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Autore: bluemary    03/11/2013    3 recensioni
L'ascensore arriva. La porta si apre. E tutto comincia.
Seconda classificata al contest "I do what I want!" di vannagio.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrian Veidt/Ozymandias, Edward Blake/Il Comico, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Notte

Blake?”.
Il pugno non fu del tutto inaspettato, ma era appena riuscito a salire sul ponte della nave e doveva ancora riprendersi dalla sforzo sostenuto per arrivare fino a lì; lo colpì allo zigomo, abbastanza forte da farlo barcollare, eppure non venne seguito da un secondo pugno.

Ben arrivato, Ozy”, lo accolse Blake, le mani già impegnate ad accendersi l'onnipresente sigaro e le labbra aperte in un sorriso che pareva una ferita. “E benvenuto sul vascello dell'amore”.


 

Lunedì 28 ottobre

La stanza odorava di disinfettante, di carne bollita e di una sorprendente fragranza di fiori, malgrado il vaso sul comodino fosse vuoto. La signora Campbell era come al solito stesa sul letto, con uno scialle di lana rosa drappeggiato sulle spalle, i capelli grigi tutti scompigliati, nella prova di come avesse di nuovo rifiutato di farseli pettinare, e le guance pallide simili a vecchia pergamena. Gli occhi azzurri, quasi sepolti dalle rughe, erano però vivi e più giovani di quanto il suo corpo avvizzito facesse supporre. Non ebbero nemmeno bisogno degli occhiali per riconoscerlo, cosa che le disegnò un sorriso sulle labbra.
“Adrian. Sapevo che saresti arrivato”.
Lui ricambiò il sorriso, mentre si accomodava sulla sedia a fianco del letto.
Era la terza volta che veniva a trovarla, eppure la signora Campbell non si era mai dimenticata di lui. A volte lo riconosceva come Adrian Veidt, altre semplicemente come Adrian; ma il suo nome lo ricordava sempre.
“Buongiorno, Margaret. Come si sente?”.
Il sorriso si ampliò fino a rendere più profonde le rughe attorno agli occhi, illuminandole un volto troppo pallido.
“Bene, adesso che finalmente sei qui. Ti aspettavo, ma quelle stupide ragazze non volevano che mi preparassi per la tua visita. Pensa, dicevano perfino che tu non saresti venuto”.
Il dottor Philips gli aveva detto che scatti d'ira, spesso immotivati, erano delle conseguenze frequenti della malattia; con lui la signora Campbell non aveva mai nemmeno alzato la voce, e c'era una certa ironia del destino in tutto ciò.
“Ma non deve trattare male le infermiere, Margaret. Stanno facendo del loro meglio, nel prendersi cura di lei. Dovrebbe cercare di portare pazienza”.
“Se fossero davvero gentili, sarebbero sposate, invece sono tutte zitelle, lo so”. Il tono d'accusa con cui lei aveva parlato si spense in un'espressione interessata. “Tu sei sposato, Adrian?”.
Era la settima volta in tutto che glielo chiedeva; solo la prima, quel giorno.
“No”.
Margaret scosse la testa.
“Ecco, glielo dico sempre, alla mia Lysa, che dovrebbe sposare un giovanotto come te, invece di pensare alla sua carriera”. Sbuffò, sistemandosi lo scialle rosa in modo da averlo in grembo e non più sulle spalle. “Un bel marito che la tratti bene, dei figli, e una casa con un giardino. A questo dovrebbe aspirare”.
“Ma Margaret, Lysa è la segretaria più efficiente che io abbia mai avuto occasione di conoscere. Se dovessi perderla mi dispiacerebbe parecchio”.

   
 
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