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Autore: Dragonfly_    01/11/2013    1 recensioni
“Andiamo Lou, se continui così sai come andrà a finire” disse, con un sorrisetto malizioso.
“E chi ti dice che non voglia farla finire così?” lo provocai.
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Credo che per ora dovresti andartene da casa mia, Louis – riconobbi la voce del riccio, e mi voltai di scatto. Aveva i capelli scompigliati e la faccia pallida. – “Almeno fino a quando le cose non si risolveranno” aggiunse.
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Harry cantava, e sapevo che lo stava facendo veramente col cuore. Aveva ragione, non c’era proprio nulla come me e lui insieme, nulla.
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“Per sempre, promettimelo” sussurrò dolcemente al mio orecchio.
“Per sempre, promesso” risposi, accarezzandogli la guancia e facendo affondare il mio indice in una delle sue adorabili fossette.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nothing like us.

Non c'è niente come me e te,
insieme.
 

“Dai Lou, smettila” mi urlava Harry, mentre io gli facevo il solletico.
Si dimenava, i ricci gli molleggiavano di qua e di là, gli occhi verdi erano incastonati nei miei. Sorrideva, e ai lati della bocca gli spuntavano quelle due adorabili fossette.
“Seriamente Lou, smettila o me la faccio addosso” mi supplicava.
Volendo evitare di dover cambiare le lenzuola, smisi di infastidirlo. Lui mi sorrise, in segno di gratitudine,  e prima di correre verso il bagno, mi lasciò un piccolo bacio sulla guancia.
Sospirando, mi sdraiai sul letto e iniziai a canticchiare un motivetto sentito alla tv poco prima.
Quando tornò in camera, si accoccolò vicino a me. Iniziai ad attorcigliare le mie dita fra i suoi ricci, e a lasciargli qualche bacio umido sul collo.
“Andiamo Lou, se continui così sai come andrà a finire” disse, con un sorrisetto malizioso.
“E chi ti dice che non voglia farla finire così?” lo provocai.
Prima che potesse rispondere, sentii il mio telefono squillare. Alzai gli occhi al cielo appena notai il nome apparso sul display: “Nick”, il nostro capo manager, quello a cui andava attribuita la causa di tutto questo.
“Pronto” risposi, con voce altamente scocciata.
“Ciao Louis, senti, devi uscire con Eleanor oggi; io chiamerò i fotografi, qualche bacio e carezza in più del solito non vi farà male – iniziò - visto che le Larry shippers stanno aumentando assolutamente troppo per i nostri gusti; dobbiamo fare in modo di farli cambiare idea, sono stato chiaro?” finì con voce rude.
“Si, chiarissimo. A che ora devo passare a prenderla?” domandai.
“Fra mezz’ora, fai veloce” rispose sbrigativamente, chiudendo la chiamata.
Ero visibilmente seccato, ed Harry, a quanto pareva, l’aveva capito.
“Dai Lou, non andare” mi supplicava, facendo gli occhioni dolci.
Lo guardai, e per quanto avessi voluto restare con lui, non potevo. Cosa sarebbe successo se non mi fossi presentato? I fotografi oramai erano stati già chiamati, Eleanor era stata avvisata, era troppo tardi per disdire tutto. Lui però non sembrava voler mollare la presa, e continuava ad insistere.
“Andiamo Louis, prima o poi dovremo ribellarci a tutto questo – disse – o hai intenzione di rimanere nell’ombra fino a quando non scadrà il contratto? Vuoi farmi credere che resisterai altri quattro anni? Che negherai il tuo amore per me per ancora tutto questo tempo?” sbottò.
Ero arrabbiato, veramente arrabbiato. Come poteva credere che tutto questo mi divertisse? Iniziai ad urlare, ancora più forte di lui: “Smettila di fare il bambino Harry, ed apri gli occhi! Non possiamo fare un coming out senza nessun programma, senza esserci organizzati almeno un po’. Non posso non presentarmi ad un impegno di lavoro perché tu sei geloso, lo capisci?” sputai.
Potevo vedere la rabbia nei suoi occhi, ma di certo non sarebbe stato uno sciocco bambino viziato ad impedirmi di fare il mio lavoro. Tutto questo faceva male anche a me, ma andava fatto.
Andai in bagno a sistemarmi i capelli e lavarmi la faccia, indossai le prime due cose che trovai nell’armadio, presi la giacca e corsi al piano di sotto, sbattendo rumorosamente la porta.
Arrivato davanti a casa di Eleanor, suonai al campanello.
Una ragazza dai capelli castani e gli occhi marroni mi aprì, sorridente. Aveva una camicetta a quadri e dei pantaloni stretti bianchi, ai piedi le sue amate Jimmy Choo.
“Ehy Lou, tutto bene?” mi chiese, probabilmente dovevo avere un aspetto orrendo, visto che durante il tragitto non avevo fatto altro che piangere per via della litigata.
“Ho avuto una discussione con Harry prima di uscire – spiegai – si è arrabbiato perché non ho lasciato perdere “l’appuntamento” e non sono rimasto a casa con lui” conclusi.
Lei mi fissò, e sorrise amorevolmente.
“Vedi, nascondere tutto questo è più difficile per lui.  E’ più piccolo,  fa più fatica a sopportare tutta questa messinscena” disse, fissando l’orologio.
“Tra poco dovrebbero arrivare i fotografi” mi avvertì, prendendomi la mano.
Gliela strinsi con malavoglia, e non feci in tempo a scostarmi un ciuffo ribelle cadutomi davanti agli occhi, che i flash e i click delle macchine fotografiche iniziarono ad accecarmi.
Facemmo finta di baciarci più volte, anche se erano solo baci di scena; niente di vero, insomma.
Le accarezzai i capelli, la abbracciai, finsi di sussurrarle ti amo e tutte le altre cose che farebbero normalmente due fidanzati.
Spesso mi chiedevo come mai le nostre fans non si fossero accorte che fingevo, come non avessero capito che la storia tra me ed Eleanor è solo una balla, lei è mia amica, sì, mi fa ridere, ma nulla a che vedere con quello che mi fa provare Harry. A proposito di quest’ultimo, appena i fotografi furono stati pagati per andarsene, composi il suo numero e chiamai. Uno squillo, due, tre, non rispondeva.
Che si fosse veramente arrabbiato?
Che gli fosse successo qualcosa?
Salutai tutti di fretta, salii in macchina e corsi a casa. Frugai nelle tasche, alla disperata ricerca delle chiavi. Mi ricordai di averle lasciate sul comodino in camera mia, così usai quelle che tenevamo nascoste sotto lo zerbino.  Feci scattare la serratura, e, appena entrato, notai tre valigie una di fianco all’altra.
“Sono le tue valigie, credo che per ora dovresti andartene da casa mia, Louis – riconobbi la voce del riccio, e mi voltai di scatto. Aveva i capelli scompigliati e la faccia pallida. – “Almeno fino a quando le cose non si risolveranno” aggiunse.
“Harry, dici sul serio?” domandai, incredulo di quel suo ragionamento.
Insomma, a tutte le coppie capita di litigare, ma questo non porta mai uno dei due a fare le valigie e cacciare di casa l’altro, no?
Lui mi guardò, muovendo il capo in segno di assenso. Una lacrima gli rigò il viso, ed io mi trattenni dall’istinto di prenderlo tra le mie braccia e sussurragli che tutto andava bene all’orecchio.
 
Due settimane dopo..
Erano ormai due settimane che vivevo nel mio appartamento bianco e monotono; provavo  spesso a chiamare Harry, ma alla fine finivo sempre per riattaccare prima che il telefono potesse caricare la chiamata. Ascoltavo ripetitivamente alla radio “Nothing like us” di Justin Bieber, era la nostra canzone, a volte passavamo interi pomeriggi a cantarla insieme, e sentirla mi faceva credere che in un certo senso lui fosse lì con me.
Da parte sua, nessun messaggio, nessuna telefonata, nessuna lettera.
Mi alzai alle sette, con il rumore del campanello al piano di sotto che suonava incessantemente.
Mi sollevai dal letto svogliatamente e infilai di fretta i pantaloni, sistemai velocemente i capelli e mi sciacquai la faccia, giusto per rendermi presentabile.
Dopo una corsa giù per le scale, andai ad aprire.

“Lately I’ve been thinkin’, thinkin’ ’bout what we had
I know it was hard, it was all that we knew, yeah.”

 


Un ragazzo riccio, con gli occhi verdi ed una voce angelica stava cantando sul ciglio della porta.
Si fermò, e capii che toccava a me continuare.

Have you been drinkin’, to take all the pain away?
I wish that I could give you what you, deserve
‘Cause nothing could ever, ever replace you
Nothing can make me feel like you do.

 

Cantai, rendendomi conto di quanto il testo della “nostra” canzone si adattasse con la situazione attuale. Conoscevo Harry, per sfogarsi aveva sicuramente bevuto, ma doveva sapere che nulla, nessuno, avrebbe mai potuto sostituirlo.
 
There’s nothing like us, there’s nothing like you and me
Together through the storm.
There’s nothing like us, there’s nothing like you and me
Together.

 

Harry cantava, e sapevo che lo stava facendo veramente col cuore. Aveva ragione, non c’era proprio nulla come me e lui insieme, nulla
.
You know I’m used to making your day.
But that is the past now, we didn’t last now
Guess that this is meant to be.
Tell me was it worth it? We were so perfect.

 

Finì la strofa, con la voce rotta dal pianto.
Sapeva, sapeva che lo amavo, che eravamo perfetti insieme, eppure eravamo riusciti a litigare.
Ma avremmo fatto pace, avremmo affrontato tutto, anche le tempeste.
Gli corsi incontro e lo abbracciai, asciugandogli le lacrime e baciandolo dolcemente sulla bocca.
Lui fece lo stesso, e mi prese la mano.
“Per sempre, promettimelo” sussurrò dolcemente al mio orecchio.
“Per sempre, promesso” risposi, accarezzandogli la guancia e facendo affondare il mio indice in una delle sue adorabili fossette.

 

Eeeei bellezze c:

I’m coming AHAHA.
Allora, premettendo che è la mia prima one shot Larry, siate buone con me c:
Ora vi saluto, recensite, sia positivamente che negativamente, voglio davvero migliorarmi.
Sa xx
  
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