Se state cercando una storia felice, allora non leggete la mia.
Il mio nome è Isabella ho 18 anni e sono stata spedita all’Accademia militare dopo la morte di mio padre un mese fa, da quel giorno anche la mia vita è finita, mia madre si è suicidata e l’unica cosa che ha impedito a me di seguirla è stato William il migliore amico di mio padre, il corpo dei Marines doveva parecchi favori a lui e mio padre così sono stata esiliata qui, in mezzo a tanti piccoli soldatini che credono la guerra sia la cosa più figa ed eccitante del modo e muoiono dalla voglia di essere convocati.
È notte, ho paura di addormentarmi, ogni volta che chiudo gli occhi sogno lui, lo vedo prima di partire per il raid, si sta armando sale sul furgone blindato, scende ed entra in un edificio, lo vedo toccare la tasca in cui era solito tenere una foto mia e di mamma poi accade tutto in fretta un’imboscata i ribelli sparano lo vedo sorridere prima che una raffica di mitra lo uccida cade a terra e sussurra un “ti voglio bene” prima di chiudere gli occhi.
Ogni volta mi sveglio urlando, ogni volta ricevo insulti dagli altri che cercano di dormire, ogni volta nascondo il volto nel cuscino cercando di soffocare i singhiozzi; così accadde anche quella notte ci fu qualcosa di diverso però: quando mi svegliai urlando un ragazzo corse al mio letto, mi afferro per il colletto del pigiama e mi sollevò di peso
-tappati quella bocca o ti picchio! –
-fallo – mi limitai a rispondere, magari se mi avrebbe fatto tanto male sarei andata dove c’era mio padre, sentii uno schiaffo colpirmi la guancia epoi arlò di nuovo
-di sotto c’è una stanza vuota, vai a dormire lì al limite ci trovi altri psicopatici come te, solo che loro sono appena tornati dall’Iraq stronza – mi lasciò, afferrai il cuscino e scesi al piano di sotto, nella stanza c’era solo un ragazzo, mi sdraiai nella branda accanto alla sua e mi riaddormentai.
Sognai di nuovo, mi raggomitolai fra l coperte quando lo vidi sfiorare la tasca, aspettai di sentire le urla, gli spari vedere lui cadere… invece sentii solo un urlo agghiacciante che mi svegliò, in quel momento fra il sonno  la veglia feci in tempo a vedere mio padre che mi sorrideva e mi sussurrava un “ti voglio bene” prima di scappare dal bunker e mettersi in salvo.
-che c’è? – chiesi al ragazzo sconvolto steso accanto a me, non rispose, feci come ero abituata con mio padre quando tornava sconvolto da una missione… lo abbracciai, sentii le sue braccia stringersi attorno al mio corpo, erano solide e muscolose, profumava di terra, fatica, coraggio e sangue; per qualche istante fu come se mio padre fosse lì e mi stesse abbracciando.
-la guerra resta dentro – si limitò a dire –tu invece come mai sei qui? –
-mio padre è morto, da allora lo sogno ogni notte, non riesco a capacitarmi del perché sia successo, io ero il suo compagno, nei Marines non si pensa mai a se stessi ma al proprio compagno, me lo aveva spiegato lui, lui pensava a me e io proteggevo lui; ho fallito – conclusi in singhiozzi –non sono stata capace di salvarlo di proteggerlo come lui faceva con me – mi strinse più forte
-ora sei il mio compagno – si limitò a dire, mantenne la parola, due mesi dopo partì per l’Afghanistan e tornò, alla terza missione in Iraq morì durante un reid notturno, la storia si ripeteva.
Mi arruolai due giorni dopo, il mese seguente partii per l’Iraq. Non tornai.
 
MY SPACE
SCUSATE SE QUESTA STORIA è ESTREMAMENTE DEPRIMENTE, MA HO APPENA TERMINATO DI VEDERE “HO CERCATO IL TUO NOME” E MI HA FATTO VENIRE IN MENTE QUESTA ONE-SHOT. DITEMI COSA NE PENSATE. UN BACIO.
KIKI XXX