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Autore: Beads and Flowers    01/11/2013    1 recensioni
Una voce chiama Myrlene sulla montagna, durante le giornate di pioggia. A casa, sua sorella Jehanne l'aspetta in silenzio, pregando Dio di essere perdonata per un peccato che ha segnato la sua nascita.
Le due gemelle, tanto belle quanto odiate, passano le loro giornate ignorando il dolore, i colpi che il padre infligge a Jehanne, la violenza e la paura impressa nei sogni di Myrlene. Ignorano. Ignorano le innumerevoli ingiustizie che sconvolgono la loro vita, i segni che sembrano preannunciare una disgrazia, le terribili visioni che riporteranno alla luce antichi segreti.
Ignorano. Promettono. Pregano.
Ma la segreta volontà dell'Ondina le incatena ad un promessa dimenticata.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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 6. Il Prezzo

Shteyt a bocher, shteyt un tracht,
tracht un tracht a gantze nacht.
Vemen tsu nemen un nit far shemen,
vemen tsu nemen un nit far shemen.


'Tumbalalaika', canzone popolare Russo-Ebrea
 


 “Allora, come pensate di procedere con Estienne?”
 Alexiane era venuta fin su dal paese, quella Domenica, per parlare con le gemelle. Le sorelle le avevano subito confidato i cambiamenti che avevano apportato al piano originale, eliminando completamente Tyerns Izvor e la sua unione con Myrlene dalla scena. Al suo posto, la presenza giovane e solare di Estienne avrebbe permesso alle ragazze di essere ancora ben viste dalla società in cui erano cresciute, senza essere costrette ad abbandonare la loro casa.
 “E’ un buon piano, quello di sedurre il ragazzo. Ma devi essere certa al cento per cento che sia perso per te, Myrlene. Avrai una sola possibilità con lui. Se per caso dovessi fallire, non potrai fare affidamento sulla carità di nessuno: entrambe conoscete le opinioni di Litanie sul vostro conto. Tu devi essere prudente, ragazza mia, e riflettere bene sulle parole che userai quando gli proporrai la cosa.”
 “Lo so bene. D’altro canto, ultimamente sono stata così costretta a mentire che sono diventata un’attrice provetta. E’ strano, ma è diventato quasi facile per me.”
 “Chi l’avrebbe mai detto! Una santarellina come una delle due gemelle che mente come una cospiratrice!”
 Le due amiche risero a quel paragone, che ai loro occhi appariva tanto irreale. Invece Jehanne abbassò semplicemente il capo sul fondo del pozzo, da cui stava attingendo l’acqua per lavare i pavimenti. Sapeva dei sacrifici che Myrlene stava affrontando per salvarla. Non pensava di meritare tanto.
 “Pensavo di frequentarlo per dargli dei bei momenti, per fargli capire che la mia presenza non potrebbe portargli altro che piacere e bei ricordi. Sono sicura che sia quello che si aspetta dal matrimonio. Una ragazza giovane e bella, gentile, che può farlo sentire come una specie di cavaliere giunto dal nulla per salvare me e Jehanne. Be’, in un certo senso è vero, se ci salveremo sarà solo grazie a lui. Ma dovrò fare in modo che tragga soddisfazione dalla sua posizione nei nostri confronti. Non deve pensare alle conseguenze che la nostra unione potrebbe portare. Voglio che sia completamente accecato dal suo ruolo di salvatore, come un Santo che scende dal Paradiso per aiutare i deboli e i soppressi.
 “Perché desideri questo, Myrlene?” chiese Jehanne, al colmo della meraviglia.
 “Perché Estienne è un uomo, cara sorellina, e come tutti gli uomini vuole che gli altri gli siano grati. Lo vedo nei suoi occhi: non è diverso. Vuole l’onore e l’ammirazione per ogni suo atto, è ciò che desidera più di ogni altra cosa.”
 “Ben detto, ragazza!” rise con gusto Alexiane.
 “A proposito, sono delle settimane che non vedo lo straniero. Ora che ci penso, l’ultima volta che l’ho incontrato è stato proprio il giorno in cui te l’ho affidato, Myrlene. Che fine ha fatto?”
 Le due ragazze non risposero. La verità era che non lo sapevano, e non lo volevano sapere.
 Da quando l’alchimista aveva sussurrato quelle minacce misteriose all’orecchio di Myrlene, era sparito senza lasciare alcuna traccia. Gli strumenti che aveva condotto con sé dalle sue terre lontane erano scomparsi, nulla di ciò che aveva lasciato nella stalla era ancora lì quando le due sorelle erano andate a controllare. Myrlene non l’aveva incontrato durante le sue passeggiate nel bosco o mentre lavorava, non ne aveva avuto notizie dagli altri abitanti del villaggio.
 Ma non intendeva farsi domande sul suo conto. Per quanto la riguardava quell’uomo non era mai esistito.
 
 
 Ora la ragazza scendeva spesso a Litanie, lasciando a malincuore Jehanne a casa per trascorrere un po’ di tempo da sola con Estienne. I due ragazzi si concordavano per un appuntamento lungo la strada bianca e, con la scusa di vendere qualche fiore o un cestello di funghi, passavano un’intera mattinata al paese. Qui, non appena riuscivano a mettere insieme qualche soldo da portare a casa come prova del loro impegno, entravano nella taverna di Alexiane per fare colazione insieme. A volte scendevano fino ai campi ai piedi del monte e rubavano le castagne dei contadini più anziani, ridendo di quelle piccole avventure e sfoggiando come trofei manciate intere di frutta secca.
 Ma il tempo passava e il ventre di Jehanne cresceva. Myrlene non poteva concedersi il lusso di continuare a fare la bambina alla presenza di Estienne, era necessario agire. Aveva un piano. Era avventato, forse un po’ infantile, ma era l’unico modo. Poteva significare una vittoria schiacciante sul destino o la perdita di ogni cosa, persino la vita delle due gemelle. Probabilmente, se si fossero sparse le voci sulla condizione di sua sorella, l’ira dei paesani non si sarebbe abbattuta solo sul Vecchio Amis. Jehanne era sempre stata una storpiatura per il villaggio. E solo perché quella storpiatura aveva un bel volto, nulla toglieva alla sua natura di mostro. Il villaggio avrebbe lacerato le carni del suo bambino, per poi lasciare che fosse il dolore a ucciderne la madre. Questo lei non poteva permetterlo.
 Il piano poteva funzionare, ma era stato ormai rimandato a lungo. La gravidanza era già al secondo mese, e sulla povera figura scarna di Jehanne quel ventre morbido e leggermente prominente era troppo sospettoso. Myrlene invitò Estienne per passeggiare con lei lungo i sentieri del bosco, per parlare e raccogliere legna da vendere.
 Quella mattina la ragazza indossò una mantella piuttosto lunga e pesante. Durante la notte c’era stata la prima nevicata dell’anno e l’intero paesaggio era sprofondato nel sonno più candido. Respirando quell’aria pura e pungente, Myrlene si disse che Dio le aveva mandato il segno di un mutamento. Doveva essere così. Era l’inizio di un tempo nuovo, in cui tutto sarebbe cambiato.
 Prima di uscire passò dalla camera di Jehanne. La ragazza dormiva sul suo letto, i capelli sciolti, le mani  avvolte attorno al grembo. Se ne stava raggomitolata tra le coperte, come per difendersi dal mondo esterno a quel calore. Il mondo esterno: un posto terribile, che voleva separarla da tutto ciò che aveva di più caro. Era la sua punizione per essere una donna maledetta. Nascere era stato il suo primo peccato, ed ora doveva espiarlo con la vita.
 Myrlene si chinò per lasciarle un bacio sulla fronte.
 Faccio tutto questo per te, si disse. Solo per te.
 Uscì nel freddo del mattino. Aveva ripreso a nevicare, faceva freddo. Le voci che la chiamavano verso la montagna avevano ripreso a cantare. Ma la loro voce era più debole, forse perché l’acqua che scendeva dal cielo era mista all’aria invernale. Non era che un lieve mormorio: era facile da ignorare. Da quando le voci l’avevano assalita al suo incontro con Tyerns Izvor, Myrlene era stata decisa a tutto pur di allontanare da sé quella natura inquieta e soprannaturale. Non poteva più fidarsi di quelli che un tempo aveva creduto angeli, che tutti chiamavano fate, ma che in realtà erano demoni. Per questo non si sarebbe più recata al ruscello, non sarebbe più uscita nei giorni di pioggia. A volte era difficile resistere al richiamo, c’erano momenti in cui le voci gridavano con tale insistenza da procurarle dolore. Ma se questo voleva dire crescere e liberarsi delle storie che giravano sul suo conto, avrebbe semplicemente ucciso due passeri con una pietra sola. Doveva farlo. In fondo, chi poteva desiderare una moglie posseduta? Resistere avrebbe solo migliorato le cose con Estienne.
 Si presentò puntualmente al luogo dell’appuntamento e lo trovò già lì, che realizzava un bastone da passeggio. Lui la salutò con un sorriso e le mostrò il regalo che aveva realizzato per lei. Aveva intagliato nel legno centinaia di piccoli scoiattoli che correvano in cerchio lungo il bastone. Alcuni tenevano in mano delle noci. Non appena li vide, Myrlene scoppiò a ridere.
 “Ma non sembrano scoiattoli!” disse.
 “Dici davvero?”
 “Non sono mai stata più seria: sembrano dei bambini grassi che giocano a palla.”
 “Non sei molto carina” disse Estienne, ma anche lui rideva. Rideva e rideva come se ubriaco e a disagio, felice nel suo imbarazzo immotivato. Continuarono a ridere e lui le prese una mano. Myrlene capì che anche lui era pronto, non aveva senso continuare ad aspettare.
 “Estienne” disse “Io ti amo.”
 Il ragazzo abbassò lo sguardo sulle loro impronte nella neve. Sul viso era rimasta l’ombra del suo sorriso, volata via nel vento invernale. Faceva veramente molto freddo.
 “Ti amo, Estienne. Ti amo più di qualsiasi altra cosa.”
 “E’ lo stesso per me. Anche io ti amo. Ho voglia di te, Myrlene.”
 “Voglio essere felice al tuo fianco.”
 “Lo sarai. Posso provvedere a te, devi solo accettare la mia mano. Ma mi pare di capire che non ci sia alcun problema, vero? Sei pronta ad accettarmi. Ne sono felice, questo rende tutto meno complicato. Sei stata gentile a dirmelo.”
 Il suo sorriso era raggiante. Strinse la mano che reggeva tra le sue, e si chinò su di lei. Ma non poteva permetterglielo, Myrlene fu costretta a fermarlo. Era ancora troppo presto per cantar vittoria. Doveva essere certa di avere il ragazzo tra le sue mani. Doveva accettarsi di essere al sicuro.
 “No, Estienne, aspetta. Ti prego. Io non posso sposarti.”
 “Che cosa? Ma perché?”
 Era sorpreso, questo era chiaro. Forse era riuscita persino a ferirlo. I suoi grandi occhi da cucciolo avrebbero impietosito qualsiasi donna al villaggio, tanto era forte la loro preghiera. Ma ora non erano altro che un ostacolo da superare.
 Concentrati.
 “Perché non posso essere felice senza Jehanne.”
 “L’andremo a trovare quando vorrai. E’ difficile abbandonare la casa paterna, lo posso capire, ma non puoi lasciarmi. Questo lo puoi capire anche tu. Come faresti a vivere senza di me? Hai bisogno di un uomo, Myrlene. Non puoi sopravvivere a questo mondo senza rinunciare ad un matrimonio, e tu stessa hai confessato il tuo amore per me. E’ perfetto. Possiamo sposarci anche il prossimo mese, se lo desideri. Sai che non puoi fare a meno di me.”
 Se tu morissi, non verserei lacrime. Sei tu che non puoi fare a meno di me.
 “Hai ragione, Estienne. Non sono nulla senza di te.”
 “Vedo che sai ascoltare la ragione. Questo mi piace. Temevo che, siccome non fai altro che frequentare quella poco di buono di Alexiane, anche tu avessi strane idee in testa. Quella donna sa mentire. E’ pericolosa, e fa girare strane voci sul tuo conto. Va in giro a dire che sei pazza, che quando piove scappi sui monti per danzare con gli spiriti, che strappi alle donne i loro mariti per dormire con loro. Ma io sapevo che erano tutte bugie. So che in te non c’è nulla di malvagio.”
 “Come hai saputo che è stata Alexiane a far girare queste voci sul mio conto?”
 “E’ stata mia sorella Georgette a dirmelo.”
 Georgette, naturalmente. Era una ragazza troppo bella e troppo amata per essere considerata una pettegola. Aveva un bel sorriso e modi gentili. Avrebbe ingannato persino il diavolo, quando sfoggiava il suo vestitino della Domenica, quello azzurro che metteva in risalto i suoi occhioni da cerbiatta. Nessuno poteva immaginare che odiasse alla follia Myrlene per essere più bella di lei. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di metterla in cattiva luce.
 “In effetti, Georgette è veramente una ragazza accorta. Sono felice che si fidi di me, ma sono ancora più contenta della tua fiducia, Estienne. Il tuo parere mi sta molto a cuore, lo sai.”
 “Allora, è un sì?”
 “Dipende. Come ti ho detto prima, non posso lasciare mia sorella sapendo che vive nel dolore e nella sofferenza. I sensi di colpa sarebbero troppo acuti da sopportare.”
 “Ma cosa dici? Perché parli di Jehanne in questo modo?”
 Un respiro. Ora non poteva più tornare indietro.
 “Nostro padre la violenta.”
 Il gelo bruciava sulle sue guance. Il mormorio della neve si agitava nel suo cuore: perché non riusciva ad ignorarlo, neanche ora?
 “E’ incinta. Da lei nascerà un figlio che sarà anche suo fratello. Io voglio proteggerla, non posso lasciarla al suo destino. La amo troppo per abbandonarla, per lasciare al suo destino un nipote che presto verrà ad un mondo troppo crudele per accoglierlo. Ti prego di capire quello che provo, Estienne. Sei la mia unica speranza.”
 Ora era lei a cercare la sua mano. Non appena la strinse ebbe il desiderio di piangere. Le sue lacrime caddero al suolo, lasciando solchi che imitavano le ombre dei bucaneve. Chi avrebbe mai detto che Myrlene sarebbe stata un’attrice tanto dotata?
 “Ti prego, Estienne. Aiutami.”
 Si portò la mano del giovane al viso, curandosi di bagnarla delle sue lacrime. Trattenne il respiro per imitare un sospiro di dolore. Emise dei gemiti che interruppe subito, per mimare i singhiozzi. Sentì la mano tra le sue che tremava di pietà.
 “Non piangere, Myrlene. Ti prego, non piangere.”
 Lui l’abbracciò teneramente per calmarla. Lasciarsi andare, ed allo stesso tempo stringere con passione il corpo tra le sue braccia, era particolarmente difficile. Eppure Myrlene era costretta a premere il suo corpo contro quello del ragazzo.  Premere forte, forte, con tutta la forza che possedeva, accendendo in lui il desiderio addormentato.
 “Ti prego, ti prego. Non lasciarci.”
 “No. No, certo che no. Ascoltami, Myrlene: io ti amo. Ti terrò al mio fianco fino alla fine, non permetterò a nessuno di fare del male a te o a tua sorella. Sono qui. Sono qui per proteggerti e lo sarò sempre. Te lo prometto, Myrlene. Non vi abbandonerò.”
 “Oh, Estienne! Estienne! Dammi un bacio.”
 Il ragazzo si chinò su di lei, stringendo con forza maggiore il suo corpo. Lo strinse con tanta forza da farle male. Ma Myrlene non disse nulla. Quando sentì quelle labbra rudi e cariche di passione che la costringevano ad aprirsi a lui, non poté far altro che chiudere gli occhi e resistere alla paura. Sapeva benissimo che cosa stava per accadere. La cosa terribile era che avrebbe sofferto, e soffrire era sempre stato lo scopo della sua missione.
 Accadde velocemente. Lui la costrinse a stendersi sulla neve. Le aveva lasciato il suo mantello perché non si bagnasse troppo.  Quando lei avvertì l’aria gelida sulle gambe nude, pensò a Jehanne. Pensò al suo volto, al suo sorriso tranquillo, alle dita della sua mano. Sapeva che non poteva essere la stessa cosa.
 Il dolore fu atroce.
 Lei pianse, e pensò a Dio. Voleva vomitare.
 Le nebbie nascondevano il Sole, ma lei si sentì comunque osservata e giudicata. Ogni cosa aveva un paio d’occhi, tutti avevano guardato. Gli alberi, il ruscello, la neve: non era altro che una puttana per ciascuno di loro. Avrebbe voluto bruciare tutto, distruggere quel mondo sporco e rivoltante. Voleva uccidere suo padre, l’alchimista, l’uomo sopra di lei. Voleva suicidarsi.
 Quando ebbero finito, Estienne si alzò e la salutò con un bacio. Sorrideva come un bambino molto stupido. Se ne andò via barcollando e gongolando di piacere. Era disgustoso. Grande, muscoloso e idiota: sembrava un toro troppo ammalato per essere portato al macello. Lei si asciugò le lacrime e si alzò tremando, cercando di sopportare il dolore. Il sangue le macchiava le cosce. Prese un po’ di neve tra le mani e cercò di ripulirsi quanto più poteva. Quando ebbe finito prese la strada verso casa, ed ogni passo era una fitta al cuore.
 Era strano. Non sentiva più le voci nella sua mente.
 Era così strano. Insopportabile.
 Le voci non c’erano più.
 Erano morte nel vento.
 
 
 “Vecchio Amis, voglio sposare tua figlia.”
 “Non posso dartela, è ancora troppo giovane. E’ il mio conforto nella vecchiaia, è sempre al mio fianco, è bella e ubbidisce ai miei ordini. E’ il dono che Dio mi ha mandato quando mi ha sottratto mia moglie. Certo, non possono esserci paragoni tra lei e quella stupida di sua sorella. Per averla dovrai passare sul mio cadavere.”
 “E’ lei a volermi, Vecchio Amis.”
 Dal pozzo, Myrlene e Jehanne cercavano di capire quello che i due uomini si dicevano nei pressi della stalla. Per l’occasione Estienne si era lavato i capelli e aveva indossato una camicia nuova, bianca e di lavata di fresco. Sorrideva timidamente alla risolutezza del vecchio nel negargli una vittoria semplice. Se voleva Myrlene, avrebbe dovuto lottare.
 “Saprai che io e lei ci conosciamo sin da piccini. Giocavo spesso con lei e le regalavo dei piccoli doni. Ero suo amico.”
 “Un amico non è un marito.”
 “Posso mantenerla con il mio lavoro e la mia terra. Ti prometto che con me non soffrirà la fame.”
 “Un ragazzo che gioca alle bambole con delle bambine non è un uomo.”
 “Sono il cacciatore più esperto del villaggio. Certo, ti ricorderai del cinghiale dell’anno scorso. L’ho ucciso io, da solo: una freccia nella testa. Sfido chiunque a fare altrettanto.”
 “Sei vanitoso.”
 “E’ il mio miglior pregio.”
 Il Vecchio Amis parve esitare. Jehanne cercò la mano della sorella e la strinse. Entrambe trattenevano il fiato.
 “Non posso offrirle una dote. Non potrei darti niente di più che qualche pecora e le cose della ragazza: le federe e i lenzuoli, il vestito del matrimonio di sua madre, i tesori di poco valore che tiene nella sua stanza. Non ne ricaverai altro che pochi soldi, che non ti sarebbero sufficienti neanche per pagare la cerimonia.”
 “Ho già parlato con Myrlene riguardo a questo. Siamo disposti a rinunciare alla dote e ad una cerimonia elaborata. Mia madre le preparerà un corredo. C’è solo una condizione che vorrei proporti, Vecchio Amis. Ne resterai sorpreso, ma sono sicuro che potrai certamente vederne i lati positivi se saprai rifletterci bene sopra.”
 “Dimmi di che si tratta. Sto ascoltando.”
 “Voglio sposare Myrlene e condurla via con me. Lei accetterà, a patto che sua sorella Jehanne venga con lei nella sua nuova casa.”
 Il Vecchio Amis parve sorpreso. Si portò pensosamente una mano al mento, cercando di concentrarsi.
 “Non capisco, ragazzo. Dove vuoi andare a parare? Perché dovrei permetterti di portarmi via entrambe le mie figlie, allo stesso tempo? Solo un pazzo starebbe a questo genere di patti. Come farò a mandare avanti la casa?”
 “Rifletti, Vecchio Amis, rifletti. Chi sposerebbe mai quella strana ragazza? E’ nata senza un braccio, ha il viso scarno e pallido come se fosse malata. E’ tanto magra da sembrare uno spirito, i suoi occhi sono così neri e profondi da mettere in soggezione chiunque incroci il suo sguardo. E’ brutta. Nessuno la vuole.”
 Il padre delle gemelle non rispose.
 “La prendo per pura compassione e per l’affetto che la mia amata nutre nei suoi confronti. Credo che questa sia la soluzione migliore per tutti noi. Se non te ne liberi, porterai una croce insopportabile per il resto della vita.”
 Un lampo attraversò lo sguardo annebbiato del vecchio.
 “E’ pur sempre mia figlia. E’ roba mia, chi ti da’ il diritto di decidere cosa voglio o non voglio fare delle mie cose?”
 “Non pensavo che tenessi tanto a lei.”
 “Non ci tengo. Vorrei che fosse stata lei a morire, non sua madre.”
 “Posso capirlo. Ma allora che cosa t’impedisce di darla a me?”
 “Una questione di principio. Inoltre, la casa diventerà un porcile senza una donna a ripulirla.”
 “Se vuoi ti manderò le ragazze ogni giorno per qualche ora, per fare le pulizie e prepararti un pasto caldo. Mi sembra una proposta ragionevole.”
 L’uomo abbassò il capo, assorto. Sapeva di essere stato sconfitto. Il peso degli anni sembrava gravare improvvisamente su di lui, lasciandolo senza forze. Era troppo vecchio e stanco per continuare a lottare contro quel ragazzo, così giovane e bello. Senza dubbio aveva incantato il cuore di sua figlia, che non poteva vivere senza la sorella.
 Ricordava ancora i giorni quando, molti anni fa, le vedeva giocare e cantare accanto al pozzo. Indossavano bellissime coroncine di fiori intrecciate da loro, cantavano e giravano su se stesse fino a cadere a terra con una risata. Erano così belle. Myrlene era così bella. Era così dannatamente bella che lui non aveva mai avuto il coraggio di toccarla. Sarebbe stato come violentare un angelo. L’unico modo in cui era stato in grado di dare sfogo alla sua voglia era Jehanne: senza il suo corpo scheletrico e nodoso, tanto brutto da dargli la nausea, sarebbe sicuramente esploso dal desiderio per la gemella.
 Ma il suo piccolo angelo, quella visione benedetta mandata d Dio aveva continuato a cantare e ballare nel suo giardino, donandogli i suoi sorrisi più belli. Il Vecchio Amis aveva sempre saputo che un giorno se ne sarebbe dovuto separare. Gli era stato detto tutto il giorno della sua nascita, ma non aveva immaginato che sarebbe accaduto così presto. Be’, il giorno era arrivato.
 “Myrlene, vieni qui.”
 La ragazza strinse la mano della gemella, lasciandola con una carezza. Si avvicinò ai due uomini tenendo lo sguardo fisso a terra, senza parlare o sorridere. Quel che sarebbe stato, lei avrebbe dovuto accettarlo.
 “Oggi questo ragazzo è venuto da me per chiedere la tua mano.”
 Nessuna risposta. Non ancora.
 “Guardalo. Ti piace?”
 “Sì, papà” ma non aveva alzato lo sguardo.
 “Vi sposerete la prossima settimana. Domani mattina ti recherai da lui per iniziare i preparativi. Ti lascerò in dote il vestito bianco di tua madre e le lenzuola meno ruvide. Spero che tu sia felice al suo fianco, bambina mia, ma anche tu conosci quanto la vita sia insidiosa. Non aspettarti la felicità. Quella non posso lasciartela in dote.”
 La ragazza annuì e, trattenendo il disgusto, abbracciò il genitore con un sorriso. Invece alzò appena gli occhi sul suo futuro marito, ringraziandolo velocemente con lo sguardo.
 “Ah, e un’altra cosa. Jehanne verrà con te. So che il pensiero di entrare in una nuova casa ti rende timida. Posso capirlo, quindi consideralo un mio regalo di nozze.”
 “Ti ringrazio, papà.”
 “Va bene. Ma sappiate che al posto della ragazza non vi donerò neanche una pecora. Di questo potete stare sicuri.”



Angolo dell'Autrice

Ehilà! Buon Samhain a tutti voi (cerca di evitare abilmente il fatto che non ha aggiornato dall'inizio di Settembre).
Dunque dunque dunque, che dire? Mi piacerebbe tantissimo sentire come a vostro parere sta procedendo la storia, se le situazioni sono gestite bene (oppure se sono caduta nel ridicolo, come temo), se forse dovrei cambiare qualcosa, se va bene, male, si no e ni, se volete il dolce o il salato e se vi piacciono gli unicorni. Comunque, grazie a tutti voi per la vostra attenzione e per la vostra pazienza, e un grazie speciale a DreamNini che è sempre al mio fianco con una parola gentile.
Questa è la (splendida) canzone citata a inizio capitolo.

http://www.youtube.com/watch?v=_k1x1TJG5Sg

Massì, già che ci sto faccio anche un po' di pubblicità al film che figura nel video: 'Prendimi l'Anima' è un film meraviglioso, anche se dal titolo potrebbe sembrare un cinepanettone. Fidatevi, in realtà merita tutti gli onori di un film da Oscar. :)
Spero di aggiornare al più presto (tanto un ritardo peggiore di questo non potrò mai realizzarlo... furono le sue ultime parole famose).
Un bacione a tutti voi,
Beads.
   
 
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