That magical Halloween
Mulan si mise a sedere
sul bordo del materasso di malavoglia: quanto le sarebbe piaciuto
rimanere ancora in quel letto, con il corpo caldo di Aurora premuto
contro il suo! Ma sapeva benissimo di dover dare il via a quella
giornata d'autunno.
Da quando era tornata
dalla Foresta, aveva avuto non poche difficoltà ad abituarsi alla
normale routine della vita quotidiana. Mesi di scorribande notturne,
di attacchi improvvisi e di assalti alle più sfarzose carrozze dei
reami le avevano fatto dimenticare il piacere di una bella dormita in
un comodo groviglio di lenzuola.
Lanciò uno sguardo
indecifrabile – lo si sarebbe detto valutativo – alla donna che
aveva accanto.
Era tornata da Aurora con
la coda fra le gambe. Non era riuscita a superare la situazione.
Il pensiero l'aveva fatta
ridere a lungo. Lei, lei, la
guerriera che aveva combattuto insieme al principe Filippo, che aveva
affrontato uno Spettro, che aveva riportato in vita la causa di tutte
le sue sofferenze future, insomma lei che si perdeva in simili
sciocchezze, nel Vero Amore!
L'amore.
L'amore non era stato nel suo cuore per anni, per tutta la vita.
Eppure,
era bastato vedere la determinazione della principessa per cedere.
Come
ignorare quei sentimenti che continuavano ad opprimerla con incubi o,
peggio, sogni irrealizzabili?
Robin
e Marion se n'erano accorti – tutti se n'erano accorti.
«Tu non stai
bene qui!» le avevano
urlato contro, così, di punto in bianco, in una notte senza stelle,
durante un turno di guardia.
In
realtà, avevano aspettato anche troppo.
Non
erano state necessarie altre parole: uno sguardo, un paio di guance
imporporate e un pianto dirotto.
Le
era stato sellato un cavallo – uno stallone purosangue per farla
andare più veloce –, rifornito di viveri.
«Partirai
domani mattina, Mulan! E niente storie! Non si sfugge al Vero Amore,
ricordatelo sempre.»
Ma la
guerriera non aveva più pensato a fuggire. Per la prima volta, si
era sentita donna, in grado di amare. Non le importava più che
Aurora fosse incinta di un altro. Non le importava. Doveva trovarla e
dirle anche solo che l'amava e che sarebbe stata felice per lei,
qualunque cosa avesse scelto.
*
Mulan smontò da
cavallo, lisciandogli il pelo con piccole pacche sul dorso. Era ad un
passo dal castello, ad un passo dalla sua amata. Ad un passo, forse,
dal fallimento più completo che la vita avesse progettato fin lì.
Prese un forte
respiro, quindi si decise a marciare verso quella che sarebbe stata
la sua tomba, pensò; e, a giudicare dal martellare del suo cuore,
non aveva tutti i torti!
«Vorrei parlare
con la principessa Aurora.» annunciò ad una donna bassa e
paffuta, vestita d'azzurro che l'aveva accolta nel padiglione del
palazzo. Ispirava fiducia.
«Ehm... La
principessa Aurora è momentaneamente indisposta.» ribatté
quest'ultima, mostrando un lieve sorriso di cortesia.
Mulan assottigliò gli
occhi: ne aveva passate tante per non capire quanto falsa fosse
quell'affermazione. Sembrava quasi un mantra da recitare nei momenti
di difficoltà.
«E quando posso
vederla?» domandò comunque, un sopracciglio alzato
dubbiosamente.
«Non lo so...
Ma ora è proprio indisposta.»
L'altra sospirò,
cercando di mantenere la calma: era già complicata di suo, quella
faccenda! Non aveva affatto intenzione di rincarare la dose di
adrenalina.
«Sentite,
signora, ditele che sono una sua vecchia amica.» buttò lì,
goffamente, ferendosi nel pronunciare l'ultima parola.
«Mi dispiace,
signorina, ma non posso proprio fare nulla...»
Mulan si concesse
qualche secondo per squadrarla meglio: era buffa, indubbiamente
buffa. Troppo manieristica, per giunta!
Di colpo, impallidì.
Una fata! Ecco cosa aveva davanti! Una fata!
«Sentite, io
devo vedere la principessa Aurora!» riprese più energica, ben
consapevole di come convincere un essere di quella specie.
«Ho capito, ho
capito! Ma non posso fare niente, io!» l'altra si torse le
mani in grembo, facendo sporgere il labbro inferiore.
«No, non avete
capito un bel niente! Io-»
«Mulan?»
La donna sentì lo
stomaco contorcersi dall'emozione. O era paura?
No, non poteva aver
sentito bene. Era sicuramente un'allucinazione. La principessa Aurora
era indisposta, non lo ricordava?.
«Mulan, sei
davvero tu?»
Ricordava che quella
era una bugia.
«Aurora.»
mormorò, stringendo le palpebre in un gesto rabbioso.
Quindi alzò gli occhi
nella direzione di quella voce. Era lì, bella come sempre, bella
della sua bellezza unica. Quegli occhi chiari erano rimasti intatti.
I capelli di quel colore indefinito e che tante volte le aveva
sentito criticare. Lei li aveva sempre giudicati castani, ramati al
più. Ma Aurora non pensava a darle retta! No! Voleva arrivarci da
sola!
«Mulan!»
esclamò l'altra, le lacrime che cominciavano a bussare ai suoi
occhi.
L'interpellata abbozzò
l'ombra di un sorriso, prima di tornare a fronteggiarla seria,
impassibile, un po' fredda, come ai vecchi tempi.
Tuttavia, quando vide
la principessa slanciarsi contro di lei non riuscì a trattenere le
gambe: si abbracciarono con foga, piangendo e soffocando contro le
loro spalle parole di stupore e felicità.
«Che ci fai
qui? Sei tornata?» domandò Aurora, ancora stretta
nell'abbraccio. Non sembrava intenzionata a lasciarla andare.
«Principessa
Aurora...» s'intromise la fata, due occhi sgranati come se
avesse visto un fantasma.
«Oh, Serenella!
Smettila!» la rimproverò Aurora affettuosamente. «Sto
bene, quante volte devo ripetertelo? Se non fosse stato per me,
avresti mandato via Mulan! Ti rendi conto di quale errore avresti
commesso?».
Serenella abbassò lo
sguardo mortificata. «Io... ecco, io... mi dispiace... Io
non-»
«Tranquilla,
avanti!» rise l'altra.
«Perché non
dovresti star bene?»
Mulan fece
inaspettatamente sussultare entrambe. Serenella quasi corrugò la
fronte, davanti ad una divertita Aurora. «Fa sempre così, non
è una novità!» specificò, strizzandole un occhio. «Ora,
ti prego, lasciaci sole. Tornerai ad occuparti di me più tardi.»
La fata obbedì,
seppur riluttante.
«Allora?»
rincarò Mulan, constatando che la donna non avrebbe continuato
facilmente.
Aurora prese qualche
secondo per pensare.
«Sono ansiose,
le fate.» scrollò le spalle con noncuranza, ma sapeva di non
poter nascondere alla guerriera quel velo di tristezza che le
accompagnava le parole.
«Bugiarda.»
Aurora sorrise. «Ora
sto bene.»
«E prima?»
«Prima... Prima
non-»
«Dov'è il
bambino?»
La voce di Mulan si
era fatta preoccupata, troppo. Lo sguardo le era scivolato, nel vano
tentativo di darsi un contegno apparente, sul ventre di Aurora.
Vederlo totalmente piatto non era nei suoi programmi. Dannazione,
aveva partorito prima degli otto mesi di gravidanza?
Non passò molto tempo
prima che un pessimo pensiero cominciasse a farsi strada nella sua
mente.
«Aurora...
dov'è il bambino?» ripeté, con più tatto, avvicinandosi
piano.
La principessa si
mordicchiò il labbro inferiore, arrossendo improvvisamente.
Non le rispose a
parole: voltò il capo verso di lei e basta.
Mai la grammatica
dello sguardo si rivelò tanto efficace.
Gli occhi neri di
Mulan si spalancarono incredibilmente, insieme alla bocca. Un brivido
le passò in tutto il corpo, raggelandola nonostante l'armatura.
Fece per parlare, ma
capì che non sarebbe servito a niente.
Cinse le spalle di
Aurora con un movimento repentino e fluido, dolce, disperato.
«Mi dispiace
tanto.» sussurrò, sperando di non trasmetterle la sua stessa
agitazione.
Sentì che le mani
della principessa stringevano sempre più forte il cuoio. Ad ogni
presa, Aurora piangeva di più.
Dio, non avrebbe
voluto farla piangere, no.
La cullò
delicatamente, addolorata e desiderosa di vederla smettere.
Aurora non sciolse
l'abbraccio neanche quando ebbe finito di singhiozzare.
«È stato un
incidente.» confessò, la voce distante anni luce da quel
padiglione. «Sono accidentalmente caduta dalle scale. È stato
un attimo.»
Prese a giocherellare
distrattamente con una ciocca di capelli corvini di Mulan,
combattendo per frenare una nuova ondata di lacrime.
«Era in corso
un assalto.» continuò. «Dovevamo rifugiarsi nei
sotterranei – ci sono degli incantesimi di protezione lì –. Era
l'unico modo per salvarsi.»
Fece una pausa penosa,
triste, fitta di angoscia.
«Sono scivolata
nella mia stessa vestaglia. Ho perso i sensi. Non ho sentito dolore,
infatti. Non ho sentito mio figlio morire dentro di me. È stato un
bene, forse.»
Nascose il pianto in
una risata isterica, molto isterica, che fece accapponare la pelle ad
entrambe.
«Filippo è
morto nel tentativo di salvare almeno me.» soffiò, battendo
la fronte sulla spalla di Mulan. «Capisci? Morti! Tutti e due!
Tutti e due a causa mia!»
«Non è stata
colpa tua.» asserì la guerriera, impacciata. «L'hai
detto anche tu: è stato un incidente.»
«C'è sempre
una causa, anche negli incidenti, solo che è involontaria o
inconsapevole di esserlo.»
L'altra rimase in
silenzio, immagazzinando quella frase.
Aveva ragione, una
causa si trovava sempre. Il mondo era fatto così, anche quello delle
favole. L'equilibrio di cause ed effetti regolava il tutto. Era
indiscutibilmente vero.
Come era
indiscutibilmente vera l'unica verità che Mulan riuscì ad elaborare
in quel momento.
«Non è colpa
tua.» ripeté, decisa e perentoria.
«E di chi,
allora?» Aurora non si preoccupò di nascondere la leggera
nota di bonaria derisione, mista a gratitudine.
«Mia, Aurora.
La colpa è mia.»
Nonostante si fosse
aspettata una reazione sorpresa, arrabbiata, incredula, niente di
tutto ciò accadde. La principessa scosse di nuovo il capo, con molta
tranquillità.
«Sì, sì! Sì
che è colpa mia, Aurora!» inveì Mulan, staccandosi da lei in
un lampo. «Sono io la responsabile di questa situazione! Non
mi sono mai fidata della magia! Cosa diavolo può dare un incantesimo
se lanciato in ritardo contro una lama affilata? Assolutamente
niente! E io lo sapevo! Lo sapevo! Eppure, ho deciso di lasciarti
qui, con il continuo pericolo di incursioni di Troll! Sono stata una
sciocca, Aurora! Ti ho abbandonata! Ho abbandonato te!
Riesci a capirlo?»
Lo sguardo che la
ragazza le riservò fu quasi inespressivo, eccetto che per una punta
di rimpianto.
«No, Mulan.»
fece, ancora troppo calma. «Io
ti ho lasciata andare. Avrei potuto trattenerti e non l'ho fatto. Ti
ho lasciata andare via. Via da qui, da questa vita, da Filippo,
da...»
Mulan giurò di aver
visto quelle gote arrossarsi appena.
«Da...?»
incalzò, un tuffo all'altezza del cuore.
«Da me.»
Silenzio. Pesante,
opprimente silenzio.
«Che vuoi dire,
Aurora?»
«Quello che ho
detto.»
«Cos'hai
detto?»
«Perché sei
qui, Mulan?»
«Dannazione,
non cambiare argomento! Ti ho rovinato la vita, amica
mia. Ti ho rovinato la vita e tu mi chiedi perché sono tornata? Ti
ho distrutta!»
«No, non è
vero!»
«Sì, invece.
Ho distrutto tutto quello che amavi!»
«Non dirlo! Non
è vero! Non hai distrutto ciò che amo!»
«Ti ho rovinato
la vita, Aurora!»
«Non hai
rovinato niente! Tu-»
«Ho abbattuto i
tuoi sogni!»
«Tu hai creato
nuovi sogni, Mulan!»
«Ho... Cosa?!»
Aurora tacque,
improvvisamente a corto di parole.
«Aurora...»
«No, ti prego,
no. Ferma dove sei. Non rendere la situazione più difficile, ti
prego.»
«Più
difficile?»
«Esatto.»
«Perché “più
difficile”?»
«Perché... oh,
perché! Mi chiedi perché! Va' al diavolo, Mulan!»
La guerriera rimase un
momento indispettita, ma si ricompose all'instante.
«C'è qualcosa
che dovrei dirti, Aurora.» annunciò ad un tratto, prendendo
un lungo respiro.
Aurora alzò lo
sguardo, fino ad incrociare il suo: acqua marina contro ossidiana.
«Ti ascolto. A
patto...» l'avvertì con un dito alzato, «... a patto
che tu non-»
«Io
ti amo, Aurora.»
Il dito della ragazza
rimase dritto e puntato verso l'alto, immobile, come la sua
proprietaria.
«Co-cosa hai
det-to?»
«Ti amo.»
«Mi ami?»
«Ti amo.»
Aurora alzò le
spalle, emettendo un sonoro sbuffo.
«Anch'io ti
amo.»
«Prego?»
La risposta della
ragazza non si fece attendere: colmò la distanza che le separava in
un secondo, lasciando Mulan ancora più spiazzata.
Quindi, premette le
sue labbra contro quelle della guerriera.
La donna dai tratti
orientali sgranò gli occhi per la sorpresa: Aurora aveva delle
labbra davvero morbide.
*
Superare
l'aborto spontaneo di Aurora era stato molto difficile. Almeno, il
primo passo lo era stato, ed anche molto. Avevano deciso di cambiare
aria: quel posto non faceva bene a nessuna delle due, era carico di
ricordi, spiacevoli per giunta.
Dovevano
cambiare. E quale posto migliore di Storybrooke?
L'appoggio
morale non era mancato di certo: con Belle eletta sindaco non si
poteva sperare in un aiuto migliore! Era stata loro accanto, dando
man forte alle due nuove ragazze, arrivate lì per puro miracolo.
Aveva consigliato una terapia di coppia.
Mulan
ricordava ancora quanto avessero storto il naso.
«Non andrò da
uno strizzacervelli a raccontargli tutta la mia vita!»
«Andiamo,
Mulan! Se servirà per farci ritrovare la pace, perché non
tentare?»
«E se non
funzionasse?»
«Non potremmo
dire di non aver tentato.»
«E va bene. Ma
sappi che lo faccio solo per te!»
«Tu mi sei
sempre rimasta accanto solo per me, amore mio!»
Aveva
funzionato. Il dottor Archie era stato un tesoro, un vero tesoro!
E
adesso stavano bene, insieme. Ed era una delle poche cose che
contavano nella loro nuova vita.
La
ragazza si alzò con uno sbuffo: il pavimento era caldo e toccarlo
con i soli piedi nudi non rientrava esattamente nei suoi piani.
Ma dove diavolo sono
le mie pantofole?
«Laggiù,
tesoro.» bofonchiò Aurora, con un occhio aperto a spiarla
divertita. «E dire che le lasci là tutti i giorni!»
continuò a prenderla in giro.
«Smettila,
principessina!» la rimbrottò Mulan, riservandole
un'occhiataccia.
«Sei
nervosa?»
«No.»
Aurora
ridacchiò, cambiando posizione nel letto per osservarla meglio.
«Andrà
tutto bene.» annunciò decisa e dolce allo stesso tempo. «È
difficile che una festa vada male, in effetti.» aggiunse con
aria d'ovvietà.
«Non
è questo...» tentò inutilmente la mora. Sbuffò ancora, cosa
insolita per lei che era sempre stata determinata in tutto.
Non
era possibile, no. Quella situazione era assurda, molto assurda. Ma
perché sarebbe dovuta andare a quella maledetta festa, di cui non
aveva neanche capito il nome?
«Oh,
io non vengo!» sputò fuori, incrociando le braccia al petto.
Aurora
issò il busto sull'avambraccio piegato, contemplando la figura della
sua fidanzata. Era sempre una sorpresa vederla in abiti femminili.
Insomma, Mulan era una guerriera! Eppure, con quella camicia da notte
e quell'espressione da cane bastonato era veramente bella, femminile.
«Qual
è il problema, amore?» domandò cauta, ben sapendo come
prenderla.
«Non
c'è nessun problema effettivo...»
fu la risposta incerta.
«E
allora perché ti preoccupi? È solo una festa in maschera!»
Appunto.
«Io
non sono mai andata nemmeno ad un ballo, Aurora!» sbottò,
raccogliendosi i capelli in uno chignon davvero poco curato.
«Non
si tratta di un ballo. Solo di una-»
«-dannatissima
festa in cui devo vestirmi da quella che ti ha causato dolore! Non
sopporto di dover indossare un abito da strega, ecco qual è il
problema!»
Aurora
continuò a fissare Mulan, sforzandosi di apparire il più
inespressiva possibile.
Quindi
si alzò, raggiungendola accanto alla finestra.
«Io
sarò lì con te, devi stare tranquilla.» sussurrò,
prendendole una mano. «E poi, dài!, è una festa di Halloween
– ecco come si chiama!
– !Belle ci ha assicurato che sarà molto divertente! Cosa potrebbe
mai accadere di brutto o spaventoso? Siamo tutti provati dai recenti
avvenimenti per suscitare terrore. Io ti rimarrò accanto, in
qualunque caso, sempre.»
Mulan
le rivolse un'occhiata colma d'amore: sapeva che Aurora non aveva
esagerato, che sarebbe stata con lei in qualunque caso, sempre.
Sempre,
come lei non era riuscita a fare.
Restituì
con vigore la stretta della principessa, prima di depositarle sulle
labbra un umido, dolcissimo bacio.
«E
io dovrei mettere questo?! Stai scherzando, Aurora?»
No,
Aurora non scherzava affatto. Anzi, era veramente contenta della sua
scelta per il vestito di Mulan. Aveva puntato su qualcosa di sobrio,
un abito lungo nero, dalle maniche lunghe strappate sui polsi e molto
poco decorato. L'unico elemento che permetteva di identificarlo come
vestito di Halloween
era una cintura a catenina con appesi ciondoli a forma di zucche
arancioni, teschietti bianchi e pipistrelli violacei. A completare il
tutto, un cappello a punta da far invidia a Merlino. Sobria,
elegante: una strega con i fiocchi.
Ma,
a giudicare dalla reazione della guerriera, quel vestito non era
abbastanza semplice.
«Ma
è bellissimo!» protestò Aurora con l'aria di chi non ne può
più. Non era una grande amante dello shopping, e con
un'accompagnatrice come Mulan la cosa peggiorava e non di poco.
«Per
te!» la rimbeccò la
mora, senza smettere lo sguardo scandalizzato rivolto al vestito.
«Che
cos'ha che non va? Non dirmi che è colorato perché chiamo il dottor
Whale per farti fare un esame di daltonismo!»
«Non
è colorato, no... È un vestito...»
Aurora
aspettò pazientemente qualche secondo, convinta che l'altra avrebbe
continuato con chissà quale insulto o difetto improvvisato
all'abito.
Capì
con un secondo di ritardo che, il famigerato problema di quella
dannata giornata non era la festa, ma la gonna del vestito!
«Mulan,
ti prego! Non ricominciare con questa storia!» l'ammonì,
irata. «Non ti azzardare o ti uccido!»
Nonostante
tutto, Mulan sorrise: la guerra, le battaglie, la ricostruzione del
regno e le sofferenze avevano temprato in Aurora un caratterino degno
di tener testa perfino a Rumpelstiltskin.
«Non
posso mettermi un paio di pantaloni? Faccio lo scheletro, che ne
dici?» propose, indovinando già la risposta.
«Dico
che non ti conviene. Lascia che a vestirsi da scheletro sia Neal!»
«Neal?!
Ma non va in coppia con la Salvatrice?»
«Infatti.»
«Come
sarebbe a dire?»
«Le
nozze dei Cadaveri.»
Mulan
aggrottò la fronte: perché Belle avesse deciso di dare un tema a
ciascuna coppia, era ancora un mistero per tutti! Eppure, il punto
non era quello, no! Il punto era che non ne sapeva niente!
«E
noi?» s'informò preoccupatissima. «Non potremmo
semplicemente vestirci da noi?»
«Da
noi?»
«Sì...
da principessa e da soldato.»
Sul
volto di Aurora comparve una smorfia indescrivibile.
«Oh,
Mulan, no! Non è un travestimento da Halloween!» pestò un
piede a terra come una bambina.
«Sentenziò
l'esperta di ricorrenze d'America, vero?» ironizzò la
fidanzata, riducendo gli occhi a fessure.
«Abbiamo
un tema e dobbiamo rispettarlo!»
Mulan
alzò gli occhi al cielo, sospirando. «Che sarebbe...? No,
aspetta! Non dirmi “Le tre streghe di Macbeth”?!»
Aurora
alzò un dito a mo' di avvertimento. «Non. Una. Parola.
Contro. Quel. Libro.» scandì, la voce ferma e monocorde.
«Tranquilla,
per tua fortuna mi è piaciuto. Ma ho detto bene?!»
«No
che non hai detto bene! Siamo in due, Mulan! Mancherebbero una
ventina di personaggi!»
Certo,
per lei era facile parlare!
«E
allora chi...?»
Gli
occhi azzurri della giovane si tinsero di un'intelligenza maligna,
perfida e pronta a colpire con la spietata lama delle parole.
«Saremo
le Moire!» esclamò, infatti, incapace di trattenere la gioia. «In versione streghe, ovviamente.»
A
Mulan mancò la terra sotto i piedi. Non stava accadendo a lei! Non
stava accadendo davvero.
«Scherzi,
Aurora?» soffiò, temendo il peggio.
L'altra
le piantò negli occhi uno sguardo allibito e divertito allo stesso
tempo.
«Credo
che tu abbia preso troppo sul serio il trick or treat, oggi.»
considerò con un sospiro. «È la verità, in ogni caso.»
«Ma
siamo comunque in due...» arrancò la mora, le lacrime di
rabbia e vergogna che già le pungevano gli occhi.
«Si
aggiungerà Tinkerbell, infatti! Non ha un compagno e Belle l'ha
assegnata a noi.»
Fantastico.
Una guerriera, una principessa attualmente senza trono e una fatina.
Davvero fantastico.
«E
Belle cosa sarà?» chiese Mulan, d'un tratto suscettibile.
«Ha deciso per tutti, dunque anche per sé! Non è
giusto!»
«Se
non fosse stato per lei, non esisterebbe più Storybrooke: credo che
sia un modo più che sufficiente per ringraziarla di tutto questo,
anche se siamo arrivate da poco. Non puoi fare uno sforzo? Solo per
questa sera! Domani, tesoro, tornerai ad indossare un paio di
pantaloni. D'accordo?»
Mulan
deglutì a vuoto, lo sguardo perso a valutare la situazione. Aurora
non aveva torto, lo sapeva perfettamente. Belle si era impegnata per
la città, per gli abitanti rimasti lì durante la spedizione a
Neverland. Aveva ricostruito, in qualità di sindaco, tutto, dagli
edifici agli animi della gente, mattone dopo mattone, sogno dopo
sogno. E Ruby era stata molto esplicita in quanto ai suoi, di sogni.
«L'ho
vista sorridere davvero quando è tornata quella maledettissima Jolly
Roger, quando Rumpelstiltskin l'ha baciata.» aveva detto,
strappando a tutte quante una risata liberatoria, perché,
finalmente, dopo tanto tempo, si poteva tornare a ridere senza
sentirsi in colpa.
«D'accordo.»
acconsentì infine.
Passò
le dita sulla stoffa nera del vestito pensando che, forse, non era
poi così male.
«Giuro
che ti uccido.»
Emma
era bellissima, una perfetta sposina cadavere. Così Neal, galante e
un po' buffo in quella calzamaglia nascosta dalla giacca nera. Più
che una coppia di esseri morti in decomposizione, sembravano un
gangster americano e signora. Per non parlare del piccolo Henry!
Aurora era indecisa se definirlo dolce o ancora più pestifero, anche
se il papillon al collo la facevano optare per la seconda.
Regina
era meravigliosa. Aveva deciso – come era prevedibile – di non
sottostare alle condizioni di Belle: aveva tirato fuori il suo
vestito preferito, nero come la notte, estremamente seducente. Lo
aveva indossato al funerale di re Leopold, o almeno così ricordava
Snow. Robin, invece, era stato molto contento di accettare il ruolo
di stregone, impostogli dall'abbigliamento della compagna. La lunga
tunica nera e verde lo ricopriva in maniera esagerata, dando
quell'effetto di terrore che tanto gli si confaceva. Non era stato
facile rinunciare alla faretra, però!
Erano
sopraggiunti gli immancabili Snow e Charming. Belle aveva fatto un
ottimo lavoro con i temi, su questo nessuno avrebbe potuto obiettare.
Si era prefissata di distruggere le convenzioni. E ci era riuscita
alla grande, soprattutto con loro: la Ballata della Morte. Bellissimi
nei loro vestiti neri e così poco rassicuranti! A Snow mancava solo
una falce per sembrare il nuovo Signore Oscuro!
Ruby
e Victor erano perfetti Vampiri, Archie una grandiosa riproduzione di
Jack lo Squartatore, Ella era strepitosa nei panni di Diavoletta.
Hook
vestito da Lucifero era davvero impagabile! La calzamaglia rossa, con
tanto di coda e corna, non rendeva giustizia a tutta la sua
esistenza! Soprattutto con una Swan divertita a prenderlo in giro!
Almeno, aveva
pensato Mulan con un sospiro, non sono l'unica a soffrire!
Ma
questa sorta di muta solidarietà era venuta a mancare nel vedere
Belle e Rumpelstiltskin.
«Giuro
che ti uccido!» ripeté nelle orecchie di Aurora, quasi
ringhiando. «Se provi a dirmi che quelli sono vestiti da
Halloween, sei morta!»
No,
non erano vestiti da Halloween, quelli, ma erano impeccabili
comunque. Belle, stretta nel suo abito dorato, entrava nella sala in
quel momento avvinghiata al braccio del folletto. O meglio,
dell'uomo. Mulan, Aurora e tutti gli altri avevano faticato e non
poco a comprendere cose fosse successo in quel posto magico. Anzi,
ancora non lo avevano capito fino in fondo! Tutto ciò che erano
riusciti a mettere insieme delle varie dicerìe era che Belle aveva
finalmente spezzato la maledizione dell'Oscuro, facendo tornare il
temuto Rumpelstiltskin alla sua forma originaria.
«Siete
bellissimi!» esclamò Henry, correndo loro incontro per
abbracciarli.
«Grazie,
piccoletto!» rispose Belle, imbarazzata come al solito. Al suo
Vero Amore si incresparono le labbra nel vederla arrossire
debolmente.
«Dearie,
hai fatto un ottimo lavoro.» si complimentò piano, dopo aver
gettato un'occhiata alla stanza. Il Rabbit Hole non era mai stato
così gremito di gente, nemmeno nel weekend! Eppure, per quella
giornata speciale, nessuno aveva osato non presentarsi.
Rumpelstiltskin
alzò un sopracciglio quasi contrariato nell'incrociare lo sguardo di
Mulan. Quindi, a passo tanto svelto quanto il bastone gli consentiva,
la raggiunse seguito da Belle.
«Dubitavo
della vostra partecipazione.» affermò senza neanche
salutarle, se non con un leggero, impercettibile cenno del capo.
«Anch'io.»
convenne la guerriera, facendo sorridere Belle.
«Sono
felice che siate qui.» disse infatti, appoggiando la testa
alla spalla di Rumpel.
Aurora
sorrise:«È un piacere, Belle! Mi stavo chiedendo, però...
Dov'è Tinkerbell? Siamo senza Cloto*!»
La
castana ridacchiò:«Ho dimenticato di avvertirvi, ragazze!
Tinkerbell non verrà. Ha avuto un... un impegno, sì. È occupata.»
Il
volto di Aurora si atteggiò ad una smorfia dispiaciuta, mentre Mulan
corrugava le sopracciglia: perché Belle aveva appena mentito? Non
era da lei!
«Credo
che dobbiamo salutare tutti gli altri, Belle.» sussurrò
Rumpel, inaspettatamente.
Si
scambiarono uno sguardo, quindi annuirono all'unisono.
«Ci
vediamo nel corso della festa!» salutò la riccia, lasciandole
ai loro pensieri.
«Era
strana, vero?» chiese Aurora, retorica.
«Molto.»
La
principessa scrollò le spalle, elargendo un sorriso a trentadue
denti.
«Bene!»
cominciò. «Direi di dirigerci verso il free bar!»
Mulan
annuì, roteando gli occhi: ben sapeva quanto, in realtà, non
avrebbero bevuto!
Nel
farlo, però, rischiò di far scivolare il cappello da strega a
terra.
Aurora
nascose una risata dietro una mano tesa sulla bocca, scuotendo il
capo.
«Sarà
una lunga serata, vero?» fece Mulan, arresa per arrabbiarsi
sul serio.
«No,
tesoro mio! Ti prometto che, se farai la brava, tra due ore andremo
via!»
La
mora si accigliò. «Se farò la brava?» riecheggiò,
perplessa.
«Esatto!».
Aurora si mordicchiò il labbro inferiore, quindi baciò la fidanzata
con trasporto.
«Così
va già bene!» le strizzò l'occhio, estirpandole l'ultima
traccia di malinconia dagli occhi.
«Non
ce la facevo più!» si lamentò Mulan, lieta di essere uscita
da quel locale.
«Lo
so!» concordò Aurora. «Neanche io sono abituata a
questo tipo di festeggiamento!»
Il
cielo era coperto da fitte nubi che oscuravano le stelle. Di tanto in
tanto, la luna faceva capolino, irradiando appena il territorio
circostante. L'alone stentoreo che profondeva era inquietante e da
solo bastava a rendere onore alla Notte delle Streghe.
Sorrise,
Mulan, pensando di essere perfettamente in tema con quelle storie.
«Fermo,
scemo!»
«Non
ci penso nemmeno! È mio!»
«Bugiardo!
È mio e lo sai!»
«L'ho
preso io, però! Adesso è mio!»
«Sei
un monello, Henry!»
«E
tu una piagnucolona, Paige!»
Aurora
si voltò incuriosita, sorridendo beatamente all'alterco tra quei due
ragazzini. Erano riusciti ad eludere la sorveglianza degli adulti
ancora una volta, facendo totalmente di testa loro.
Ed
erano lì, a litigare per un po' di dolcetti.
«Li
ho guadagnati io!»
«Io
ti ho accompagnata!»
«Non
c'entra! Gli occhioni che hanno convinto Leroy erano i miei!»
«Non
è vero!»
«Sì
che è vero!»
«Se
non avessi bussato io, non avremmo i dolci!»
Paige
aprì la bocca per ribattere, ma si bloccò rabbuiata: era a corto di
parole!
Il
costume da zucca si afflosciò leggermente quando si sedette a terra,
imbronciata.
Henry,
in tutta risposta, si mise a saltellare sul posto, tutto contento di
aver vinto la sfida.
«Dammi
almeno una caramella, per favore.» pigolò teneramente la
bambina, il labbro inferiore che sporgeva su quello superiore.
Mulan
sorrise quando la faccia allegra del piccolo si tramutò in una
maschera di tristezza.
Il
bambino, infatti, sospirò con poca grazia, si voltò di scatto e,
con movimenti goffi, cominciò a contare caramelle e cioccolatini sul
palmo della mano. Fece il conto due volte, temendo di essere stato
tradito dalla pessima luce emanata dal lampione vicino. Dopodiché,
divise il tutto in due gruppetti; ne afferrò uno nel pugno chiuso e
protese la mano verso Paige.
«Prendilo,
forza!» sbottò impaziente e imbarazzato, in risposta allo
sguardo attonito della bimba.
«Sul
serio?». La voce trasognata della figlia del Cappellaio fece
intenerire anche le osservatrici.
«Se
continui a fare domande, lo riprendo!»
Paige
non se lo fece ripetere due volte: afferrò il mucchietto di delizie
e se lo mise in grembo, facendo poi segno ad Henry di sedersi accanto
a lei.
Quando
furono abbastanza vicini, la bambina fece scattare la testa verso di
lui, scoccandogli un bacio sulla guancia.
«Grazie
mille!» sorrise.
Aurora
e Mulan si guardarono appena, prima di allontanarsi attente a non far
rumore: rovinare quel momento sarebbe stato imperdonabile per
entrambe!
Continuarono
a camminare senza fretta, il braccio dell'una a cingere la vita
dell'altra.
Tutto
sommato, non era stata una brutta giornata. Diversa, sicuramente, ma
piacevole.
D'un
tratto, un fascio di luce le inondò dall'altro, facendole
sobbalzare.
«Ma
che diavolo...?» provò a dire Mulan, alzando la testa; si
bloccò intravedendo un altro raggio spandersi accanto a sé. Uno
identico sfiorava Aurora nello stesso istante.
Le
due scie luminose cominciarono a cambiare forma, disponendosi
definitivamente ai lati della strada, mentre le due ragazze fissavano
la scena come se non fossero state lì.
Un
sorriso d'incredulità sollevò gli angoli della bocca di tutte e
due: delle aste arancioni con tanto di zucche illuminate e finemente
intagliate avevano preso il posto di ogni singolo palo presente sulla
strada; a collegare ogni coppia opposta di aste vi era un'arcata di
ghirlande e castagne. Il tutto era completato dalla svolazzante
presenza dei pipistrelli.
Aurora
fissò i suoi occhi verso l'altro: Tinkerbell, seduta sul tetto del
palazzo accanto a loro, sorrideva serafica.
«Belle!»
esclamò Mulan, intercettando i pensieri della principessa. «Questo
spiega tutto!»
L'altra
annuì. «È il suo modo per ringraziarci di essere qui,
credo.»
Non
fu necessario aggiungere altro.
Si
baciarono, dolcemente, con amore, intrecciando accuratamente le dita.
Si
presero per mano, felici perché nessuno le aveva giudicate; felici
perché potevano ostentare la loro vita senza problemi; felici perché
i problemi li avevano già superati.
Presero
ad avanzare in quella radura improvvisata, senza fretta: la notte era
ancora giovane e quel magico Halloween non era ancora finito.
Vorrei che non finisse mai.
*
Le Moire erano le tre presenze mitologiche simbolo del destino.
Insieme, regolavano la vita degli uomini mortali.
Cloto
è colei che dà inizio alla vita, srotolando il filo vitale;
Lachesi, invece, lo avvolgeva intorno al fuso, simboleggiando lo
scorrere della vita; Atropo, infine, lo recideva, segnando la morte
dell'uomo. Ho deciso di dare a Tinkerbell il ruolo di Cloto perché è
la fatina che dà speranza, che fa credere nei sogni. Anche se non ho
delineato le altre due, per me Lachesi è stata impersonata da
Aurora, mentre Atropo era Mulan, in quanto guerriera.
Nota
dell'autrice: Buonasera a
tutti!
Sono
consapevole di essere lievemente in ritardo con la pubblicazione di
questa OS, visto che il tema è Halloween, ma impegni scolastici mi
hanno impedito di liberarmi prima per rientrare nei tempi!
Mi
piacciono molto i crack pairing, e la SleepingWarrior sta diventando
uno dei miei preferiti! Ho avuto quest'idea per la Notte delle
Streghe e non ho potuto che svilupparla! Mi auguro con tutto il cuore
che i produttori di OUAT non si lascino sfuggire questa nuova coppia!
Spero
che vi sia piaciuto leggerla come è piaciuto a me scriverla! Temo di
essere andata un po' nell'OOC, soprattutto con Mulan, ma l'istinto mi
ha suggerito questo! XD
Ringrazio
infinitamente chi arriverà fin qui a leggere, chi vorrà lasciarmi
un parere – apprezzamenti, critiche e consigli sono i benvenuti! -
e chi semplicemente avrà aperto questa OS!
Un
bacione grande a tutti!
Julie_Julia