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Autore: HooliganStory    02/11/2013    2 recensioni
"Viviamo in una giungla, Destiny. In questa giungla ci sono prede e predatori e, ti dirò, se non impari a cacciare, rimarrai per sempre una preda. Ma in questo caso, solo in questo caso, ti assicuro che saper cacciare non ti basterà. Sei nella giungla, nella mia giungla. E in questa giungla non puoi fuggire."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Si rannicchiò tra le coperte, con accanto Bingley, stringendo a se un cuscino per evitare che le lacrime vincessero del tutto. Non che già non ne avesse versate, ma si ripeteva che piangere fino allo sfinimento non avrebbe cambiato la situazione.

"Perché è tutto così difficile?"

Sussurrava tra i singhiozzi, voltandosi verso il soffitto e sospirando. Portò le mani alle guance, cancellando le righe del mascara colato con una veloce carezza, per poi sfregarle. D'un tratto si tirò su, lanciando un pugno sul materasso, che lo fece rimbalzare delicatamente. Si portò indietro i capelli e guardò il soffitto, chiudendo gli occhi e sospirando.

"Basta piangere. Davvero,basta."  Pensò, alzandosi e appoggiando le mani sul vetro della finestra appannata.

Lasciò il segno dei suoi polpastrelli su essa, calando le mani senza staccarle. Poi si allontanò violentemente, facendo leva sul bordo di legno che la contornava.  Afferrò una maglietta dal suo armadio, un pantalone appartenente ad una tuta e si infilò le vans. Si diede una breve occhiata allo specchio, cancellando i residui di trucco sciolto e poi si catapultò fuori dalla porta, scendendo le scale. Bingley al suo seguito, spaventato nel rivedere la signora Moore e di ricevere un altro rimprovero. Destiny prese il guinzaglio di quest'ultimo dall'attaccapanni.

"Vado a portare fuori Bingley!"

Urlò dalla soglia della porta. Sua madre si affacciò dalla cucina -"A quest'ora?"- disse, osservando il suo orologio da polso sporco di farina, con la quale stava preparando una torta.
-"Sono solo le dieci.."

-"Appunto, sono le dieci e tu domani hai scuola. Al massimo resta qui nei dintorni, ok?" 

Annuì, aprendo la porta e abbassandosi per legare il guinzaglio al collare.
****
Il freddo pizzicava sulla sua pelle coperta solo da una leggera maglietta a maniche lunghe, mentre Bingley, tranquillo, si accingeva a mangiare un pò di erba di un'aiuola vicina.
Lo liberò dal guinzaglio, lasciandolo scorrazzare qui e lì. Si sedette su una panchina, guardandosi in giro e sfregando velocemente una mano con l'altra per riscaldarle. Osservò Bingley mentre strisciava le unghie su di un lembo di terra. Poi, in lontananza, notò un ragazzo illuminato da un lampione. Camminava con le mani in tasca, poco vicino al ciglio della strada. Strizzò ulteriormente gli occhi, le pareva di averlo già visto.
Distinse una capigliatura afro, sarebbe bastatas a capire di chi si trattasse: Peter Hernandez, uno dei fighetti della scuola.
Abbassò lo sguardo, non voleva essere riconosciuta, così infilò la mano in tasca cercando di estrarre il cellulare e fingere di usarlo. Constatò poco dopo di averlo dimenticato sulla scrivania.
Sospirò, lanciando un'occhiata al ragazzo che lentamente si stava avvicinando. Fece un gesto a Bingley, cercò di farlo avvicinare, ma in quel preciso istante il cane corse verso Peter, ponendo le zampe anteriori sulle sue ginocchia e cominciando a scodinzolare.
Destiny storse le labbra, pensando che il ragazzo avrebbe reagito in malo modo.
Si avvicinò in fetta, scusandosi e tirando delicatamente Bingley dal collare per farlo scendere. Peter, per tutta risposta a dispetto di ciò che lei credeva, si abbassò e cominciò ad accarezzarlo, dicendole che non c'era nessun problema ed esordendo anche con
"E' un cane davvero socievole!".  Si alzò poi dalla posizione, sistemandosi la camicia che fuoriusciva dai jeans.

-"Sei della Roosvelt anche tu?"

Chiese, abozzando un sorriso. Gli sembrava di riconoscerla, oppure voleva solo un aiuto a migliorare i suoi voti? Non era la prima volta che qualcuno fingeva simpatia solamente per farsi passare i compiti in classe, Destiny era abituata.

"Si, sono della Roosvelt. Nella tua stessa classe di chimica, tra l'altro..."

Affermò, abbassando gli occhi sull'asfalto. Lui esitò per un momento, poi ebbe come uno scatto di "eureka!", focalizzando finalmente chi lei fosse.

-"Terzo banco sulla sinistra, giusto? Accanto a Ginny Torres?"

Annuì, abbassandosi per legare nuovamente il guinzaglio al collare dell'animale.

-"Si, sono io.. Come conosci Ginny?"

-"Un mio amico non fa altro che parlare di lei ahah.. Quindi tu sei Destiny!"

Si alzò, allargando le braccia ed abozzando un sorrisetto falso -"Così sembra..!".

-"Ti direi come mi chiamo, ma credo che tu già lo sappia ahah."

Esordì Peter. Perfetto, stava cominciando la sua fase d'antipatia e di ego gonfiato quanto un pallone spudoratamente messo in mostra. Destiny inarcò le sopracciglia, cominciando a camminare con lui al suo fianco, che nel frattempo infilò nuovamente le mani in tasca.

-"Perché dovrei saperlo?"

-"Beh, lo sa quasi tutta la scuola ahah"

Si fermò, voltandosi verso di lui e storcendo nuovamente le labbra per poi sfoggiare un ghigno di derisione, incrociando le braccia.

-"Beh"- Cominciò, imitando la maniera in cui il ragazzo precedentemente aveva affermato la citazione -"Io non sono tutta la scuola, potrei anche non sapere della tua esistenza."

Peter colse al volo la sfida di sguardi e sarcasmo che Destiny gli stava lanciando, puntando i piedi al suolo e incrociando le braccia proprio come lei, scimmiottandola.

-"Se tu non sapessi della mia esistenza, non potresti affermare che sono nella tua classe di chimica, o sbaglio?"

La ragazza si zittì, cercando di aprire la bocca tentando di rispondere a tono, ma sul momento niente di abbastanza sarcastico le percorse la mente. Solamente lasciò cadere le sue braccia sui fianchi e si morse le labbra, irritata.

-"Esattamente! Adesso scusami, ma dovrei andare a casa.. E' stato un piacere conoscerti, Destiny."

Sogghignò, allontanandosi con passo deciso.
Poi si fermò, si voltò nuovamente e disse a voce alta
:"Comunque sono Peter Hernandez, nel caso non sapessi della mia esistenza!" 
Portò la sua mano alla fronte e con due dita imitò un saluto militare, per poi voltarsi nuovamente e sparire sotto la luce dei lampioni che illuminavano a mala pena la strada.

"Idiota pieno di se."

Sussurrò Destiny, incamminandosi di nuovo verso casa sua, sentendosi la perdente della sfida del sarcasmo. Ma che le poteva importare in effetti? Purtroppo, il pensiero fisso rimaneva Shane, non poteva perdere tempo con un tipo che aveva definito un pallone gonfiato, un egoista, un idiota.. Ma anche estremamente carino, nonostante non le importasse. Non ancora. 

  
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