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Autore: samubura    01/11/2013    6 recensioni
Ho pensato per molto tempo a cosa potessi scrivere come fanfiction di un libro di cui mi sono innamorato.
Alla fine ho pensato potesse essere interessante riscrivere la storia dagli occhi di Peeta, personaggio che personalmente ho adorato, e penso sia impossibile non farlo.
Spero veramente molto che vi piaccia e in caso di farmelo sapere con una recensione o un messaggio per consigliarmi su cosa potrei migliorare. Buona lettura!
(p.s. se la storia vi piace, passate sulla mia pagina! https://www.facebook.com/samubura)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Peeta's Hunger Games'
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Io e Katniss restiamo per un po’ a fissare Haymitch che cerca di tirarsi dalla rivoltante poltiglia uscita dal suo stomaco. Già facevo fatica a tener dentro la cena e la puzza di alcool e vomito misti insieme non aiuta sicuramente.
Ci scambiamo un’occhiata. È la prima volta che siamo soli dalla mietitura, per tutto il tempo Katniss ha evitato il mio sguardo. Sicuramente avrei preferito qualcosa di più romantico che sollevare un uomo di mezza età dal suo vomito come primo appuntamento con la mia cotta di sempre, ma non posso farci molto.
Haymitch sarà la nostra unica speranza nell’arena. Gli sponsor sono fondamentali nei giochi. I ricchi cittadini di Capitol City farebbero di tutto per far vincere il loro tributo preferito e vincere le scommesse con i loro compagni. Pagano cifre esorbitanti per inviare dei doni all’interno dell’arena. Un piccolo paracadute argenteo raggiunge il tributo con la chiave per la sua sopravvivenza. Medicine, un coltello, un fiammifero, qualunque cosa. Il prezzo aumenta man mano che il gioco va avanti e l’unico contatto con il mondo esterno che si impegnerà a fare qualcosa per me e Katniss sarà Haymitch. Sempre che non sia troppo ubriaco.
-Ho inciampato? C’è puzza – dice in modo patetico e poi si passa la mano sporca di vomito sulla faccia peggiorando ulteriormente la situazione.
-Ti riportiamo in camera tua, datti una ripulita – dico.
Lo sorreggiamo fino al suo scompartimento e poi lo mettiamo nella doccia per non sporcare i copriletto immacolati. Apro la doccia.
Katniss non ha ancora detto niente. Guarda Haymitch con una smorfia di ribrezzo.
-Va bene, ora ci penso io – le dico. Non riesco a capire i pensieri che le passano per la mente, forse sta ragionando su quale sia la mia strategia. Ma effettivamente non ne ho una, mi sembra semplicemente poco decoroso far fare a lei un lavoro così ingrato. In fondo ero io che mi prendevo cura dei maiali al forno, non c’è poi troppa differenza.
-Bene. Posso mandare qualcuno di Capitol City ad aiutarti. Ce n’è un sacco sul treno. Gente che cucina per noi. Che ci serve. Che ci sorveglia. Il loro lavoro è prendersi cura di noi.
-No non li voglio intorno – rispondo secco.
Sembra capire le mie ragioni, forse era solo una proposta per essere gentile. Si allontana con un’espressione pensierosa che non mi piace. È così calcolatrice che quasi mi spaventa. Forse è solo perché è talmente determinata a vincere che non può far sfuggire niente dal suo controllo. Forse sono io che sono troppo stupido. In fondo gli Hunger Games non iniziano nell’arena. Se Haymitch si ricorderà questo momento, potrebbe aiutarmi a ingraziarmelo, ma solo a pensarci mi sento uno sciocco. Io non sono così e non voglio diventarlo. Lo faccio solo perché mi sembra giusto. C’è qualcosa di male?
Lo spoglio gettando i vestiti sudici in un sacco della spazzatura. Ogni tanto mormora qualcosa di incomprensibile. È cosciente ma conciato troppo male per poter fare niente. Lascio scorrere l’acqua della doccia tiepida sul suo corpo e gli spruzzo addosso il sapone per cercare di eliminare la puzza. Quando ottengo un risultato soddisfacente lo aiuto ad alzarsi. Riesce a non cadere nella doccia.
Si siede sul bordo della vasca e lo avvolgo in un accappatoio pulito. Mi dice di sentirsi meglio e lo lascio ad asciugarsi i capelli. Torno nella sua camera. Ci sono bottiglie di alcoolici sia vuote che piene sparse sul pavimento. Raccolgo tutto e le infilo insieme ai vestiti nella spazzatura. Se ci serve un Haymitch sobrio lo avremo. Perlustro anche l’armadio e i vari possibili nascondigli trovando altre piccole scorte. Quando sono abbastanza sicuro che non ci sia posto per nascondere neanche un bicchierino di liquore me ne vado.
Lascio la stanza senza dire niente e mi allontano a passo svelto. Anche se non penso che ne sarebbe in grado non voglio che Haymitch mi insegua per riavere il suo alcool. Spero che questo piccolo scherzetto non lo faccia indispettire e che possa risolvere almeno in parte il nostro problema.
Non mi sono accorto di che ore sono, ma mi sento stanchissimo, il distretto 12 sembra solo un lontano ricordo. Cammino assonnato attraverso i vari vagoni per raggiungere la mia stanza. Quando passo davanti alla porta di Katniss esito a proseguire. Mi piacerebbe entrare anche solo per parlarle di come si sente. Per quanto assurdo possa sembrare è ciò che di più vicino a un’amica ho in questa situazione. Tralasciando il fatto che se uno di noi due vuole vivere deve uccidere l’altro o sperare nella sua morte.
È inutile, rimpiango le migliaia di volte che l’ho guardata credendo che prima o poi mi sarei fatto forza e sarei andato a parlarle, magari quando entrambi non rischiavamo più la mietitura e potevamo provare a essere felici. Fantasie andate in fumo dopo gli avvenimenti di questa mattina. Lei deve tornare a casa per sua sorella. Non può permettersi di avere amici. Mi vedrebbe solo come un manipolatore. Non capirebbe e non posso biasimarla. Sospiro e supero un altro corridoio per raggiungere la mia stanza. Mi infilo un pigiama tra la vasta gamma nell’armadio e mi ficco sotto le coperte morbide. È una bellissima sensazione. Ma mi mancano le molle del mio materasso a casa. Era scomodo, ma ero vicino alla mia famiglia.
Anche se le coperte sono pesanti sento un brivido freddo. Adesso, nel silenzio della mia stanza strapiena di cose e così terribilmente vuota mi sento veramente solo. Ma anche se avrei voglia di piangere non ci riesco. Senza accorgermene scivolo in un sonno senza sogni.
La voce di Effie Trinket di prima mattina è persino peggiore del normale. Mi penetra nei timpani con quel tono altisonante. Mi alzo dal letto e sgranchisco le gambe e la schiena accorgendomi di aver dormito rannicchiato. I vestiti della sera sono sporchi dopo la mia serata con Haymitch così scelgo qualcos’altro a caso dall’armadio. Mancherà sicuramente poco a Capitol City e là la mia stilista deciderà come vestirmi per la parata dei tributi. È un momento molto importante.
È la prima volta che tutti i tributi sono presentati al pubblico della capitale. Gli stilisti fanno sempre un lavoro fantastico, vestendo i tributi con qualcosa che ricorda il loro distretto d’origine. Sono curioso di scoprire che cosa hanno pensato per noi. Nella carrozza ristorante c’è solo Effie che come sempre è impeccabilmente puntuale. Poco dopo di me arriva Haymitch. Mi lancia uno sguardo che non riesco a decifrare. Ha il viso gonfio e gli occhi spenti, ma dietro c’è una fiamma viva che gli brucia dentro.
Mi portano un piatto stracolmo di cibo. Uova, prosciutto, patate fritte a volontà, un cestino con dei panini è al centro del tavolo, una tazza di caffè e una di un liquido marrone denso e cremoso, un bicchiere di spremuta d’arance freschissima. Haymitch si siede accanto a me e tira fuori una fiaschetta dalla tasca interna della giacca e allunga l’aranciata. Non c’è bisogno dell’odore forte per capire che si tratta di liquore. A quanto pare non è bastato e ha sicuramente capito il tiro che gli ho giocato ieri sera.
Quando Katniss entra nella stanza persino il delizioso liquido marrone nella mia tazza, che ho scoperto chiamarsi cioccolata calda, perde importanza. La guardo ma lei resta fredda come un pezzo di ghiaccio. Torno alla mia colazione un po’ in imbarazzo.
-Siediti! Siediti! – la invita Haymitch gesticolando eccessivamente. Si siede di fronte al nostro mentore. Il suo sguardo si sposta dal nostro commensale al piatto che le viene messo sotto gli occhi. Lascia da parte il caffè senza degnarlo di un’attenzione e guarda incuriosita l’altra tazza.
-La chiamano cioccolata calda. È buona. – le dico. Così per essere gentile. Beve un sorso e l’espressione che si dipinge sul suo volto mi fa venire voglia di sorridere. Non tocca neanche il resto del pasto fino a che non ha vuotato la tazza.
Dopo qualche momento di silenzio mentre tutti mangiamo Katniss rompe il ghiaccio.
-E così tu dovresti consigliarci.
C’è disprezzo nella sua voce. Probabilmente è arrabbiata con Haymitch per le scene di ieri. Anche stamattina il nostro caro mentore sta bevendo moltissimo e sicuramente non posso biasimarla per il tono aggressivo che usa.
-Ve lo do subito, un consiglio. Restate vivi – e scoppia in una risata sguaiata. Katniss guarda me per un attimo poi si gira come se avesse fatto qualcosa di sbagliato. Il fatto che a Haymitch importi così poco della nostra vita mi fa arrabbiare moltissimo. Penso a tutti quei poveri ragazzi del distretto 12 che sono morti anche perché non avevano un mentore degno di questo nome. Penso che presto i nostri nomi potrebbero aggiungersi alla lista – uno dei due sicuramente – e reagisco di impulso.
-Molto divertente, ma non per noi – tiro un pugno alla mano di Haymitch che sta avvicinando il bicchiere di aranciata mista a liquore alle labbra. Il vetro si frantuma schiantandosi sul pavimento e versando il suo contenuto. L’ho colto di sorpresa, ma poi si gira e mi sferra un pugno sulla mascella facendomi rovesciare sulla sedia. Quasi nello stesso momento Katniss pianta un coltello nel tavolo.
-Be’ e questo che vorrebbe dire? Mi hanno dato una coppia di veri combattenti, quest’anno?
Mi rialzo e prendo un po’ di ghiaccio da un cestello sul tavolo che conteneva delle terrine di frutta. Mentre lo sto avvicinando al punto in cui mi ha colpito Haymitch mi ferma –No, lascia che si veda il livido. Gli spettatori penseranno che hai fatto a pugni con un altro tributo prima ancora di arrivare nell’arena.
-È contro le regole – sono arrabbiato. Ho reagito male, ma non mi aspettavo una simile punizione. Cerco di rilassarmi e ascoltare quel che dice.
-Solo se ti beccano. Quel livido dirà che hai combattuto e non sei stato beccato, ancora meglio – si gira verso Katniss, furiosa, ma attenta alle parole del mentore –Riesci a colpire qualcosa con quel coltello, a parte il tavolo?
Senza esitare estrae il coltello dal legno con forza e lo lancia contro la parete. Si va a conficcare nella fessura tra due pannelli. Colpo di fortuna o no inghiottisco amaro pensando a uno di quei dardi micidiali diretto alla mia gola. Non saprei neanche come iniziare per tirare un coltello.
-Mettetevi lì. Tutti e due – dice Haymitch indicandoci il centro della stanza. Stiamo belli impettiti davanti a lui fianco a fianco – Be’, non siete un totale disastro. – dice mentre ci gira attorno guardandoci e punzecchiando i nostri muscoli con un dito – Sembrate in forma e una volta che gli stilisti avranno messo le mani su di voi, sarete abbastanza attraenti.
Come dicevo, chi si presenta meglio ottiene più sponsor, non si sopravvive solo con un bel faccino, ma spesso aiuta.
-Bene, farò un patto con voi. Voi non ficcate il naso in quello che bevo – e mi lancia un’occhiata furtiva di intesa – e io resterò abbastanza sobrio per aiutarvi. Però dovete fare esattamente quello che dico io.
Non è proprio un patto equo, ma meglio di un ubriacone steso a pancia sotto nel proprio vomito.
-Ottimo – rispondo per mostrarmi positivo.
-Allora aiutaci. Quando saremo nell’arena, qual è la strategia migliore da adottare alla Cornucopia perché qualcuno…?
Katniss parte dubito alla carica, non è convinta, non si fida di Haymitch ma lui subito la blocca. –Una cosa alla volta. Tra qualche minuto entreremo in stazione. Sarete consegnati ai vostri stilisti. Quello che vi faranno non vi piacerà. Ma qualunque cosa sia, non opponete resistenza.
-Ma… - tenta Katniss.
-Niente ma. Non opponete resistenza.
Prende la bottiglia di liquore e se ne va.
Subito dopo la luce del sole ci abbandona. Siamo in uno dei tunnel che portano a Capitol City, circondata dalle Montagne Rocciose. Il vantaggio geografico rispetto ai distretti la favorì durante la rivolta. Una roccaforte sicura e protetta. Io e Katniss restiamo in piedi fermi dove Haymitch ci ha lasciati. Vedo una grinza di paura nel suo volto mentre siamo nel tunnel. Penso a suo padre morto nelle miniere, al fatto che aveva smesso di partecipare alla annuale gita scolastica nel sottosuolo. Vorrei poter fare qualcosa di meglio che restarmene lì in silenzio.
Il treno rallenta e la luce invade di nuovo il nostro scompartimento. Corriamo al finestrino per vedere con i nostri occhi quello che dal nostro distretto ci è sempre stato mostrato solo in televisione. Capitol City, la città che governa la nostra nazione. Non mentivano sulla grandezza e l’imponenza degli edifici che luccicano sotto il sole con riflessi arcobaleno. Automobili colorate e velocissime su e giù per le strade larghe e asfaltate. Le persone che assomigliano tutte ad Effie con i loro capelli stravaganti e i vestiti coloratissimi, azzurri più azzurri di un cielo limpido, verdi acidi, gialli luminosissimi. Mi ricordano i colori delle mie torte e per un attimo sento una forte nostalgia. Qualche passante ci vede, ci saluta con la mano, ci addita al vicino. Katniss si allontana. Li odia, si vede che è così. E in effetti sono disgustato anche io dalla loro felicità di vederci mandati a morire, ma rimango lo stesso vicino al finestrino sorridendo e salutando.
Mi fissa, quasi nello stesso modo in cui guarda gli abitanti di Capitol City.
-Chissà, magari uno di loro è ricco – le dico di risposta facendo spallucce. Quella che voleva essere una battuta fa diventare il suo sguardo ancora più torvo. Vedo che sta ragionando su qualcosa, ma non posso neanche immaginarmelo. Posso solo guardarla per un po’ mentre è troppo assorta per accorgersene. Mi accontento.

Due capitoli in un giorno, è un record ahaha, ho avuto un po' troppo tempo libero forse, ma l'ho investito bene. Spero che vi piaccia e che io non abbia scritto stronzate visto che è l'una di notte :3
-samubura-
   
 
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