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Autore: xDelilah_Morgan    01/11/2013    2 recensioni
- Ma io non voglio essere amato in altro modo. Voglio il tuo di amore perché, fidati, è più di quanto potessi mai desiderare. E non sei la mia palla al piede come io non sono la tua; siamo solo due persone che devono trasportare un enorme peso e riesce più facile se ci aiutiamo reciprocamente. Nessuno può farcela da solo, Boo. -
[It's Larry, babe.]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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For the first time.

 

He's all layed up in bed with a broken heart...

 

Harry se ne stava steso sul letto a fissare il vuoto perché sentiva solo quello. Ovunque. Una casa vuota, un letto vuoto, un cuore vuoto. Persino i suoi occhi erano vuoti: niente espressioni, niente luci, niente lacrime. Nella sua testa riecheggiavano ancora le urla di quel pomeriggio... “Ho fallito, smettila di ricordarmelo!”; “Una volta mi avresti capito.”; “Forse dovremmo prenderci una pausa, Harry...” . E poi la porta che si chiudeva alle sue spalle. Litigavano spesso negli ultimi mesi, Louis stava perdendo il suo lavoro ed Harry era ricaduto in depressione quindi erano entrambi tesi e non riuscivano a supportarsi a vicenda come facevano sempre. Non parlavano quasi mai e se lo facevano si urlavano contro per i motivi più assurdi. E quando non riuscivano a sfogarsi la loro relazione diventava un sottile nastro che si stava sfilacciando lentamente. Harry risentì il rumore della porta verde smeraldo che sbatteva e l'unica cosa a cui riusciva a paragonarlo era il rumore dell'ultimo filo del nastro che si spezzava.

 

While I'm drinkin' Jack all alone in my local bar.

 

– Portamene un altro, per favore. – Louis, arrampicato su uno sgabello di legno talmente sudicio da far schifo pure alle termiti, chiamò il barista alzando debolmente la mano. Fissò gli altri tre bicchieri di Jack vuoti che scintillavano sotto al neon scurito dalla polvere. – Ecco a te. – un uomo sulla cinquantina che somigliava ad un galeotto con tanto di cicatrice sulla guancia e tatuaggi su tutto il corpo gli porse un altro bicchiere e lui gli sfoderò un mezzo sorriso. L'uomo tornò ad asciugare i boccali di birra all'altro lato del bancone e Lou ingollò d'un fiato il drink tentando di affogare nell'alcol il viso di Harry coperto di lacrime che vedeva quasi ogni sera, quello del suo capo che gli spiegava con un lungo giro di parole che non era adatto a fare il manager di un'azienda, il litigio con il suo ragazzo e il momento in cui aveva abbandonato l'unica cosa a cui teneva davvero. E tentava di non sentirsi un povero fallito solo ed ubriaco. Ma senza Harry al suo fianco non poteva non esserlo.

 

And we don't know how...
how we got into this mad situation,
only doing things out of frustration.

Trying to make it work
but man, these times are hard

 

Harry si rigirò nelle coperte, voleva addormentarsi solo per illudersi del fatto che era tutto un brutto sogno. Che Louis stava per tornare a casa. Che avrebbe aperto la porta, avrebbe poggiato le chiavi sull'orribile tavolino nell'entrata che tanto adorava, si sarebbe tolto le scarpe che definiva “da damerino” e poi si sarebbe infilato nel letto accanto a lui, stringendolo a sé e cullandolo dolcemente. Ma Morfeo quella notte aveva deciso di prendersi la serata libera, lasciandolo a torturarsi con i ricordi. Come erano finiti in quella brutta situazione? Non ne aveva la più pallida idea; sapeva solo che la sua depressione dovuta alla perdita della madre lo aveva gettato in un baratro e che non poteva contare su Louis perché anche lui era nel suo abisso. Con uno stipendio solo si stentava ad andare avanti; fare il panettiere non era un lavoro remunerativo, bastava a malapena per pagare l'affitto e le bollette. Forse erano stati proprio i soldi ad aver rovinato tutto. Discutevano solo di quello, sempre immersi nei conti e nei solleciti di pagamento. Se poi a questo si aggiungeva il nervosismo, tutto iniziava a crollare. Da tempo sapevano che sarebbe andata a finire in quel modo, stavano solo aspettando il momento in cui “Harry e Louis” sarebbero diventati “Harry” e “Louis”, separati da una frana di tristezza, parole non dette, abbracci e conforto mancati, sorrisi spenti ed occhi che avevano smesso di cercarsi. Ed era difficile far funzionare qualcosa di tanto malconcio; era difficile tenere insieme quel nasto liso.

 

This mess is a god's test,
someone help us 'cause where doing our best.

 

Era tutto un tale casino. Sua nonna era solita ripetergli che ogni ostacolo che ci separa dalla felicità è Dio che vuole rafforzare la nostra anima e renderci dei combattenti. E forse aveva ragione, ma lui non credeva in Dio quindi si sentiva come se gli andasse tutto storto per il semplice motivo che non meritava di essere felice. Con trent'anni sulle spalle, quattro Jack che gli bollivano nello stomaco e il cuore a pezzi l'aveva abbandonato pure la Speranza. Chi poteva aiutarli a rimettere insieme i cocci? I loro migliori amici di certo non avrebbero capito la situazione, avevano smesso ormai da tempo di capirli. Sapevano solo dirgli “Si aggiusterà ogni cosa, vedrai.” E Lou in quel momento lo desiderava più di ogni altra cosa ma non si sentiva in grado di fare di meglio. Ad Harry non serviva una persona così: meritava qualcuno che lo aiutasse nei momenti bui, non che fuggisse alla prima difficoltà... qualcuno che affrontava le situazioni di petto, non che riusciva solo ad autocommiserarsi. Così ordinò un altro drink e cercò di non pensare.
 

He's in line at the door with his head held high


Sbuffò sonoramente mettendosi a sedere sul materasso freddo e diventato all'improvviso la cosa più scomoda del mondo. Non riusciva a dormire quindi doveva trovare un modo per risolvere quella situazione. Doveva smettere di prendersela a male, sua madre ora stava meglio... aveva smesso di soffrire. Doveva smettere di piangersi addosso ed iniziare a prendere delle decisioni, giuste o sbagliate che siano, per essere felice. Doveva trovare Louis per mettere a posto le cose, convincerlo a tornare a casa e cercare insieme una soluzione. Si infilò un paio di jeans ed una felpa trovati a caso nell'armadio e cercò il cappotto. Voleva uscire di lì e prendere in mano la sua vita, non era più uno spettatore, era il protagonista, gli era servito perdere la cosa più importante che aveva per capirlo. Quando uscì dalla porta si sentì riempito di una nuova forza. Si sentì fiducioso, sentì di potercela fare.

 

Well i just lost my job, but didn't lose my pride

 

Anche il quinto bicchiere finì e dopo quello partivano, come al solito, le riflessioni. Si sa: gli uomini da sobri parlano di cose idiote mentre da sbronzi diventano filosofi, poeti e grandi pensatori. Forse il suo fallimento era dovuto non alla sfortuna ma alla sua poca motivazione. Faceva sempre lo stretto indispensabile se una cosa non lo appassionava e il lavoro manageriale non era di certo la sua occupazione dei sogni. Avrebbe trovato un lavoro che gli piaceva e che, possibilmente, gli metteva in tasca qualcosa. Non aveva più un lavoro, certo, ma ancora aveva il suo orgoglio e gli bastava per rialzarsi dalla polvere... prima o poi. Ed avrebbe augurato il meglio ad Harry per l'inizio della sua nuova vita senza di lui. Non voleva essergli d'intralcio nella sua corsa verso la felicità; lo voleva vedere sorridente con al fianco la persona giusta per lui anche se non era quello che voleva per sé. Ma a volte si deve fare la scelta più giusta. E questa quasi mai corrisponde a quella che rende felici. Un avventore del bar dell'ultimo minuto aprì la porta che cigolò alle spalle di Lou. Non si curò di vedere chi fosse l'ennesimo pazzo che alle due del mattino ancora non stava dormendo, nella Sala del Biliardo alla destra del bancone ce n'erano in quantità. Non scostò nemmeno lo sguardo dalla fila di bicchieri vuoti finché lo sgabello accanto al suo non scricchiolò, avvertendolo che qualcuno si era seduto al suo fianco.

 

And we are gonna stop by drinking all cheap bottles of wine,
sit talking up all night.

 

– Un bicchiere di vino, per favore. – chiese Harry al barista. Lou lo guardò con gli occhi lucidi e le labbra curvate all'ingiù, pietosamente appollaiato su quella scomoda seduta. E, vedendo gli occhi verdi dell'altro cercare l'azzurro dei suoi, sentì uno strano calore espandersi lentamente dallo stomaco e non era per via della vasodilatazione. L'uomo gli porse una banale imitazione di un calice da vino pieno di un liquido rossastro e se ne tornò nella sua “tana” ad asciugare lo stesso boccale che ormai strofinava da più di mezz'ora. – Possiamo cominciare tutto daccapo? Tornare a quando eravamo liberi e senza alcun pensiero e non oppressi da tutta la responsabilità che portano le relazioni? A quando ancora eravamo noi due contro il mondo, noi due che ci nascondevamo per rubarci un bacio e che dormivamo abbracciati quando pioveva, noi due che pensavamo all'amore e non ai soldi. Noi due, “Harry e Louis”. Non voglio dormire in un letto vuoto, né stanotte né mai. – mormorò il riccio sorseggiando quel vino da quattro soldi che sapeva di ben poco. – Non sei felice con me, Hazza. Io dovrei essere la tua roccia, non la tua palla al piede. Devi trovare qualcun'altro che ti ami come meriti. – Lou tornò a fissare il legno del bancone mentre il calore iniziava a scemare, lasciando il posto al vuoto che meritava di sentire dentro di sé. – Ma io non voglio essere amato in altro modo. Voglio il tuo di amore perché, fidati, è più di quanto potessi mai desiderare. E non sei la mia palla al piede come io non sono la tua; siamo solo due persone che devono trasportare un enorme peso e riesce più facile se ci aiutiamo reciprocamente. Nessuno può farcela da solo, Boo. – il castano sentì lo stomaco attorcigliarsi: lo aveva chiamato anche lui con il suo vecchio soprannome.

 

We're smiling but we're close to tears,
even after all these years
we just now got the feeling that we're meeting
for the first time

 

Tutto intorno a loro si bloccò. Nella testa di Lou si rincorrevano le immagini di tutte le volte in cui l'aveva chiamato in quel modo. Boo. Il suo Boo Bear. E lui era il suo Hazza. Il riccio aveva maledettamente ragione: nessuno attraversava con successo i momenti bui senza qualcuno al proprio fianco, senza una spalla su cui piangere e qualcuno pronto ad ascoltarti anche se racconti milioni di volte le stesse cose, anche se già sa tutto, anche se ti ripeti fino alla nausea. I suoi ricordi erano così vividi che tutte le cose che aveva provato in quei momenti lo travolsero come una valanga. Si sentì talmente tanto felice e al sicuro che scoppiò a piangere silenziosamente. Harry se ne accorse e gli posò la mano sulla spalla. Sapeva bene come si sentiva, anche lui in quelle tre lettere ricordò centinaia di istanti. Sorrisi, sguardi, baci, abbracci e lacrime. – Ti amo così tanto... – mormorò il ragazzo asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. – Anche io. Torniamocene a casa ora... questo vino è tremendo. – l'altro gli prese la mano e lasciò i soldi sul bancone assieme ai bicchieri e al calice vuoti. Louis intrecciò le loro dita e mosse alcuni passi incerti verso la porta. Si reggeva a malapena sulle gambe ma continuò a camminare perché accanto aveva chi avrebbe frenato la sua caduta. E dopo ben sei anni passati insieme entrambi si sentirono come dopo il primo “Ti amo” perché il tempo era passato ma quello che c'era tra di loro no. Ed insieme alla mano dell'altro, i due afferrarono le estremità del nastro e le riallacciarono insieme. 


*Angoletto dell'autrice*
Questa è... beh, non lo so di preciso ma avevo in testa questa canzone da giorni e i miei feelings Larry mi hanno spinto a scrivere 'sta roba qua. È la mia fanfic di ritorno dall'ombra quindi non trattatemi male, sono mesi che non riprendo carta e penna in mano quindi diciamo che sono parecchio arrugginita. 
Questa è per F, il Boo del mio Hazza, "Lover" del mio "Mine". Forever yours, Dede ♥

  
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