto bene.- disse semplicemente –Anzi, fa piuttosto freddino qui; sembra di essere in alta montagna.-
Tom gli posò una mano sulla fronte; era fresco come una rosa. All’improvviso, l’occhio gli cadde sull’orologio. Erano le 12.31. Molto, molto strano.
 -Sai che è proprio assurdo?- disse al gemello, che lo guardava.
 -Cosa?-
 -Dunque, supponendo che il mal di testa ti sia venuto alle 6.30, quando ti sei svegliato, e che ti è passato immediatamente sostituendosi con il freddo due ore dopo, alle 8.30, sapendo che alle 10.30 precise ti è venuto caldo e che alle 12.30 ti è passato tutto… è davvero assurdo.- spiegò Tom, appoggiandosi indietro sulla sedia.
 -Davvero? È stata una cosa scandita da orari precisi?-
 -Già.-
 -Che strano.- commentarono contemporaneamente Bill e Tom.
Rimasero qualche istante in silenzio, poi Tom suggerì al fratello di andarsi a fare una doccia e, mentre toglieva le lenzuola ancora intrise di sudore, pensò:
 “Certo che è proprio strano…”
Mentre se ne andava, gli cadde lo sguardo sul libro nero sul comodino e venne percorso da un brivido istintivo. Restò immobile a fissarlo per qualche secondo, poi lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle.


Scusate il ritardo, ho avuto problemi... comunque spero che vi piaccia e vi ringrazio per i complimenti!! Bacioni!
   
 
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