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Autore: MrsSilviaHoran    01/11/2013    3 recensioni
Dal 1° capitolo:
Tolsi i tacchi e corsi in mezzo alla strada ma non mi accorsi di una macchina che stava passando.
Mi cadderò le scarpe dalle mani.
Una luce mi abbagliò.
Sentivo che la mia ora sarebbe appena venuta.
Tutto stava andando storto, tutto.
Stavo per caso morendo?
****
Dal 5° capitolo:
Rimasi lì per ancora pochi minuti, giusto il tempo per finire quello che avevo ordinato.
Era strano forte quel ragazzo, ma almeno sembrava simpatico.
Finita tutta la colazione, raccolsi le mie cose e uscì dal locale.
D’ora in poi sarei sempre venuta qui, il luogo del nostro piccolo incidente.
****
Questo è il mio trailer: https://www.youtube.com/watch?v=RlmAEwEtzgA&feature=c4-overview&list=UUMf44fstPuhXUJw3HTz1YQg
Se vi ho incuriosito entrate e scoprite...XD
Baci, -S
Genere: Drammatico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo

-Stevenson in presidenza, subito!- gracchiò quella stupida della prof. di matematica.
Cazzo, solo perché non avevo fatto i compiti di aritmetica…un’altra volta.
-Non si preoccupi conosco la strada-le rivolgo uno dei sorrisi più tirati e falsi possibili ed esco da quel manicomio.
 I corridoi a quell’ora erano completamente vuoti, d’altronde sono tutti a lezione.
Bene, all’ora per la stanza del preside si va a destra, sinistra, destra ,dritto, sinistra, destra e poi la prima porta del corridoio è la presidenza…cazzo questa scuola è peggio di un labirinto!
- My heart's a stereo 
It beats for your, so listen close 
Hear my thoughts in every note 

Make me your radio 
Turn me up when you feel low 
This melody was meant for you 
Just sing along to my stereo- sto canticchiando la prima canzone che mi passa per la testa.
Sento solo il ticchettio dei miei tacchi e la mia voce per i corridoi.
Eccoci arrivati. Entro con naturalezza, tanto ormai la preside mi conosce.
-Cos’hai fatto stavolta, Marg…-la interrompo subito.
-La prego non mi chiami anche lei con il mio primo nome, lo sa che lo odio!-la sgridai.
-Si si, allora cosa hai fatto stavolta, Nicole!-mi chiese calcando il mio nome.
-Non ho fatto i compiti di matematica-dissi semplicemente, lasciandomi cadere sulla poltrona davanti alla cattedra.
-Nicole, quando capirai che dovrai studiare?-mi chiese sconsolata.
Ehm ehm…mai?!
-Si si Merilyn, ora mi dica cosa stava facendo prima che arrivassi?-chiesi cercando di aggirare l’argomento “scuola”.
-Niente, stavo solo guardando dove potrei mandarvi in gita. Aiutami, io non so cosa piace a voi ragazzi.- mi supplicò. Come potevo dire di no a questa vecchietta.
Mi alzai e mi avvicinai alla sua poltroncina avvicinandone un’altra.
-Vada un po’ in là, per favore- le chiesi cortesemente, lei era l’unica docente con cui andavo d’accordo in questa scuola.
Allora allora allora…vediamo qua.
Roma…no troppo piena di musei…
Madrid…troppi musei…
Berlino…troppo tedesco…
New York…troppo caos…
Venezia…troppo poco caos…
Rio…troppe ragazze…
Parigi…troppo…troppo…troppo bello!
-Merilyn, guardi! Parigi! La prego possiamo andare a Parigi! La prego, la prego, la prego! Quella è la città dell’amore!- la pregai e, se ve lo starete chiedendo, anch’io sotto la mia scorza di scaricatrice di porto ho femminilità!
-Ottima idea, Marg…Nicole- si complimentò correggendo subito il mio nome.
-Vedo che impara in fretta- dissi mentre le davo leggeri colpetti sulla testa, come ai cani.
A un tratto suonò la campanella.
Merda merda merda merda eh! Merda merda merda merda eh!
-Vai, Nicole, altrimenti farai tardi- mi disse seria.
-La prego, non mi lasci andare!- la supplicai alzandomi e attaccandomi alla cattedra.
-No, adesso vai!- mi urlò contro.
Misi il broncio e uscì dalla presidenza.
Mi diressi verso il mio armadietto e aspettai che arrivasse la mia migliore amica, si io ho una migliore amica anche se non studio!
Intanto vi parlo di me, tanto c’è poco da dire.
Mi chiamo Margaret Nicole Stevenson, 16 anni, occhi azzurri, capelli castano/biondi, niente di che.
Sono una ragazza abbastanza riservata, ma con chi mi sta a cuore sono diversa.
Dopo la morte di mio nonno, costruii un muro invisibile che mi proteggeva dagli altri, solo la mia amica l’ha oltrepassato.
Vivo vicino Londra.
Ho una sorellina più piccola, ha sei anni, lei è la mia vita.
I miei genitori si sono separati e da allora sto con mia madre, lei cerca di occuparsi per il meglio di noi, è stupenda.
Finalmente arriva quella scansafatiche della mia migliore amica, lei si chiama  Penelope Catherine Owen, preferisce essere chiamata Catherine.
-Finalmente sei arrivata! La prof. ti aveva per caso rapita, sequestrata, incenerita?!-domandai a raffica urlandole contro.
-Calmina, calmina scusa se sono in ritar…che cosa?! Incenerita?! Perché?!-
-Beh, sai…ha…gli occhi…cattiva…si boh hai capito?!-
-No, Nicole non ho capito ma tu non devi dirmi qualcosa?-
-Io, pff no- gesticolai.
-Marg…-
La interruppi.
-Ok, ok…beh…io…non…nonhofattodinuovoicomopitidimatematica-dissi tutto d’un fiato.
-Tu cosa?! Quando capirai che dovrai metterti a studiare-
-Come hai fatto ha capirmi?!-
-Parli sempre cosi quindi ho imparato la tua lingua ma…Ehi! Non cambiare discorso! Perché non studi?!-
Suonò la campanella, Dio per una volta mi vuole bene.
-Ciao ciao-dissi cercando di scappare.
-Ehm ehm…guarda che abbiamo lezione insieme-mi avvertì.
Marda, Dio perché mi vuoi male?!
-Si si, ok. Dopo però ti devo raccontare una cosa-
Insieme ci dirigemmo nell’aula di chimica.
Sì, sì, Sì, EVVIVA LA CHIMICA! L’adoro solo perché non facciamo nienteeeeeeeee, yuppi.
Yuppi yuppi ah EH, yuppi yuppi ah EH!
No, ok. Mi fa male stare con la preside. Sembra tanto vecchia e decrepita ma una volta l’ho sorpresa a limonare con il bidello, non dormo ancora la notte.
Prendemmo posto dietro vicino alla finestra.
-Cosa dovevi dirmi?- mi chiese KitCat, è un nomignolo che le avevo inventato quando mangiava sempre KitKat.
-KitCat, stasera incontro Matt- dissi sottovoce.
-Matt, quel Matt?!- mi chiese.
-Sì, Matt il mio ragazzo, chi senno?-
-Buh, ci sono tanti Matt al mondo-
-Ok ma quanti ne conosco io?-
-Va bene, hai ragione tu-
Fummo interrotte dall’arrivo del prof.
-Buongiorno ragazzi, adesso io devo fare una cosa, starò via per una decina di minuti. Non fatemi saltare il laboratorio- così detto se ne uscì.
Ne approfittai per uscire il mio telefono e mostrare i messaggi di Matt.
 
Quella sera, avevo finito di mangiare e sparecchiare presto quindi andai subito in camera.
Mi stesi sul letto, accesi l’iPod e ascoltai un po’ di canzoni degli One Direction.
Ad un tratto il mio cellulare incominciò a vibrare.
Un messaggio.
Lo aprii, era Matt, il mio ragazzo. Con lui ero diversa, più femminile.
Da: Matt <3
Domani sera usciamo.
Tesoro, metti un bel vestito,
sarà una serata elegante.
Ti amo.
 
Poche volte Matt mi faceva queste sorprese ma ne fui felice.
A: Matt<3
Ok, vi vediamo domani sera.
Non vedo l’ora!
 
-Oddio, che tenero!-urlò Cat.
-Ma sei rincoglionita?!-
-No, sono Catherine, piacere-
E sarei io la pazza?!
-Sei da manicomio!- esclamai.
-Senti chi parla- mise il broncio e si girò.
-Dai, sai che scherzavo- dissi abbracciandola da dietro.
-Sì, lo so. Volevo solo farmi coccolare.
Passammo tutta l’ora a parlare e del prof neanche traccia.
Suonò la campanella.
Cat aveva letteratura ed io avevo ginnastica.
La salutai e mi catapultai sul mio armadietto a prendere la borsa e mi diressi in palestra.
-Avanti, andate a cambiarvi. Sbrigatevi!- urlò la prof.Turrisi.
Andai subito negli spogliatoi e mi misi i pantaloncini blu scuro e la canotta bianca.
-Ragazzi, oggi correremo per 15 minuti-ci informò “la strega”.
Incominciammo a correre.
Finì presto anche quell’ora, per fortuna.
Arrivò presto anche l’una e così l’uscita da scuola.
All’uscita trovai Cat.
-KitCat oggi vieni a casa mia, mi devi consigliare.-dissi.
-Ok, lo faccio solo per il buon gusto-
Ci incamminammo verso casa, mangiammo e passammo tutto il pomeriggio a provare abiti.
Lo trovai, l’abito regalatomi da mia nonna. Era verde e nero, bellissimo.
Presi anche delle scarpe con il tacco verdi e una pochette verde.
Mancavano pochi minuti all’appuntamento e Cat se ne andò.
Subito dopo Matt suonò il campanello.
-Ciao tesoro- mi salutò.
-Ciao amore, come stai?-
-Bene grazie ma tu sei…wow…sei favolosa.- mi disse facendomi fare una piroetta.
-Grazie, anche tu sei bellissimo.-
Infatti, indossava dei jeans neri attillati, un maglioncino azzurro e i capelli biondi erano tirati su con il gel.
-Bene adesso possiamo andare?- mi chiese.
-Si si, aspetta un attimo.- andai in cucina.
-Ciao mamma, io esco.-
-Ok, ma non rientrare troppo tardi. Ciao-
Ritornai da Matt e partimmo per il ristorante.
Arrivammo in fretta.
Era un ristorante italiano.
Era bellissimo, c’erano candele ovunque.
Il caminetto era accesso, i tavoli erano apparecchiati e c’era una stupenda vista dal nostro posto.
-Ti piace, Nicole?- mi chiese.
-Se mi piace? Beh…è…è…stupendo- rivelai. Nei suoi occhi si accese una luce.
Ci portarono i menù e ordinammo.
Mangiammo, bevendo molto vino, soprattutto lui.
Pagammo il conto e uscimmo.
Lui incominciò a baciarmi il collo, poi la bocca. Desiderava di più.
Incominciava a stringermi e a passare le sue mani sul mio corpo.
Poi…poi sentii che si slacciava la cintura dei pantaloni.
-Matt che cosa fai?- chiesi proccupata.
-Sta zitta, voglio divertirmi.-
-Matt, fermati. Non voglio- m’impuntai cercando di spingerlo via.
Lui strinse ancora di più la presa.
Mi tirò su la gonna ed incominciò a palparmi il sedere.
Non volevo.
-Matt! Lasciami, mi fai male!-gli urlai contro.
Non si fermò anzi, incominciò a strusciarsi di più.
-Matt, basta-
Niente.
-Matt-
-Sta zitta puttana- mi tappò la bocca con una mano.
Le lacrime incominciarono a scendermi dagli occhi, per la prima volta nella mia vita non mi ero sentita più fragile di adesso.
Presi coraggio, non volevo che la mia prima volta fosse in un lurido parcheggio.
Gli tirai un calcio nelle parti basse, lui si portò subito le mani  lì e gemette.
Ne approfittai per scappare, le lacrime si ostinavano a non fermarsi, il trucco era colato, il mio cuore era…rotto, la mia anima era…rotta.
Tolsi i tacchi e corsi in mezzo alla strada ma non mi accorsi di una macchina che stava passando.
Mi cadderò le scarpe dalle mani.
Una luce mi abbagliò.
Sentivo che la mia ora sarebbe appena venuta.
Tutto stava andando storto, tutto.
Stavo per caso morendo?
 

Hello!

Buona sera, vorrei incominciare a dirvi che visto le altre storie non vi sono piaciute me ne venuta in mente un'altra.

Adesso parliamo della storia...allora Nicole è con il suo ragazzo, un pochino tanto ubriaco, lui tenta di violentarla e lei scappa ma, e dico ma, va in strada e...
scopriamolo alla prossima puntata.
Speriamo di non avervi annoiato, perchè si, so di aver scritto un macigno e velocemente, ma solo i primi capitoli saranno così, giuro.


 
  
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