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Autore: Junum_    03/11/2013    2 recensioni
Harry era un diciassettenne con la testa sempre tra le nuvole, un diciassettenne che tutti reputavano un uragano, un terremoto, uno sbadato.
Louis era un gran sognatore, e Louis di quel terremoto ne fece poesia, una poesia bellissima, talmente bella che non viverla era uno spreco.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The first driving lesson
 
Perché Harry era sempre cresciuto così, tra coccole e carezze, premure, parole dolci, una cupola di vetro nella quale i genitori lo avevano sempre rinchiuso, al sicuro da tutto e tutti. Infondo non era colpa sua se adesso era un piccolo diciassettenne ingenuo. Uno di quelli che sembra avere tredici anni, con grandi occhi sempre spalancati che cercano di divorare il mondo, i suoi colori, le sue forme in continuo mutamento. Uno di quei ragazzi gracilini, piuttosto bassi, che trotterellano sui marciapiedi delle strade spensierati, senza guardare dove mettono i piedi, il più delle volte inciampando anche sui loro stessi piedi. Quei ragazzi talmente semplici, talmente trasparenti e puri che non puoi non riconoscerli a prima vista. Beh, Harry Styles era proprio quel tipico ragazzo. Le dolci e lisce gote puntualmente rosate da un dolce rossore infantile, grandi occhi verdi che cercavano di assorbire la realtà intorno a lui, ricci al vento che scuoteva sempre e dolci conchette come perfetta cornice di un tenerissimo sorriso. Mani nelle tasche della felpa rossa e usciva ad esplorare le vie di Holmes Chapel, trovando sempre un particolare che il giorno prima sfuggiva.
Probabilmente era questo che aveva fatto innamorare il sognatore di diciassette anni che era allora Louis.
Quel piccolo ragazzino di quattordici anni inciampato (come sempre) sui suoi piedi mentre camminava col viso rivolto verso il cielo, cercando di decifrare che forme assumessero le nuvole spostandosi.
Venne sorretto appena in tempo dalle braccia di Louis che stava tornando a casa da scuola. E a quella risata cristallina scoppiata all’improvviso, ma che aveva la stessa piacevolezza di una brezza primaverile e le guance che venivano tinte di un lieve rossore imbarazzato, Louis non aveva potuto fare a meno di ridere con lui, intenerito dalla vergogna di un piccolo ragazzo del primo anno.
 
Raccontarvi tutta la storia sarebbe da pazzi, tre anni pieni di avvenimenti. Però una giornata che va raccontata è quel bel 20 Marzo 2013, giorno nel quale Harry aveva avuto la sua prima prova di guida col suo ragazzo di ormai vent’anni. Louis era un giovane uomo intraprendente, aveva le idee chiare sul suo futuro ma era rimasto un eterno sognatore, come ai tempi del terzo anno del liceo, nel quale Harry si scontrò con lui per la prima volta. E di Harry? Beh, Harry non era cambiato di una virgola. Era un disastro, un piccolo uragano che però aveva paura di crescere. Forse i suoi comportamenti caotici erano dovuti proprio a quello. Non voleva crescere, quindi restava il piccolo quattordicenne che Louis aveva incontrato.
Nervoso torturava le mani tra di loro, attendendo che il ragazzo dagli occhi color zaffiro arrivasse. Non voleva crescere, e imparare a guidare era il primo passo per farlo. Come poteva controllare tutti quei manubri se non riusciva a controllare nemmeno le sue emozioni? E come poteva riuscire a coordinare i piedi su quei pedali se non riusciva nemmeno a coordinarli per camminare? Si faceva queste domande gesticolando così esageratamente che non si accorse che Louis era entrato da un minuto buono in macchina, e stava in silenzio, osservando divertito la scena del piccolo Styles che ragionava tra sé e sé. Ma non resistendo più al -Ma Louis quando arriva?- del più piccolo, scoppiò a ridere, allungandosi per stampargli un dolce bacio sulla fossetta sinistra, per poi strofinarci dolcemente la punta del naso e -Louis è qua da un minuto che guarda il suo bellissimo fidanzato farneticare da solo- dice ridacchiando, provocando un adorabile risatina imbarazzata da parte del più piccolo. Non aveva mai perso la vergogna nei suoi confronti, tanto che anche quando si strusciavano un po’ quando si baciavano arrossiva. E Louis lo amava tanto per quello. Per il suo dolce carattere estremamente infantile. Tornò quindi al suo posto, sedendosi compostamente e poggiando la testa al sedile osservandolo. –Allora, cos’è la prima cosa da fare?- chiese Louis, iniziando la prima prova di Harry. –Mh... ingranare la marcia?- chiese aggrottando le sopracciglia, con un risolino di Louis che -Sì, dopo aver messo in moto amore.- rispose. Dopo qualche risata della goffaggine di Harry, riuscirono a partire, o meglio, a spegnere l’auto con un sobbalzo perché Harry aveva tolto troppo in fretta il piede dalla frizione. E Louis era scoppiato a ridere nuovamente, mentre Harry aveva nascosto il viso nella felpa, imbarazzatissimo. La sua felpa rossa, quella che Louis tanto amava. Amava tutto di Harry, Louis, anche il suo lato timido. Si era quindi nuovamente allungato e aveva aperto la zip della felpa, tanto per scoprire il piccolo viso di Harry, alzandoglielo dolcemente e dandogli un piccolo bacio a stampo sulle labbra. Un leggero contatto, tanto per far sciogliere Harry, tanto per sentire le sue labbra, tanto per approfittarne, tanto per innamorarsi un po’ di più.
-Ehi piccolo, non è successo niente… adesso ci riproviamo okay?- disse sulle sue labbra Louis, ricevendo in risposta un piccolo accenno di “sì” col capo e un altro piccolo bacio sulle labbra, che lo portarono al suo posto con un sorriso ormai incastrato sulle labbra. Al quarto tentativo, Harry riuscì a lasciare la frizione in modo delicato, iniziando a guidare su quella strada con leggere curve, cercando di accelerare di tanto in tanto e ricevendo un –Styles non provarci- da Louis. E rideva, Harry rideva quando il suo fidanzato lo riprendeva, ma una volta si era distratto un po’ troppo e uno scoiattolo sbucato dagli alberi ci aveva rimesso la vita. Louis aveva sbarrato gli occhi e si era girato per controllare dietro se ciò che aveva visto era successo davvero, mentre Harry era rimasto con occhi velati di lacrime sulla strada rallentando molto la sua andatura. Nel frattempo il maggiore si era girato e aveva notato le lacrime negli occhi del più piccolo e –Ehi, ehi, ehi… amore no... accosta dai.- aveva cercato di rassicurarlo, ma come risposta ebbe solo un –Come si accosta?- detto con voce acuta, che cercava di trattenere il pianto. E quanto odiava Louis a vederlo così, vederlo triste e in colpa per qualche cosa, tanto che non riuscì a prendere con ironia anche quel dolce ed ingenuo errore di Harry, dicendogli semplicemente di frenare con lentezza per poi slacciare la propria cintura e quella del più piccolo, tirandolo lentamente per un braccio e attirandolo al proprio corpo, sul quale Harry si accoccolò e iniziò a piangere silenziosamente, scosso solo da qualche leggero singhiozzo. Louis lo aveva stretto dolcemente, accarezzandogli lentamente i capelli, quei ricci irrequieti quanto lui, e ci aveva lasciato qualche tenero bacio di tanto in tanto.
-Dai amore… non è successo niente… basta lacrimoni.- cercava di rassicurarlo Louis, accarezzandogli dolcemente la schiena con una mano e la pancia con l’altra.
-Ho investito un povero e innocente scoiattolo, sono un mostro…- aveva detto tra le lacrime il più piccolo. Era sempre stato così, si sentiva in colpa per la minima cosa, e l’aver tolto involontariamente la vita ad un piccolo e tenero roditore l’aveva praticamente traumatizzato.
-Ma non è vero… non l’hai fatto apposta piccolo… io una volta ero ubriaco e ho investito una pecora.- disse Louis con tranquillità, scaturendo una piccola risata ad Harry che alzò il viso verso il ragazzo, non curandosi delle lacrime e –Davvero?!- aveva chiesto con ancora qualche risata tra le labbra. Louis aveva sorriso, e sentì il cuore quasi sciogliersi davanti al suo tenero sorriso da bimbo. Gli aveva asciugato una piccola lacrima sulla gota con il pollice, un’altra con un bacio sulla pelle sotto l’occhio.
-Lou non mi lascerai mai, vero?- aveva sussurrato dopo che il maggiore aveva staccato le labbra dalla sua pelle lattea.
-Mai… come posso lasciare solo un cucciolo come te? Dovrà pur esserci qualcuno che ti difende no?- aveva ridacchiato, per poi attirare il suo viso al proprio, poggiando dolcemente le sue labbra color crema di fragola su quelle color ciliegia del minore. Louis aveva sempre pensato che Harry seppur catastrofico, goffo, impacciato e chi più ne ha più ne metta, fosse poesia. Perché andiamo, chi mai aveva visto quelle labbra di rose? Quegli occhi splendenti come lo smeraldo, chi li possedeva? E quei ricci indomabili, lui non li aveva mai visti a nessuno, se non al suo ragazzo. Quel piccolo terremoto aveva lo sguardo di fuoco, e i suoi baci sapevano di zucchero. Harry era poesia, ma di quelle belle, talmente belle che andavano vissute. Harry era come la brezza primaverile, come un soffio di vento fresco in estate, come l’acqua in mezzo al deserto. Harry oltre che essere poesia era vita. Louis si era innamorato di Harry anche per questo.
Aveva iniziato a far danzare le proprie labbra su quelle carnose del minore, che ricambiava con elegante lentezza, ma al tempo stesso con una tenerezza indescrivibile, che nemmeno Louis riusciva a spiegarsi. Aveva iniziato a mordicchiarlo dolcemente, quel labbro rosso, rosso passione, per poi lasciarlo sfuggire dai bianchissimi denti per sussurrargli un dolce “Ti amo”. E Louis sapeva che non c’era bisogno di dirlo, perché Harry lo sapeva benissimo. Ma Harry aveva anche un fottuto bisogno di sentirselo ripetere in continuazione, e Louis era proprio questo che faceva.
-Ti amo anch’io Boo…- aveva sussurrato poi, mordendogli appena la punta del piccolo nasino che era perfetto per lasciar intravedere quel bellissimo sorriso.
-Boo voglio tornare a casa…- aveva sussurrato poi, facendo gli occhi dolci come a convincere Louis. Ma ad Harry non servivano gli occhi dolci, perché Louis si lasciava convincere con poco da lui, non serviva insistere.
-Va bene amore mio… facciamo i biscotti al cioccolato? Quelli che piacciono tanto al mio piccolino…- gli aveva detto sorridendo, ricevendo come risposta un enorme sorriso e un annuire con fin troppo vigore dalla felicità, che fecero ridere Louis per il lato bambinesco ed infantile, ma tremendamente dolce del suo ragazzo. Con un goffo movimento era scivolato al posto del guidatore, iniziando a rimettere in moto, ma venendo improvvisamente bloccato da Harry.
-Lou?- lo aveva chiamato.
-Sì piccolo mio?- aveva chiesto girando il viso per guardarlo.
-Ehm… no, nulla.-
-Dai Haz, che volevi chiedermi?- insistette Louis.
-Ma niente, davvero…- cercava di dissuaderlo Harry.
-Harreh dai… che c’è?-
-Ecco…- aveva detto titubante –volevo chiederti se…-
-Se?- lo incitò il maggiore.
-Se potevo mettermi in braccio a te mentre guidavi.- aveva detto velocemente cercando di non farsi capire per poi nascondere il viso tra le mani. Louis per tutta risposta si era allungato e l’aveva tirato a sé, fatto sistemare sulle proprie gambe con comodità e gli aveva fatto poggiare la testa sul proprio petto, per poi abbassare il viso sul suo e –Partiamo?- aveva chiesto. Harry sorrise, uno di quei sorrisi che a Louis facevano impazzire e –Sì amore- aveva risposto il più piccolo, schioccando un altro dolce bacio sulle labbra sottili del maggiore, che partì subito dopo con quel dolce sapore ancora tra le labbra. E la giornata finì come ogni volta che succedeva qualcosa di brutto. Louis faceva i biscotti preferiti di Harry, che mangiavano sul divano, e poi si facevano le coccole finché non si faceva sera, e si davano tanti baci. E poi i due ragazzi facevano l’amore, e Harry non era più triste, perché Louis era lì con lui, Louis era attento a lui, Louis lo proteggeva, Louis lo faceva suo, Louis lo baciava, Louis si preoccupava se stesse bene, ma cosa più importante di tutte, Louis lo amava, e nessuno aveva mai amato quel terremoto. Però Louis era andato incontro a quel terremoto, e lo aveva trasformato in poesia.

 

HI! OOPS!
Beeeeeellissime e bellissimi, eccomi qua con una "bella" os fluffy e romantica. Non so da cosa mi sia uscita questa schifezza, sorreh. Volevo dirvi che sono la ex creatrice di "Quel che tutti raggiungono, per me non esiste"
"Vederti piangere mi uccide"
e
"Raperonzolo".
Però quelle storie non le sento più mie, e questa è una rinascita, ho pensato di rinascere con questa piccola schifezzuola. Spero semplicemente vi piaccia e... scusate eventuali errori. Non avevo voglia di ricontrollare, lolly.
Vostra,
Junum_
  
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