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Autore: Youki    31/10/2004    2 recensioni
Come arrivò Inuyasha nel villaggio di Kikyo 50 anni fa? E cosa faceva Sesshomaru nel frattempo? E come viveva Kikyo? E chi è Sayouki? Scopritelo leggendo la mia fic, già completa, che posterò regolarmente ogni settimana! COMMENTATE COMMENTATE!!! Baci Youki
Genere: Azione, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki
Cap 6
Il momento della verità

‘Un’altra notte passata all’addiaccio in un bosco infestato e shingetsu che si avvicina inesorabilmente…’
L’ultimo quarto di luna campeggiava ogni notte sempre più basso e sottile nel cielo, tra pochi giorni sarebbe scomparso del tutto e prima di allora lui DOVEVA assolutamente aver rubato la Sfera! Sayouki sarebbe tornata poco dopo, magari proprio con l’intenzione di consegnarlo a Sesshomaru, ma lui l’avrebbe colta di sorpresa e le avrebbe fatto pagare caro l’affronto! E poi si sarebbe vendicato anche di suo fratello…Quasi assaporava già l’odore del loro sangue traditore…
Nel buio assoluto che precede l’alba, Inuyasha si alzò in piedi e decise che non aveva nulla da perdere: ‘Perché aspettare?’. Con una corsa folle giunse in breve al tempio e senza tante cerimonie, distruggendo quanto si trovava davanti, giunse alla stanza della Sfera, sfondando la paratia scorrevole che ne chiudeva l’entrata.
Fu così che si trovò davanti la miko spalleggiata da quattro sacerdoti.
Il colpo che Kikyo gli sferrò col suo arco, gli lasciò un bruciante segno rosso sul viso e lo indusse ad arretrare con un balzo, ma la freccia che seguì lo colpì al braccio e gli strappò un gemito di dolore e di sorpresa: per la prima volta una delle sue frecce era stata scagliata contro di lui per ferire! Per un attimo scordò il motivo che l’aveva spinto ad agire così avventatamente, poi il ricordo del tradimento di Sayouki riaffiorò e la rabbia gli fece dimenticare il dolore. Balzò contro Kikyo e con un manrovescio la scagliò addosso ad un altro sacerdote, proseguendo la sua corsa verso il centro della grande stanza. La miko lanciò altre frecce, ma nessuna riuscì a colpirlo e l’ultima si conficcò nell’assito ai suoi piedi proprio mentre allungava la mano per prendere il gioiello.
-Fermati Inuyasha!- la voce di Kikyo squillò chiara nel trambusto e lo fece esitare -Non sei in te! Sei posseduto!-
Nel profondo dell’animo l’hanyou sentì un brivido alla parola ‘posseduto’, ma ringhiò -Balle!- e allungò la mano per ghermire la Sfera.
Questa volta la freccia di Kikyo non sbagliò e Inuyasha sentì un dolore lancinante alla spalla mentre il dardo gli si conficcava profondamente nella carne. Subito un’altra freccia volò per la stanza e si andò a conficcare tra i suoi piedi.
Inuyasha balzò indietro rovesciando i bracieri rituali e fuggì sfondando una paratia, senza notare che la sua ombra era rimasta inchiodata al pavimento. Un attimo prima che Kikyo potesse colpirla di nuovo e finirla, essa riuscì a strisciare via.
Con il braccio destro ferito in due punti dal potere spirituale della sacerdotessa, Inuyasha non riuscì ad andare molto lontano: il dolore si faceva sempre più forte, sordo e pulsante, mentre tutto l’arto cominciava a formicolare. Ma ora la sua mente era lucida…Gli parve che fino a poco prima la realtà fosse velata da una fitta cortina di nebbia che ora si stava velocemente diradando…da quando aveva cominciato a sentirsi così? Era stata una cosa graduale, dopo che Sayouki se n’era andata gli era parso di essere finalmente libero e ora invece…
Si sedette a terra contro un albero e il dolore lo distrasse da qualsiasi pensiero e non gli permise di accorgersi dell’ombra che gli strisciò alle spalle riprendendo la sua oscura opera da dove l'aveva interrotta, sussurrando di potere e tradimenti.
Un dardo sbucato dal nulla si conficcò nel tronco accanto alla sua testa, ma Inuyasha era troppo debole per fare altro che accasciarsi di lato.
-Maledetta!- gridò con voce roca alla volta di Kikyo, apparsa tra gli alberi proprio in quel momento -Sei venuta a finirmi?-
La giovane non rispose e scagliò altre due frecce contro il tronco dove, ora Inuyasha se ne accorse, si contorceva in agonia una forma scura e sibilante. Un ultimo dardo pose fine alla sua esistenza e con un grido acutissimo, qualsiasi cosa fosse, si tramutò in cenere e svanì.
Di nuovo padrone di sé, Inuyasha guardò Kikyo avvicinarsi e inginocchiarglisi accanto e nemmeno tentò di allontanarsi perché le sue forze non gli consentivano nemmeno di muoversi; l’unica cosa che poté fare fu dire:
-Avevi ragione: non ero in me…-
Lei annuì in silenzio e, appoggiato a terra l’arco, senza tante cerimonie afferrò la spalla ferita di Inuyasha e la strinse con forza, mentre tendeva l’altra mano verso la freccia che ne sporgeva. Inuyasha fece un debole tentativo di tirarsi indietro, diffidente, ma lei non lasciò la presa e gli disse:
-Quello era un demone-ombra. Appartiene ad una razza tra le più infide, in grado di parassitarsi nelle menti altrui e spingere l’ospite a perseguire i suoi scopi con biechi inganni.- Mentre parlava prese saldamente la parte terminale della freccia e la strinse, chiudendo gli occhi per un attimo. Tra le sue dita il dardo si sbriciolò, strappando all’hanyou un gemito di dolore.
-Non ti avrei colpito se non fosse stato necessario.- gli disse allontanandosi da lui.
Rialzandosi in piedi, la giovane depose a terra un piccolo sacchetto di tela.
-Queste sono erbe che ti aiuteranno a guarire in fretta. Usale.-
Kikyo raccolse il suo arco e si riavviò verso il villaggio, lasciando Inuyasha a bocca aperta, completamente senza parole, a stringersi stupito la spalla dolorante.
-Ah, un’ultima cosa.- precisò la giovane miko soffermandosi un attimo a squadrarlo con quei suoi occhi profondi -Non ti lascerò mai mettere le mani sulla Sfera, ricordalo.-

****

In un’alba grigia e piovosa i pescatori del piccolo villaggio all’ombra del monte Fuji videro un grande demone alato alzarsi in volo dalla piccola isola in mezzo al golfo e furono certi che la donna che avevano visto il giorno prima era uno spettro degli inferi.
Una volta accettato di seguire Sesshomaru, Sayouki aveva scoperto che lo youkai aveva al suo servizio un notevole stuolo di demoni minori, quali appunto il gigantesco demone alato che ora li stava portando veloci verso la loro meta, la tomba di Rie. Sesshomaru non aveva voluto dirle dove fosse situata e Sayouki aveva dovuto accettare di seguirlo, chiedendosi dove mai Ohjio avesse potuto seppellire l’unico ricordo di sua madre. Doveva essere un posto sicuro se il kimono si trovava ancora lì, intatto, come le aveva assicurato lo youkai.
Dopo un po’ la ragazza cominciò ad essere seriamente infastidita dalla pioggia battente che le sferzava il viso: il freddo lo sopportava bene, ma la pioggia era tutta un’altra storia. Erano in volo verso nord da alcune ore e, una volta sorvolata e sorpassata la foresta in cui aveva lasciato Inuyasha, il panorama, sempre grigio e offuscato, aveva perso per lei ogni motivo d’interesse. Quando poi raggiunsero quote più elevate, la pioggia si trasformò in neve e li costrinse ad atterrare e attendere che la visibilità migliorasse. La bufera li tenne a terra per due giorni, durante i quali Sayouki ebbe modo di studiare a fondo i suoi nuovi compagni di viaggio: Sesshomaru dopo quel breve attimo di turbamento, era tornato il freddo e glaciale calcolatore di sempre, mentre il viscido Jaken si era confermato tale in ogni momento, un essere infido e vile, un disgustoso leccapiedi. Sayouki sentiva un odio inspiegabile verso quell’essere e cercava di stargli il più lontano possibile perché il solo vederlo risvegliava in lei la forza incontrollata e omicida del suo potere.
Shingetsu si avvicinava sempre più e, avesse o no avuto il kimono di Rie, l’unica sua ancora di salvezza sarebbe stato proprio il suo potere, perché per mantenere tale il suo segreto, avrebbe dovuto riuscire a farli addormentare tutti profondamente e per tutta la notte, fino all’alba, quando avrebbe ripreso le sue sembianze normali. Doveva quindi cercare di non tradirsi, di non metterli in allerta, cercando di sembrare il più innocua possibile.
Infine smise di nevicare e il loro viaggio poté continuare, giungendo al suo termine proprio la notte prima del novilunio.
Si erano spinti sin nell’estremo nord, nell’Hokkaido, ed erano infine atterrati in una piccola radura alle pendici del monte Ashai; guardandosi intorno nel buio quasi totale, Sayouki notò davanti a sé una catasta scomposta di vecchie assi e pietre coperte di neve e nella sua mente esse si ricomposero per formare la piccola casa che erano un tempo.
La sua casa.
Con un gesto quanto mai inatteso, Sesshomaru le prese la mano e l’aiutò a scendere dalla groppa del corvo, quindi la condusse proprio davanti alle rovine.
-Questa era la mia casa…ricordo…- mormorò Sayouki pensando a quanta strada avevano fatto lei e Ohjio in tanti anni di vagabondaggio -ricordo solo ora…c’era un piccolo rio qui vicino e una cascata…- ricordava il rumore dell’acqua che ricominciava a scrosciare dopo il disgelo e il canto degli uccelli in primavera…Rie li chiamava in casa per allietarla…
-Vieni con me-
Sesshomaru la condusse su per una pista tracciata dagli animali fino al torrente, ora ghiacciato, che lei aveva detto di ricordare; poco più avanti vi era un laghetto anch’esso completamente congelato in cui si tuffava una spettacolare colonna di ghiaccio che scendeva dalla nera parete di roccia che li sovrastava.
Al centro della profonda pozza una pietra levigata e venata di bianco emergeva dal ghiaccio azzurrino. Su di essa era inciso un nome: Rie.
Arrivati alla sponda, furono raggiunti da un’ansimante Jaken che faticava ad avanzare nella neve.
-Glielo hai detto, mio signore?- gracchiò.
Sayouki gli lanciò un’occhiata fulminante in perfetta sintonia con quella di Sesshomaru, che nel contempo le disse di guardare attentamente la cascata congelata. E allora Sayouki lo vide: dietro lo spesso strato di ghiaccio azzurrino, in un antro nascosto nella roccia, pulsava una luce blu quasi in reazione alla loro presenza. La roccia sporgeva in avanti, completamente ghiacciata e il modo più diretto di arrivare vicino alla nicchia nascosta, sarebbe stato quello di attraversare il laghetto. Con un piede la ragazza saggiò la solidità del ghiaccio e si avviò facendo attenzione a non scivolare. Avanzando però sentì che una forza via via più potente si opponeva alla sua avanzata, finché non fu in grado di muovere un passo in più: era arrivata al centro, proprio accanto alla pietra tombale. Ogni suo tentativo di superare quella immane barriera, produsse solo preoccupanti scricchiolii del ghiaccio sotto ai suoi piedi.
-E’ successa la stessa cosa anche a me…- il tono di Sesshomaru le parve canzonatorio e Sayouki fece un passo indietro, voltandosi verso di lui che era rimasto sulla sponda.
-A quanto pare quella barriera è tanto potente da non lasciar passare neppure la legittima erede.-
Era dunque questo il motivo per cui lo youkai non le aveva portato il kimono!? E lei che era andata a pensare a chissà quale complotto! Magari la spiegazione era la più semplice...
Comunque, anche se non era stata una cosa premeditata, restava tuttavia il fatto che ciò era andato a favore dello youkai.
-Dev’essere stato mio padre a porre questa difesa…- constatò Sayouki tra sè e sè, e Sesshomaru la incalzò: -Quella barriera è stata posta da mano umana, riconosco il Potere della Parola dei sacerdoti shintoisti. Se tu dici che è opera di tuo padre…ciò può significare solo che…-
-Sono una mezzosangue.- terminò Sayouki.
La ragazza era decisa a non mostrare la minima incertezza, anche se temeva che la situazione potesse precipitare in fretta…non aveva mai sentito di nessuno che apprezzasse i mezzi demoni, né umano, né youkai, e certo Sesshomaru aveva chiaramente dimostrato i suoi sentimenti a riguardo: bastava pensare al profondo disprezzo che non mancava mai di esternare nei riguardi del fratellastro.
-E dunque? Per te questo non cambia le cose, se avrò quel kimono. Inoltre io non sono come quello stupido di Inuyasha e posso servirti meglio di quanto tu possa credere.- Doveva convincerlo o sarebbe stata la fine.
Ragionando velocemente Sesshomaru capì che le cose per lui non sarebbero davvero cambiate per nulla, ma per lei…
’I poteri della Dama dei sogni la renderanno ben più che una semplice mezzo demone…’
Quasi si compiacque di questo risvolto e decise che il gioco valeva la candela.
-Trova il modo di infrangere quella barriera, e dimostra quanto vali, allora, mezzosangue.-
L'offesa era voluta e Sayouki accettò silenziosamente la sfida, senza ribattere.
Per quasi tutto il giorno la giovane finse di cercare uno spiraglio nella barriera posta da Ohjio, ma fece volutamente fallire i suoi tentativi perché, questo lo aveva capito quasi subito, essa respingeva il suo sangue di yasha. Era stata creata in modo che nessun demone potesse avvicinarsi al pulsante oggetto di potere custodito al suo interno e molto probabilmente in modo che nessun umano, pur in grado di attraversarla, fosse in grado di vedere il nascondiglio dietro alla cascata.
Il campo di energia era così potente da incenerire qualsiasi demone minore, come Jaken ad esempio. Lanciando uno sguardo distratto al piccolo rettile, alla giovane venne quasi voglia di provare la veridicità delle sue supposizioni.
Le pareva di sentire le parole di Ohjio mentre disponeva quella difesa e rivolse un mezzo sorriso al ricordo del padre, che sembrava continuasse a vegliare su di lei anche dall’oltretomba.
'Solo un mezzo demone come me potrebbe vedere il kimono e, al momento giusto, oltrepassare la difesa e impadronirsene.', pensò, 'E il momento giusto è questa stessa notte!'.
Verso il tardo pomeriggio Jaken, dal suo posto di guardia, vide la giovane sedersi a terra sul suo mantello e disporsi a meditare, rinunciando, a quanto poté vedere, ad ulteriori tentativi. Non fu un problema per Sayouki sopraffare l’inetta mente del piccolo demone e al calare del sole dietro le pesanti nuvole scure, Jaken si addormentò profondamente senza nemmeno rendersene conto.
Anche Sesshomaru, poco più in là, avvertì il sonno appesantirgli le palpebre e lanciando un ultimo sguardo alle sue spalle dove Sayouki era ancora in meditazione guardata da Jaken, si distese comodamente e si addormentò.
‘Vi auguro un lungo e pacifico sonno’ si congratulò con se stessa la ragazza alzandosi e stirando le articolazioni anchilosate per la lunga inattività. Era fiera di aver finalmente tratto profitto dall'uso delle proprie capacità: se la fortuna fosse stata dalla sua parte, forse avrebbe potuto essere lontana da lì con il kimono prima che loro si svegliassero e tornare da Inuyasha, come promesso, entro pochi giorni…Con circospezione andò a controllare che tutto fosse sotto controllo e non poté fare a meno di soffermarsi ad osservare Sesshomaru. Così pacificamente addormentato sembrava un altro…assomigliava ancor di più ad Inuyasha…
Sayouki gli si era inginocchiata accanto e sovrappensiero gli scostò un’argentea ciocca di capelli dal viso: nel farlo lo sfiorò inavvertitamente. A quel contatto, per un brevissimo istante, gli occhi dello youkai si aprirono e la guardarono, poi si richiusero subito, vinti dal potere del sonno.
Che spavento! Il cuore di Sayouki batteva all’impazzata in un misto di terrore e sorpresa, sconvolta da ciò che quell’attimo fuggente aveva risvegliato in lei…
La giovane si allontanò in fretta e raggiunse incespicando la sponda della pozza per attendere la trasformazione, ma il suo cuore era ancora in tumulto: gli occhi dello youkai erano sempre gelidi e spietati, mentre poco prima erano…privi di qualunque pensiero, buono o cattivo, e risplendenti della sola sua forza vitale, fulgida e ammaliante…Ciò che aveva visto, capì, era lo youkai al di sopra delle sue scelte, al di sopra del bene e del male…Aveva visto Sesshomaru nella sua più profonda essenza e ciò l’aveva notevolmente turbata perché quello sguardo era innocente come quello di un bambino.
Possibile che un demone spietato come Sesshomaru potesse avere dentro di sé una simile purezza?
Nonostante la scelta di seguire la via del male? Che non facesse alcuna differenza alla fine dei conti?
E le sue scelte allora, dove l’avrebbero portata?
Si rispose dicendosi che aveva sempre cercato di seguire la via del bene, di aiutare i più deboli e di scontare le sue gravi colpe, e che avrebbe potuto fare di più se ora fosse riuscita ad ottenere il pieno controllo del suo potere.
‘Falsa!’ si disse poi: aveva assaggiato il potere e ora ne voleva di più!
Cosa stava diventando?
‘No!’ combatté contro se stessa per un lungo istante: ‘Lo farò per far avverare le speranze di mio padre, per seguire il mio cuore…’
La trasformazione la colse nel bel mezzo di questo dibattito interiore e interruppe le sue considerazioni, acquietando i battiti del suo cuore.
Senza perdere altro tempo Sayouki si riscosse e, avvoltasi nel mantello per combattere il freddo pungente, raggiunse il centro del laghetto, dove poche ore prima la barriera l’aveva respinta e…la oltrepassò indenne. Non vedeva più alcun bagliore provenire dalla cascata, ma ricordava bene il punto in cui si trovava il kimono e, con un sasso affilato raccolto sulla sponda, cominciò a scalfire lo spesso strato di ghiaccio: lavorò in fretta temendo di non fare in tempo prima che gli effetti del sonno svanissero e gli altri si destassero, ma il gelo e la sua limitata forza di donna la rallentarono. Le sue mani erano semicongelate e non sentiva dolore dove la pietra tagliente le aveva aperto piccole ferite sanguinanti. Passarono quasi due ore prima che, con un ultimo disperato colpo, Sayouki riuscisse ad aprire un piccolo varco nella parete gelata. Tanto bastò, perché attraverso quel piccolo foro, l’energia posta a difesa del luogo venne risucchiata e poi, con un accecante lampo azzurro, esplose, travolgendo tutto ciò che si trovava entro il campo di azione della barriera. Sayouki fece in tempo ad infilare la mano nel foro prima di essere colpita e subito dopo si ritrovò a sprofondare nel ghiaccio del laghetto che si stava frantumando, come pure la parete di roccia sopra di lei…
Non riusciva a muoversi, scivolava e il ghiaccio e le rocce aguzze la ferivano mentre arrancava con una mano in cerca di un appiglio, stringendo il kimono di Rie nell’altra. Con uno sforzo sovrumano si costrinse ad alzarsi in ginocchio, ma le rocce le stavano franando addosso, stavano per colpirla, non avrebbe fatto in tempo a scansarsi!
Inaspettatamente a mezz’aria le grosse pietre furono ridotte in briciole da una frusta di luce e improvvisamente Sesshomaru fu al suo fianco. La afferrò per la vita e la portò in salvo con un balzo, mentre la sfera di potere che fino a poco prima era stata la barriera, si consumava e lasciava un grosso buco melmoso al posto dell’amena cascata e del laghetto.
Una luce azzurra persisteva ancora sul posto, come una nebbiolina, conferendo al luogo un aspetto surreale.
Per un attimo entrambi rimasero in attonito silenzio a fissare il disastro provocato dal potere di Ohjio, poi Sayouki si rese conto della situazione e il respiro ansimante le si bloccò in gola: era nella sua forma umana e Sesshomaru era sveglio, inginocchiato accanto a lei, e le aveva salvato la vita. E ora…?
Lo youkai abbassò lo sguardo su di lei e nell’irreale bagliore azzurro la giovane poté vedere un lampo che animò per una frazione di secondo i suoi occhi ambrati.
Sayouki non parlò; impietrita sotto lo sguardo dello youkai, strinse più forte a sé il kimono di Rie, come per trarne forza e non si azzardò neppure a respirare.
L’inaspettato sussurro teso di Sesshomaru fu uno shock per lei:
-C’è qualcos’altro con cui vuoi stupirmi, Dama dei sogni?-
Tornarono accanto al fuoco in silenzio e passando accanto a Jaken, ancora profondamente addormentato, Sesshomaru gli assestò un violento calcio all’altezza dello stomaco, senza tuttavia riuscire a destarlo. Rimasero ciascuno immerso nei propri pensieri ad attendere l’alba e poco prima del sorgere del sole Sayouki indossò il kimono di Rie, pronta a ricevere la sua eredità.
Fu solo allora che Sesshomaru le si avvicinò e le rivolse di nuovo la parola:
-Quando sarai in possesso dei tuoi pieni poteri, ricordati di questa notte.-
I suoi occhi brillarono di una strana luce quando si chinò a baciarla.
Sayouki fu assalita da un turbine di emozioni contrastanti e ne fu travolta, abbandonandosi a quel bacio famelico che accompagnò la sua trasformazione.
Quando riaprì gli occhi, fu con uno sguardo color del ghiaccio che ricambiò l’occhiata intensa di Sesshomaru e il primo ricordo di Rie che le salì alla mente fu il primo bacio tra lei e Ohjio.
Un bacio caldo e dolce, che nulla aveva a che fare con quello appena ricevuto.


*************
Ed ecco qui anche questo capitolo! Vi avevo promesso un capitolone e se vi aspettavate molto di più, sappiate che la cosa non è ancora finita, perchè il prossimo sarà ancora più “capitolone” di questo!! Che ve ne pare degli sviluppi? Da qui la storia si divide in due per seguire sia Inuyasha e Kikyo, sia Sesshomaru e Sayouki...per chi tifate?
Un bacione a tutti e scusate se ho postato il capitolo un po’ in ritardo, ma ero via per lavoro e proprio non sono riuscita a postarlo la settimana scorsa!
Perdono!
Youki
  
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