11) Smile (it's been a
while)
Wendy
p.o.v
La
riappacificazione tra
Alex e Holly mi mette di buonumore.
Sono in casa da sola –
Jack e io abbiamo mangiato fuori e poi lui è filato allo
studio di
registrazione – sdraiata sul divano a guardare il soffitto.
Non c’è molto da fare
quando hai una colf messicana che pulisce tutto e che ti sorride
sempre, a
volte mi sento quasi a disagio quando c’è lei:
sono abituata a pulire tutto io.
In fondo però con questa
mano è un bene che ci sia, non sarei in grado di fare molto,
l’ultimo regalo di
mia madre è una gran bella seccatura.
Nel bel mezzo delle mie
elucubrazioni suona il campanello e mi alzo per vedere chi è
arrivato: è
Andrew.
“Ciao,sorellina! Sono
venuto a vedere come te la passavi.”
“Vieni dentro, Andy e
siediti sul divano, cosa vuoi da bere?”
“Una coca va più che bene.
Sei sicura di farcela con quella mano?”
Annuisco e torno con una
coca e una sprite.
“Come va la mano?”
“Abbastanza bene, ci sono
gli antidolorifici, grazie a Dio. La riabilitazione è solo
all’inizio e temo
sarà una faccenda lunga e complicata.”
“Te la puoi permettere?”
Mi chiede ansioso, io
sospiro.
“Se dovessimo guardare
alla mia assicurazione, no,non potrei permettermela, ma sta pagando
tutto
Jack.”
“La cosa non ti piace.”
“Non mi piace dipendere da
qualcuno e avere debiti da saldare, lo sai come sono fatta. Voglio
essere
libera e padrona della mia vita.”
“Io trovo che il gesto del
tuo ragazzo sia molto carino, si sta prendendo cura di te, donna tutta
d’un
pezze e Dio solo sa quanto ne hai bisogno.”
Io non dico nulla, in
fondo non mi sembra di essermela cavata male da sola, ho un negozio di
tatuaggi
e posso pagarmi una casa da sola.
La mia faccia deve far
trapelare qualcosa dei miei pensieri, perché Andy inizia a
muoversi nervoso sul
divano.
“Scusa, sorellina. Forse
ho toccato un brutto tasto.
“Non fa niente, Andy. È
tutto ok.
Tu cosa mi racconti?”
“Niente di che, mi sto
arrangiando nella mia vita da scapolo, contando i giorni che mi
separano
dall’andare in giro per il mondo a rischiare di morire.
Fa schifo, ma è l’unico
modo per tirare su un
Esco con una ragazza,
sembra carina, magari te la presento.”
I miei occhi si
illuminano.
“Sarebbe meraviglioso, hai
bisogno di una ragazza!”
“Non lo so, cosa potrei
darle?
Preoccupazioni? Paura che
un giorno il telefono squilli e le annunci che purtroppo il soldato
Andrew
O’Connor è deceduto?”
Io non dico nulla, questa
è anche la mia paura e – se succedesse –
dubito che perdonerei facilmente il
nostro governo.
Lo so che non ha senso, ma
tanti miei ragionamenti non ne hanno. Ci sono zone nel mio cervello in
cui la
razionalità e il buon senso se ne vanno a puttane e si
lasciano guidare dalle
paure e dalle paranoie.
“Non pensarci, Andrew! Tu…
Tu tornerai a casa sano e salvo, aprirai il tuo
ristorante, ti troverai una ragazza e te la sposerai,
magari quella che
hai conosciuto in questo periodo.
Non ci pensare nemmeno
alla tua morte!”
Lui mi guarda stupito.
“Senti, sei mio fratello e
ti voglio bene.
Non me ne frega niente se
mamma è morta, anzi sono contenta che lo sia – un
pericolo in meno – ma tu non
devi morire. Hai capito?”
Lui annuisce e io scoppio
a piangere, lui si alza e mi abbraccia. Mi è sempre piaciuta
la sua stretta, è
stata per tanti anni il mio porto sicuro, ed è la sola cosa
in gradi di calmarmi.
“Ssh! Buona, Wendy.
Ti giuro che porterò il
mio culo a casa, anche solo per fartelo prendere a calci per aver
scelto di
entrare nell’esercito.”
Io mi asciugo le ultime
lacrime e cerco di ricomporre la mia faccia in un’espressione
normale, non è da
me lasciarmi andare a questo sfoghi, ma questa volta la diga ha ceduto.
“Scusa per il brutto
spettacolo, Andy.
Immagino non ne avessi
bisogno.”
Lui scuote la testa.
“Ehi, è normale essere
preoccupata per le persone a cui vuoi bene, sei umana non un robot che
non
prova sentimenti.”
Io annuisco.
Già, sono umana, a forza
di stare da sola me l’ero quasi dimenticato, e gli umani
piangono e soffrono
per le cose brutte che possono accadere a loro o a loro familiari.
“Come va con Jack?”
“Benissimo, almeno per ora.
Sembra quasi il ragazzo
perfetto per me ed è strano, sono troppo fortunata in questo
periodo.”
“Non capisco.”
“Le cose mi stanno andando
troppo bene, dove è la fregatura?
Perché c’è una fregatura,
non puoi andarmi tutto così bene. Capisci?”
Lui ride.
“Vedo un po’ di paranoia
qui.”
Io sbuffo.
“Ho qualche buon motivo
per essere paranoica.”
Lui si accomoda meglio sul
divano.
“Sì, ce l’hai, ma pensa
che mamma è morta e non può più farti
del male e che hai la forza necessaria
per cacciare papà se si facesse vivo.”
Io sbuffo.
“Immagino, ora che sono la
fidanzata di una ricca rockstar
sarò
molto più interessante della Wen tatuatrice, si
potrà vantare con gli amici.
Mi viene da vomitare.”
“Anche a me, ma sa come è
fatto il vecchio.”
“Lo so, lo so.”
Rimaniamo a lungo a
chiacchierare tanto che quando arriva Jack mi trova ancora in compagnia
di mio
fratello.
Merda! Stasera mi aveva
invitato a cena!
“Ciao, Jack.”
“Ciao, Andrew.”
“Ragazzi, vado a
prepararmi!”
Urlo a tutti e due, mio
fratello è sorpreso, ma ci penserà il mio ragazzo
a spiegargli la situazione.
Mi faccio una doccia
veloce e poi mi metto davanti all’armadio, scartando
mentalmente quasi tutti i
vestiti, non ne ho uno che vada bene!
Alla fine – in preda alla
disperazione – metto un tubino nero che Holly mi aveva
regalato secoli fa e che
spero non mi faccia sembrare una stracciona.
Mi trucco pesantemente di
nero e metto un paio di scarpe nere dal tacco troppo alto –
un altro regalo di
Holly – e scendo dabbasso.
Mio fratello e Jack stanno
ancora parlando, ma si interrompono entrambi quando mi vedono, ricevo
due fischi
di approvazione, spero siano sinceri.
“Stai benissimo, sei uno
schianto!”
Mi dice Jack, dandomi un
lieve bacio sulla guancia.
“Ti lascio in compagnia di
tuo fratello, adesso vado a rendermi presentabile.
Spero di non sfigurare.”
“Ma non dire cazzate!”
Balbetto io, rossa come un
pomodoro.
“Stai davvero benissimo,
sorellina.
Lui ti fa stare bene, non
come James.”
“Cosa vorresti dire?”
“Nulla, semplicemente che
quando stavi con Jimmy avevi sempre un fondo di preoccupazione per la
storia
della droga, ora non ce l’hai.”
“Già.”
Io mi rabbuio per un
attimo, Jimmy rimarrà sempre una spina di ghiaccio
conficcata nel mio cuore,
che sia freddo o caldo.
“Scusa, forse non avrei
dovuto nominarlo, non è un argomento facile per te,
vero?”
“Sì e non lo sarà mai, se
mi fossi impegnata di più forse a quest’ora Jimmy
sarebbe ancora vivo, non
saremmo insieme, ma il fatto che fosse vivo mi sarebbe
bastato.”
“Ma è morto.”
“E io ho pianto tutte le
mie lacrime, esaurito le mie preghiere e bestemmie su quella tomba
fredda per
niente, non potrò mai più rivedere il sorriso di
Jimmy.
È per questo che ho paura
del fatto che Jack sia così perfetto, ho paura che qualcosa
me lo porti via.”
Lui mi appoggia una mano
sulla spalla.
“Andrà bene, non ti devi
preoccupare.”
Io sospiro, vorrei
condividere il suo pensiero positivo, ma non ci riesco.
Cinque minuti dopo Jack
scende, indossa dei jeans scuri, una camicia nera e un paio di anfibi,
secondo
me è bellissimo e probabilmente sto iniziando a sbavare
perché mio fratello mi
dà una gomitata, come per farmi riprendere.
“Jack, sei bellissimo!
Cazzo, dovrò agire peggio
di piranha per tenere le ragazze lontane da te.”
Lui ride.
“E dimmi, piranha, dove
pensi di mettere le tue armi?”
“Nella mia borsa di Mary
Poppins penso che un carro armato o due ci stiano.”
Lui scoppia a ridere.
“La mia ragazza mena!”
“Ed è anche brava, te lo
posso garantire!”
Sorride mio fratello.
“Adesso vi lascio andare,
buona cena!”
“Grazie!
Ah, Andy sai dove sia
Holly?”
“Fuori a cena con Alex,
prima ti è arrivato un messaggio e te l’ho letto,
scusami.”
“Non fa niente,
l’importante è che sappia
dov’è.”
Usciamo tutti e tre e io
salgo nella macchina di Jack, non mi sono ancora abituata a questo suv
enorme.
“Non sei ancora riuscita
ad abituarmi alla mia macchina?”
“No, Jack, no.”
Lui sorride in maniera
inesplicabile.
Il
ristorante che ha
scelto è un giapponese costoso e bellissimo.
Non ho mai visto qualcosa
di così raffinato e allo stesso tempo accogliente, si vede
che tengono in gran
considerazione i clienti, il personale è gentilissimo.
Ci accompagnano al separé
dove c’è il nostro tavolo, il separé
è fatto da carta color panna con sakura
rosa e gru azzurrine che volano via, il tavolino è basso e
coperto da una
semplice tovaglia bianca con un fiore di loto rosso e arancione al
centro.
“È meraviglioso, Jack!”
Dico con una voce spezzata
che non riconosco nemmeno più come la mia.
“Sono contento che ti
piaccia. Non è facile azzeccare le cose con te, sei una rosa
con molte spine.”
Io arrossisco e abbasso
gli occhi.
“Merda, ho parlato troppo!
Wen, non fare caso a tutto quello che esce dalla mia bocca, la maggior
parte
delle volte sono stronzate.”
“No, hai ragione, Jack.
Forse non dovresti perdere
il tuo tempo con me.”
“Perdere il mio tempo con
te è la cosa che mi piace di più dopo la musica,
non fare caso alle cazzate che
posso dire ogni tanto. A volte sono davvero stupido.”
“Grazie, Jack. Sei davvero
carino.”
Lui sorride.
“Sei la mia ragazza, devo
e voglio essere carino con te, tanto poi torno a fare lo stupido quando
c’è
Alex nelle vicinanze.”
La mia faccia si rabbuia.
“Non in quel senso,
diciamo solo troppe cazzate, niente di sessuale, mi credi?”
Io sospiro.
“Sì, ho qualche altra
scelta?”
“Beh, potresti lasciarmi e
trovarti un ragazzo meno cazzaro.”
Io non dico nulla.
“Non mi interessa trovare
un ragazzo meno cazzaro, l’importante è che
rimangano cazzate.”
L’arrivo della cameriera
con i menù interrompe questa imbarazzante conversazione,
tutti e due ci immergiamo
nella letture con troppa concentrazione.
Vorrei essere diversa,
meno rotta, più leggera e meno problematica; ma io sono
quello che sono e
purtroppo non si può cambiare, ho delle zone di cuore e di
cervello che sono
irrimediabilmente danneggiate e nulla le potrà mai riportare
all’innocenza
originaria.
Ordiniamo entrambi non
appena arriva la cameriera.
“A volte non ti capisco,
sai?
Sembri così fredda e
spaventata allo stesso tempo.”
Io alzo la mia mano
ferita.
“La vedi questa mano?
Rappresenta come sono
stata trattata per tutta la mia vita, fino a quando sono rimasta con
mia madre.
Mai una carezza, mai un “brava”, solo insulti,
pugni e sberle e il mandarmi a
calci in culo a prendere l’alcool al drugstore. Mi viene
strano pensare che
qualcuno si interessi a me o mi ami e mi voglia proteggere. Con Jimmy
ero io che
dovevo proteggere lui e il problema non si è mai posto, ora
sì e sono
spaventata, curiosa e felice allo stesso tempo.
Non so bene come
comportarmi e tante volte penso che sia solo un sogno, uno di quelli
lunghi e
particolareggiati che ti lasciano l’amaro in bocca quando ti
svegli.”
“Non è un sogno.”
“No, non lo è. Perdonami
se a volte ti sembro fredda o strana, per te è la prima
relazione importante mi
hanno detto, per me è lo stesso, ce la sto mettendo
tutta.”
“Anche io, possiamo
farcela insieme, se non molliamo.”
Io sorrido, un po’
commossa.
“Ce la faremo e adesso
pensiamo qualcosa di più allegro.
Come sono andate le
registrazioni?”
“Bene, anche se Alex era
comprensibilmente sulle nuvole. Sono felice di vederlo così,
forse con tua
cugina ha davvero trovato la pace.”
“Le nuvole hanno smesso di
inseguirlo?”
Lui sorride, cogliendo il
riferimento.
“Sì, direi di sì.”
“Sono contenta per lui e
per mia cugina.”
“Un po’ ti sei affezionata
ad Alex?”
“Un po’ sì. Mi è stato
accanto quando sono stata all’ospedale anche se non ne aveva
motivo. Mi fa
piacere quando la gente rimane, è una variazione insolita,
ma piacevole.”
Lui ride.
“Anche lui si è
affezionato a te, ma non vuole ammetterlo, dice che ti tratta
così solo perché
sei la mia ragazza. È un finto burbero della
madonna.”
Questa volta rido io.
La cameriera ci serve i
primi, io guardo con una punta di invidia il suo chimono, ho sempre
desiderato
averne uno.
“Quanto vorrei avere un
chimono.”
Sospiro sognante.
“Se e quando andremo in
Giappone te ne porterò uno o meglio ancora verrai anche tu e
sceglierai quello
che ti piace di più.”
I miei occhi si
illuminano.
“Sarebbe fantastico!”
Lui sorride e cominciamo a
mangiare.
È tutto buonissimo, anche
il secondo, non ho mai mangiato così bene.
“Complimenti per la scelta
del posto. È stato fantastico!”
“Sono contento che ti sia
piaciuto. Adesso cosa facciamo?”
“Non possiamo tornare a
casa?”
Chiedo stupita.
“No, credo ci siano Alex e
Holly impegnati a riconciliarsi.”
Io alzo un sopracciglio.
“Ma lui non ha una casa
sua?”
“A volte me lo chiedo
anche io…”
“Ti piace averlo intorno.”
Lui si gratta il mento.
“Prima, quando non c’eri
tu, sì; adesso vorrei un po’ di privacy..
Sai com’è…”
“Sì, so come è.”
Scoppio a ridere come una
deficiente, senza un motivo preciso. Forse non avrei dovuto bere il
sakè a fine
pasto, mi rende troppo euforica.
“Stai bene, Wen?”
“No, mi sa che non avrei
dovuto bere a fine pasto, mi sento … brilla.”
Lui fa una faccia strana.
“Andiamo in spiaggia, ti
va?”
“Va bene, almeno posso
togliermi i tacchi.”
Saliamo in macchina, io
inizio a canticchiare “I miss you” dei blink.
“Hai una voce carina.”
“Grazie, erano secoli che
non canticchiavo qualcosa. Non va bene, sto perdendo il
controllo.”
“Non ti piace, vero?”
Io scuoto la testa.
“No, non molto.”
Lui parcheggia vicino alla
marina e scendiamo, tira una brezza piacevole, quasi come una carezza
dal
cielo.
“Che bello stare qui!”
Imbocchiamo la prima
entrata per la spiaggia, io mi tolgo le scarpe e mi godo la sensazione
della
sabbia morbida sotto i piedi.
Che bello!
Jack mi raggiunge e – mano
nella mano – mi porta fino al limite della battigia, poi mi
fa sedere.
Guardiamo un po’ il cielo,
cullati solo dal rumore del mare e della brezza, poi lui si sdraia
sulla
sabbia.
“Come mai ci siamo fermati
qui?”
“Per non bagnarci i
vestiti.”
Io sorrido, mi alzo in
piedi e corro verso l’oceano e mi ci butto, fregandomene del
vestito elegante,
del freddo e del fatto che potrei sentirmi male.
“Wen!”
Sento la voce di Jack
chiamarmi e poco dopo anche lui entra in acqua e cerca di acchiapparmi,
io
rispondo con uno spruzzo e scivolo via dalla sua presa.
Iniziamo a schizzarci e a
giocare come bambini, quando finalmente riesce a prendermi mi godo la
stretta
delle sue braccia.
Lo guardo negli occhi e
lascio che la magia di questo moneto mi travolga, iniziamo infatti a
baciarci
con passione, io ancora saldamente i miei piedi sulla sua schiena, lui
mi
stringe ancora di più.
Bacio dopo bacio, dalla
mia posizione sento qualcosa premere all’altezza del cavallo
dei suoi
pantaloni.
“Forse è meglio uscire.”
“E non finire quello che
abbiamo iniziato?”
“Perché finirlo in mare
con il rischio di venire scoperti quando possiamo finirlo in un comodo
letto
dentro casa nostra?”
Gli faccio l’occhiolino.
Ecco, sto di nuovo perdendo
il controllo!
“Mi sembra una buona
idea.”
Usciamo in braccio
dall’acqua, lui raccoglie le mie scarpe e mi porta alla
macchina, in acqua non
avevo freddo, ora sì. Lui mi
mette
galantemente intorno alle spalle una felpa asciutta che trova in
macchina.
Durante il viaggio c’è un
po’ di tensione, ma tutto sommato sto bene.
Forse sto per fare l’amore
con lui, ce la farò?
O le mie paure me lo
impediranno?
Tra poco lo scoprirò.