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Autore: Menade Danzante    01/11/2013    2 recensioni
La Notte delle Streghe è, nel nostro immaginario comune, un Carnevale festeggiato con qualche mese di anticipo; una festa per divertirsi, giocare e scherzare con le creature che più ci spaventano.
E se una guerriera da poco arrivata a Storybrooke non fosse del tutto contenta di prendere parte alla festa cittadina per, come dire?, problemi di abbigliamento? Cosa potrebbe accadere in una giornata come questa?
{SleepingWarrior}
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Aurora, Belle, Mulan, Trilli, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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That magical Halloween

That magical Halloween




Mulan si mise a sedere sul bordo del materasso di malavoglia: quanto le sarebbe piaciuto rimanere ancora in quel letto, con il corpo caldo di Aurora premuto contro il suo! Ma sapeva benissimo di dover dare il via a quella giornata d'autunno.
Da quando era tornata dalla Foresta, aveva avuto non poche difficoltà ad abituarsi alla normale routine della vita quotidiana. Mesi di scorribande notturne, di attacchi improvvisi e di assalti alle più sfarzose carrozze dei reami le avevano fatto dimenticare il piacere di una bella dormita in un comodo groviglio di lenzuola.
Lanciò uno sguardo indecifrabile – lo si sarebbe detto valutativo – alla donna che aveva accanto.
Era tornata da Aurora con la coda fra le gambe. Non era riuscita a superare la situazione.
Il pensiero l'aveva fatta ridere a lungo. Lei, lei, la guerriera che aveva combattuto insieme al principe Filippo, che aveva affrontato uno Spettro, che aveva riportato in vita la causa di tutte le sue sofferenze future, insomma lei che si perdeva in simili sciocchezze, nel Vero Amore!
L'amore. L'amore non era stato nel suo cuore per anni, per tutta la vita.
Eppure, era bastato vedere la determinazione della principessa per cedere.
Come ignorare quei sentimenti che continuavano ad opprimerla con incubi o, peggio, sogni irrealizzabili?
Robin e Marion se n'erano accorti – tutti se n'erano accorti.
«Tu non stai bene qui!» le avevano urlato contro, così, di punto in bianco, in una notte senza stelle, durante un turno di guardia.
In realtà, avevano aspettato anche troppo.
Non erano state necessarie altre parole: uno sguardo, un paio di guance imporporate e un pianto dirotto.
Le era stato sellato un cavallo – uno stallone purosangue per farla andare più veloce –, rifornito di viveri.
«Partirai domani mattina, Mulan! E niente storie! Non si sfugge al Vero Amore, ricordatelo sempre.»
Ma la guerriera non aveva più pensato a fuggire. Per la prima volta, si era sentita donna, in grado di amare. Non le importava più che Aurora fosse incinta di un altro. Non le importava. Doveva trovarla e dirle anche solo che l'amava e che sarebbe stata felice per lei, qualunque cosa avesse scelto.


*


Mulan smontò da cavallo, lisciandogli il pelo con piccole pacche sul dorso. Era ad un passo dal castello, ad un passo dalla sua amata. Ad un passo, forse, dal fallimento più completo che la vita avesse progettato fin lì.
Prese un forte respiro, quindi si decise a marciare verso quella che sarebbe stata la sua tomba, pensò; e, a giudicare dal martellare del suo cuore, non aveva tutti i torti!
«Vorrei parlare con la principessa Aurora.» annunciò ad una donna bassa e paffuta, vestita d'azzurro che l'aveva accolta nel padiglione del palazzo. Ispirava fiducia.
«Ehm... La principessa Aurora è momentaneamente indisposta.» ribatté quest'ultima, mostrando un lieve sorriso di cortesia.
Mulan assottigliò gli occhi: ne aveva passate tante per non capire quanto falsa fosse quell'affermazione. Sembrava quasi un mantra da recitare nei momenti di difficoltà.
«E quando posso vederla?» domandò comunque, un sopracciglio alzato dubbiosamente.
«Non lo so... Ma ora è proprio indisposta.»
L'altra sospirò, cercando di mantenere la calma: era già complicata di suo, quella faccenda! Non aveva affatto intenzione di rincarare la dose di adrenalina.
«Sentite, signora, ditele che sono una sua vecchia amica.» buttò lì, goffamente, ferendosi nel pronunciare l'ultima parola.
«Mi dispiace, signorina, ma non posso proprio fare nulla...»
Mulan si concesse qualche secondo per squadrarla meglio: era buffa, indubbiamente buffa. Troppo manieristica, per giunta!
Di colpo, impallidì. Una fata! Ecco cosa aveva davanti! Una fata!
«Sentite, io devo vedere la principessa Aurora!» riprese più energica, ben consapevole di come convincere un essere di quella specie.
«Ho capito, ho capito! Ma non posso fare niente, io!» l'altra si torse le mani in grembo, facendo sporgere il labbro inferiore.
«No, non avete capito un bel niente! Io-»
«Mulan?»
La donna sentì lo stomaco contorcersi dall'emozione. O era paura?
No, non poteva aver sentito bene. Era sicuramente un'allucinazione. La principessa Aurora era indisposta, non lo ricordava?.
«Mulan, sei davvero tu?»
Ricordava che quella era una bugia.
«Aurora.» mormorò, stringendo le palpebre in un gesto rabbioso.
Quindi alzò gli occhi nella direzione di quella voce. Era lì, bella come sempre, bella della sua bellezza unica. Quegli occhi chiari erano rimasti intatti. I capelli di quel colore indefinito e che tante volte le aveva sentito criticare. Lei li aveva sempre giudicati castani, ramati al più. Ma Aurora non pensava a darle retta! No! Voleva arrivarci da sola!
«Mulan!» esclamò l'altra, le lacrime che cominciavano a bussare ai suoi occhi.
L'interpellata abbozzò l'ombra di un sorriso, prima di tornare a fronteggiarla seria, impassibile, un po' fredda, come ai vecchi tempi.
Tuttavia, quando vide la principessa slanciarsi contro di lei non riuscì a trattenere le gambe: si abbracciarono con foga, piangendo e soffocando contro le loro spalle parole di stupore e felicità.
«Che ci fai qui? Sei tornata?» domandò Aurora, ancora stretta nell'abbraccio. Non sembrava intenzionata a lasciarla andare.
«Principessa Aurora...» s'intromise la fata, due occhi sgranati come se avesse visto un fantasma.
«Oh, Serenella! Smettila!» la rimproverò Aurora affettuosamente. «Sto bene, quante volte devo ripetertelo? Se non fosse stato per me, avresti mandato via Mulan! Ti rendi conto di quale errore avresti commesso?».
Serenella abbassò lo sguardo mortificata. «Io... ecco, io... mi dispiace... Io non-»
«Tranquilla, avanti!» rise l'altra.
«Perché non dovresti star bene?»
Mulan fece inaspettatamente sussultare entrambe. Serenella quasi corrugò la fronte, davanti ad una divertita Aurora. «Fa sempre così, non è una novità!» specificò, strizzandole un occhio. «Ora, ti prego, lasciaci sole. Tornerai ad occuparti di me più tardi.»
La fata obbedì, seppur riluttante.
«Allora?» rincarò Mulan, constatando che la donna non avrebbe continuato facilmente.
Aurora prese qualche secondo per pensare.
«Sono ansiose, le fate.» scrollò le spalle con noncuranza, ma sapeva di non poter nascondere alla guerriera quel velo di tristezza che le accompagnava le parole.
«Bugiarda.»
Aurora sorrise. «Ora sto bene.»
«E prima?»
«Prima... Prima non-»
«Dov'è il bambino?»
La voce di Mulan si era fatta preoccupata, troppo. Lo sguardo le era scivolato, nel vano tentativo di darsi un contegno apparente, sul ventre di Aurora. Vederlo totalmente piatto non era nei suoi programmi. Dannazione, aveva partorito prima degli otto mesi di gravidanza?
Non passò molto tempo prima che un pessimo pensiero cominciasse a farsi strada nella sua mente.
«Aurora... dov'è il bambino?» ripeté, con più tatto, avvicinandosi piano.
La principessa si mordicchiò il labbro inferiore, arrossendo improvvisamente.
Non le rispose a parole: voltò il capo verso di lei e basta.
Mai la grammatica dello sguardo si rivelò tanto efficace.
Gli occhi neri di Mulan si spalancarono incredibilmente, insieme alla bocca. Un brivido le passò in tutto il corpo, raggelandola nonostante l'armatura.
Fece per parlare, ma capì che non sarebbe servito a niente.
Cinse le spalle di Aurora con un movimento repentino e fluido, dolce, disperato.
«Mi dispiace tanto.» sussurrò, sperando di non trasmetterle la sua stessa agitazione.
Sentì che le mani della principessa stringevano sempre più forte il cuoio. Ad ogni presa, Aurora piangeva di più.
Dio, non avrebbe voluto farla piangere, no.
La cullò delicatamente, addolorata e desiderosa di vederla smettere.
Aurora non sciolse l'abbraccio neanche quando ebbe finito di singhiozzare.
«È stato un incidente.» confessò, la voce distante anni luce da quel padiglione. «Sono accidentalmente caduta dalle scale. È stato un attimo.»
Prese a giocherellare distrattamente con una ciocca di capelli corvini di Mulan, combattendo per frenare una nuova ondata di lacrime.
«Era in corso un assalto.» continuò. «Dovevamo rifugiarsi nei sotterranei – ci sono degli incantesimi di protezione lì –. Era l'unico modo per salvarsi.»
Fece una pausa penosa, triste, fitta di angoscia.
«Sono scivolata nella mia stessa vestaglia. Ho perso i sensi. Non ho sentito dolore, infatti. Non ho sentito mio figlio morire dentro di me. È stato un bene, forse.»
Nascose il pianto in una risata isterica, molto isterica, che fece accapponare la pelle ad entrambe.
«Filippo è morto nel tentativo di salvare almeno me.» soffiò, battendo la fronte sulla spalla di Mulan. «Capisci? Morti! Tutti e due! Tutti e due a causa mia!»
«Non è stata colpa tua.» asserì la guerriera, impacciata. «L'hai detto anche tu: è stato un incidente.»
«C'è sempre una causa, anche negli incidenti, solo che è involontaria o inconsapevole di esserlo.»
L'altra rimase in silenzio, immagazzinando quella frase.
Aveva ragione, una causa si trovava sempre. Il mondo era fatto così, anche quello delle favole. L'equilibrio di cause ed effetti regolava il tutto. Era indiscutibilmente vero.
Come era indiscutibilmente vera l'unica verità che Mulan riuscì ad elaborare in quel momento.
«Non è colpa tua.» ripeté, decisa e perentoria.
«E di chi, allora?» Aurora non si preoccupò di nascondere la leggera nota di bonaria derisione, mista a gratitudine.
«Mia, Aurora. La colpa è mia.»
Nonostante si fosse aspettata una reazione sorpresa, arrabbiata, incredula, niente di tutto ciò accadde. La principessa scosse di nuovo il capo, con molta tranquillità.
«Sì, sì! Sì che è colpa mia, Aurora!» inveì Mulan, staccandosi da lei in un lampo. «Sono io la responsabile di questa situazione! Non mi sono mai fidata della magia! Cosa diavolo può dare un incantesimo se lanciato in ritardo contro una lama affilata? Assolutamente niente! E io lo sapevo! Lo sapevo! Eppure, ho deciso di lasciarti qui, con il continuo pericolo di incursioni di Troll! Sono stata una sciocca, Aurora! Ti ho abbandonata! Ho abbandonato
te! Riesci a capirlo?»
Lo sguardo che la ragazza le riservò fu quasi inespressivo, eccetto che per una punta di rimpianto.
«No, Mulan.» fece, ancora troppo calma. «
Io ti ho lasciata andare. Avrei potuto trattenerti e non l'ho fatto. Ti ho lasciata andare via. Via da qui, da questa vita, da Filippo, da...»
Mulan giurò di aver visto quelle gote arrossarsi appena.
«Da...?» incalzò, un tuffo all'altezza del cuore.
«Da me.»
Silenzio. Pesante, opprimente silenzio.
«Che vuoi dire, Aurora?»
«Quello che ho detto.»
«Cos'hai detto?»
«Perché sei qui, Mulan?»
«Dannazione, non cambiare argomento! Ti ho rovinato la vita,
amica mia. Ti ho rovinato la vita e tu mi chiedi perché sono tornata? Ti ho distrutta!»
«No, non è vero!»
«Sì, invece. Ho distrutto tutto quello che amavi!»
«Non dirlo! Non è vero! Non hai distrutto ciò che amo!»
«Ti ho rovinato la vita, Aurora!»
«Non hai rovinato niente! Tu-»
«Ho abbattuto i tuoi sogni!»
«Tu hai creato nuovi sogni, Mulan!»
«Ho... Cosa?!»
Aurora tacque, improvvisamente a corto di parole.
«Aurora...»
«No, ti prego, no. Ferma dove sei. Non rendere la situazione più difficile, ti prego.»
«Più difficile?»
«Esatto.»
«Perché “più difficile”?»
«Perché... oh, perché! Mi chiedi perché! Va' al diavolo, Mulan!»
La guerriera rimase un momento indispettita, ma si ricompose all'instante.
«C'è qualcosa che dovrei dirti, Aurora.» annunciò ad un tratto, prendendo un lungo respiro.
Aurora alzò lo sguardo, fino ad incrociare il suo: acqua marina contro ossidiana.
«Ti ascolto. A patto...» l'avvertì con un dito alzato, «... a patto che tu non-»
«
Io ti amo, Aurora.»
Il dito della ragazza rimase dritto e puntato verso l'alto, immobile, come la sua proprietaria.
«Co-cosa hai det-to?»
«Ti amo.»
«Mi ami?»
«Ti amo.»
Aurora alzò le spalle, emettendo un sonoro sbuffo.
«Anch'io ti amo.»
«Prego?»
La risposta della ragazza non si fece attendere: colmò la distanza che le separava in un secondo, lasciando Mulan ancora più spiazzata.
Quindi, premette le sue labbra contro quelle della guerriera.
La donna dai tratti orientali sgranò gli occhi per la sorpresa: Aurora aveva delle labbra davvero morbide.


*


Superare l'aborto spontaneo di Aurora era stato molto difficile. Almeno, il primo passo lo era stato, ed anche molto. Avevano deciso di cambiare aria: quel posto non faceva bene a nessuna delle due, era carico di ricordi, spiacevoli per giunta.
Dovevano cambiare. E quale posto migliore di Storybrooke?
L'appoggio morale non era mancato di certo: con Belle eletta sindaco non si poteva sperare in un aiuto migliore! Era stata loro accanto, dando man forte alle due nuove ragazze, arrivate lì per puro miracolo. Aveva consigliato una terapia di coppia.
Mulan ricordava ancora quanto avessero storto il naso.

«Non andrò da uno strizzacervelli a raccontargli tutta la mia vita!»
«Andiamo, Mulan! Se servirà per farci ritrovare la pace, perché non tentare?»
«E se non funzionasse?»
«Non potremmo dire di non aver tentato.»
«E va bene. Ma sappi che lo faccio solo per te!»
«Tu mi sei sempre rimasta accanto solo per me, amore mio!»

Aveva funzionato. Il dottor Archie era stato un tesoro, un vero tesoro!
E adesso stavano bene, insieme. Ed era una delle poche cose che contavano nella loro nuova vita.
La ragazza si alzò con uno sbuffo: il pavimento era caldo e toccarlo con i soli piedi nudi non rientrava esattamente nei suoi piani.
Ma dove diavolo sono le mie pantofole?
«Laggiù, tesoro.» bofonchiò Aurora, con un occhio aperto a spiarla divertita. «E dire che le lasci là tutti i giorni!» continuò a prenderla in giro.
«Smettila, principessina!» la rimbrottò Mulan, riservandole un'occhiataccia.
«Sei nervosa?»
«No.»
Aurora ridacchiò, cambiando posizione nel letto per osservarla meglio.
«Andrà tutto bene.» annunciò decisa e dolce allo stesso tempo. «È difficile che una festa vada male, in effetti.» aggiunse con aria d'ovvietà.
«Non è questo...» tentò inutilmente la mora. Sbuffò ancora, cosa insolita per lei che era sempre stata determinata in tutto.
Non era possibile, no. Quella situazione era assurda, molto assurda. Ma perché sarebbe dovuta andare a quella maledetta festa, di cui non aveva neanche capito il nome?
«Oh, io non vengo!» sputò fuori, incrociando le braccia al petto.
Aurora issò il busto sull'avambraccio piegato, contemplando la figura della sua fidanzata. Era sempre una sorpresa vederla in abiti femminili. Insomma, Mulan era una guerriera! Eppure, con quella camicia da notte e quell'espressione da cane bastonato era veramente bella, femminile.
«Qual è il problema, amore?» domandò cauta, ben sapendo come prenderla.
«Non c'è nessun problema effettivo...» fu la risposta incerta.
«E allora perché ti preoccupi? È solo una festa in maschera!»
Appunto.
«Io non sono mai andata nemmeno ad un ballo, Aurora!» sbottò, raccogliendosi i capelli in uno chignon davvero poco curato.
«Non si tratta di un ballo. Solo di una-»
«-dannatissima festa in cui devo vestirmi da quella che ti ha causato dolore! Non sopporto di dover indossare un abito da strega, ecco qual è il problema!»
Aurora continuò a fissare Mulan, sforzandosi di apparire il più inespressiva possibile.
Quindi si alzò, raggiungendola accanto alla finestra.
«Io sarò lì con te, devi stare tranquilla.» sussurrò, prendendole una mano. «E poi, dài!, è una festa di Halloween – ecco come si chiama! – !Belle ci ha assicurato che sarà molto divertente! Cosa potrebbe mai accadere di brutto o spaventoso? Siamo tutti provati dai recenti avvenimenti per suscitare terrore. Io ti rimarrò accanto, in qualunque caso, sempre.»
Mulan le rivolse un'occhiata colma d'amore: sapeva che Aurora non aveva esagerato, che sarebbe stata con lei in qualunque caso, sempre.
Sempre, come lei non era riuscita a fare.
Restituì con vigore la stretta della principessa, prima di depositarle sulle labbra un umido, dolcissimo bacio.


«E io dovrei mettere questo?! Stai scherzando, Aurora?»
No, Aurora non scherzava affatto. Anzi, era veramente contenta della sua scelta per il vestito di Mulan. Aveva puntato su qualcosa di sobrio, un abito lungo nero, dalle maniche lunghe strappate sui polsi e molto poco decorato. L'unico elemento che permetteva di identificarlo come vestito di Halloween era una cintura a catenina con appesi ciondoli a forma di zucche arancioni, teschietti bianchi e pipistrelli violacei. A completare il tutto, un cappello a punta da far invidia a Merlino. Sobria, elegante: una strega con i fiocchi.
Ma, a giudicare dalla reazione della guerriera, quel vestito non era
abbastanza semplice.
«Ma è bellissimo!» protestò Aurora con l'aria di chi non ne può più. Non era una grande amante dello shopping, e con un'accompagnatrice come Mulan la cosa peggiorava e non di poco.
«Per te!» la rimbeccò la mora, senza smettere lo sguardo scandalizzato rivolto al vestito.
«Che cos'ha che non va? Non dirmi che è colorato perché chiamo il dottor Whale per farti fare un esame di daltonismo!»
«Non è colorato, no... È un vestito...»
Aurora aspettò pazientemente qualche secondo, convinta che l'altra avrebbe continuato con chissà quale insulto o difetto improvvisato all'abito.
Capì con un secondo di ritardo che, il famigerato problema di quella dannata giornata non era la festa, ma la gonna del vestito!
«Mulan, ti prego! Non ricominciare con questa storia!» l'ammonì, irata. «Non ti azzardare o ti uccido!»
Nonostante tutto, Mulan sorrise: la guerra, le battaglie, la ricostruzione del regno e le sofferenze avevano temprato in Aurora un caratterino degno di tener testa perfino a Rumpelstiltskin.
«Non posso mettermi un paio di pantaloni? Faccio lo scheletro, che ne dici?» propose, indovinando già la risposta.
«Dico che non ti conviene. Lascia che a vestirsi da scheletro sia Neal!»
«Neal?! Ma non va in coppia con la Salvatrice?»
«Infatti.»
«Come sarebbe a dire?»
«Le nozze dei Cadaveri.»
Mulan aggrottò la fronte: perché Belle avesse deciso di dare un tema a ciascuna coppia, era ancora un mistero per tutti! Eppure, il punto non era quello, no! Il punto era che non ne sapeva niente!
«E noi?» s'informò preoccupatissima. «Non potremmo semplicemente vestirci da noi?»
«Da
noi?»
«Sì... da principessa e da soldato.»
Sul volto di Aurora comparve una smorfia indescrivibile.
«Oh, Mulan, no! Non è un travestimento da Halloween!» pestò un piede a terra come una bambina.
«Sentenziò l'esperta di ricorrenze d'America, vero?» ironizzò la fidanzata, riducendo gli occhi a fessure.
«Abbiamo un tema e dobbiamo rispettarlo!»
Mulan alzò gli occhi al cielo, sospirando. «Che sarebbe...? No, aspetta! Non dirmi “Le tre streghe di Macbeth”?!»
Aurora alzò un dito a mo' di avvertimento. «Non. Una. Parola. Contro. Quel. Libro.» scandì, la voce ferma e monocorde.
«Tranquilla, per tua fortuna mi è piaciuto. Ma ho detto bene?!»
«No che non hai detto bene! Siamo in due, Mulan! Mancherebbero una ventina di personaggi!»
Certo, per lei era facile parlare!
«E allora chi...?»
Gli occhi azzurri della giovane si tinsero di un'intelligenza maligna, perfida e pronta a colpire con la spietata lama delle parole.
«Saremo le Moire!» esclamò, infatti, incapace di trattenere la gioia. «In versione streghe, ovviamente.»
A Mulan mancò la terra sotto i piedi. Non stava accadendo a lei! Non stava accadendo davvero.
«Scherzi, Aurora?» soffiò, temendo il peggio.
L'altra le piantò negli occhi uno sguardo allibito e divertito allo stesso tempo.
«Credo che tu abbia preso troppo sul serio il trick or treat, oggi.» considerò con un sospiro. «È la verità, in ogni caso.»
«Ma siamo comunque in due...» arrancò la mora, le lacrime di rabbia e vergogna che già le pungevano gli occhi.
«Si aggiungerà Tinkerbell, infatti! Non ha un compagno e Belle l'ha assegnata a noi.»
Fantastico. Una guerriera, una principessa attualmente senza trono e una fatina. Davvero fantastico.
«E Belle cosa sarà?» chiese Mulan, d'un tratto suscettibile. «Ha deciso per tutti, dunque anche per sé! Non è giusto!»
«Se non fosse stato per lei, non esisterebbe più Storybrooke: credo che sia un modo più che sufficiente per ringraziarla di tutto questo, anche se siamo arrivate da poco. Non puoi fare uno sforzo? Solo per questa sera! Domani, tesoro, tornerai ad indossare un paio di pantaloni. D'accordo?»
Mulan deglutì a vuoto, lo sguardo perso a valutare la situazione. Aurora non aveva torto, lo sapeva perfettamente. Belle si era impegnata per la città, per gli abitanti rimasti lì durante la spedizione a Neverland. Aveva ricostruito, in qualità di sindaco, tutto, dagli edifici agli animi della gente, mattone dopo mattone, sogno dopo sogno. E Ruby era stata molto esplicita in quanto ai suoi, di sogni.
«L'ho vista sorridere davvero quando è tornata quella maledettissima Jolly Roger, quando Rumpelstiltskin l'ha baciata.» aveva detto, strappando a tutte quante una risata liberatoria, perché, finalmente, dopo tanto tempo, si poteva tornare a ridere senza sentirsi in colpa.
«D'accordo.» acconsentì infine.
Passò le dita sulla stoffa nera del vestito pensando che, forse, non era poi così male.


«Giuro che ti uccido.»
Emma era bellissima, una perfetta sposina cadavere. Così Neal, galante e un po' buffo in quella calzamaglia nascosta dalla giacca nera. Più che una coppia di esseri morti in decomposizione, sembravano un gangster americano e signora. Per non parlare del piccolo Henry! Aurora era indecisa se definirlo dolce o ancora più pestifero, anche se il papillon al collo la facevano optare per la seconda.
Regina era meravigliosa. Aveva deciso – come era prevedibile – di non sottostare alle condizioni di Belle: aveva tirato fuori il suo vestito preferito, nero come la notte, estremamente seducente. Lo aveva indossato al funerale di re Leopold, o almeno così ricordava Snow. Robin, invece, era stato molto contento di accettare il ruolo di stregone, impostogli dall'abbigliamento della compagna. La lunga tunica nera e verde lo ricopriva in maniera esagerata, dando quell'effetto di terrore che tanto gli si confaceva. Non era stato facile rinunciare alla faretra, però!
Erano sopraggiunti gli immancabili Snow e Charming. Belle aveva fatto un ottimo lavoro con i temi, su questo nessuno avrebbe potuto obiettare. Si era prefissata di distruggere le convenzioni. E ci era riuscita alla grande, soprattutto con loro: la Ballata della Morte. Bellissimi nei loro vestiti neri e così poco rassicuranti! A Snow mancava solo una falce per sembrare il nuovo Signore Oscuro!
Ruby e Victor erano perfetti Vampiri, Archie una grandiosa riproduzione di Jack lo Squartatore, Ella era strepitosa nei panni di Diavoletta.
Hook vestito da Lucifero era davvero impagabile! La calzamaglia rossa, con tanto di coda e corna, non rendeva giustizia a tutta la sua esistenza! Soprattutto con una Swan divertita a prenderlo in giro!
Almeno, aveva pensato Mulan con un sospiro, non sono l'unica a soffrire!
Ma questa sorta di muta solidarietà era venuta a mancare nel vedere Belle e Rumpelstiltskin.
«Giuro che ti uccido!» ripeté nelle orecchie di Aurora, quasi ringhiando. «Se provi a dirmi che quelli sono vestiti da Halloween, sei morta!»
No, non erano vestiti da Halloween, quelli, ma erano impeccabili comunque. Belle, stretta nel suo abito dorato, entrava nella sala in quel momento avvinghiata al braccio del folletto. O meglio, dell'uomo. Mulan, Aurora e tutti gli altri avevano faticato e non poco a comprendere cose fosse successo in quel posto magico. Anzi, ancora non lo avevano capito fino in fondo! Tutto ciò che erano riusciti a mettere insieme delle varie dicerìe era che Belle aveva finalmente spezzato la maledizione dell'Oscuro, facendo tornare il temuto Rumpelstiltskin alla sua forma originaria.
«Siete bellissimi!» esclamò Henry, correndo loro incontro per abbracciarli.
«Grazie, piccoletto!» rispose Belle, imbarazzata come al solito. Al suo Vero Amore si incresparono le labbra nel vederla arrossire debolmente.
«Dearie, hai fatto un ottimo lavoro.» si complimentò piano, dopo aver gettato un'occhiata alla stanza. Il Rabbit Hole non era mai stato così gremito di gente, nemmeno nel weekend! Eppure, per quella giornata speciale, nessuno aveva osato non presentarsi.
Rumpelstiltskin alzò un sopracciglio quasi contrariato nell'incrociare lo sguardo di Mulan. Quindi, a passo tanto svelto quanto il bastone gli consentiva, la raggiunse seguito da Belle.
«Dubitavo della vostra partecipazione.» affermò senza neanche salutarle, se non con un leggero, impercettibile cenno del capo.
«Anch'io.» convenne la guerriera, facendo sorridere Belle.
«Sono felice che siate qui.» disse infatti, appoggiando la testa alla spalla di Rumpel.
Aurora sorrise:«È un piacere, Belle! Mi stavo chiedendo, però... Dov'è Tinkerbell? Siamo senza Cloto*!»
La castana ridacchiò:«Ho dimenticato di avvertirvi, ragazze! Tinkerbell non verrà. Ha avuto un... un impegno, sì. È occupata.»
Il volto di Aurora si atteggiò ad una smorfia dispiaciuta, mentre Mulan corrugava le sopracciglia: perché Belle aveva appena mentito? Non era da lei!
«Credo che dobbiamo salutare tutti gli altri, Belle.» sussurrò Rumpel, inaspettatamente.
Si scambiarono uno sguardo, quindi annuirono all'unisono.
«Ci vediamo nel corso della festa!» salutò la riccia, lasciandole ai loro pensieri.
«Era strana, vero?» chiese Aurora, retorica.
«Molto.»
La principessa scrollò le spalle, elargendo un sorriso a trentadue denti.
«Bene!» cominciò. «Direi di dirigerci verso il free bar!»
Mulan annuì, roteando gli occhi: ben sapeva quanto, in realtà, non avrebbero bevuto!
Nel farlo, però, rischiò di far scivolare il cappello da strega a terra.
Aurora nascose una risata dietro una mano tesa sulla bocca, scuotendo il capo.
«Sarà una lunga serata, vero?» fece Mulan, arresa per arrabbiarsi sul serio.
«No, tesoro mio! Ti prometto che, se farai la brava, tra due ore andremo via!»
La mora si accigliò. «Se farò la brava?» riecheggiò, perplessa.
«Esatto!». Aurora si mordicchiò il labbro inferiore, quindi baciò la fidanzata con trasporto.
«Così va già bene!» le strizzò l'occhio, estirpandole l'ultima traccia di malinconia dagli occhi.


«Non ce la facevo più!» si lamentò Mulan, lieta di essere uscita da quel locale.
«Lo so!» concordò Aurora. «Neanche io sono abituata a questo tipo di festeggiamento!»
Il cielo era coperto da fitte nubi che oscuravano le stelle. Di tanto in tanto, la luna faceva capolino, irradiando appena il territorio circostante. L'alone stentoreo che profondeva era inquietante e da solo bastava a rendere onore alla Notte delle Streghe.
Sorrise, Mulan, pensando di essere perfettamente in tema con quelle storie.
«Fermo, scemo!»
«Non ci penso nemmeno! È mio!»
«Bugiardo! È mio e lo sai!»
«L'ho preso io, però! Adesso è mio!»
«Sei un monello, Henry!»
«E tu una piagnucolona, Paige!»
Aurora si voltò incuriosita, sorridendo beatamente all'alterco tra quei due ragazzini. Erano riusciti ad eludere la sorveglianza degli adulti ancora una volta, facendo totalmente di testa loro.
Ed erano lì, a litigare per un po' di dolcetti.
«Li ho guadagnati io!»
«Io ti ho accompagnata!»
«Non c'entra! Gli occhioni che hanno convinto Leroy erano i miei!»
«Non è vero!»
«Sì che è vero!»
«Se non avessi bussato io, non avremmo i dolci!»
Paige aprì la bocca per ribattere, ma si bloccò rabbuiata: era a corto di parole!
Il costume da zucca si afflosciò leggermente quando si sedette a terra, imbronciata.
Henry, in tutta risposta, si mise a saltellare sul posto, tutto contento di aver vinto la sfida.
«Dammi almeno una caramella, per favore.» pigolò teneramente la bambina, il labbro inferiore che sporgeva su quello superiore.
Mulan sorrise quando la faccia allegra del piccolo si tramutò in una maschera di tristezza.
Il bambino, infatti, sospirò con poca grazia, si voltò di scatto e, con movimenti goffi, cominciò a contare caramelle e cioccolatini sul palmo della mano. Fece il conto due volte, temendo di essere stato tradito dalla pessima luce emanata dal lampione vicino. Dopodiché, divise il tutto in due gruppetti; ne afferrò uno nel pugno chiuso e protese la mano verso Paige.
«Prendilo, forza!» sbottò impaziente e imbarazzato, in risposta allo sguardo attonito della bimba.
«Sul serio?». La voce trasognata della figlia del Cappellaio fece intenerire anche le osservatrici.
«Se continui a fare domande, lo riprendo!»
Paige non se lo fece ripetere due volte: afferrò il mucchietto di delizie e se lo mise in grembo, facendo poi segno ad Henry di sedersi accanto a lei.
Quando furono abbastanza vicini, la bambina fece scattare la testa verso di lui, scoccandogli un bacio sulla guancia.
«Grazie mille!» sorrise.
Aurora e Mulan si guardarono appena, prima di allontanarsi attente a non far rumore: rovinare quel momento sarebbe stato imperdonabile per entrambe!
Continuarono a camminare senza fretta, il braccio dell'una a cingere la vita dell'altra.
Tutto sommato, non era stata una brutta giornata. Diversa, sicuramente, ma piacevole.
D'un tratto, un fascio di luce le inondò dall'altro, facendole sobbalzare.
«Ma che diavolo...?» provò a dire Mulan, alzando la testa; si bloccò intravedendo un altro raggio spandersi accanto a sé. Uno identico sfiorava Aurora nello stesso istante.
Le due scie luminose cominciarono a cambiare forma, disponendosi definitivamente ai lati della strada, mentre le due ragazze fissavano la scena come se non fossero state lì.
Un sorriso d'incredulità sollevò gli angoli della bocca di tutte e due: delle aste arancioni con tanto di zucche illuminate e finemente intagliate avevano preso il posto di ogni singolo palo presente sulla strada; a collegare ogni coppia opposta di aste vi era un'arcata di ghirlande e castagne. Il tutto era completato dalla svolazzante presenza dei pipistrelli.
Aurora fissò i suoi occhi verso l'altro: Tinkerbell, seduta sul tetto del palazzo accanto a loro, sorrideva serafica.
«Belle!» esclamò Mulan, intercettando i pensieri della principessa. «Questo spiega tutto!»
L'altra annuì. «È il suo modo per ringraziarci di essere qui, credo.»
Non fu necessario aggiungere altro.
Si baciarono, dolcemente, con amore, intrecciando accuratamente le dita.
Si presero per mano, felici perché nessuno le aveva giudicate; felici perché potevano ostentare la loro vita senza problemi; felici perché i problemi li avevano già superati.
Presero ad avanzare in quella radura improvvisata, senza fretta: la notte era ancora giovane e quel magico Halloween non era ancora finito.

Vorrei che non finisse mai.




* Le Moire erano le tre presenze mitologiche simbolo del destino. Insieme, regolavano la vita degli uomini mortali.
Cloto è colei che dà inizio alla vita, srotolando il filo vitale; Lachesi, invece, lo avvolgeva intorno al fuso, simboleggiando lo scorrere della vita; Atropo, infine, lo recideva, segnando la morte dell'uomo. Ho deciso di dare a Tinkerbell il ruolo di Cloto perché è la fatina che dà speranza, che fa credere nei sogni. Anche se non ho delineato le altre due, per me Lachesi è stata impersonata da Aurora, mentre Atropo era Mulan, in quanto guerriera.



Nota dell'autrice: Buonasera a tutti!
Sono consapevole di essere lievemente in ritardo con la pubblicazione di questa OS, visto che il tema è Halloween, ma impegni scolastici mi hanno impedito di liberarmi prima per rientrare nei tempi!
Mi piacciono molto i crack pairing, e la SleepingWarrior sta diventando uno dei miei preferiti! Ho avuto quest'idea per la Notte delle Streghe e non ho potuto che svilupparla! Mi auguro con tutto il cuore che i produttori di OUAT non si lascino sfuggire questa nuova coppia!
Spero che vi sia piaciuto leggerla come è piaciuto a me scriverla! Temo di essere andata un po' nell'OOC, soprattutto con Mulan, ma l'istinto mi ha suggerito questo! XD
Ringrazio infinitamente chi arriverà fin qui a leggere, chi vorrà lasciarmi un parere – apprezzamenti, critiche e consigli sono i benvenuti! - e chi semplicemente avrà aperto questa OS!
Un bacione grande a tutti!
Julie_Julia

   
 
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