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Autore: _ems    02/11/2013    1 recensioni
Ripercorrendo ancora, per la millesima volta, quelle lettere Albus porta la mano sul collo strofinandolo appena. Era sempre così, quando il Serpeverde si trovava in difficoltà, non poteva fare altro che passarsi, ripetutamente, una mano sul collo. E ora era davvero, ma davvero, in difficoltà. La forma della “A”, la curva superiore della “S”, appena poco più piena della norma, erano dettagli che, per anni, Albus aveva già visto.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lorcan Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Note: Essendo il testo breve l'ho pubblicato senza prima sottoporlo al betagio di Meli. Nel caso ci siano errori li correggerò subito!
Ps Nym se leggerai questa on-shot sappi che NON è la shot super fluff che ho in mente! Per quella spero di riuscire a cacciar fuori qualcosa di più lungo (sorvoliamo sui doppi sensi...)!


A.S.P & L.S.
Alburcan

Le incisioni sono ancora ben visibile e Albus, lentamente, lascia che le proprie dita scivolino piano, accarezzando quasi con smania, sulle tre lettere.
Il Serpeverde ha gli occhi verdi fissi su quell’incisione, la fronte leggermente corrucciata e un’espressione pensierosa.

Quella non è la mia calligrafia.

Eppure gli sembra così familiare, così intima.
Albus fissa le lettere con insistenza aspettando, forse, che siano loro stesse a dargli la risposta che cerca.

Chi ha inciso le mie iniziali?

Le dita di Albus continuavano a vagare su quelle iniziali, percorrendole a pieno per poi ricominciare da capo: prima la “A”, poi la “S” e infine la “P”. Ogni lettera è separata da un punto.

A. S. P.

Ripercorrendo ancora, per la millesima volta, quelle lettere Albus porta la mano sul collo strofinandolo appena. Era sempre così, quando il Serpeverde si trovava in difficoltà, non poteva fare altro che passarsi, ripetutamente, una mano sul collo. E ora era davvero, ma davvero, in difficoltà.
La forma della “A”, la curva superiore della “S”, appena poco più piena della norma, erano dettagli che, per anni, Albus aveva già visto.

Da chi?

Era questa la domanda che lo tormentava. Quella calligrafia così familiare, così intima gli appariva, ora, estranea.

Non appartiene a nessun membro della mia famiglia.

Questo Albus lo sapeva bene.
Conosceva bene la calligrafia dei membri della propria famiglia e dei propri cugini e nessuno, o quasi, aveva mai fatto una “S” in quel modo.

Forse è stata Dominique.

Pensò distrattamente, ma dovette abbandonare il pensiero nell’istante esatto in cui egli s’impadronì della sua mente. Riempire la curva superiore della “S” era una cosa che Dominique non aveva mai fatto, lei preferiva riempire quella inferiore così da poter affermare di avere la “S” con una fame da Weasley.

E allora chi diamine è stato?

Albus chiuse gli occhi, mettendo su il broncio più infantile del proprio repertorio. Ora, proprio perché un po’ testardo lo era anche lui, sarebbe rimasto lì finché un’illuminazione divina non l’avrebbe colpito facendogli, così, scoprire chi diamine avesse inciso le sue iniziali su quella dannata panchina.

Lorcan.

Il pensiero lo colse alla sprovvista, costringendolo a spalancare gli occhi.
Albus batté le palpebre più volte, stupito.
Perché ci aveva impiegato tanto a capirlo? Era così ovvio! Aveva passato quasi un anno in compagnia di Lorcan mentre, quest’ultimo, gli dava ripetizioni in Pozioni.

Lorcan ha inciso le mie iniziali su questa panchina.

Il pensiero fa, inevitabilmente, sorridere Albus.
In quel momento, cosa che non aveva mai fatto, Albus si ritrovò a ringraziare mentalmente zio Charlie per il suo regalo di Natale. Sorridendo, perché proprio non riusciva a smettere, Albus infilò una mano in tasca estraendo, subito dopo, il colettino svizzero.

Il mio Lorcan.

I suoi pensieri sono un sussurro mentre va ad incidere, a sua volta, su quella panchina – subito affianco al proprio nome. Soddisfatto, Albus, alza la testa guardando l’incisione, quella di Lorcan e la propria.

A. S. P. & L. S.

Si è impegnato molto, Albus, per incidere la “&” in quel modo un po’ strano, come si vede solo e spesso nei libri. Non è perfetta, così come non lo è la S sempre un po’ troppo vuota ma ad Albus non importa. E fiero del suo lavoro, lui.

Anche se la sua esse è più bella.

Pensa mentre, lentamente, avvicina nuovamente la mano all’incisione… ed altre dita lo precedono, andando ad accarezzare al suo posto quella nuova incisione. Albus si sente raggelare il sangue nelle vene, immobilizzandosi, spalanca gli occhi.

Il mio segreto, il mio amore, è stato scoperto.

Gli occhi di Albus tornano lentamente alla grandezza naturale, la bocca si richiude e il sorriso di poco prima torna sul suo volto.

Perché, dannazione, ci impiego tanto a riconoscere le cose?

Albus scuote appena la testa, rimproverandosi tra sé.
Il Serpeverde alza gli occhi, arrossendo già appena un poco sulle gote, pronto ad incontrare gli occhi dell’altro ragazzo.

Lorcan è lì, in piedi.
Lo guarda.
Gli sorride.
Lo bacia.


“Ci conosciamo, ci siamo detti “ti amo” e non è successo nulla di strano.
Questa paura di amare che ci gira intorno, è solo una bugia per non guardarsi dentro.
Ora siam di nuovo qua, come qualche anno fa, su questa panchina.”
(Su questa panchina - Jacopo Ratini.)
   
 
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