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Autore: Foolishly    01/11/2013    3 recensioni
{MinaMana} {scritta con la collaborazione di nutellah} {triste | sentimentale}
La storia dovrebbe essere per domani, ma ok. Riguarda il padre di Minaho. (?)

«Lui mi capisce, c'è stato sempre quelle notti di incubi, quando non riuscivo a darmi pace per quello che era successo anche a distanza di anni... Credo ti sarebbe piaciuto conoscerlo, ora è cambiato, sorride ed è felice, così rende felice anche me.» L'arancione sapeva che il padre l'avrebbe capito, come faceva sempre quando era piccolo, come continuava a fare anche se indirettamente.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'll be there when you'll need me
 
2 novembre 2013.
Minaho Kazuto, un ragazzo di sedici anni amante dell'investigazione ed intuizione, si trovava nel cimitero del quartiere ed osservava con sguardo afflitto una tomba. Sulla tomba c'era inciso il nome Sakyou Minaho. In mano il ragazzo aveva dei fiori; anche se l'uomo era morto da tanto, la tomba era piena di essi e curata. Lo sguardo del ragazzo era afflitto, ma anche dolce, un misto tra tristezza e qualcosa vicino all'essere contenti. Quasi tutte le persone che passavano accanto a questa tomba, gettavano una rapida occhiata al ragazzo, come per osservare la sua reazione. «Ehm... ciao papà.» iniziò Minaho inginocchiandosi dinanzi ad essa e facendo un respiro profondo. «Sai, sono successe molte cose da quando... ecco, beh lo sai.»
Un'espressione amareggiata si dipinse sul volto del ragazzo.
 «La mamma sta bene, in salute come sempre, non sembrano passare gli anni per lei, ha sempre quel fantastico sorriso impresso sul volto, ogni volta che io e Manabe andiamo a trovarla è sempre raggiante...» Si fermò per riprendere fiato. «Ah, sì Manabe. Ti devo raccontare di lui..»
«Ecco... hai presente quello sport chiamato calcio? In pratica l'ho conosciuto tramite esso. Probabilmente ti starai chiedendo come ho fatto a giocare a calcio sebbene non è mai piaciuto molto, ma ora... beh, è una cosa difficile da spiegare. Ad ogni modo, il calcio è stato il mezzo tramite il quale ho conosciuto Manabe, che è un ragazzo fantastico.» iniziò a spiegare con una punta di gioia nella voce. «All'inizio, beh all'inizio mi sembrava uno di quei soliti ragazzi a cui non era mai mancato nulla, abituati ad avere tutto, quel che si dice "il classico figlio di papà". Poi però l'ho conosciuto meglio, e mi sono più volte scontrato con lui, volevo sapere il motivo del suo comportamento, volevo sapere perché era così chiuso in se stesso isolato dal mondo. In fondo sono figlio di un detective no?»
A quella sua affermazione, gli venne spontaneo sorridere. Adorava il lavoro di suo padre, ed ancora di più poter dire di essere il figlio.
Una donna che sostava presso una tomba lì vicino guardò Minaho con aria interessata: all'inizio pensò che fosse pazzo, nel parlare con una sepoltura, ma poco dopo sorrise capendo che no, non era pazzo, ma affranto e desideroso di sostegno.
«Beh, comunque ho capito il perché del suo comportamento, e ho deciso che l'avrei protetto, perché si protegge da tutti e tutto, ma la sua barriera è una barriera di vetro, un piccolo dubbio e crolla. Essenzialmente è così che ho cominciato a stargli sempre accanto e a lui questo non dispiaceva. Penso che nessuno gli abbia mai dimostrato di tenerci sul serio...» disse stringendo i fiori. «Comunque, pian piano ci siamo affezionati sempre più, e penso tu abbia capito cos'è successo alla fine, no?» Minaho sorrise malinconico: sì, ora era felice con Manabe, ma gli mancava il padre. A volte gli pareva di essere una specie di "copia", con il viola, di lui e sua madre, e questo contribuiva a rattristirlo.
«Lui mi capisce, c'è stato sempre quelle notti di incubi, quando non riuscivo a darmi pace per quello che era successo anche a distanza di anni... Credo ti sarebbe piaciuto conoscerlo, ora è cambiato, sorride ed è felice, così rende felice anche me.» L'arancione sapeva che il padre l'avrebbe capito, come faceva sempre quando era piccolo, come continuava a fare anche se indirettamente.
«Comunque, tu come stai? Va tutto bene lì in Paradiso?» domandò il ragazzo cercando di essere il più allegro possibile e nascondendo la sua malinconia. Poggiò lentamente i fuori che portava in grembo, accanto alla tomba di pietra, spostando tutti gli altri fiori che erano accanto ad essa.
«Le persone si ricordano ancora di lui.» pensò con un sorriso; tutto ciò lo rendeva davvero contento, anzi, fiero. Fiero di aver avuto, e perché no?, avere ancora, un padre come il suo.
Questi pensieri però rattristavano l'arancione, che riusciva a mascherare il dolore davanti agli altri, ma non davanti alla tomba del padre. Così, le lacrime cominciarono a solcargli il viso, una, due tre, come le gocce quando sta cominciando a piovere, sapeva che al padre non sarebbe piaciuto vederlo così, ma non riusciva a smettere. In lontananza si vide un altro ragazzo, più si avvicinava più si notavano i suoi capelli color lavanda. Quando l'arancione lo notò, cominciò ad asciugarsi le lacrime, per non farsi vedere.
«M-Manabe!» balbettò voltandosi verso di lui ed esibendo un sorriso stentato fra le lacrime che ancora gli solcavano il viso. «Cosa fai qui?»
«Stai piangendo?» chiese l'altro ignorando la domanda di Minaho.
«Cosa?» fece quest'ultimo preso alla sprovvista. «No, no, certo che no.»
Non gli sarebbe per nulla piaciuto mostrarsi debole agli occhi di Manabe, il suo tanto amato ragazzo, e dunque, sebbene fosse una cosa stupida, non gli rimase nient'altro che negare l'evidenza.
Manabe sapeva quanto Minaho tenesse a suo padre, sapeva quando gli mancasse, gliel'aveva detto, in quelle notti passate a parlare. Quindi, al ragazzo dai capelli color lavanda, non rimase altro che abbracciarlo, fargli sentire che con lui poteva sfogarsi, senza nascondere il dolore che provava, perché infondo stavano insieme, e dunque ridevano, scherzavano e soprattutto soffrivano insieme.
«Ehi, Minaho.» iniziò stringendolo forte a se e socchiudendo gli occhi. «Sappi che io ci sono, ok? Ci sono e ci sarò anche nel futuro. Ci sarò quando sarai triste, condividendo le lacrime con te; ci sarò quando sarei felice, ridendo insieme; ci sarò quando sarai insicuro, per aiutarti a compiere le scelte giuste; ci sarò quando avrai paura, per calmarti e fatti capire che tutto va bene; ci sarò quando avrai bisogno di me, d’accordo?»




nda:
...Sono
Michela ma nell'account di Arteda. AHAHAHAHA-
Sì, okay, boh, spiego brevemente:
stamattina alle otto tutti erano al Lucca ma noi no, e dunque abbiamo deciso di invadere l'Uzbekistan e cose del genere e sono tipo otto ore che chattiamo; così abbiamo deciso di co-scrivere ed ecco qui la fanfiction, che a dire il vero avremmo dovuto pubblicarla domani ma ok, eravamo euforiche e l'abbiamo pubblicata ora. (?)
Speriamo vi sia piaciuta, quanto a noi è piaciuto scriverla. c:
Arteda & Michela. 
  
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