31- 10 – 1883, 221B di Baker Street, Londra.
Motivi per cui dichiarare illegali gli occhi del dottor John Hamish Watson.
Valide considerazioni dell'investigatore privato Sherlock Holmes.
Vien
da chiedere se questo è un manuale? Ebbene, non lo
è.
Non
è niente di specifico se non un mio scritto – che
non vedrà mai
luce diversa da quella del mio lume – nel quale si parla del
mio
irritante, ottuso, pateticamente romantico e adorabilmente
acido, coinquilino del 221B di Baker Street da ormai anni: il
rispettabilissimo dottor John Hamish Watson.
Come
già precedente detto, sono ormai anni che conduciamo la
nostra vita
gomito a gomito e mi ricordo ancora quando lo conobbi per la prima
volta;
Correva
l'anno 1878, e il dottoruncolo sopraccitato era da poco sbarcato
nella Madre Patria, dopo il suo soggiorno pieno d'orrori –
che non
oso neanche immaginare – passato in Afghanistan. Ricordo che
lo
portò da me uno dei giovani – di cui non rimembro
il nome - che
bazzicavano la facoltà di medicina che spesso, a quei tempi,
mi
vedeva compiere esperimenti nei suoi laboratori.
A
quel tempo ero anch'io un ragazzo o poco più, pur
esercitando già
il mio mestiere a cui tutt'oggi mi dedico anima e corpo –
divertendomi, per giunta – e cercavo un appartamento a buon
mercato, dividendo possibilmente l'affitto con qualcuno.
E
qui va aperta una piccola parentesi: sono perfettamente consapevole
che le mie così dette "particolari" abitudini possano alle
volte risultare fastidiose (e per fare un esempio, direi che non
tutti amano passare le notti in bianco per via del suono di un
violino, o avere troppe provette e sostanze corrosive, infiammabili o
saltuariamente mortali sparse per la casa), ma addirittura rifiutarsi
di vivere con me per queste piccolezze? Tutt'oggi, pensandoci ne
rimango perplesso.
Ma
torniamo al punto: venne portato da me questo giovane uomo: il viso
tanto cotto dal sole da sembrare cuoio, un'evidente zoppia che
interessava la gamba sinistra, la spalla corrispondente anch'essa
evidentemente ferita e magro, magrissimo, probabilmente reduce di una
qualche malattia – che dopo ho scoperto essere stata
gastroenterite.
Insomma,
non proprio l'ideale di bellezza di uomo, conciato com'era.
Eppure
gli occhi, quelle bastarde schegge di ghiaccio, mi colpirono fin da
subito con la forza di un pugno nello stomaco.
Com'è
ovvio, niente diedi a vedere e niente è dato sapere al
suddetto
dottore, ma quelle due iridi gelide e bollenti, mi avevano
imprigionato fin dalla prima volta che incontrarono le mie grigie.
Sto
divagando di nuovo, diamine! – lo vedete?! Lo vedete
l'effetto che
mi fa pensargli!? Perdo il filo di continuo...
in
ogni caso, stavo dicendo che mi venne portato quest'uomo brutto,
provato da cose che avevo supposto ma che fino a quel momento avevo
solamente potuto immaginare, e mi venne detto che anche lui cercava
un appartamento da dividere con qualcuno.
Non
aveva molti soldi, disse, perché la pensione da ex soldato
non è
troppo cospicua, ma trattandosi di un appartamento così a
buon
mercato e da dividere con un coinquilino, era disposto a trasferirsi
l'indomani stesso. Io fui ben lieto di accettare – non per il
dottore, voglio sperare che sia chiaro – piuttosto
perché,
finalmente, pareva che un uomo potesse sopportare le mie piccole
manie. Non gli recava disturbo il suono del violino – anzi,
pareva
lo apprezzasse particolarmente -, non si lamentava degli esperimenti
e nemmeno delle continue visite che ricevevo – che niente
erano se
non miei clienti, e al tempo ancora lui non era a conoscenza del mio
lavoro.
Watson,
al contrario mio, mai aveva visite – magari da parte di
qualche
amico -, e mai usciva a passeggiare per Londra – inizialmente
per
la gamba, sospettavo, ma col tempo si rimise e divenne davvero
– e
Satana mi prenda con sé per ciò che sto per
scrivere – un
bell'uomo; riprese peso, perse il colorito mattone che gli seccava la
pelle del viso, e la ferita alla spalla parve migliorare. Sobbalzava
ogniqualvolta un cucchiaio toccasse terra, ma fu evidente che stava
rimettendosi, sia fisicamente che psicologicamente parlando. Tanto
che fui tanto audace da chiedergli di seguirmi in uno dei miei casi,
che interessava uno strano omicidio causato da un avvelenamento.
Mi
fu d'aiuto, non posso negarlo, e alla fine arrivò a seguirmi
in
tutti i miei casi. E poi, già a quel tempo trovavo
particolarmente
apprezzata la sua presenza e la sua compagnia.
Devo
aver detto, nella prima riga di queste mie irritate riflessioni, che
è ottuso; ebbene, è tutto fuorché
ottuso. Non brilla nel campo
della deduzione, ma è abile a fare collegamenti –
una volta che io
gli ho indicato la strada da seguire – ed inoltre
è un buon
interlocutore di cui poter parlare un po' di tutto e un po' di
niente.
Fatto
è che non ci mettemmo molto a considerarci l'uno il migliore
amico
dell'altro. Ed ad entrambi pareva mancare una figura da definire
tale; voglio poter pensare che ci siamo trovati. Le coincidenze non
esistono e tutto è dettato dalla nostra ragione, ma devo
dolorosamente ammettere che io non sono riuscito a capire per quale
motivo mi si sia parato davanti quell'uomo, quel giorno. Tutt'oggi me
lo chiedo e non riesco a darmi risposta. Ebbene, queste mie domande
spesso e volentieri sono soffocate dalle sue stesse labbra che si
posano sulle mie, o sul mio collo, con i suoi bei baffi che mi
solleticano la pelle della mascella.
Ho
sempre saputo di essere un sodomita, ma non è stata certo
una mia
scelta. Non nego e riconosco che le donne siano indubbiamente belle,
ma gli uomini mi danno quel qualcosa in più che non riesco a
provare
con il gentil sesso.
Watson
mi dà tutto ciò che non riesco a provare con
nessun altro.
Ed
ecco perché torniamo al titolo:
Motivi per cui dichiarare illegali gli occhi di John Hamish Watson.
Se
ciò che facciamo a letto – o nella vasca da bagno,
sul divano, sul
tappeto, sul pavimento, sul tavolo o schiacciati contro al muro
– è
illegale, anche quelle due pozze limpide devono
essere considerate tali.
Queste
iridi sono impossibili. Di ghiaccio, puro ghiaccio. Neanche una
pagliuzza, singola, minima, di cambio di colore: sono impossibilmente
azzurre.
Ho
notato che a seconda della luce, cangiano perfino: se infatti il lume
rischiara per tre quarti il volto del mio amico, dal basso, diventano
bianche. Si riesce a notare perfettamente il piatto – oserei
direi
– candido delle iridi, interrotto solamente dalla pupilla
nera e
profonda come un crepaccio infinito senza appigli, in cui io cado
sempre e mi inghiotte.
E
a me non resta che amare ed odiare quegli occhi. Per quanto sia un
uomo di ragione, checché si possa pensare, provo anch'io dei
sentimenti e non sono una parte da poter mutilare. Riesco a rimanere
impassibile nella maggior parte delle situazioni, questo è
certo, ma
Watson e i suoi dannati occhi paiono levarmi ogni qualsivoglia
capacità razionale.
Solo
per questo andrebbero dichiarati illegali – pur conscio che
se me
li togliessero, proverei un dolore non descrivibile, non pensabile e
non esplicabile.
Non
rimpiango il tempo in cui non provavo tutto questo. Per quanto mi
senta davvero vulnerabile quando sono con lui – e io solo so
quanto
mi costi ammetterlo -, amo queste sensazioni, amo quando le sue mani
mi bruciano la pelle e quando la sua bocca mi marchia la mascella di
segni violacei. Ma tornando a quegli occhi: amo quegli occhi.
Mi
gelano, mi amano, mi fanno ardere, mi riscaldano, mi imprigionano, mi
segregano, mi seviziano, mi curano, mi fanno andare completamente
fuori di senno. E io non volevo, non volevo che succedesse, eppure
è
iniziato ormai cinque anni fa e ho paura – e spero
– che non
finirà tanto presto.
Quel
dottoruncolo da strapazzo cotto dal sole, poco meno che scheletrico e
zoppo, adesso è diventato il mio amante e il compagno delle
mie
notti – nonché della mia vita. Quegli occhi che
fin dall'inizio mi
avevano fatto loro, adesso mi hanno legato, imbavagliato, e lasciato
lì. Mi mandano avanti a suon di acqua che è per
me la sua pelle e
cibo che sono per me i suoi ansiti. E mi mandano avanti a passione,
che è per me lui nella sua completezza: dalla cicatrice che
gli
sfigura la coscia alla barba incolta che mi pizzica la pelle.
Quei
due lapislazzuli mi fanno suo ogniqualvolta si posano su di me,
riconfermandomi quanto io sia stoltamente perso, oramai, in modi che
– per quanto detesti ammetterlo – non riesco a
comprendere, ma
che tuttavia amo.
Quei
due ghiacciai mi gelano il sangue nelle vene e poi lo infuocano,
causandomi brividi su per la schiena.
Quei
due oceani mi danno il buongiorno la mattina e mi fanno sorridere nel
modo distaccato che ormai mi appartiene, e poi mi augurano la
buonanotte quando arriva il momento di ritirarsi, rendendomi
consapevole che non molto tempo dopo di certo li
rincontrerò, che
brillano nel buio della mia camera – o della sua, pronti ad
avermi
in un atto carnale, o pronti ad osservarmi per ogni mio più
piccolo
dettaglio solamente coricandoci nello stesso letto.
E
per tutto questo, andr
***
1-
11 – 1883, 221B di Baker Street, Londra.
Come volevasi dimostrare, non mi è stato possibile concludere le mie riflessioni, ieri sera, poiché cause di forza maggiore mi hanno strappato la stilografica di mano e mi hanno costretto a letto, in un groviglio di coperte e corpi caldi e sudati.
Quindi rettifico ciò che ho scritto ieri, preferendo riassumere il tutto con un nuovo titolo:
Motivi per cui dichiarare illegale il dottor John Hamish Watson.
Walking_Disaster corner:
Eccoci
qua, dopo solamente un giorno dalla mia ultima pubblicazione xD Mah,
che dire? Domani parto per tre giorni, ho dovuto fare le valigie, per
cui mi sono dovuta scordare la festa di Halloween. E allora mi sono
messa a scrivere e buttare giù un'idea che mi è
venuta in mente un
paio di giorni fa. In due orette ho fatto, alla fine è il
prodotto
finale, quindi pubblico.
Ovviamente
doveva essere qualcosa di simile, eppure mi è venuta
completamente
diversa. Ma mi piace, devo ammetterlo.
Ci
tengo a precisare che ho scelto una data a caso tra il 1878 (Uno
studio in rosso) e il 1890 (Il segno dei quattro – anche se
è la
data di pubblicazione), per indicare l'anno, di modo che non ci
fossero troppe Mary nel mezzo, matrimoni, cascate o chissà
cos'altro, ma onestamente conosco solo approssimativamente le date
precise degli avvenimenti di Sherlock Holmes, per cui se ci sono
errori non esitate a farmeli notare :)
Finisco col dire grazie
– come al solito – a tutti quelli che leggeranno ed
eventualmente
recensiranno!
...cazzo,
che NDA corte D: Di solito sono cose bibliche, invece stavolta...
bon,
meglio così xD
Au revoir.~
WD