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Autore: Birsby    03/11/2013    1 recensioni
Salve a tutti! Questa ff è un AU un po' strana. I nostri cari personaggi, su una nave, saranno alle prese con la solitudine e con legami troppo grandi per essere spezzati o ignorati. Spero di avervi incuriosito almeno un po'. Buona lettura!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve a tutti e ben venuti in questa lunghissima fanfiction (per i miei standard quest’unico capitolo è infinito) che vedrà come protagonisti i nostri due eroi preferiti: Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha.
E’ da quest’estate che sto provando a scriverla e dopo averla cambiata 100000000000 volte questo è quello che ne è venuto fuori. (Non potete neanche immaginare come era all’inizio).
Non so più che dire, non sono brava con le introduzioni, anzi sono negata. Quindi vi lascio alla lettura.
 Ringrazio anticipatamente tutti quelli che le daranno un’ occhiatina e se avete voglia anche una minuscola recensione è sempre ben gradita.

Ultima cosa:
Le parti parlate saranno introdote da un trattino (-)
I pensieri di Naruto e Sasuke dalle virgolette (“...”)

Buona lettura
 
 
 
E’ troppo grande
 

-Capitano! Ho avvistato l'isola!
-Veramente Neji?- rispose un ragazzo dai capelli dorati, raggiungendo l'altro sulla parte più alta della nave.
-Ma dove? Io non vedo niente!
-Lì, Naruto, proprio davanti a te.
-Ma se si vedeono solo il cielo e il mare. – Ribatté il biondo, assottigliando gli occhi per cercare di intravedere la sagoma di qualche isola e assumendo un adorabile broncio infantile.
La nave intanto proseguiva rapidamente in avanti grazie alla preziosa spinta del vento.
-E’ vero! Ora la vedo anche io, certo che hai proprio una vista
impeccabile!- Esclamò fissando incuriosito gli occhi quasi bianchi del compagno, come se nascondessero qualche misterioso segreto.
 
Dopo appena mezz’ora, cinque strambi personaggi camminavano sulla sabbia bianca di quella che si poteva definire un’immensa isola abitata solo da animali e uccelli selvatici.
-Questo si che è un posto fantastico, ci vivrei per sempre.- Sorrise esaltata una bella ragazza bionda.
-Sei sicura Maialino? E se poi ti si rovinano i vestiti?- La provocò un’altra ragazza dai capelli di un insolito rosa confetto.
-Stai zitta Fronte Spaziosa, non stavo parlando con te!- A bloccare la risposta di Sakura fu il povero Naruto che, rischiando la vita, cercò di far calmare quelle pazze delle sue compagne.
-Su, su non fate così- ridacchiò imbarazzato il comandante, attirando su di sé gli sguardi infuocati delle due.
-Certo che siete una vera seccatura, non siamo venuti qui per discutere, quindi sbrighiamoci- Si intromise un annoiatissimo Shikamaru, che proseguiva affiancato da Sai.
-Shika ha ragione. Siamo o no siamo i pirati più forti del mondo? Andiamo a prendere questo tesoro!- Urlò Naruto iniziando a correre.
 
Erano arrivati dal lato opposto dell’isola, dove in una grotta era nascosto un tanto rinomato tesoro nascosto lì da antichi nobili.
Senza indugiare si addentrarono nell’oscurità, fino a quando delle urla non li fecero sobbalzare. Non avevano visto nessun’altra nave o barca o tanto meno zattera attraccata vicino l’isola ed erano certi di essere soli.
Silenziosamente girarono un angolo trovandosi davanti un ragazzo e una ragazza, che litigavano animatamente.
Karin e Suigetsu, famosi pirati, si girarono contemporaneamente notando gli intrusi.
-E voi che ci fate qui?- domandò Karin infuriata, osservando tutti da dietro le spesse lenti degli occhiali.
-Cosa ci facciamo noi? Cosa ci fate voi piuttosto!- rispose acida Sakura. Naruto questa volta non cercò neanche di calmarla lasciando che lei e la rossa si mandassero lampi di sfida con gli occhi.
“Possibile che le donne non riescono mai ad avere una conversazione civile tra loro?”
Non ci furono altri scambi di parole.
Un rumore di passi bloccò tutti.
Da un altro angolo della grotta comparve Sasuke Uchiha.
La ciurma di Naruto lo fissò con occhi sbarrati, mentre il capitano, stesso a quella vista aveva spalancato la bocca.
Un turbinio di pensieri gli annebbiò la mente: erano passati tre anni dall’ultima volta in cui si erano visti.
 
Flashback
Si erano evitati per tutta la settimana. Soltanto la sera Sasuke tornava a parlargli, anche se era palese che si sforzasse di usare il solito atteggiamento. La maggiore freddezza, infatti, Naruto la percepiva, ma cercava in tutti di modi di ignorarla, pur di avere vicino il suo compagno.
Quando aveva deciso di affrontarlo, però, lo aveva trovato nella sua stanza, seduto sul letto, con una sorta di zaino vicino. Aveva capito subito: Sasuke lo stava lasciando, se ne stava andando.
Anche se il suo cuore stava urlando di protestare a quella stupida decisione, di cercare di fermarlo, anche con la forza se necessario, il capitano riuscì solo a bisbigliare poche e semplici parole, la cui risposta avrebbe rischiato, però, di distruggerlo in mille pezzi.
-Perché vuoi abbandonare la nave?- E per nave lui intendeva tutto. Intendeva tutti i compagni, tutte le avventure passate insieme, tutto il passato, intendeva se stesso e il legame creato.
-E’ colpa tua, stupido Dobe. Se tu non avessi insistito tanto a diventare mio amico, magari sarei anche rimasto. Sai benissimo che non voglio legarmi a nessuno. I legami rendono le persone solo più deboli di quanto non lo siano già e io non posso permettermelo. Sono rimasto fin troppo a giocare al pirata felice, ora basta. Perderei solo tempo con degli inetti come voi.
Non disse altro. Prese le sue cose e andò via, senza più parlare con nessun altro.
 
Sasuke era cambiato, era cambiato molto. Era più alto e più muscoloso, e sembrava esser diventato ancora più cinico e crudele di un tempo. Nei suoi occhi, però,  Naruto poté riconoscere la stessa tristezza di quando erano più piccoli e la stessa voglia di rivalsa su una vita troppo dura.
-Bene, bene chi abbiamo qui? - ghignò Sasuke, nascondendo subito lo stupore di quell’incontro. –Certo che è proprio piccolo il mondo-
-Che ci fai qui Sasuke?- domandò ancora incredulo Naruto.
-La stessa cosa che vorresti fare tu. Mi porto via questo bel tesoro.
-Ma la tua nave?
“Come c’è arrivato fin qui? Sono sicuro di non aver visto nessuna nave”.
Nel sentire quella domanda, l’Uchiha contrasse i denti, ma non fu lui a rispondere.
-L’ha distrutta l’Akatsuki- Lo precedette Suigetsu meritandosi un potente pugno da Karin.
-Ma ti vuoi stare zitto?- Gli sussurrò la ragazza.
-Come? L’Akatsuki? Non dirmi che hai combattuto contro tuo fratello? Ma ora dov’è?- mentre il biondo, confuso, aveva pronunciato una quantità immensa di inutili parole, Sasuke fu, come al suo solito, conciso e diretto:
-Ora sarà all’inferno-
 
Flashback
Stava finendo tutto. I suoi sforzi, i suoi sacrifici non erano valsi a niente. Dopo l’ultimo micidiale attacco del fratello si trovava lì, a terra con il viso e i capelli sporchi di sabbia e sangue: il suo sangue.
Respirava affannosamente. Una costola era inclinata se non del tutto rotta e sul resto del corpo tagli e ferite non si contavano più. Voltò la testa di lato per vedere una nave, probabilmente la sua, prendere fuoco. Ora,  però, non gli importava di niente. Stava per morire. Sentiva chiaramente Itachi avvicinarsi.
Avrebbe voluto uccidere il fratello che lo aveva privato di tutto.
 Una notte, senza apparente motivo, il maggiore aveva ucciso tutta la famiglia, tranne lui. Quella volta un bambino di soli sette anni aveva giurato vendetta. Ma ora, a distanza di anni, aveva fallito.
Gli sembrava di aver fallito in tutte le cose che aveva fatto.
Chiuse gli occhi: si stava arrendendo, ma un ciuffo biondo con degli occhi color mare e un sorriso che avrebbe sciolto i ghiacci dei poli, gli apparve in mente.
 Credeva di aver chiuso ogni rapporto con quel ragazzo, ma allora perché proprio ora, ripensava a lui? Era sempre stato molto schivo e aveva sempre evitato i rapporti con gli altri. Quel biondino, però, con la sua insistenza e la sua allegria, gli era entrato dentro, contagiandolo.
 Aveva capito troppo tardi che quella sorta di amicizia si stava trasformando in qualcosa di più profondo. Aveva mollato tutto, allora: aveva troncato ogni rapporto, ma aveva fallito anche in quello. Era stato quel legame ad averlo indebolito, ad averlo reso troppo umano.
Non era giusto. Non era riuscito neanche a dimenticare una persona. Se doveva morire avrebbe voluto tanto non avere rimpianti. Avrebbe dovuto almeno dimenticare quell’allegro Dobe.
-Fratellino, certo che mi hai proprio deluso. Ti avevo risparmiato solo perché credevo che mi sarei divertito a combattere contro di te, ma mi sbagliavo. Sei proprio inutile, sei proprio un buono a nulla. Non servi a niente e a nessuno.
Con una forza che credeva di non avere, Sasuke si alzò in piedi barcollando. Sul viso un’espressione grintosa e combattiva. Non sarebbe morto così. Itachi attaccò, ma con un salto riuscì a schivare il colpo e a recuperare la sua spada, proprio prima dell’ennesimo affondo del maggiore. Nuovamente riuscì a schivarlo per poi affondare la lama nel petto di Itachi.
Era finita.
 
Dopo un altro momento di stupore generale, fu nuovamente il comandante a fare domande:
- Quindi ora siete bloccati qui?- ma senza lasciare tempo di rispondere affermò – Va bene, sbrigatevi, verrete con noi!
-Cosa ti fa credere che io voglia salire sulla tua nave?- lo provocò il moro.
-Beh se non vuoi venire con le buone, puoi considerarti un prigioniero. Non credo che tu abbia molte possibilità- Era tornato il solito e insolente Naruto.
-Va bene verremo con voi, ma quando vorrò ce ne andremo.           
“Mai giocare con il fuoco, caro Naruto. Ci si scotta e alla fine mi odierai”.
 
Con sguardo altezzoso l’Uchiha superò tutti, per uscire da quella caverna, per poi fermarsi ad osservare Sai che teneva la mano ad una preoccupatissima Ino.
-Vi sono mancato così tanto da rimpiazzarmi con una mia copia?- Chiese sfrontato.
-Sai non è come te!- Prese le difese del ragazzo Ino.
-Certo, lui non ha personalità, si vede lontano un miglio. E’ molto più semplice stare con una persona simile. La si può plagiare come si vuole.- Le rispose con cattiveria Sasuke e senza aggiungere altro proseguì dritto lasciando la ragazza incredula.
Sakura vicino a lei, provò a dire qualcosa, ma le parole non riuscirono a uscire dalla gola.
 
Quando tornarono tutti sulla nave iniziò un assordante brusio, ma Naruto lasciò a Shikamaru il compito di dare spiegazioni.
Intanto lui mostrò la camera doppia, come tutte le altre, che avrebbero dovuto condividere Karin e Suigetsu.
Quando fu il turno di Sasuke di vedere la sua camera, il moro venne condotto davanti a una porta che sembrava chiusa da tempo.
-Non ci è più entrato nessuno da quando sei andato via.-Sussurrò triste il ragazzo più piccolo.
 
Flashbeck 
Era stata veramente una giornata faticosa. Finalmente erano sbarcati e lui e Sasuke avevano dovuto separare le stanze. Neanche cinque minuti di convivenza e già si stavano scannando. Naruto aveva lavorato più di tutti. Sperava, infatti, si addormentardi prima che il demone avesse preso il sopravvento. Forse fu proprio la paura del risveglio del mostro che provocò quello che il ragazzo temeva di più al mondo. Gli occhi diventarono rosso sangue e canini e unghie si allungarono.
La voglia di distruggeretutto si fece largo in lui. Iniziava ad odiare quella nave così piccola. Si sentiva soffocare. Soprattutto avrebbe voluto sbarazzarsi di quello stupido muro di legno. Iniziò a raschiare con le unghie riuscendo a graffiare e a scalfire il legno.
Passarono pochi minuti e nella stanza entrò un infuriatissimo Sasuke.
-Che diavolo stai facendo Usuratonkachi? – le parole fecero appena in tempo a uscire dalla sua bocca, quando Naruto si voltò mostrandogli l’inquietante trasformazione.
-Che ti è successo?- Quello non poteva essere quel Dobe dell’amico…
Non poteva.
-Niente, assolutamente niente. Mi dà solo fastidio questo muro!- Esclamò con un ghigno inquietante sul volto. –Per questo lo distruggo.- sussurrò poi iniziando a dare pugni sempre più forti alla parete, che sicuramente non avrebbe retto per molto tempo.
Sasuke era fermo, non sapeva che fare. Quello lì era proprio Naruto, il suo Naruto. Senza pensarci molto gli si avvicinò e con uno slancio lo abbracciò: bloccando forte i pugni che tentavano di continuare la loro opera di distruzione.
Il biondo dopo poco iniziò a dimenarsi sempre di più, ma il moro non aveva la minima intenzione di liberarlo. Nonostante tutto cercò di calmarlo sussurrandogli parole all’orecchio, che sembrarono tranquillizzarlo in un primo momento. Dopo qualche secondo però, il demone riacquisì il comando della mente del biondino e con uno strattone più forte dei precedenti riuscì a far cadere Sasuke, lanciandolo verso la parete opposta della stanza.
 Fu proprio vedere a terra il moro, che dolorante provava a rialzarsi, che lo spinse a tornare normale. Gli occhi tornarono azzurri.
Tornò il vero Naruto.
 
-Ma come siamo rimasti sentimentali! Credevo che avresti smesso di essere così noioso.- Con l’ennesimo ghigno crudele entrò nella stanza come se nulla fosse, sbattendosi alle spalle la porta e colpendo per l’ennesima volta il cuore di Naruto.
“Sei così cambiato, Sasuke”
***
 
Il clima sulla nave, nononostante quell’inaspettato ritorno, non cambiò minimamente, anzi sembrava che l’allegria regnasse, dopo tre anni, incontrastata. Finalmente la nave era al completo.
Naruto rideva sulla schiena di Rock Lee, mentre l’amico facva le sue 1000 flessioni giornaliere; le ragazze prendevano il sole rilassandosi, mentre tutti gli altri sonnicchiavano o chiacchieravano all’ombra.
-Kibaaaa, quel tuo stupido cane sta importunando i miei insetti!
-Shinooo, quei tuoi insettacci hanno mangiato le mie marionette, giuro che le stermino.
Uno strano trio composto da Kiba, Shino e Kankuro, si rincorreva per tutta la nave.
-Come ti permetti a chiamare Akamaru stupido, te la farò pagare!
-Kankuro se rompi una sola ala alle mie creature le tue bambole diventano legna per il fuoco.
Il trio continuò comicamente la sceneggiata sul ponte della nave, proprio quando Sasuke uscì dalla sua cabina.
“E’ strano tornare qui, sembra che non sia cambiato niente”
Appena i tre gli passarono avanti non riuscì a non esclamare:-Qui, come vedo, è sempre il solito circo.
I ragazzi si fermarono. Non si aspettavano di certo una frase del genere, anzi non si aspettavano nessuna frase.
Solo tre anni prima, infatti, mentre si rincorrevano, Sasuke avrebbe semplicemente alzato gli occhi al cielo senza commentare.
Anche da piccolo non parlava o scherzava molto.
-Beh, Uchiha, hai qualche problema?- gli ringhiò contro Kiba
Lo sapevano tutti a bordo: Kiba era facilmente irascibile.
Persino Sasuke lo ricordava e per non creare più guai di quanti già non ne avesse preferì ignorare l’amante dei cani, superandolo.
 
Pochi secondi dopo l’urlo di Choji avvertì che il pranzo era pronto.
A quel magnifico annuncio tutta la ciurma si precipitò in cucina pronta per riempirsi lo stomaco.
-Mhhh che profumino, che hai cucinato di buono Choji?- Chiese Naruto allegro con lo stomaco che brontolava, quando tutti si erano seduti intorno al grande tavolo. 
-Ti ho preparato il Ramen così sei contento.-
-Sii, sei fantastico, grazie.-
Il ragazzone sorridendo mise davanti al biondo il piatto fumante, che senza aspettare nessuno iniziò ad abbuffarsi, seguito poi da Kiba e da Rock Lee, che, come al solito, non voleva assolutamente perdere la gara de “la mangiata più grande”.
 Quando Naruto, ebbe finito il terzo piatto di Ramen, Sasuke prese la parola interrompando il brusio generale.
-Domani, sbarchiamo al primo porto che troviamo.
-Cosa?
-Stai sherzando?
-Di che stai parlando?
-Dici sul serio?
Una serie di domande, che resero la situazione quasi comica, fu la normale reazione a quell’improvvisa decisione.
Naruto non commentò, ma dalla sue espressione emerse tutta la sua delusione e tristezza.
Sasuke si accorse subito delle emozioni che si erano impadonite dell’ex compagno e non si risparmiò dall’infierire.
-Avanti, non vorrai farmi credere che speravi di farmi rimanere per sempre?!? Sei patetico, a costo di uccidere tutti me ne andrò da qui.-
Nessuno sapeva cosa dire e ammutoliti, attendevano la risposta del capitano, aspettandosi una sfuriata in piena regola.
Come ogni volta che si trattava di Sasuke, però, Naruto cambiava completamente personalità.
Senza una parola, si alzò e andò via.
La situazione era più grave del previsto.
Naruto non aveva mai mangiato solo tre piatti di Ramen e nessuno si mai era alzato da tavola prima che tutti finissero. Quella era una delle mille leggi non dette su quella nave alla quale ognuno teneva. I pasti erano gli unici momenti in cui tutta la ciurma si riuniva e tutti tenevano a quella piccola regola.
“Tzk, è stato più facile del previsto. Ma allora perchè non mi sento molto soddisfatto. Quel Dobe ce l’avrà con me e magari non mi vorrà più vedere, proprio come volevo, ma allora cos’è questa strana stretta allo stomaco? Senso di colpa? No, devo esserne contento”.
 
Naruto intanto si era rifuggiato tra le lunghe orecchie della polena della nave. La stuttura in legno finemente intagliato rappresentava una volpe con nove code. Due di queste abbracciavano il bordo della nave e le altre sette svettavano dritte. Il muso allungato mostrava un gnigno feroce e poco rassicurante grazie anche ai canini sporgenti.
Pensieroso, osservava l’orizzonte, mentre un sorriso amaro prendeva forme sulle sue labbra sottili.
Lui, Naruto giovane pirata aveva fatto del mare la sua casa e la sua vita. Ogni suo sogno e ambizione erano basati su quell’infinito manto blu.
Aveva sempre dovuto pensare a se stesso e cavarsla da solo. Non perchè lo volesse. Semplicemente perchè era sempre stato solo.
Malinconico passò una mano sulla volpe fino ad arrivare agli occhi rosso fuoco.
Era buffo come quella statua gli assomigliasse in certi momenti.  Gliel’aveva regalata Jiraya il suo maestro. Era stato l’ultimo regalo che aveva ricevuto da lui.
Jiraya, già Jiraya era stato l’unico ad avere fiducia in lui, a non ritenerlo solo un mostro a causa del demone che portava dentro.
I suoi geniori erano morti quando era nato e tutti in città lo disprezzavano e lo odiavano. Spesso, infatti perdeva il controllo di sè e delle code rosse spuntavano dal suo corpo.
Jiraya, lo aveva aiutato a controllare qulle trasfomazioni e poteva usare a suo vantaggio fino a tre code. La sera, però, il demone si ribellava facendolo diventare aggressivo. Nonostante tutto era riuscito a diventare il comandante di una nave e ad arruolare una fantastica ciurma. I giorni della preparazione della nave erano stati i più belli della sua vita, credeva di essere finalmente felice. Pochi giorni prima di salpare, però, Jiraya era morto e lui era tornato adessere di nuovo solo.
In Sasuke aveva visto una persona simile a lui, anche il moro era solo e sperava che in due si sarebbero potuti aiutare. Quel sentimento di amicizia era cresciuto sempre di più in lui, fino a diventare quello che tutti comunemente definiscono amore.
Naruto non sapeva se amava veramente Sasuke, infondo non aveva mai provato nulla di simile, ma se quello era amore, le persone che dicevano che fosse bello avevano ragione.
“Non capisco perchè ti comporti così Sasuke. Hai paura di affezionarti alle persone? Ma sai anche tu che ormai è troppo tardi. Non voglio che tu te ne vada ancora. Anche se non è stato per molto, ma da quando sei salito su questa nave il clima è tornato ad essere quello di un tempo. Possibile che tu non te ne accorgi. Il tuo posto è qui Sasuke.”
 
Il resto della ciurma aveva finito di mangiare, ma ora nessuno osava più spiccicare una sola parola.
Persino Karin e Suigetsu, non avevano voglia di parlare. Nemmeno loro approvavano realmente la decisione del loro capitano, si trovavano bene con il resto della ciurma e quel clima accogliente non era di certo disdegnato.
 
Sasuke uscì sul ponte, aveva bisogno di un po’ d’aria. Vide Naruto sulla volpe, ma si aspettava di trovarlo lì.
Quando il biondo era malinconico, da sempre andava a rifuggiarsi in quel punto. Tre anni prima lui gli sarebbe andato vicino senza dire nulla. Spesso tra loro non servivano parole per capirsi.
Una mano sottile gli si poggiò sulla spalla con delicatezza. Non aspettandoselo sussultò leggermente, trovandosi difrone Sakura, che lo osservava severa.
Se lo doveva aspettare. La rosa era sempre stata pazzamente innamorata di lui e già si stava preparando all’ennesima dichiarazione di amore eterno. Era già stupito che la ragazza non si fosse precipitata da lui subito.
-Ti devo parlare.-
“Iniziamo bene...” Il moro alzò gli occhi al cielo.
-Cosa vuoi?
-Tu sai quello che ho sempre provato per te. In tre anni i miei sentimenti non sono cambiati...
-Anche io penso le stesse cose di prima su di te: sei noiosa- Concluse girandosi di spalle, sperando vivamente che quella breve conversazione fosse finalmente finita.
-Aspetta, non ti dovevo dire questo-
“Perchè le mie speranze sono sempre vane?”
Sakura incoraggiata dal silenzio continuò:
-Ho capito che per quanto io ti ami, c’è qualcuno che tiene ancora di più a te.-
Finalmente Sasuke iniziò a prestarle veramente attenzione.
-Naruto, da quando sei andato via, non è stato più lo stesso. Rideva, scherzava, ma ne suoi occhi si leggeva chiaramente la malnconia che lo coglieva. Oggi per la prima volta è tornato a sorridere come un tempo. Da quando sei andato via si è allenato tanto per diventare più forte, con la speranza di farti tornare a bordo. Mi ha detto che ti avrebbe trascinato anche con la forza se fosse stato necessario. Non si merita tutto quello che sta passando. Io non posso sapere cosa prova con esattezza, ma credo che tu lo possa fare.-
Senza aggiungere altro la ragazza si allontanò: sperava veramente che quel testone di Sasuke per una volta lasciasse perdere il suo orgoglio.
 
Le parole di Sakura lo avevano innervosito. Sapeva che Naruto sarebbe stato male, per la sua decisione, ma sentirselo dire era diverso.
Qualcosa era cambiato, da quando se lo era ritrovato davanti, tutte le sue covinzioni stavano pian piano evaporando via.
Lui non voleva legarsi a nessuno e Naruto quel legame glielo aveva quasi imposto.
Non sarebbe andato da lui, non gli avrebbe parlato; ma allora perchè le sue gambe si stavano muovendo senza che il cervello le comandasse? Forse il suo corpo era arrivato alla giusta conclusione prima di lui.
Si ritrovò in pochi secondi vicino al capitano, che per l’ennesima volta in quella giornata lo guardava stupito.
“Cosa ci fa qui?”
Nessuno dei due disse niente. Semplicemente continuarono a fissare l’orizzonte. Una strana stretta allo stomaco attenagliava entrambi. Erano tesi e quasi imbarazzati.
-Dove sei stato questi anni?- ruppe fiocamente il silenzio Naruto. Per lui di solito sempre chiassoso ed esuberante, quella situazione era completamente estranea.
-Non sono mai stato fermo in un luogo. Ho arruolato una piccola ciurma e mi sono allenato molto per uccidere Itachi. Sono molto più forte di prima. Scommetto che tu sei rimasto con le mano in mano, tutto questo tempo.-
“Ma quanto ho parlato? Mi stupisco di me stesso.. No, è colpa di Naruto. Stravolge sempre tutto.”
Il biondino gonfiò le guance offeso.
-Ehi, ma con chi ti credi di parlare. Anche io mi sono allenato duramente. Ora controllo tutte e nove le code e la sera le crisi sono passate, te lo assicuro.-
“Mi è mancato litigare con te Sasuke”
-Sono stupito Dobe, non ti credevo in grado.-
-Sei rimasto il solito Teme odioso vero?-
Un ghigno comparì sul volto dell’Uchiha.
-Sono solo realista.
-Beh ti sbagli, è stato difficile riuscirci, ma ce l’ho fatta senza l’aiuto di nessuno.- E in quella frase tagliente vi era tantissima malinconia e delusione malcelata per quel doloroso abbandono. Tutto il dolore provato si raccolse nella sua mente, fino a quando espolose.
-Mi avevi promesso che ci saresti stato ogni volta, che mi avresti sempre aiutato, invece sei andao via.- Parlò con rancore Naruto
-Mi hai costretto tu ad andarmene, tu e i tuoi stupidi sentimenti.-
Sbottò invece Sasuke.
 
Flashbeck  
Erano stesi sul letto. Naruto si era finalmente calmato. Quella sera era stato più nervoso del solito, ma ora stavano chiacchierando e scherzando su tutti i guai che erano capitati in quella piovosa giornata.
-Hai visto come sono carini Hinata e Kiba? Finalmente si sono decisi a mettersi isieme.-
-Già, e io che credevo che Hinata avesse un debole per te.
-Ma non essere ridicolo. Anche se sarebbe stato bello. –Sasuke lo guardò aggrottando le sopracciglia.
-Intendo avere qualcuno che ti ama.-Si affrettò a spiegare Naruto guardando l’amico che tornava ad assumere il suo solito sguardo impassibile. Solo ora si accorse di quanto erano vicini: troppo vicini, tanto da far mischiare i respiri. In quel momento, mentre si guardavano negli occhi, pensavano entrambi che loro sarebbero sempre stati soli, ma anche che potevano sempre contare l’un l’altro. Naruto era sempre stato impulsivo: voleva far provare al moro le stesse emozioni che sentiva lui e per trasmettergli i suoi sentimenti, posò piano le labbra su quelle dell’amico. Entrambi provarono un forte calore espandersi nel corpo fino a quando Sasuke, spaventato si staccò e lasciò la stanza.
Naruto era sempre stato impulsivo, ma mai la sua impulsività aveva rovinato tutto.
 
Senza altre parole, Naruto si alzò e scappò in camera. Almeno lì sperava, sarebbe stato tranquillo.
 
“Cosa ho fatto?
Come cosa ho fatto. Ho fatto quello per cui ero venuto qui. Avrei dovuto ferirlo e ci sono riuscito.
Non ho risolto niente.
Non è vero, sarò libero.
No, a chi voglio darla a bere. Non lo dimenticherò mai, ma forse andandomene soffrirei di meno. Dovrei almeno cercare di chiarire.
E’frustrante per me, ma non riesco a fare altrimenti.”
***
 
Naruto, quella sera non era andato a cenare e per tutto il pomeriggio era stato chiuso nella sua stanza sdraiato a riflettere. Si sentiva strano.
Era nervoso e stava iniziando a temere nuovamente il sopravvento del demone.
“Neanche questa volta arriverà Sasuke.
Sono solo. Non è una novità, ma ora ho paura. Sono stanco, non ce la faccio più, basta, basta, basta.”
 
Gli occhi diventarono rossi, canini e unghie si allungarono. Non riusciva proprio a controllarsi.
***
 
Sasuke, a tavola non aveva toccato cibo. Naruto non era più uscito dalla sua stanza e lui si stava un po’ preoccupando. Si sentiva ridicolo.
Fece l’unica cosa che l’istinto gli suggerì. Si alzò e andò nella camera del capitano, aveva un brutto presentimento.
 
Ancora le solite crisi, Dobe?- domandò entrando nella stanza e appoggiandosi allo stipite della porta, mentre il solito ghigno si disegnava su quelle labbra sottili.
-Maledizione! Mi erano passate Teme! È tutta colpa tua, come sempre devi stravolgermi la vita!- Urlò infuriato il biondo, percorrendo la stanza a grandi falcate, per cercare di calmare il nervosismo. 
-Ma forse questa è l'unica cosa buona che hai fatto... - sussurrò ringhiando
-E cosa avrei fatto?- chiese annoiato
- Le crisi, è un bene che siano tornate!-
-Non dire idiozie! 
"Che diamine stava pensando quel Dobe?!?"
-Non sono idiozie. Solo durante queste sono veramente me stesso. Andiamo, pensaci... tu dici che perdo completamente la testa, ma in realtà sono i miei unici momenti di razionalità. Solo un pazzo, con una vita come la mia, continuerebbe a sorridere e a volere andare avanti; sarebbe molto meglio lasciar perdere ogni sogno, ogni legame. 
Sai, avevi ragione quando mi hai detto che i legami fanno solo soffrire: sono inutili e rendono deboli.- Naruto parlò piano, lentamente sperando che ogni parola fosse come una coltellata per il moro. Avrebbe dovuto soffrire come aveva sofferto lui.
-Non è vero, tu non diresti mai cose simili.
-Che ne sai tu?!? Non ci sei stato per ben due anni. Come fai a sapere cosa penso o se non sia realmente cambiato?- Urlò avvicinandosi. 
-Non sei cambiato Naruto; se lo fossi stato, oggi, mi avresti lasciato su quell'isola, o mi avresti ucciso. Questo significa cancellare i legami. Non lo hai fatto perché non ne sei capace. Se in molte cose siamo uguali, in molte altre siamo completamente l'opposto.- sussurrò il maggiore con voce stanca, guardando quegli occhi rossi, che ora iniziavano a essere stupiti e confusi.
-Non l'ho fatto solo perché sono debole!- tentò di protestare. 
-No Dobe, non sei debole. Sei molto più forte di me.
Quelle parole furono troppo per il capitano. La sicurezza, che gli infondeva il demone, vacillò fino al rompersi allo sguardo sicuro dell'altro. 
Le unghie e i canini tornarono alla loro lunghezza abituale, mentre gli occhi ripresero il colore del mare. Un mare scuro, in tempesta, e quelle lacrime che stavano per fuoriuscire sembravano proprio delle onde pericolose e tentatrici.
-Per...perché, perché sei andato via? I primi tempi sono stati terribili. Io...io, credevo di non farcela...- balbettò distrutto, mentre Sasuke lo attirava a se e lui nascondeva il viso nel petto ampio dell'amico. Forse la risposta la sapeva, ma aveva bisogno della voce del moro.
 
"Perché me ne sono andato? La domanda più giusta sarebbe perché ho voluto rompere quello che c'era tra noi. La risposta la sai, anche se non te l'ho mai detto. Me lo hai letto negli occhi. Sei un libro aperto per me, ma io lo sono per te. Anche questa volta ti deluderò. Sono egoista e non risponderò alla tua domanda; non accontenterò il tuo desiderio di sentirmi ammettere le mie paure. Sono egoista, ma anche molto orgoglioso. 
Ma almeno a me stesso lo posso ammettere. Ti ho detto che i legami rendono deboli, e che fanno soffrire. È vero, ma ci sono persone che sono fortificati da questi legami e non li temono. Io non sono tra questi, ma tu si. Io sono tra quelli che si sentono sicuri rompendoli. Sono tra quelli che hanno paura di essere deboli perchè non vogliono soffrire ancora. E non me ne sono andato solo per poter sconfiggere Itachi, come ho sempre creduto. La mia era solo paura. Non sono riuscito a rompere il nostro legame e ancora adesso non ci riesco. "
 
Delicatamente il moro lo portò verso il letto e, come accadeva sempre, si sdraiarono insieme con l' Uchiha che, per far calmare il biondo, iniziava  ad accarezzare quei morbidi fili dorati.
-Shh, shh, alla fine ci sei riuscito, va tutto bene.- sussurò piano. 
Passarono parecchi minuti per fer calma Naruto.
-G...grazie Sas'ke.
 
"Non ricordavo quanto fosse insopportabile vedere Naruto così. Lui tra di noi è sempre stato quello più forte, che mi ha sempre spinto ad andare avanti. In questi momenti, però, sono io a dover supportare lui. Amo e odio queste ore della notte. Le ho sempre attese con un senso di trepidazione e ansia. Tutte le volte, quando passavano, non potevo che sentirmi felice ed orgoglioso di essere riuscito a fare calmare l'unica persona minimamente importante per me, ma subito dopo l'esaltazione iniziale, iniziavo a chiedermi se ci sarei riuscito anche la notte dopo, e quella ancora dopo. Avevo paura di un fallimento che sicuramente avrebbe portato alla rottura del nostro legame. Avevo paura che Naruto, deluso da me, lo avrebbe ricostruito con qualcun altro. In fondo non era molto complicato. Era basato su tre pilastri principali: Litigavamo, lui aiutava me, io aiutavo lui. Anche per questo ho deciso di essere io a rompere il legame, avevo paura di essere io a venire abbandonato"
 
-Veramente oggi sei stato male per la prima volta dopo tanto tempo?
-Non so cosa mi sia preso, io...- provò a spiegare Naruto. Quel tono di voce così amaro lo aveva fatto sentire enormemente in colpa.
-Tranquillo, non devi giustificarti è colpa mia.- sospirò mettendosi seduto, sotto lo sguardo triste della volpe.
 
"Dio, quanto mi è mancato Sasuke. Non resisterei se andasse di nuovo via. Sono passati due anni, ma lui rimane sempre l'unico che riesce a calmarmi. Tutte le notti si prendeva cura di me e anche oggi lo ha fatto. 
Questo momento mi sembra tanto un deja-vú. Ora lo dovrei baciare, ma non lo farò. Anche se... ha già deciso di andarsene, quindi farlo non cambia niente. Non mi voglio illudere, ma se c'è una minima speranza che lui resti, voglio tentare. Non voglio avere il rimorso di non averlo fatto. Le sue labbra... sono così sottili. Chissà se sono morbide come due anni fa."
 
Si alzò avvicinandosi piano al viso di Sasuke, che lo osservava stupito. Sicuramente anche lui, aveva pensato di aver già vissuto quel momento. 
Il cuore di Naruto batteva a mille, temendo un rifiuto da parte dell'altro, che rimaneva fermo senza muovere un muscolo. I respiri si univano e il biondino degludendo sfiorò in un soffio le labbra del moro. Si staccò subito, quasi scottato da quel contatto, ma senza distanziarsi troppo da Sauske, dandogli la possibilità di riflettere sul suo gesto. 
 
"Sono morbide come ricordavo... Ti prego, Sasuke, non mi deludere"
 
Il moro, dopo un attimo di esitazione si tuffò sulla bocca di Naruto, desiderando un contatto più profondo. Non si sarebbe tirato indietro questa volta. Con la lingua cercò l'accesso tra le labbra dell'altro che subito acconsentì aprendole leggermente. Lentamente le lingue si incontrarono, ispezionando le rispettive bocche e sentendo uno il sapore dell'altro. A quella scoperta il bacio divenne più profondo e famelico. Sasuke passò a mordicchiare il labbro inferiore del più piccolo, che arrossendo tornò a baciarlo con ancora più ardore. 
Dopo qualche istante si staccarono ansanti e senza dire niente si sdraiarono entrambi sul letto, fissando il soffitto. 
Naruto chiuse gli occhi:
-Ti prego, non andartene ancora.
-Non lo farò, neanche io riesco a spezzare questo legame: è troppo grande.
 
 
 
 

 
  
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