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Autore: MeganPalmer    02/11/2013    2 recensioni
Mentre Harry, Hermione e Ron sono alla ricerca degli Horcrux, tutti gli altri giovani maghi sono costretti a frequentare Hogwarts, sotto lo stretto controllo di Voldemort che cerca così di avere il controllo sui più giovani. Ma c'è chi ancora resiste, chi combatte dall'interno. Sono loro. Quelli della Resistenza.
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Dalla storia:
«Bene, la ragazzina viene con noi» disse Moody alla fine.
«Ma è ancora una bambina, dovrebbe restare a casa…» protestò suo padre che fino a quel momento non si era ancora espresso sulla decisione della figlia.
«Arthur lo hai detto anche tu. Finché siamo in guerra, nessuno sarà mai veramente al sicuro»
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Bussarono al porta d’ingresso e non passò nemmeno un secondo che un sonoro cigolio suggerì che qualcuno era andato ad aprire. Il nuovo arrivato disse qualcosa, forse si trattava di un saluto o forse doveva dire qualcosa di talmente importante che non c’era nemmeno il tempo di salutare.
Ma lei questo non poteva saperlo. Non poteva partecipare alle riunioni sempre più frequenti che si tenevano a casa sua. Ma d’altra parte era ancora una bambina. O meglio, la trattavano come tale. Perché aveva sedici anni ed era ora che qualcuno lo capisse. Come potevano pretendere che si comportasse come se nulla fosse? Persino il tempo che per quasi tutta l’estate era rimasto scuro e tetro sembrava preannunciare un disastro imminente. E se era in arrivo una guerra, lei voleva combattere.
 
Senza fare rumore, Ginny uscì dalla sua stanza e si avvicinò il più possibile alla porta della cucina. Per fortuna conservava ancora le Orecchie Oblunghe di Fred e George. Con quelle non sarebbe stato difficile ascoltare i discorsi “dei grandi” a meno che…
*Ottimo!* pensò entusiasta, quando si accorse che la madre, troppo presa dalle mille faccende, si era dimenticata di rendere imperturbabile la porta,cosa che l’avrebbe aiutata notevolmente a capire cosa stava succedendo.
«Dobbiamo farlo stasera.»stava dicendo una voce malaticcia ma allo stesso tempo profonda che Ginny riconobbe essere quella di Lupin. «Non possiamo più rimandare»
«E se fosse una trappola? Abbiamo elaborato il piano in così poco tempo… I Mangiamorte potrebbero attaccarci da ogni parte e…» ribatté un’altra voce. Aveva parlato suo padre.
«Non per contraddirti, Arthur» lo interruppe un altro uomo, probabilmente Kingsley «ma , come diceva Lupin, non abbiamo più tempo»
«E per di più scegliere tutto all’ultimo momento può essere un vantaggio. I Mangiamorte non potrenno mai conoscere interamente il nostro piano!» aggiunse nuovamente Lupin.
«Però potremmo, ecco…»cercò di dire un’altra voce «non so… Cambiare i ruoli. Sapete io non vogl…»
« Chiudi il becco Mundungus!» lo zittì Malocchio. «Se dobbiamo spostare Harry…»
A quelle parole, il cuore di Ginny saltò un battito. E così era quello il loro obbiettivo. Non che la cosa la sorprendesse tanto. Lo sospettava da quando, qualche settimana prima, erano iniziate quelle riunioni a casa sua a cui lei non aveva mai potuto partecipare, ma il fatto di averne la certezza le dava una strana sensazione. Una specie di profondo buco allo stomaco che lentamente in pochi secondi aveva cominciato a logorarla dall’interno. Era paura, ma non per se stessa. Ormai quella l’aveva accantonata da anni, da quando Voldemort si era impossessato di lei, piccola e indifesa. No, era paura per lui. Paura che gli accadesse qualcosa di grave. Paura che morisse.
 
Grida che ora provenivano dalla cucina e che erano notevolmente amplificate dalle orecchie oblunghe la fecero ritornare alla conversazione, ora più accesa, che si stava tenendo in cucina.
«No! No! E no!» stava gridando sua madre, sicuramente molto arrabbiata. «Voi non parteciperete a questa missione! Siete così giovani…»
«Ma mamma!» protestò uno dei due gemelli. Era impossibile distinguere di chi dei due fosse la voce. «Siamo più che maggiorenni se non te ne fossi accorta.»
«E anche io lo sono» aggiunse Ron «Così come Hermione. Non puoi impedirci di dare una mano!»
« Molly se i ragazzi voglio partecipare, non puoi impedirglielo. Per quanto anche a me la cosa non vada giù…» cercò di convincerla il marito.
«Per non parlare che sarebbero utilissimi. Servono molte persone per far riuscire al meglio questo piano» aggiunse la voce di un altro uomo, forse Kingsley.
«Anche se sarà pericoloso»aggiunse la voce di Tonks.
«Ecco qualcuno che è dalla mia parte» ribatté la signora Weasley, sollevata che qualcuno la appoggiasse.
«Ehm…. In realtà intendevo che sarà sì pericoloso, ma ci servono comunque» rispose l’altra donna a bassa voce.
«Sono troppo giovani! Non possono rischiare la vita in questo modo! So che si tratta di Harry, ma loro sono i miei figli…»
Ormai la donna aveva la voce stridula e probabilmente avrebbe schiantato chiunque si fosse opposto a lei e alle sue decisioni. Solo il padre di Ginny, nonché marito di Molly, tentò qualcosa per farla ragionare:
«Molly, tesoro. Siamo in guerra ormai. Non sarebbero al sicuro nemmeno se rimanessero a casa.»
Nella stanza calò il silenzio per alcuni minuti. Poi la porta si aprì improvvisamente e Ginny si trovò davanti la madre più arrabbiata e sconvolta che mai. Era stata colta sul fatto.
«Che cosa ci fai tu qui!» cominciò a sbraitare. «Non ti avevo detto di restare su in camera tua?! Tu non puoi sentire queste cose. Mi sembrava chiaro ormai. Torna subito in camera tua prima che…»
«Mamma, non sono più una bambina» rispose lei, guardandola dritta negli occhi. Non urlò. Non cercò di tirare fuori la voce per farsi sentire sopra il frastuono di sua madre. Era stanca di discutere, ma allo stesso tempo non si era ancora rassegnata del tutto.
La donna aprì la bocca per dire qualcosa, ma subito cambiò idea. Scartò bruscamente la figlia di lato e salì le scale.
«Mamma…»sussurrò in preda ai sensi di colpa, mentre scompariva al piano di sopra.
Fece per seguirla, ma si ricordò della riunione, del fatto che tutti l’avevano colta sul fatto mentre tentava di spiarli e soprattutto si ricordò di Harry.
«Voglio partecipare» disse, rivolta ai membri dell’Ordine che la stavano fissando curiosi di sapere che cosa ci faceva lì e arrabbiati perché avevano intuito che li stava spiando. «E prima che mi fermiate per cercare di farmi cambiare idea, vi dico che ho sentito tutto, soprattutto la parte che dice che avete bisogno di quante più persone disponibili. Bene, io sono disponibile»
«Ginny, è pericoloso…»Era stato Ron a parlare.
«Da quando tu saresti il fratello premuroso che si preoccupa per la sorellina minore? E poi, hai nemmeno un anno in più di me» ribatté lei accigliata
«Si, ma, dato che ha diciassette anni non ha più addosso la traccia. Tu, invece, non potresti fare » disse Hermione dolcemente. Ginny sapeva che la ragazza contava sul fatto che lei l’avrebbe ascoltata. Dopo tutto Ginny l’aveva sempre vista come una sorella maggiore. Eppure si può contraddire anche una sorella.
«E Harry allora? Se non sbaglio (e non sbaglio), Harry non ha ancora compiuto diciassette anni eppure avete scelto di spostarlo ora. Per cui nemmeno lui può fare magie. O comunque, se fossimo costretti a difenderci, vorrebbe dire che i Mangiamorte ci hanno trovato, quindi che differenza fa se vengono a sapere dove mi trovo?»
Era sicura che il suo ragionamento non avrebbe fatto una piega e, infatti, nessuno osò ribattere, anche perché sembrava preparata a rispondere a qualsiasi cosa.
«Bene, la ragazzina viene con noi» disse Moody alla fine.
«Ma è ancora una bambina, dovrebbe restare a casa…» protestò suo padre che fino a quel momento non si era ancora espresso sulla decisione della figlia.
«Arthur lo hai detto anche tu. Finché siamo in guerra, nessuno sarà mai veramente al sicuro»
 
 Qualche ora dopo, Ginny si trovava dietro a suo padre a cavallo di una scopa, mentre solcava i cieli di Londra diretta a casa dei Dursley. Viaggiavano in stretta formazione in modo tale che gli incantesimi di Disillusione che avevano lanciato li proteggessero dagli  occhi indiscreti dei Babbani.
Le avevano spiegato il piano nei minimi dettagli e lei continuava a ripeterselo nella testa. Non poteva permettersi di sbagliare per nessuna ragione al mondo, ne andava della vita di Harry.
«Ok, tenetevi pronti! Stiamo scendendo»  urlò Moody dal davanti della formazione, prima di inclinare la scopa e cominciare la discesa. Durò solo pochi secondi e in un attimo si ritrovarono tutti davanti al numero 4 di Privet Drive a suonare il campanello della casa di Harry. La porta si spalancò subito e i membri dell’Ordine entrarono.
Ginny stava nascosta in fondo al gruppo, dietro Hagrid. Non sapeva come avrebbe reagito Harry vedendola. Probabilmente si sarebbe arrabbiato, tirando fuori una delle sue solite frasi del tipo “Con me sei in pericolo. Non ti avevo detto di starmi lontana?”, e questo dubbio vinceva sul desiderio di corrergli incontro subito e farsi stringere tra le sue braccia.
«Ciao ragazzi» li salutò allegramente Harry quando entrarono.«Non mi aspettavo foste così in tanti»
«Cambio di programma, ragazzo» rispose Moody con quel suo solito brusco. «Andiamo di là. Ti spiegheremo il piano»
Solo allora, mentre gli altri entravano in salotto, Harry si accorse di Ginny.
«Che cosa ci fa qua?» chiese.
Istintivamente la ragazza abbassò la testa come in segno di scusa, ma appena la rialzò si accorse che lui non era arrabbiato. Anzi la guardava con dolcezza, come se, in fondo, ci avesse sempre sperato.
«Oh Harry» sospirò gettandogli le braccia al collo. Era da tutta l’estate che non lo vedeva né sentiva il calore delle sue mani che la stringevano a sé. E le mancava così tanto quella sensazione di completa leggerezza quando le loro bocche si incontravano. Aveva aspettato tutta l’estate ma ora, mentre sentiva il calore delle sue labbra che la baciavano e delle sue mani che la stringevano, sapeva che ne era valsa la pena.
«Eh ehm»un colpetto di tosse alle loro spalli li riportò alla realtà. Era Hermione.
«Harry, dovremmo spiegarti il piano se…»
«Scusa, scusa» si scusò frettolosamente lui, precipitandosi in salotto sotto lo sguardo di tutti i presenti.
«Bene, ora che ci siamo tutti» iniziò Tonks osservando Harry e Ginny con un largo sorriso «possiamo spiegare il piano»
Era molto semplice, ma allo stesso tempo ingegnoso. Sarebbero partiti a coppie con scope, Thestral e persino la motocicletta volante di Sirius: Harry con Hagrid, Ginny con Fred, Hermione con Kinsley, Fleur con Bill, Mundungus con Malocchio, George con Lupin e Ron con Tonks, mentre il padre di Ginny aveva il compito di controllare le passaporte, che sarebbero partite dalle case dei membri dell’ordine in direzione della Tana. Ciascuna coppia aveva una meta diversa da raggiungere, ma la parte fondamentale del piano era che uno dei due si sarebbe trasformato in Harry.
«Non se ne parla! Nessuno rischierà la vita per me!» esclamò Harry. Ginny aveva immaginato quella reazione. Dopotutto era nell’indole del ragazzo comportarsi da eroe, ma quello non era proprio il momento.
«Ecco di nuovo che prova a fare l’eroe…» la anticipò George.
«Se è necessario, useremo la forza per strapparti i capelli per la Pozione Polisucco» aggiunse l’altro gemello.
«Voglio dei capelli. Adesso» si impose Moody con un tono che non ammetteva repliche. E suo malgrado dovette consegnare a ciascuno dei futuri Harry qualche capello.
«Beh, alla salute!» disse Ron prima di bere il disgustoso intruglio, imitato da tutti gli altri.
In qualche secondo la trasformazione fu ultimata e la stanza si riempì di Harry. Ginny trovava la situazione talmente buffa che, nonostante la preoccupazione, scoppiò a ridere.
«Che cos’hai da ridere?» le chiese il vero Harry (o almeno credeva che fosse lui) con un mezzo sorriso.
«Ma lo sai che sei veramente cieco?» rispose lei, mentre a tentoni cercava la sacca in cui avevano messo la scorta di paia di occhiali.
«Sta’ attenta, ti prego» le disse, improvvisamente serio
«Ci proverò»
 
Quando tutti furono vestiti, Moody li richiamò all’ordine.
«Formate le coppie e usciamo. Partiremo al mio via. Ci rivediamo alla tana. Buona fortuna a tutti>>
Mentre uscivano, nessuno fiatò e nel silenzio totale Ginny poteva sentire il cuore battere all’impazzata. Ancora una volta non era per sé che aveva paura. Troppi potevano morire quella notte e sebbene tutti si mostravano fiduciosi nel piano, sapevano bene che presentava numerose falle.
«Pronta sorellina?» le bisbigliò Fred facendola salire sulla scopa, un attimo prima che Moody gridasse il: «VIA!» che segnava la partenza.
Ginny si strinse forte al fratello e chiuse gli occhi, cercando di godersi il vento che le scompigliava i lunghi capelli rossi. Li riaprì solo quando fu sicura di trovarsi in alto, giusto in tempo per vedere delle figure nere ed incappucciate venir loro incontro.
«Attenti! Sono Mangiamorte! » gridò, appena riconobbe i caratteristici mantelli neri.
E un attimo dopo, lampi di luce verde, azzurra e rossa cominciarono ad illuminare quella notte tranquilla.
Le formule degli incantesimi si mischiavano alle grida e alle risate malvagie dei Mangiamorte.
Anche Ginny fece per tirare fuori la bacchetta, ma Fred glielo impedì.
«Se ci attaccano, dovrei lasciarglielo fare?» gli urlò esasperata.
«Ok, tirala fuori, ma non usarla a meno che  non sia strettamente necessaria.»
La ragazza annuì senza discutere ulteriormente. Sapeva che cosa preoccupava il fratello, dato che ci aveva pensato anche lei quando aveva deciso di partire. Non era tanto il fatto che essendo minorenne non poteva usare la magia fuori da Hogwarts, quanto il fatto che, avendo ancora addosso la Traccia, avrebbero avuto la prova che stava aiutando Harry Potter a fuggire e per questo avrebbero potuto persino sbatterla ad Azkaban. Ma aveva deciso di correre questo rischio e non si sarebbe tirata indietro ora
Fortunatamente, nessuno sembrò interessato a quella coppia. Dopo aver schiantato un paio di Mangiamorte, infatti, Fred era rimasto il più in basso possibile e nessuno li aveva più seguiti, arrivando così illesi a casa di zia Muriel.
Ginny non sapeva se essere sollevata o meno. Si sentiva soprattutto in colpa per aver abbandonato gli altri nel mezzo della battaglia. Se fossero morti…
«i comandi erano chiari. Dovevamo arrivare in tempo alla passaporta e combattere solo se necessario. E poi chi la sentiva mamma se non ti riportavo a casa?» cercò di consolarla Fred. Ma nonostante i suoi sforzi lei non lo stava a sentire. Pensava a Tonks e Lupin che si erano appena sposati, a Bill e Fleur che invece stavano per diventare marito e moglie, ai suoi fratelli, a suo padre, a Moody e persino a Mundungus. Ma soprattutto pensava ad Harry mentre le si stringevano le viscere in una morsa.
*Ti prego, torna da me* pensava ininterrottamente come se lui potesse sentirla e questo aumentasse le sue probabilità di sopravvivenza. *Ti prego, torna*
«Ginny afferra lo scarpone» le gridò il fratello un attimo prima che la passaporta partisse.
Sentì il consueto strappò all’ombelico e in un attimo si ritrovò distesa nel giardino della Tana. Erano a casa.

SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti :) prima di tutto volevo ringraziarvi perché se siete arrivati fin qui avete perso il vostro tempo per leggere questo mio sproloquio che tra l'altro è venuto insolitamente lungo (di solito non scrivo mai così tanto). 
Poi, volevo aggiunger eun pò di cose riguardo alla storia... Innanzitutto, con questo capitolo la storia non si è ancora aperta (nel senso che è ua specie di prologo, così come il capitolo dopo) e sono d'accordissimo sul fatto che manca abbastanza di originalità, ma in realtà mi serviva un pò per delineare il carattere di Ginny. Infatti, a causa dei film, tutti vedono Ginny come un personaggio piatto, mentre io l'ho sempre considerata uno dei migliori personaggi della saga e uno di quelli in cui mi rispecchio meglio. E questo è anche il motivo per cui ho deciso di scrivere una storia incentrata su questo personaggio. E' come se fosse una sorta di riscatto...
Concludo ringraziandovi di nuovo e promett che la prossima volta non sarò così lunga e logorroica ;) 
Possano iniziare le critiche! ;)

 
  
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