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Autore: oraprovoascrivere    02/11/2013    4 recensioni
Non so spiegare perché proprio la stazione mi rilassi così tanto.. forse mi aspetto che, un giorno o l'altro, sarò abbastanza coraggiosa da partire, senza valigia o altro, senza nessuna destinazione precisa.
Salire su un treno, quello più colorato, magari, e scendere alla fermata con il nome più bello, e non tornare mai più indietro.
Oppure aspetto semplicemente qualcuno che scenda da un vagone qualsiasi di un treno qualsiasi e venga a salvarmi dalla mia vita, qualcuno che mi prenda per mano e mi dica "Andiamo, c'è tutto un mondo da visitare insieme.".
Ecco, allora sì che partirei, anche immediatamente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Il ragazzo accarezzò delicatamente i capelli della ragazza.
Lei sorrise, imbarazzata, ed arrossì violentemente.
"Sei bellissima quando arrossisci, ancora più del solito." le sussurrò lui, all'orecchio.
Lei sorrise di nuovo.
"No, non è vero, non mentirmi." rispose lei.
Non aveva mai creduto in se stessa, non aveva mai capito il suo valore. Poi conobbe lui.
"Io non mento mai, lo sai." continuò il ragazzo.
"Sì, lo so." si arrese lei.
Il ragazzo si avvicinò lentamente alla ragazza, le accarezzò dolcemente la guancia ancora leggermente colorita e la baciò.
Non fu un bacio passionale, fu un bacio semplice, sereno, giovane.
Giovane come loro, come il loro amore.


*Driiiin driiiin*
Apro gli occhi a fatica, ancora parecchio impastati dal lungo sonno, e scorgo con la coda dell'occhio l'orario. 07:49. Richiudo gli occhi, elaboro lentamente ciò che ho appena visto e finalmente realizzo. Scosto le coperte alla velocità della luce, scendo dal letto, mi catapulto in cucina, butto giù il bicchiere di latte con un sorso solo, trangugio qualche biscotto ed ecco che ricomincia la maratona, questa volta verso il bagno. Una volta finito torno in camera, metto i primi vestiti che trovo sulla mia strada, prendo lo zaino al volo ed esco di casa tirandomi dietro la porta. Faccio due passi verso la fermata e vedo l'autobus passarmi davanti agli occhi e continuare per la sua strada. L'ho perso. La giornata non è iniziata proprio nel migliore dei modi.
Già esausta inizio a camminare verso la scuola, con le cuffiette nelle orecchie, e ripenso al sogno meraviglioso fatto quella notte. Io e lui, il ragazzo della stazione di ieri. Mi sento quasi stupida a fantasticare su una persona che nemmeno conosco, ma davvero non riesco a farne a meno. Saluto Paola, la signora che abita in fondo alla strada che sta portando il figlio a scuola, poi giro l'angolo e vado ancora avanti. Menomale che c'è la musica a farmi compagnia. Di solito decido le canzoni da ascoltare in base al mio umore. Oggi, pur essendo prima mattina, sono piuttosto nervosa, perciò decido di mettere sù un po' di rock: Nickelback, Green Day, Linkin Park, e chi più ne ha più ne metta. Mi danno la carica, mi fanno tornare il buon umore. Sono a circa metà del tragitto, completamente persa nel mio mondo, quando sento una voce in lontananza. Tolgo una cuffietta, ed ecco di nuovo quellla voce, questa volta più nitida.
"Ehi, tu! Sì, tu, non so come ti chiami!" la voce è maschile, e viene da dietro. Mi volto di scatto per vedere che succede e mi ritrovo con un bellissimo ragazzo alto e piuttosto muscoloso, con i capelli biondo scuro abbastanza lunghi che ondeggiano ad ogni movimento e con due grandi occhi verde intenso contornati da lunghe ciglia che mi viene incontro. E' lui, è il ragazzo del treno.
Ecco, mi sento di nuovo completa, piena. Sento la vicinanza della parte di me che lui si è portato via. Devo mantenere la calma. Chissà se si ricorda di me.
"Ehi, tu!" ripete. Ormai ha smesso di urlare, mi ha raggiunta.
"Dimmi." dico io, con un tono che mi autoconvinco essere molto deciso, ma allo stesso tempo anche dolce.
"Stavo andando a scuola, ma mi si è fermato il motorino, accidenti. Sono nuovo di qui, mi sono appena trasferito a casa di mia madre, non è che potresti aiutarmi a portarlo dal meccanico più vicino?" mi chiede. Ha la voce leggermente rauca, graffiante, ma allo stesso tempo anche profonda. E' perfetta. E' la mia canzone preferita, la sua voce, uno di quei suoni che non importa quanto li ascolti, non te ne stancherai mai. Come il cinguettìo degli uccellini al mattino presto, come l'infrangersi delle onde contro la sabbia, come il fruscìo delle foglie che si librano in aria e poi si accasciano a terra in un giorno d'autunno. Mi riprendo da questi pensieri, faccio mente locale e torno in me stessa.
"Ehm.. ce-certo, non ti preoccupare. E' a circa 20 minuti da qui, ti ci accompagno io." gli rispondo, e sorrido.
Lui mi sorride di rimando. Ah, che visione eterea e paradisiaca.
"Grazie, grazie, grazie e ancora grazie! Vado a prendere il motorino, torno subito." dice, poi si volta e corre indietro.
Torna poco dopo trainando la sua vespetta rossa. Già mi immagino lui mentre la guida per le vie della città, ed io dietro, abbracciata a lui, con il vento tra i capelli.. no, basta. Devo smetterla, sono ridicola.
Ci incamminiamo verso destra, in direzione del meccanico, in silenzio. Sono imbarazzata. Avrei così tante domande da fargli, ma mi vergogno troppo. Per fortuna ci pensa lui a interrompere i miei pensieri.
"Ancora non ti ho chiesto come ti chiami, mia salvatrice." dice, ridendo di gusto.
Io che salvo lui? Impossibile. E' lui a salvare me, ogni volta che sorride, che parla, che si sistema i capelli, che mi sfiora.
"Mi chiamo Beatrice, piacere." rispondo, ridendo a mia volta. "E tu?" fremo dalla voglia di sapere il suo nome, ormai non sto più nella pelle.
"Io sono Edoardo." dice, e mi porge la mano.
Io gliela stringo, e, a quel minimo tocco, sento dei brividi di piacere percorrermi tutta la schiena. Noto la pelle d'oca sulle mie braccia, perciò tiro giù le maniche della giacca. E' forse questa la felicità?
"Non ti avevo mai visto prima da queste parti." butto lì l'argomento con nonchalance.
Piano piano tutti i miei dubbi verrano chiariti, devo solo trattenermi dal porgli le domande tutte insieme.
"Oh sì, infatti sono arrivato solo ieri. I miei sono separati, sai, ed io ho vissuto fino ad ora con mio padre, ma adesso ha trovato un'altra compagna e ha deciso di tasferirsi da lei per non pagare più l'affitto. Io non volevo seguirlo, perciò sono venuto qui da mia madre."
Si vede che non è d'accordo con la decisione del padre. Appena ha accennato alla separazione dei suoi genitori un piccolo velo di tristezza ha appannato i suoi occhi, fino a quel momento vivaci. Non so quanto tempo fa sia successo, ma è ovvio che lui soffre ancora. Che rabbia. Una creatura bella e pura come lui non merita di soffrire, merita tutta la felicità del mondo.
Decido di cambiare argomento.
"Aaah, capisco. Ti ambienterai in fretta, vedrai. Che scuola fai?" chiedo.
"Frequento il liceo classico, e tu?" mi domanda, genuinamente curioso.
"Io lo scientifico." rispondo, poi aggiungo "Ma non so bene perché, dato che vengo rimandata di matematica da tre anni." e rido.
Anche lui scoppia in una risata fragorosa. Che suono sublime, un piacere per il mio udito.
Sono così persa in lui che neanche mi accorgo che siamo arrivati.
"Eccoci qui." dico, esultante.
"Perfetto! Ti ringrazio ancora molto! Come potrò mai sdebitarmi?" mi chiede, sorridendo.
Entra nella mia vita e restaci per sempre.
"Ma figurati, l'ho fatto con piacere." rispondo io.
Proprio in quel momento arriva Michael, il meccanico. E' un mio grande amico, so che gli farà uno sconto dato che l'ho portato io. L'ho portato qui per questo.
Saluto i due e torno indietro. Ormai sono in un ritardo clamoroso, quindi è inutile che io vada a scuola. Torno a casa, lascio le scarpe da una parte, vado in camera mia e mi butto sul letto a pancia in sù, con la mente persa in un mondo appena scoperto, tutto da esplorare: Edoardo. 


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Ciao a tutti!
Scusate l'immenso ritardo, ma gli impegni scolastici mi uccidono.
Dati questi pochi giorni di vacanza, ho deciso di approfittarne per continuare la storia.
Allora? Che ve ne pare?
Sapete che ci tengo moltissimo ai vostri pareri, perciò vi prego di recensire in tanti.
Grazie a tutti quelli che hanno letto i due capitoli precedenti, e grazie anche a chi leggerà questo.
Un abbraccio forte,

- oraprovoascrivere
  
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