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Autore: canyoukeepasecret___    02/11/2013    5 recensioni
Dal diario di Emma Seydoux
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"Quando una madre ti mette al mondo, quanto fai il tuo primo respiro e tutto è andato bene. Quando impari a camminare, quando cresci e realizzi di essere davvero qualcuno. Sembra tutto scritto nella storia, ma noi abbiamo il potere di cambiarla. Abbiamo il potere di cambiare il nostro destino. Abbiamo il potere di vivere."
"Vivere? Il potere di vivere? Il potere di cambiare le cose? Emma, tutti sanno vivere." Léa si voltò, cercando di nascondere il viso rigato dalle lacrime."
"Non tutti sanno vivere. Alcuni sprecano le proprie vite. Sono esseri sottili come un foglio. Io so vivere. Tu sai vivere. E la nostra è un'arte." Emma si avvicino a lei e si inginocchio. "L'arte di saper vivere."
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I Capitolo - La storia di Emma Seydoux


Il sole era andato via da un pezzo. Nei i quartieri più malfamati di Parigi si stagliava una figura alta, magra ma imponente, che camminava veloce verso quella che si sarebbe detta una dirittura d'arrivo. Le poche luci che ne illuminavano il volto, quello di un uomo, provenivano dai lampioni e dalle finestre.
L'anziana signorina tedesca Luise Van Schmidt, che sbirciava accortamente dalla finestra della cucina, conveniva sul fatto che la figura di quell'uomo con uno strano fagotto tra le braccia le era sconosciuta; tuttavia, si integrava perfettamente nell'ambiente e nessuno degli abitanti di lì si sarebbe mai girato a squadrarlo. Erano nel ventre di Parigi, nel cuore, nel centro dell'economia della città; quasi non si sarebbe sbalordita se avesse visto una nobile damigella a giocare a bisca clandestina con un indigeno.
L'uomo avanzò fino alla porta di una casa a pianoterra, dove bussò ed entrò. Dopo circa una ventina di minuti, l'uomo aprì la porta e, dopo aver salutato a stento la persona all'interno della casa, si incamminò via lungo la strada, alla cui fine si vedeva perfettamente la slanciata figura della Tour Eiffel. Chi era lo strano uomo? E che cosa aveva consegnato alla persona che l'anziana signorina avrebbe giurato fosse la signora Seydoux?
Dopo qualche attimo di esitazione, la signorina Van Schmidt chiuse con sfregio la tendina, lasciando la sagoma dell'uomo a metà strada e torno alla padella delle uova trattenendo appena un espressione schifata per l'accaduto. Le urla dei nipoti la riportarono alla realtà. Forse non avrebbe dovuto pensarci, maledetta la sua curiosità. Magari l'uomo era solo un ortolano che aveva portato cavolfiori, patate e pomodori, lei che ne sapeva? E che se ne importava?
“Oh, a proposito, ho finito i pomodori.” sussurrò tra sé e sé.

“E' finalmente arrivata”, pensò la signora Seydoux, “è finalmente arrivata la mia bimba.”
Osservava inebetita la piccola bimba in fasce che il signor Sindaco le aveva promesso. Amelie Chevalier, la moglie del signor Francois Seydoux, era quasi svenuta quando aveva scoperto di non poter avere figli. C'era rimasta così male; aveva perfino immaginato il suo futuro tra un sacco di figli. Una nidiata. Aveva sempre sognato di avere una figlia di nome Emma.
E l'opportunità era arrivata, era piombata su di lei come lo Spirito Santo. Il Sindaco era un uomo ricco che campava di favori e accordi, così, quando alla richiesta di nuovi abiti da uomo aveva aggiunto la frase “verrà offerta qualsiasi ricompensa”, la signora Amelie era stata la prima ad offrirsi. Ma non aveva chiesto provviste di cibo per il resto dell'anno: Amelie aveva chiesto una bambina.
“Una bambina?” aveva chiesto il Sindaco voltandosi di scatto.
“Sissignore, una bambina. Vera. Ha presente? Le bimbe belle con le guance rosee.” replicò irremovibile la signora Seydoux.
“Ebbene sia. Le procurerò la bambina che lei vuole.” rispose egli, e si congedarono così.
Era rimasta a dir poco sbalordita da quella bambina. Era meravigliosa. Aveva gli occhi blu e i capelli rossi, era piena di lentiggini ed aveva un bel nasino all'insù. Già se la immaginava all'età di sedici o diciassette anni, una ragazza rossa dai lineamenti perfetti. Era identica a lei per uno strano caso. E decise che quella sarebbe stata Emma. Chissà che faccia avrebbe fatto Francois quando sarebbe tornato!
Ingenuo come sempre, il vecchio caro Francois. Amelie non gli avrebbe detto di come Emma fosse arrivata lì, sarebbe crepato subito. Avrebbe detto che l'aveva trovata abbandonata fuori la porta.
“Emma” sussurrò la signora Seydoux, prendendo la mano della figlia nella sua. Ovviamente inconsapevole della meravigliosa persona che Emma Seydoux sarebbe diventata, e del posto che avrebbe occupato nella nostra storia.
  
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