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Autore: MissKeroro16    02/11/2013    1 recensioni
Written in these walls are the stories that i can’t explain.
She told me in the morning she don’t feel the same about us in her bones
it seems to me that when i die these words will be written on my stone.
the ground beneath my feet is open wide
the way that i been holdin’ on too tight
with nothing in between
The story of my life I take her home
I drive all night to keep her warm and time
Is frozen (the story of, the story of)
Written on these walls are the colors that i can’t change
leave my heart open but it stays right here in its cage.
And i been waiting for this time to come around
but baby running after you is like chasing the clouds
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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The stories that I can't EXPLAIN




Zayn's POV
Una giornata noiosa. Era cominciata come una semplice giornata di novembre qui a Londra.

Ero ritornato dopo tre anni per la prima volta quel giorno, e iniziavo già a pentirmene amaramente.

Era passato tanto tempo e faceva male come quella volta.

Ricordavo la neve, ricordavo il freddo. Lo stesso freddo che mi aveva conquistato e mai mi aveva abbandonato. Ero diventato indifferente, ero diventato insensibile. La mia musica ne aveva risentito amaramente, almeno all'inizio quando non riuscivo a dividere la mia vita privata dal lavoro. Salivo sul palco, cantavo e stonavo. Il pubblico si agitava comunque ed io rimanevo lì spettatore di una vita che non mi rispecchiava più.

Lei era andata via. Una mattina come quella scura, che prometteva pioggia se non neve lei aveva deciso di lasciare vuota, la casa che insieme avevamo costruito, lasciandosi dietro i nostri sogni e un amaro in bocca che non ero mai riuscito a togliermi. Anche in quel momento potevo sentirlo stuzzicarmi la parte posteriore della lingua, istigandomi a vomitare.

Ma tirare fuori il dolore in quel modo non era servito a nulla. Ogni volta che pensavo di essermene liberato, trovavo per casa un suo oggetto e tutto ricominciava. I flashback, la sensazione di perdita, la sensazione di vuoto, il bisogno che non potevo soddisfare e la rabbia.

Ancora ricordavo le sue mani, la sera prima che si defilasse, accarezzarmi il petto e dirmi che ero tutto quello che aveva. Dirmi che se mai ci fosse stata una possibilità di rinascere, sarebbe esattamente rinata nel suo corpo, solo perché avrebbe avuto la certezza di rincontrarmi.

I suoi capelli erano sparsi sul cuscino, le sue dita si districavano sul groviglio dei pochi tatuaggi che avevo mentre io sorridevo come un imbecille convinto che quello che avevo in quel momento non mi avrebbe mai lasciato.

Da quell'istante la dimensione di inchiostro sul mio corpo era aumentata, si era espansa come avrebbe fatto un buco nero, lo stesso che ormai abitava la mia anima.

Lei era stata tutto, quando pensavo di non meritare nulla.

Lei era stata il nulla, quando avevo bisogno di non sentire.

Lei era stata il mio motivo per tutto, quando credevo di vivere solo in funzione di un paio di ragazzine strillanti.

Quella domenica era sparita e non l'avevo più sentita.

Era andata via senza un motivo. Mi ero svegliato e lei semplicemente non c'era. Avevo rovistato la casa da cima a fondo, l'avevo chiamata al cellulare, ero persino uscito di casa con la macchina per cercare di trovarla, senza contare la lunga corsa all'aeroporto.

Nessun biglietto, nessuna certezza che stesse bene, solo un cuore infranto con cui fare i conti.

Solo il mio stupido ottimismo spezzato come un ignobile fuscello. Non ero mai stato un tipo fragile, finché non mi ero ritrovato in casa a condividere con l'eco delle mie pareti la mia solitudine.

Stavo stringendo il volante con così tanta forza che nemmeno mi accorsi di avere le nocche completamente bianche. Allentai la tensione distraendomi da quel pensiero. Diventavo sempre intrattabile quando mi lasciavo pervadere dai ricordi, lei ormai era una storia chiusa. Non esisteva più. Era diventata un fantasma, come la mia felicità. E non sarebbe tornata indietro nemmeno se ci avessi pensato intensamente. Non ero nemmeno più sicuro di volerla vedere di nuovo.

Non ero sicuro di quello che le avrei potuto fare e mi terrorizzava ogni giorno quel pensiero.

Le avrei fatto male, le avrei fatto male almeno la metà di quanto ne aveva fatto a me.

Mi passai una mano tra i capelli per allentare la tensione e schiacciai sull'acceleratore, convinto che un po' di velocità mi avrebbe fatto bene invece.

Quasi sobbalzai quando i miei occhi si fermarono su una figura imbacuccata dalla testa ai piedi.

Indossava un lungo cappotto, una sciarpa di lana e un capello stile beanie. I guanti stretti attorno ad una tazza di caffè fumante, gli occhi socchiusi a scrutare la via che le si parava d'avanti. Poi il cielo. Poi nella mia direzione. Inchiodai bruscamente e per poco non passai con il rosso. Sentii le pastiglie dei freni sfregare contro le ruote in maniera così violenta che fui sobbalzato in avanti, ma non smisi di guardarla.

Slacciai la cintura e senza premurarmi di indossare qualcosa, uscii dalla macchina affrontando il freddo con tanta di quella spavalderia che avrei potuto scriverci una canzone.

La verità però era che non ero impavido, ero semplicemente noncurante. Il caos delle mie emozioni mi stava facendo impazzire, mi sentivo più lunatico del solito e avevo persino paura di quello che avrei fatto.

Il destino doveva divertirsi tanto visto che fino a poco tempo fa i miei pensieri erano rivolti proprio a quella ragazza che se ne stava lì con gli occhi sgranati e la bocca che formava una linea diritta. L'unico straccio di reazione lo ritrovai nel modo in cui stringeva il cartone che aveva tra le mani. Tanto forte che tremava.

Attraversai la strada e ringraziai che fosse troppo sconvolta per iniziare a correre via da me. Non capiva nemmeno lei cosa ci facessi lì, perché ero corso da lei. Dallo sguardo nei suoi occhi sentivo tutto il dubbio che provava, tutta la paura per la mia reazione.

Voleva andare via di lì solo non poteva. Non poteva lei così come non potevo io. Eravamo per la prima volta dopo tanto insieme e nessuno dei due era disposto a lasciarsi scivolare le proprie sensazioni trattandole come se fossero normali. Io sentivo la testa che girava alla ricerca di qualcosa da dire. Un ronzio fastidioso era l'unica risposta che aleggiava nel mio cervello. Copriva tutti i miei pensieri e mi impediva di pensare.

''Zayn..'' iniziò lei rompendo il corso dei miei pensieri. La sua voce era cambiata, lei era cambiata. Non riuscivo a trovare nemmeno un straccio di prova che i sentimenti che aveva provato per me, fossero ancora lì.

Vedevo solo i suoi capelli che si erano allungati nel corso del tempo, raggiungendole lo stomaco, i suoi occhi che si erano fatti più freddi. Non c'era nessuna traccia della luce che li aveva animati quando l'avevo fatta ridere. Le sue labbra erano colorate di un rosso così acceso da sembrare sangue. La mia piccola Conny non avrebbe mai nascosto la sua carne sotto qualcosa. Non si sarebbe mai rifugiata dietro una maschera. Eppure quella ragazza impaurita, piccola come la ricordavo e bella anche più dei miei ricordi, stava lì e mi guardava con una voglia matta di andarsene mille chilometri via da me. Questa volta però non sarebbe successo. L'avrei trascinata a forza verso casa mia, l'avrei legata e imbavagliata se fosse servito.

Mi avrebbe ascoltato quella volta. Avrebbe sentito le urla che si era persa. Avrebbe vissuto sulla sua pelle la disperazione che si prova a dormire in un letto vuoto, aspettando che la propria ragazzi torni da un viaggio che non sapevi nemmeno fosse in programma. Avrebbe vissuto il dolore di un illusione spezzata. Le avrei fatto male. Volevo vederla provare qualcosa ed il dolore mi sembrava la cosa più facile in quel momento.

''Perché?'' dissi alla fine, stavo tremando anche io. Lei non rispose, piuttosto distolse lo guardo e con noncuranza si portò il caffè alle labbra bevendone un po'.

Con uno scatto della mano feci volare via la bevanda e la guardai spalancare gli occhi. Non mi importava, volevo tutta la sua attenzione. Volevo sentire bruciare il suo sguardo su di me. Ne sentivo il bisogno. Avevo bisogno di lei. Era fottutamene triste aver bisogno di qualcuno che non tiene a te perché è una cosa a senso unico, ma disperato com'ero, bisognoso com'ero delle sue attenzioni, mi sarei venduto anche l'anima al diavolo e non mi sarebbe importato nulla.

Le afferrai la mano e lei si divincolò per sottrarsi al mio tocco.

''Che stai facendo Zayn? Lasciami andare'' un ghigno di dolore passò sulle mie labbra e mi ritrovai a digrignare i denti.

''L'ho fatto una volta e non è finita bene per niente'' precisai aumentando la stretta. Prese a picchiarmi la spalla mentre la trascinavo quasi a forza verso la macchina.

Non l'avrei lasciata, avevo il diritto di ricevere delle risposte e quel suo silenzio era un qualcosa che mi distruggeva. Ci avevo condiviso la vita e ne ero stufo.

La spinsi a forza dentro e senza darle nemmeno il tempo di obbiettare bloccai lo sportello. Lei continuava a picchiettare contro il vetro cercando di attirare la mia attenzione, io ignorava i suoi movimenti nervosi e i suoi scatti di rabbia. Ero già troppo occupato a fare i conti con la mia.

Guidai come un pazzo schivando auto su auto finché non fummo d'avanti al mio vecchio appartamento.

Non avevo mai avuto il coraggio di venderlo, troppi ricordi. Troppe notti passate a ridere, troppo dolore per permettere a qualcun altro di viverlo. Troppo personale per lasciare che un estraneo si stendesse sullo stesso letto che aveva fatto da protagonista a quella storia che si stava trasformando in una tragedia.

Camminare sul quello stesso ingresso mentre praticamente trasportavo a forza quella che era stata la mia ragazza mi ricordava tanto l'ultima volta che l'avevo attraversato.

Ero da solo quella volta ma mi ero immaginato di riportarla a casa con la forza. Mi ero ripromesso che sarebbe tornata, l'avrei riportata io da me. Le avrei finalmente detto che l'amavo, ero pronto solo non sapevo che lei non era più pronta ad ascoltarmi.

Me l'aveva detto tante volte, non le avevo mai creduto. Era sempre tornata non importasse quanto l'avessi fatta incazzare. Era sempre lì che mi abbracciava dopo una giornata storta. Era lì quando sbagliavo una canzone, ero lì quando schiantavo la macchina contro qualcosa, era lì per me e pensavo ci sarebbe sempre restata.

La spintonai dentro chiudendomi la porta alle spalle.

''Zayn, sei impazzito? Cosa hai in mente'' strillo mentre io infilavo l'assicura e mi voltavo a guardarla. Come una furia percorse la distanza che ci separava e mi si scagliò contro. Lei pensava di irritarmi, la verità era che sentire le sue mani colpirmi forte il petto stava lentamente portando il mio cuore a battere, lo stava riportando in vita dopo un lungo letargo.

''Fammi uscire'' mi ritrovai di colpo schiena contro il battente della porta ma non mi mossi. La lasciai imprecare, l'unica cosa che volevo fare era guardarla e lasciare che la rabbia scivolasse via. Era finalmente lì e io potevo toccarla. Non era più una figura sbiadita, era la mia piccola ragazzina dai capelli sempre in disordine che pretendeva di essere cresciuta. Dovevo essere io quello arrabbiato. Piuttosto che guardarla non reagire, preferivo che li lasciasse infervorare da quel sentimento che avevo creduto perso.

Allungai una mano e le accarezzai i capelli un ricciolo per volta.

''Che stai facendo?'' volle sapere lei fermandosi di colpo, guardinga.

''Quello che non ho potuto fare per anni, ti guardo, ti tocco'' con estrema delicatezza le sfilai via il cappello e mi chinai per afferrare la sua mano. Le sfilai il primo guanto, poi il secondo. Lei rimase immobile. Sentii finalmente le sue dita sulla mia pelle gelida e il calore mi invase. I suoi occhi color della foresta mi guardarono con un brutalità tipica di un animale in gabbia che guarda il proprio padrone con disprezzo.

Repressi il moto di rabbia ancora una volta, era troppo piccola e fragile per lasciarla in balia della mia ira. Se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato.

Finalmente mi decisi a concentrarmi sui suoi occhi e il dolore che vi lessi mi fece sorridere. Le ero mancato anche io. Seppure per una frazione di secondo quella risposta mi aveva ridato vita. Ora sapevo di non stare combattendo una battaglia già persa in partenza e non mi sorpresi quando mi ritrovai a sospirare di sollievo.

Slacciai la cintura del suo cappotto e mi sorpresi così delicato che a malapena la sfiorai quando glielo tirai via gettandolo sul pavimento.

''Zayn. Non puoi pensare di poter recuperare il nulla'' i miei occhi si illuminarono inchiodandosi nei suoi. Il nulla era una sensazione che conoscevo eppure quell'incontro non mi sapeva di NULLA.

''Perché sei andata via così? Perché non mi hai nemmeno salutato? Ti ho odiata per questo'' le confessai mentre le mie dita accarezzavano la stoffa della sua camicetta sottile. Tutto pur di riuscire a toccare la sua pelle, anche accarezzare del raso.

Non rispose così riposi la domanda ''Mi hai lasciato perché non hai mai provato nulla per me?''

''Si'' rispose quasi troppo in fretta perché io le potessi credere e questo suo perseverare nella menzogna mi fece esplodere.

Con il gesto della mano scaraventai via tutti i pezzi di arredamento che stavano sul mobile dell'ingresso che finirono in frantumi sul pavimento.

''Non mentirmi!'' le urlai contro iniziando a camminare per la stanza. Vedevo tutto rosso, avevo terribilmente paura di quello che avrei fatto se solo si fosse avvicinata.

''Zayn ormai è passato, pensavo ti fossi rassegnato?''

''é per questo che sei tornata in questa città vero? Perché è passata pure a te?'' iniziai a massacrarmi il labbro incrociano le dita dietro la testa. Non dovevo spaventarla. Non dovevo tirare nulla per aria. Stavamo solo discutendo. Si sarebbe sistemato tutto. Erano queste le frasi che continuavo a ripetermi all'infinito senza successo.

''Sei andata via. Mi hai fatto assaggiare il paradiso, me ne hai mostrato i cancelli e quando eravamo sul punto di entraci te ne sei andata. Tu non hai idea di quello che mi hai fatto''

non sapevo che fare continuavo a camminare e la guardavo di tanto in tanto. Era lì che si strofinava le braccia, stava cercando di non piangere.

''Io..''iniziai ma non potei finire. Il suo sguardo colmo di tristezza diede il colpo definitivo al mio cuore. Mi costrinsi a non muovermi. Restai lì in bilico. Tra il perdono e l'odio. Se solo lei si fosse fatta avanti sarebbe stata una scelta semplice, invece rimaneva lì.

 

 

Conny's POV
Non crollare. Non se lo meritava.

Avevo ceduto per tanto tempo quando stavamo insieme, gli avevo permesso di guidarmi dove lui voleva trovarmi e rimanere ad aspettare che si presentasse e affogasse i suoi dispiaceri dentro di me. Li avevo sentiti quando facevamo l'amore fluire con un impeto spaventoso proprio come ora li vedevo galleggiare nel lucido dei suoi occhi.

Era sconvolto, voleva delle risposte che io non ero disposto a dargli.

Per colpa sua avevo sofferto così tanto.

Non si era nemmeno mai degnato di dirmi che mi amava. Mi aveva sempre data per scontata.

E pensare che la prima volta che ci eravamo incontrati eravamo così presi. Il tempo ci aveva solo fatti separare, aveva creato un enorme voragine che si era aperta sotto i nostri piedi e ci aveva risucchiati. Io glielo avevo lasciato fare finché avevo potuto. Adesso ero cresciuta.

Non ero più la stessa ragazza che stava guardando un ragazzino dai capelli neri e gli occhi dalla forma allungata circondati da ciglia da favola, dipingere con una bomboletta uno dei più bei disegni che avesse mai visto.

Quella mostra per me era solo un lontano ricordo così come le nostre risate, la sua mano sulla mia spalla, i suoi occhi che brillavano. Brillavano così forte che mi avevano tirato fuori a forza dalla mia oscurità.

Brillavano per me.

Me l'aveva sempre detto che quando saliva sul palco, lo faceva pensando intensamente a me. Che aveva i lucciconi non per il pubblico ma perché pensava a me, pensava a quanto io lo rendessi felice. Pensava alle sue mani sul mio corpo e pensava a come sarebbe stato perdermi. Lui non poteva perdermi diceva. Eppure era successo.

L'avevo lasciato perché dei giochetti che il suo mondo era solito propinarmi, me ne aveva tirato uno veramente basso.

''Ti ho aspettata..'' stava dicendo.''Ti ho aspettata tutta la notte. E tutte le notti a venire''

lo sapevo. Io stesso avevo fatto lo stesso. Avevo sognato che mi trovasse. L'aveva sempre fatto. Quando ero triste e volevo stare sola, non importava in che luogo mi nascondessi, sapeva sempre come trovarmi.

Mi aveva trovato a quella mostra sui graffiti, mi aveva trovata con il primo bacio su quel fiumiciattolo dove avevamo fatto il nostro primo picnic, mi aveva persino trovata quando nemmeno io sapevo di essere persa.

Mi aveva regalato tanto, poi qualcuno era saltato in mezzo e avevamo perso entrambi.

''Ero seduto su quel fottuto divano'' indicò il centro della sala del soggiorno.

''Ho dormito lì per un mese pensando che saresti tornata.'' il respirò mi diventò irregolare quando si avvicinò a me di un passo. ''Avevamo tutto, perché sei andata via così. Qualsiasi problema avevi, qualsiasi paura l'avremmo risolta. Lo abbiamo sempre fatto'' il dolore. Non l'avevo mai visto così combattuto. Così fuori di sé.

''No, Zayn. Non potevamo. Tu mi hai sempre data per scontata. Alla fine mi sono stufata e sono andata via'' incrociai le braccia al petto e distolsi lo sguardo. Se solo mi avesse guardato negli occhi avrebbe scoperto quanto lontana quella frase fosse dalla verità.

''Cazzate'' aveva urlato. Un altro pezzo che si frantumava contro il muro. Silenzio. Il suo respiro era l'unico suono percettibile.

''Qualcosa ti ha strappato via da me e non lascerai questa fottuta casa finché non mi dirai cosa è stato. Me lo merito Conny. Mi merito tutto il male di questo mondo se ti ho fatto soffrire. Lo accetterò a braccia aperte, però voglio almeno sapere il motivo.''

non dissi nulla. Non potevo parlare. Avevo promesso che non l'avrei fatto.

''Parlami. Di qualcosa ti prego. Il tuo silenzio mi sta uccidendo'' E fu allora che lo vidi. Zayn si stava lasciando scivolare contro il muro, le dita che stropicciavano gli occhi, umide.

I miei buoni propositi, le mie promesse, la mia voglia di lasciarlo andare si erano sgretolate di colpo.

Ero senza difese. In piedi ma senza difese. Zayn era sul pavimento e stava prendendo a pugni il mobile che aveva di fianco. Piangeva come non aveva mai fatto. Piangeva come un bambino che aveva appena perso la madre. Piangeva come avevo pianto io quando l'avevo lasciato.

Fino a quel momento non avevo capito quanto gli avevo fatto male. Pensavo fosse imperturbabile. Pensavo che se l'avessi lasciato avrebbe messo il muro e poi sarebbe andato avanti. Pensavo che non fossi così importante. Invece l'avevo rotto. Avevo spezzato quel ragazzo che pensavo non si potesse spezzare. Avevo fatto di lui, un essere indifeso, che non necessitava di nessuna protezione se non la mia e poi me ne ero andata, lasciandolo con il bisogno di me.

Oh.

Chi era il mostro adesso?

Mi chinai accanto a lui e gli afferrai i polsi. Le vene delle sue mani erano in netto contrasto con la sua pelle chiara.

Vederlo così fragile mi fece sentire davvero male. Incrociai le mie dita con le sue per evitare che le usasse ancora per prendere a pugni qualcosa. Già aveva rovinato le sue bellissime mani scorticandosi le nocche.

''Perché? Perché se io ti amavo più di ogni altra cosa tu hai pensato che questo non fosse abbastanza?''

''Zayn, tu sei sempre stato abbastanza per me. Anzi forse sei sempre stato troppo''

un singhiozzo gli attraversò il viso prima di dire ''Sai cosa ho passato quando sei andata via?''

uno spasmo percorse il mio viso e lui sbatté le palpebre lasciando scivolare via le lacrime.

''Zayn non è stata colpa tua.'' ebbi il tempo di dire mentre le sue labbra cercavano le mie. Potevo tirarmi indietro e negargli quella piccola rassicurazione ma se era rotto era colpa mia ed in quel momento non mi interessava mantenere nessun patto. Quelli con la quale l'avevo firmato erano degli estranei, Zayn era colui che aveva imparato a leggere dentro la mia anima, non gli avrei negato di possedere quello che era suo. Le mie mani raggiunsero la sua camicia e iniziarono a sbottonarla. Lui si tirò su e mi portò con se.

Il sapore non era cambiato. Nemmeno le lacrime potevano contrastare il ricordo di tempi felici, di quella che era stata casa mia. La medicina a tutti i miei problemi. Il mio cuore saltò un battito quando le sue dita si persero tra i miei capelli tirandomi più a se.

Il sapore del sole ecco di cosa davano le sue labbra. Il sole che brillava, quello che mi bruciava viva ogni volta che tentava di toccarmi. Quello che avevo cercato e non ero mai riuscita a trovare una volta abbandonato quella casa.

Salimmo in camera sua, le mie gambe erano strette attorno alla sua vita così forte che le sentii formicolare un po'.

La ricordavo diversa. C'era qualcosa che non andava in quel luogo, era troppo scuro. Non ci badai e mi lasciai trascinare sul suo letto.

Si tolse la camicia con un violento movimento. Sentivo quanto gli ero mancata dal modo in cui il suo corpo si tendeva verso di me. Dagli spasmi che il suo petto aveva mentre i muscoli faticavano per strapparsi di dosso quei vestiti inutili.

La mia camicetta finì senza bottoni sul pavimento ma non mi interessava.

Il suo stomaco si ritraeva e tornava ad accarezzare il mio ventre con una violenza che avrebbe dovuto essere insostenibile, invece io la trovavo dolce.

''Tu..''

lo zittii con un bacio e lui si divincolò.

''Questa volta mi ascolterai..'' disse mentre raggiungeva l'attaccatura dei miei jeans.

''Prima di conoscerti'' iniziò sfilandomi l'indumento con rabbia ''vivevo in funzione della musica. Vivevo di sola musica. Era come se morissi se non potevo cantare, come se esistessi solo per quel palco. Quando ero sulla terra mi sentivo morto, inutile. Tu mi hai risvegliato. Mi hai insegnato a vivere per me stesso.'' sentivo le lacrime pizzicarmi il viso tuttavia non erano a me che appartenevano. Zayn era su di me e si stava aprendo come avevo sempre sognato. Anche se era tardi, accolsi quella dichiarazione come se fosse la cosa migliore del mondo.

''Quando quello poi non mi è più bastato ho deciso di vivere per te. Per te che contavi più di ogni cosa'' pronunciando quelle parole le sue dita scorrevano sul mio corpo accarezzandomi come se fossi stata la cosa più preziosa del mondo.''

I suoi pantaloni sparirono e in meno di due secondi era dentro di me.

Adesso si che poteva ricattarmi come meglio credeva.

''Perché..Sei andata via quando avevo più bisogno di te? Ti sei resa indispensabile e poi mi hai lasciato a convivere con un vuoto troppo grande''

Fanculo tutto, gli avrei raccontato la verità. ''Zayn non ti ho lasciato perché non avessi più bisogno di te'' iniziai cercando di non concentrarmi troppo su quello che stava avvenendo nel mio corpo.

''mi hanno costretta ad andare via. Mi avevano detto che se continuavo a starti intorno tu ti saresti giocato la tua carriera. Mi hanno detto che ti stavo rovinando. Ho dovuto lasciarti. Non potevo distruggerti.'' i suoi occhi spalancati per la concentrazione mi stavano fissando mentre ondeggiava dentro di me come se la cosa potesse calmarlo in qualche modo.

''Ti ho lasciato quel giorno perché se ti avessi anche solo guardato negli occhi, mi avresti convinto a restare. Io non potevo farti scegliere perché sapevo avresti scelto me. Poi quando ho provato a cercarti due mesi dopo, mi avevano detto che ti vedevi con un altra ragazza. Mi hai spezzato il cuore.'' mimai chiudendo le labbra. Il suo pungo si chiuse attorno ad una mia ciocca di capelli forte.

''Come hai potuto credergli? Come?''

''mi mandarono delle foto. Tu baciavi questa ragazza ed io non ebbi nemmeno il coraggio di chiamarti per chiederti se fosse vero. Avevi tutte le ragioni di essere arrabbiato, ti avevo lasciato. L'avevo fatto perché tu potessi farti una vita tua ma restava il fatto che non ti avevo nemmeno dato una spiegazione. Potevi fare della tua vita quello che volevi''

sferrò un pugno contro il cuscino fermandosi di colpo.

''Ti ho mai dato l'impressione di aver mai voluto qualcun altra? Come hai potuto?''

lo ignorai, la parte peggiore doveva ancora arrivare. ''Quando sono tornata a casa qualche mese dopo, avevo deciso di contattarti perché avevo scoperto di essere incinta''

tutto il suo corpo diventò una pietra, i suoi occhi rossi per il pianto sembravano sotto shock.

''Tu..che cosa...cosa..?'' non aspettò una mia risposta. Rimase a osservarmi incredulo. Percorso dalla rabbia, la stessa che mi aveva attraversata quel giorno.

''Pensavo non ti importasse niente così decisi di fare lo stesso. Ero pronta a chiudere con te. Non volevo saperne più niente, non volevo avere nulla di tuo. Volevo troncare e basta. Non volevo portarmi dietro qualcosa di tuo, qualcosa del quale non me ne sarei potuta disfare per giunta. Così lo feci e me ne dimenticai''

mi sentivo un mostro, mi sentivo la persona peggiore di questo mondo e la situazione non migliorò quando parlò '' Non era compito tuo decidere''

''Hanno sempre deciso gli altri per noi'' mi difesi ''era l'unica volta che potevo decidere per me e lo feci''

''Hai ucciso mio figlio'' digrignò i denti lasciando intravedere le zampe di gallina attorno ai suoi occhi.

''Mi spiace Zayn. Ho capito dopo quello che avevo fatto'' scoppiai in singhiozzi.''vedevo solo nero da quando avevo lasciato questo posto''

una carezza si districò sul mio viso, quando alzai lo sguardo lui stava tentando di sorridere.

''conosco quella sensazione. Ho cercato di farla uscire dal mio cuore dipingendo ma quello che ne è uscito è stato un enorme ammasso di disegni neri che cercavano di coprire qualcosa che sarebbe sempre rimasto. Tu saresti sempre rimasta'' guardai il soffitto e poi le pareti. Scritti su quei muri c'erano le storie che lui non riusciva a spiegare.

Mi era sembrata diversa quella camera perché era completamente ricoperta di graffiti neri. Disegni su disegni che incutevano paura, esprimevano inquietudine. Espressione di una persona consumata da un dolore che avrebbe dovuto essere solo mio.

Tirò un lungo sospiro e si chinò a baciarmi. ''Possiamo ricominciare, possiamo ridipingere queste pareti e colorarle come meglio ci pare. E possiamo farlo insieme''

''Mi vuoi ancora?'' domandai lasciando scivolare le lacrime via.

''Tu mi vuoi ancora?'' rivolse a me la mia stessa domanda. Certo. Fino alla fine dei miei giorni e anche dopo quelli.

''Sempre.'' risposi e lei sorrise ''ecco la riposta alla tua domanda'' era tornato dolce. Era tornato il mio Zayn. Quella luce nei suoi occhi brillava insolitamente piano. Si stava accendendo nel suo sguardo una scintilla che avremmo coltivato per lungo tempo. Questa volta però non avremmo sciupato nemmeno un secondo.

***
Spazio Autrice: questa FF è stata ispirata da Story of My life and ALL TOO WELL di taylor ed è stata scritta per una mia amica che ha espressamente chiesto una OS su Zayn. Ora non so cosa ne sia uscito ma spero vi piaccia ;) A lei piacerà sicuro.

   
 
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