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Autore: Carlos Olivera    02/11/2013    1 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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33

 

 

Meno di un’ora dopo che Kiluka era stata portata via, Tiberius fece ritorno nella stanza all’ultimo piano, dove il duca stava consumando la sua lauta cena, mettendo sul tavolo un panno insanguinato.

«La duchessa Kiluka».

Valat posò il calice, e aperto il panno prese in mano il cuore che vi era dentro, ancora caldo e gocciolante di sangue.

Sorrise.

«Farò felice il mio amico.» disse, e gettatolo ai propri piedi attese che il suo molosso ne facesse un solo boccone «Prepara gli uomini. È probabile che presto avremo altri ospiti. E quando accadrà, elimina anche l’ultimo traditore.» quindi riprese a cenare.

 

Kaoru avrebbe voluto spingere la Valliere al massimo delle sue possibilità, ma i motori, anche se potenziati grazie alle modifiche apportate da Colbert, subivano uno sforzo enorme ogni volta che la nave si alzava in volo, e anche se ciò non le impediva di navigare era comunque necessario non sovraccaricarli troppo.

Così, degli oltre trenta nodi che poteva raggiungere, il generale era stato costretto a ordinare di procedere ad una velocità di poco superiore alla metà, altrimenti c’era davvero il rischio che i motori finissero per scoppiare.

Ma quella missione sembrava essere accompagnata da quella che poteva definirsi una cattiva stella.

Solo tre ore dopo la partenza la Valliere aveva urtato una secca, un maledetto scoglio nascosto sbucato da chissà dove, giocandosi una delle pale dell’elica di dritta, e ciò aveva ulteriormente limitato la sua velocità.

Il giorno successivo, era stato percorso appena metà del tragitto.

Kaoru aveva preferito non navigare sottocosta, per non correre il rischio di venire avvistati da qualche spia o esploratore, e ad una rotta in linea retta ne aveva preferita una a cuneo, così quella mattina il generale, salendo sulla torre di guardia, vide attorno a sé null’altro che l’oceano, con le bianche spiagge di Grasse ridotte ad una tenue linea oltre l’orizzonte.

Era nervoso. Preoccupato.

«A che pensi?» domandò Derf leggendo il suo stato d’animo

«C’è qualcosa che non mi torna.»

«Parli dell’attacco a Serk City?»

«La vittoria su Floubert ha fatto il giro di Tristain e non solo. Da allora nessuno ha più tentato di attaccare noi o i nostri alleati, a parte Laguiole. Hanno tutti una paura maledetta di quella che chiamano la Fortezza d’Acciaio, senza contare che nonostante le ridotte dimensioni disponiamo di un esercito numeroso.

Quindi perché attaccare Serk City? Non è una città particolarmente fortificata, ma espugnare Fort Segoile sarebbe stato sicuramente più facile.»

«Forse il duca crede che i suoi troll sapranno reggere il confronto con la Valliere.» ipotizzò Joanne comparendo sul ponte

«Già. I troll. Mi domando perché finora non ce li abbia mai scagliati contro. Secondo Kiluka Valat ne ha al suo servizio almeno due, e uno solo sarebbe stato più che sufficiente per prendere Fort Segoile senza difficoltà.»

«Questa faccenda ha assunto dei toni decisamente strani.» sentenziò Derf «Sento una gran puzza di trappola.»

«Allora siamo in due.» disse Joanne

«No, in tre.» disse Kaoru «Sarà meglio fare la massima attenzione. Ad ogni modo, comunque vada, dobbiamo difendere Serk City ad ogni costo».

 

Saito e Louise seguirono le tracce di Kiluka oltre i confini di Grasse, e proprio come Saito aveva previsto queste li condussero dritti dritti fin sotto le mura di Boulogne.

Regnava una strana calma, e anche le postazioni di guardia erano stranamente poco guarnite.

O il duca era talmente sicuro di sé da non aspettarsi azioni ai suoi danni, o forse più semplicemente la grande maggioranza del suo esercito era impegnata nell’assedio di Serk City.

«Peccato essere solo noi tre.» commentò Saito appostato assieme alle ragazze dietro una siepe a ridosso delle mura «Con simili difese non sarebbe stato difficile prendere la città.»

«Non è il momento di pensare a certe cose.» lo ammonì Louise molto nervosa «Ora dobbiamo pensare solo a ritrovare Kiluka.» quindi si rivolse a Seena «C’è un modo per entrare senza essere visti?»

«C’è un canale di scolo che parte dal fossato e passa sotto le mura. Seguitemi.»

«Canali di scolo, sempre loro.» mugugnò Saito alzandosi in piedi e seguendo le ragazze «Mai una volta che si riesca ad entrare di nascosto in una città senza ricoprirsi di melma».

Fortunatamente il varco non era mai stato localizzato dalle truppe, e anche lo stesso duca non ne era a conoscenza, così i tre riuscirono a penetrare in città senza essere notati, pur con gli stivali e le scarpe insozzati all’inverosimile.

Regnava una calma assoluta, quasi irreale. Le finestre delle case erano tutte sprangate, con sole poche luci appese fuori delle porte a rischiarare le strade deserte.

In lontananza, arroccato sul suo colle, il palazzo, anch’esso stranamente poco illuminato.

«Kiluka deve essere di sicuro lì dentro.» disse Louise

«Entrare non sarà facile.» disse Seena «Ci sono due ingressi, e probabilmente saranno entrambi sorvegliati. Quello che passa dal giardino è più lungo, ma l’ingresso principale sarà di certo molto più presidiato.»

«Sarà molto più facile se ci divideremo.»

«Non se ne parla, Louise.» la ammonì Saito «Non ti lascerò andare in giro da sola.»

«Solo perché sono incinta non vuol dire che non possa cavarmela.» replicò lei «Creerò un diversivo al cancello secondario per attirare la loro attenzione, così voi potrete passare indisturbati da quello principale.»

«È un piano pericoloso, miss Valliere.» disse Seena «Forse sarebbe meglio che mi occupassi io di organizzare il diversivo

«È fuori discussione. Tu devi guidare Saito attraverso il palazzo. Sei l’unica a conoscerlo.»

«Mia signora, è troppo pericoloso. La guardia del castello è composta da soldati molto capaci, e voi sareste da sola.»

«Taci! Quello che conta è solo salvare Kiluka! Tutto il resto non hai importanza!».

Uno schiaffo si abbatté sulla guancia di Louise, riportandola alla realtà.

«Saito…» disse attonita

«Se ti fai ammazzare non avremo risolto niente. L’hai detto tu, siamo qui per salvare Kiluka, ma se vogliamo riuscirci dobbiamo essere lucidi. E questo non comprende l’attaccare a testa bassa lanciandoci in azioni suicide, non sei d’accordo?».

Louise capì che Saito aveva ragione, e cercò per quanto possibile di recuperare il sangue freddo e di calmarsi.

«Scusatemi. È solo che mi sento così in colpa. Se non mi fossi comportata a quel modo…»

«Lo hai fatto per il suo bene.» la rincuorò Saito

«So cosa vuol dire sentirsi inadeguati. Credere che tutto di sia contro senza poter fare niente per opporti.

Per questo avrei dovuto cercare di capirla, invece che rimproverarla e ferirla come ho fatto.»

«Credevi che fosse la cosa giusta da fare. Quando sarà tutto finito potrete chiarirvi. Quindi, sbrighiamoci. Io distrarrò le guardie al cancello sul retro. Appena avranno abboccato all’amo, trovate Kiluka e portiamola via da qui. Ci ritroviamo qui davanti alla grata per la fuga.»

«D’accordo.» dissero in coro le due ragazze, e a quel punto i tre si separarono.

 

Saito, ricevute le indicazioni per arrivare al giardino posteriore senza dare nell’occhio, si avviò lungo le stradine strette e tortuose di Boulogne.

«Accidenti.» mugugnò appiattendosi contro ogni angolo e sbirciando oltre alla ricerca di eventuali minacce «È stata proprio una gran bella idea».

Arrivato nella piazzetta circolare che stava proprio ai piedi delle mura del palazzo, e dalla quale si dipanava la stradina che saliva fino all’ingresso secondario, Saito fece per attraversarla in tutta fretta, quando un palo infilato in cima ad un piccolo ballatoio attirò la sua attenzione.

Venature rosse rigavano il legno, ed il silenzio tutto attorno era rotto da un incessante rumore di gocce che lentamente cadevano verso terra. Saito si bloccò, e qualcosa dentro di lui cercò di dissuaderlo dal guardare cosa vi fosse conficcato sulla punta della lancia acuminata legata sulla sommità dell’asta, soprattutto dopo aver letto la scritta sul cartello lasciato a pendere da una cordicella.

 

La Fin De Les Traîtres

La Fine dei Traditori

 

Non ascoltò quella voce, e nell’istante in cui i suoi occhi raggiunsero la cima qualcosa nel suo cuore si ruppe, paralizzandolo; gli occhi si fecero bianchi, il respiro mozzato, la bocca piegata in un gemito impossibile da far uscire.

Era impossibile. Non poteva essere successo.

Non a lei. Non ad una ragazzina.

Uno come lui non riusciva neppure a concepire una tale mostruosità.

Le gambe cedettero, fattesi deboli da non riuscire a reggerlo.

Allora era stato tutto inutile.

Ma questo era l’ultimo problema. Cosa avrebbe detto a Louise? Come avrebbe fatto a spiegarle una cosa del genere?

Ma anche lui si sentiva un miserabile. Quella bambina era venuta da lui a chiedere salvezza, e ora era morta. E quello che era peggio, era morta nel tentativo di aiutare loro.

Il suo urlo disumano squarciò il silenzio della notte, facendo tremare tutti quelli rinchiusi nelle loro case, molti dei quali non osarono affacciarsi dall’interno, e mentre ancora le lacrime inondavano il suo viso, piegato in un pianto disperato, Saito sentì montare dentro di sé un odio sconfinato.

Sentì la sua anima colorarsi di nero, divorata da una rabbia mai provata prima, e prima di rendersene conto stava correndo come un demonio verso la porta del castello con la spada in mano. Le guardie, poche, che presidiavano il varco se lo videro venire contro come un angelo dell’inferno, e prima  che potessero accorgersene era già in mezzo a loro.

Colpì senza remora, e senza alcuna pietà, uccidendo per la prima volta in vita sua senza provare alcun rimorso.

Erano animali. Animali che non meritavano alcuna misericordia.

«Morite!» urlò colpendo in ogni direzioni «Morite e basta!».

 

Louise e Seena restarono nei pressi dello stradone alberato che conduceva all’ingresso principale, e non dovettero aspettare molto perché dal retro del palazzo giungessero grida d’allarme ed il suono di una campana.

«Saito ce l’ha fatta.» disse Louise

«Forza, andiamo.» disse Seena «Lord Hiraga sarà anche forte, ma se combatte come al solito non resisterà a lungo contro la guarnigione del palazzo».

Le due ragazze a quel punto si avviarono lungo la strada, e raggiunto rapidamente l’ingresso Seena non dovette fare altro che mettere a nanna le poche guardie rimaste, tutte troppo inesperte per poterle reggere il confronto. Una tentò una resistenza più accanita, ma il colpo di grazia ci pensò Louise ad infliggerglielo con un blando incantesimo che sparò il poveretto contro il portone, facendoglielo sventrare.

«Ecco fatto.» disse Louise «Niente di che».

Seena, però, non era tranquilla.

Anche dando per buono il fatto che la maggior parte dei soldati fosse impegnata al fronte, la città sembrava fin troppo sguarnita, e anche la guarnigione del castello sembrava stranamente esigua, anche più di quello che si sarebbe aspettata.

Improvvisamente, realizzò.

«Miss Valliere, correte!» esclamò

«Cosa!?» disse lei cadendo dalle nuvole.

Ma non fecero in tempo.

Come le due ragazze misero piede nel viale che univa il portone d’ingresso col cancello principale, una ventina e più di soldati nascosti tutto attorno sbucarono alle loro spalle e corsero loro contro con le spade sguainate.

Li guidava Tiberius, la giovane e promettente guardia con cui Seena si era addestrata innumerevoli volte, e che con la sua fuga doveva aver preso il suo posto a capo della scorta personale del duca.

«Maledizione, lo sapevo!» esclamò Seena «Miss Valliere, voi proseguite! A loro ci penso io!»

«Sono troppi! Non ce la farai mai da sola!»

«Non temete, in qualche modo me la caverò! Voi proseguite e raggiungete il chiostro! Da lì potrete scendere nei sotterranei! Quasi sicuramente la duchessa è rinchiusa li!».

Louise non era convinta, ma vedendo Seena affrontare ed abbattere facilmente i primi due assalitori si convinse, e seppur con qualche esitazione la lasciò sola correndo via prima di poter essere fermata.

Pur se in netta inferiorità numerica Seena affrontò gli avversari a spada tratta, il che sarebbe stato quasi impossibile visto il rapporto di forze; stranamente però solo i soldati e le guardie cittadine caricarono a testa bassa, mentre di contro i membri della guardia ducale agli ordini di Tiberius, riconoscibili dai tricorni neri e dai lunghi abiti blu marino, inizialmente si tennero in disparte, limitandosi a qualche assalto sporadico per far deconcentrare la ragazza rendendo il lavoro più facile ai compagni.

Sicuramente c’era di mezzo la questione dell’orgoglio, che impediva a guerrieri degni di tale nome di assalire tutti insieme un singolo avversario per schiacciarlo con la forza del numero, ma d’altra parte se di onore si trattava agli occhi di Seena lo avevano già perso nel momento in cui, dopo la caduta di Lord Charnizay, si erano piegati al conte per avere salva la vita.

Uno dopo l’altro la soldataglia venne quasi annientata, e quando non ne rimasero che pochi elementi, pronti a dare il colpo di grazia ad una nemica ormai sfinita e in ginocchio, gli uomini della scorta ducale si decisero finalmente ad intervenire, circondando Seena e trattenendo di fatto i soldati superstiti dal massacrarla.

Tiberius si fece avanti, tenendo la sciabola ricurva puntata su di lei.

Eccolo, infine.

L’ultimo traditore menzionato dal duca. Morta lei sarebbe morto l’ultimo significativo scampolo di fedeltà al deposto signore di Laguiole e alla sua erede legittima, e a quel punto non sarebbe più rimasto nessuno a Boulogne o in nessun’altra zona della provincia in grado di ostacolare l’autorità di Valat.

«È stato stupido da parte tua tornare qui, Seena. Ma d’altra parte, in qualche modo eravamo sicuri che sarebbe accaduto.»

«Traditori.» ringhiò furente la ragazza «Avete tradito il vostro giuramento.»

«Per come la vedo io Seena.» rispose calmo Tiberius «Il traditore è un altro.» quindi le poggiò la spada sul collo «Credo sia giunto il momento di farla finita, non sei d’accordo?».

Lei lo guardò, e per un attimo non le parve di riconoscere più il ragazzo mite e gentile che aveva sempre conosciuto.

 

Al chiaro della luna, dopo una notte e due giorni di viaggio ininterrotto, la Valliere era finalmente giunta in vista delle verdeggianti foci del Serk, e con esse delle mura della città assediata.

Serk City era ben visibile, anche se ancora piuttosto lontana, illuminata dai fuochi tanto delle lanterne accese dalla guarnigione quanto degli incendi accesi dalle incessanti cannonate e barili pieni di pece scagliati coi trabocchi dalle truppe di Laguiole.

Kaoru fu sollevato nel vedere che la città non aveva ancora capitolato, ma lo fu molto meno quando si avvide che la cinta muraria più esterna ormai aveva ceduto, costringendo gli assedianti a ripiegare verso quella secondaria che cingeva i palazzi amministrativi in cima alla scogliera che sovrastava la grande cascata dalla quale il Serk si gettava nel mare.

L’arrivo della Valliere, un faro luminoso nella sconfinata oscurità dell’oceano, venne notato tanto dal tenente Aulas, nello stesso tempo sindaco e comandante di Serk City, quanto dagli occupanti del quartier generale delle truppe di Laguiole agli ordini di Monroy, posizionato nel cuore del boschetto antistante il cancello orientale della città; paradossalmente però, quello dei due che sembrò più soddisfatto nel veder comparire la fortezza d’acciaio fu Monroy, che a differenza della maggior parte dei suoi uomini non si prese neanche il disturbo di alzarsi dal suo sgabello, e che rivolto il proprio cannocchiale verso il largo sorrise malignamente nell’avvistare la prua della Fortezza d’Acciaio che faceva capolino da dietro il crinale alle spalle della città.

«È arrivata finalmente.» disse maligno «È tutto pronto?»

«Sì, generale.» rispose uno dei suoi

«Molto bene. Ora vedremo se quella nave è così invincibile come dicono».

Nel mentre, a bordo della nave, Kaoru aveva già dato ordine di prepararsi sia per l’attracco che per il bombardamento navale, che nei suoi piani sarebbe dovuto risultare più che sufficiente per convincere il nemico a darsela a gambe, e mentre Joanne supervisionava l’imbarco dei suoi uomini sulle scialuppe i marinai addetti agli armamenti della Valliere si affrettarono a raggiungere ognuno la propria posizione.

La nave affiancava la costa a tribordo, quindi le torrette vennero puntate tutte verso destra di circa quarantacinque gradi, proprio in direzione dell’esercito nemico. Il cuore della città molto probabilmente sarebbe andato perduto, ma almeno Serk City si sarebbe salvata.

«Tutto l’equipaggio in posizione, comandante.» disse il primo ufficiale Quintus, figlio maggiore del sindaco di Otisa, ricevendo conferme da ogni parte della nave tramite interfono «Torrette puntate e pronte al fuoco al suo comando».

Kaoru, al suo posto in plancia di comando, però non era tranquillo, e bastava guardare il suo sguardo pensieroso per capirlo.

«Qualcosa non và, signore?».

Il generale non rispose, dirigendosi senza un fiato sulla torre di osservazione seguito dal suo secondo per poi volgere uno dei potenti binocoli in direzione della città assediata.

La cinta esterna era ormai perduta, e senza neanche aguzzare troppo la vista era possibile scorgere uno di quei maledetti troll seduto in terra poco lontano dalla cinta, coperto da capo a piedi da ogni sorta di ferita e per questo circondato da maghi dell’acqua che lo stavano curando perché potesse quanto prima tornare a combattere.

L’esploratore aveva parlato chiaramente di almeno due troll schierati tra le fila dell’esercito che assediava Serk City, ma guardando ovunque nel suo campo visivo Kaoru continuò a vederne solo uno.

«Che fine ha fatto l’altro?» si domandò come tra sé.

In quella squillò l’interfono, e rispose Quintus.

«Signore. Alcuni marinai a prua chiedono di lei. Dicono di aver visto qualcosa di insolito».

Kaoru lo guardò come allarmato, quindi, senza neanche prendersi la briga di usare le scale, scese sul ponte saltando giù dalla torre e rapidamente raggiunse i due marinai che lo avevano mandato a chiamare, affacciati entrambi dal parapetto intenti a scrutare la superficie scura del mare.

«Che succede?»

«Comandante!?» disse uno sorpreso di vederlo comparire così in fretta «Ecco, non ne siamo sicuri. Ma ci è parso di vedere qualcosa sotto la superficie.»

«Siate più chiari. Di che cosa si tratta?»

«Veramente… non lo sappiamo. Forse era solo un riflesso.»

«O forse una balena.» ipotizzò l’altro poco convinto

«Così vicino alla costa?» replicò quasi beffardo Kaoru, che voltatosi fece un cenno alle vedette «Fari in acqua!».

Tutte le luci di avvistamento furono accese e puntate verso il mare, alla ricerca di qualsiasi minima traccia di pericolo. Sembrava tutto calmo, forse anche troppo calmo.

Non si vedevano quasi onde, tanto mancava il vento, e da ciò forse si spiegava anche il fatto che nessun dragone fosse ancora venuto a cercare di fermarli dalla riva.

Kaoru per un attimo si convinse di essersi sbagliato, e che i suoi timori erano infondati, ma poi, con la coda dell’occhio, intravide un’increspatura, una sorta di sfiato, ma quella che da un istante all’altro lui e gli altri videro materializzarsi come dal nulla sbucando da sotto la nave non era certo l’ombra di una balena.

«Attenti!» urlò.

Lui e i soldati fecero appena in tempo a buttarsi a terra; subito dopo, la superficie dell’oceano parve come esplodere, e un essere gigantesco balzò fuori dall’acqua atterrando direttamente sul ponte ligneo della Valliere, che per poco non cedette sotto il peso della sua enorme mole.

Tutta la nave vibrò e sbandò tremendamente, inclinandosi di lato, e l’urto fu così violento che molte delle sue parti elettriche o meccaniche andarono in tilt o si ruppero, anche se fortunatamente il generatore di emergenza le permise di non sprofondare nelle tenebre.

Quintus, rientrato in plancia di comando, fu scaraventato a terra assieme a tutti i suoi uomini, e quando, faticosamente, riuscì ad alzarsi in piedi, ciò che vide lo sconvolse.

In piedi sul ponte, accanto alla torretta numero uno ormai scardinata dalla sua virola per il tremendo contraccolpo, il secondo troll torreggiava in tutta la sua imponenza, coperto sul petto, sui polsi e sulla testa da una pesante armatura, ed armato con una gigantesca clava che da sola doveva pesare diversi quintali.

Sgranò gli occhi, e anche Kaoru, ancora mezzo intontito dal terremoto che scatenandosi sotto i suoi piedi che lo aveva scaraventato al suolo, fece altrettanto.

«Oh, mio dio.» dissero in coro senza saperlo.  

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!^_^

Lo so avevo detto che avrei concluso le vicende di Laguiole nel giro due capitoli, ma il fatto è che restavano troppe cose da dire, quindi c’erano solo due scelte: o fare un capitolo da dieci pagine e più, oppure farne due di dimensioni ridotte, e alla fine come al solito ho optato per la seconda soluzione.

Perdonatemi!^_^

Lo so, sono inqualificabile.

Comunque con il prossimo (che, ve lo preannuncio, sarà pieno di sorprese) finirà di sicuro, anche perché quello che viene dopo è uno dei momenti che sono più ansioso di scrivere.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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