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Autore: Lisikki_666    03/11/2013    0 recensioni
Oggi, vi voglio raccontare una storia. Ma non una storia qualunque. Voglio raccontarvi la storia di un ragazzo di nome Harry, che abitava in una piccola città ai confini del deserto. A pochi importava della vita del ragazzo non ne aveva bisogno. Lui viveva dei suoi pensieri, così tanto diversi da quelli degli altri abitanti da allontanarlo.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Oggi, vi voglio raccontare una storia. Ma non una storia qualunque. Voglio raccontarvi la storia di un ragazzo di nome Harry, che abitava in una piccola città ai confini del deserto. A pochi importava della vita del ragazzo, neanche ai suoi genitori. Ma il ragazzo non ne aveva bisogno. Lui viveva dei suoi pensieri, così tanto diversi da quelli degli altri abitanti da allontanarlo. Un bel giorno di primavera, un altro ragazzo, leggermente più grande di Harry, si trasferì nella piccola città per studiare nell'università - tra l'altro, unica "attrazione" in tutta la cittadina - vicino al grande fiume. Si chiamava Stefano, ma pochi lo conoscevano con questo nome. Lo chiamavano "il baciato dal sole" o "l'uomo varichina", soprannomi affettuosamente attribuiti dai suoi compagni. Tutto pe colpa di una rara malattia di cui Stefano soffriva sin dalla nascita: l'albinismo. Non aveva né problemi fisici, né problemi mentali. Era solo diverso, e fu proprio questa diversità ad attirare Harry, Era il primo giorno di scuola del ragazzo ed Harry stava placidamente girando per le vie, quando lo vide. Gli si avvicinò istintivamente e cominciò a seguirlo. Questo successe per tutta la prima settimana di scuola, fino a che il ragazzo si accorse della compagnia ed un giorno gli rivolse la parola.
"Scusa...posso esserti d'aiuto?"
L'altro scosse la testa.
"Umh... andiamo a scuola insieme? Non ti ho mai visto alla facoltà."
Scosse ancora la testa.
"Come ti chiami?" Era deciso a capire perché lo seguisse.
"Harry"
"Io mi chiamo Stefano. Abiti qua vicino?"
Il ragazzo alzò il braccio, indicando un punto nello spazio.
"Ah... e... perché mi stai seguendo?"
Scrollò le spalle "mi interessi."
"...capisco" Un altro stupido che aveva voglia di prenderlo in giro. "Senti, se vuoi picchiarmi o roba simile, fallo adesso e basta."
"ok" sorrise leggermente.
I due stettero a fissarsi per qualche secondo. Harry guardò l'orologio. "Vuoi un gelato?"
Stefano sorrise. "Cosa stai cercando di fare?"
"Ho deciso che voglio la tua amicizia"
"Ed hai intenzione di comprarla con un gelato?"
"Certo"
Il ragazzo rise. Non rise tanto per l'assurdità della cosa in sé quanto per il tono serio e sicuro di sé con cui Harry aveva pronunciato quel "Certo".
Si incamminarono.
"Sei arrivato da poco in questa città?"
"Circa due settimane"
"Perché sei venuto?"
Stefano si offese leggermente "Per l'università"
"Solo per questo?"
"Sì..."
"Che strano... Io, se solo potessi, scapperei da questa città senza pensarci due volte."
"Non hai soldi?"
"Naah... è l'età che mi manca."
"Ma... quanti anni hai?!"
"Diciassette"
"Davvero? Sembri molto più grande!"
Scrollò le spalle "Stupidi scherzi genetici"
I due ragazzi cominciarono a vedersi ogni giorno dopo scuola, e quel gelataio divenne il loro punto di ritrovo. Diventarono sempre più amici e si scambiarono sempre più dettagli, storie, aneddoti, che fossero stupidi o tristi l'altro ascoltava con interesse. Fino a che, quando le foglie caddero...
"Oggi voglio portarti in un posto nuovo."
Stefano rise "Basta che non siano ancora le fogne cittadine... una volta mi basta e avanza!"
Camminarono fino ad un fiume attraversato da un grande ponte. Harry si sporse leggermente.
"Stefano... Tu sei il mio migliore amico."
Sorrise. "Anche tu lo sei per me"
L'altro sembrò non ascoltarlo "Ma io credo di provare qualcosa di più di una semplice amicizia" Colse una rosa bianca dai roseti vicini "Credo di essermi innamorato di te e... ti chiedo di non ascoltare le stupide voci di persone con la mentalità troppo chiusa per capire che non servono requisiti standard per amare, che l'amore non pensa a sesso, razza o religione..."
Il sorriso sul viso di Stefano scomparve immediatamente "T...Tu cosa?"
"Ti amo. E ti amo tantissimo. Io..."
"No! No, non ne voglio neanche sentir parlare!"
"Ma, Stef..."
"No! Tu... tu vuoi solo prendermi in giro come tutti gli altri! Io pensavo che tu fossi diverso!"
Questa fu la reazione all'amore di Harry. Queste furono le parole amare che risuonarono nella mente del ragazzo per otto lunghi giorni in cui i due ragazzi non si videro ne parlarono, in cui il cuore di Harry stava lentamente marcendo.
Il campanello suonò, Harry andò ad aprire la porta. Era Stefano. Era forse tornato per lui? Poteva davvero tornare tutto come prima? Potevano davvero tornare amici?
"Volevo dirti che mi trasferisco"
Le lacrime scesero inevitabilmente, scavando le guance del ragazzo.
"Mi trasferisco, vado a studiare altrove. Questo posto mi distrae troppo."
Parole amare, amare come il fiele, dolorose come l'acido. E tutto questo per colpa di quella giornata al ponte. Per quel ponte. Lo stesso ponte a cui adesso Harry si stava sporgendo troppo. Da cui adesso cade, per non tornare più su. Ed io, che come uno stupido non capivo di averlo ferito non accettando il suo amore, avendolo condannato a morte, avendolo ucciso con le mie parole. Il giorno della partenza, gettai una rosa bianca nel fiume, speranzoso che il mio amore, Harry, vivesse felicemente anche senza di me.
  
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