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Autore: firephoenix    04/11/2013    6 recensioni
Arieccomi gente! Visto l'inaspettato successo di Maka Red Riding Hood ho deciso di cimentarmi in un'altra long simile dove Maka e gli altri personaggi di Soul Eater si ritroveranno catapultati niente meno che nel paese delle meraviglie! Già, già! Spero che vi piaccia! ;)
"Che diavolo sto facendo? Sono impazzita? Stressata mi passai le mani tra i capelli e sugli occhi e calpestai qualcosa di piccolo e tondo. Alzai il piede trovandomi davanti una piccola boccetta di vetro blu. La presi. “BEVIMI” c'era scritto sopra. Mi lasciai sfuggire una risata sarcastica mentre la soppesavo con la mano.
«Fanculo!» esclamai e la svuotai in un sorso."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E così, a distanza di quasi due giorni dal matrimonio della professoressa Marie, mi trovavo, al contrario di ogni previsione, a camminare in uno sfarzoso e accecante castello bianco, mano nella mano con una regina e scortata personalmente dal consigliere, non che tassista non patentato, di quest'ultima verso un'enorme sala da pranzo. Roba da matti.
«Ho pensato che avessi fame» mi fece cordialmente la Regina Bianca mentre Black*star, davanti a noi, spalancava ridendo a squarciagola i grossi battenti che davano sulla stanza. I miei occhi si sgranarono mentre il mio stomaco esultava affamato: di fronte a noi si apriva un'enorme sala bianchissima illuminata da sfavillanti lampadari in diamanti; al centro si trovava il tavolo più lungo che avessi mai visto in vita mia, pieno di ogni cibo desiderabile e bevanda succulenta. Le sedie, quasi impossibili da contare, erano disposte ai lati del tavolo a parte una, collocata a capotavola. Non vidi altro, avevo talmente fame che mi si appannò la vista.
«Avevi ragione! Sto crepando di fameeeeeeeee!» le parole che avrebbero dovuto uscire gentilmente dalla mia bocca uscirono più rudemente da quella di Black*star che salì direttamente in piedi sul tavolo afferrando la coscia di un pollo e mordendola con gusto.
La Regina arrossì per l'imbarazzo mentre attraversavamo la lunga sala.
«Perdonalo» mi fece fermandosi «accomodati pure qui» aggiunse poi scostando dal tavolo la sedia a sinistra del posto a capotavola, mi sedetti e lei si schiarì la voce:
«Tutte a tavolaaaaa!» urlò improvvisamente facendomi trasalire, poi in un attimo fu il putiferio. Dalle porte laterali della sala sgorgarono ridendo e chiacchierando tante dame bianche quante molto probabilmente erano le sedie del lunghissimo tavolo. Mi guardai attorno spaesata. Essendo l'unica a non essere vestita di bianco nella stanza, risaltando come un pugno in un occhio, temetti che le dame mi riempissero di domande, ma loro sembrarono quasi non accorgersi di me e continuarono i loro discorsi:
«L'ho visto ieri! È così bello...» «Trovo che il tuo vestito sia divino...» «Lasciamo perdere, quel ragazzo è incorreggibile...» «Guarda Black*star! Sempre il solito!»
Le voci delle ragazze risuonavano nella stanza in una baraonda stordente finché non si sedettero tutte. La Regina Bianca sorrise calorosa e nella stanza calò il silenzio totale.
«Spero che la cena che ho cucinato sia di vostro gradimento» proferì e si sedette.
La cena che ho cucinato”?? Lei ha preparato tutta sta roba da sola? Sta scherzando vero?
Le dame, per niente colpite, ringraziarono e sorrisero iniziando a mangiare e riprendendo a chiacchierare con più moderazione.
«Serviti pure» mi incitò la mora. Non esitai, mi riempii il piatto e iniziai a mangiare trattenendo la foga.
«Ehi Tsubaki!» mi girai per vedere chi avesse chiamato la regina per nome e una ragazza dai capelli rosa corti alzò il suo bicchiere «Non c'è l'idromele?»
«Mi dispiace Kim, ma temo siano finite le scorte»
«Come mai la sedia alla tua destra è vuota?» chiese poi una ragazza dai lunghi capelli neri seduta accanto a Kim. Proprio in quel momento la porta laterale di fonte a me si spalancò e ne uscì una prosperosa ragazza dai lunghi capelli viola.
«Ciaooo Tsu! Scusa il ritardo, ma ciò messo un po' a sistemare il vestito!» disse entusiasta mettendosi le mani sui fianchi, solo allora mi accorsi che il suo vestito bianco, originariamente lungo come quello delle altre dame, era stato tagliato e ricucito all'altezza del sedere per lasciare scoperte tutte le gambe e le spalline di pizzo erano state tolte. «Come ti sembra?»
Black*star sputò mezzo pollo per non soffocarsi.
«È molto bello Blair, vieni pure a sederti» fece la regina gentile pur mostrandosi in imbarazzo. Blair si sedette al suo fianco, ovvero di fronte a me.
«Pensavo di tingerlo di nero, il bianco non mi dona molto» continuò poi rivolta alla mora mentre prendeva con le mani un pezzo di pesce e lo metteva nel piatto.
«Blair il vestito è molto bello, ma sai che è un antica tradizione quella del colore bianco. Credo che non si possa proprio» guardai la regina allibita. Ma perchè non glielo dice e basta che così sembra una zoccola?
«Che peccato!» fece Blair increspando le labbra.
Black*star la fissava da sopra il tavolo con così tanto interesse che gli avrei tirato un piatto in testa. Sussultai ripensando alle stoviglie che volavano. Mi stavo dimenticando della cosa più importante.
«Ehm...» come avrei dovuto chiamare la regina? Regina Bianca, Sua Maestà? «Io...»
La mora si accorse del mio imbarazzo.
«Non farti problemi Maka chiedi pure quello che vuoi e chiamami Tsubaki, qui mi chiamano tutti così»
«Ok, certo. Volevo solo dirle che...»
«E tu da dove sbuchi fuori bambina?» Blair mi guardava con tenerezza. Mi ha ignorato fino ad adesso e proprio ora deve intromettersi?
«Non importa e non sono una bambina» risposi bruscamente, ma anche fin troppo contenuta (insomma un bel “fatti i cazzi tuoi” non sarebbe stato opportuno di fronte ad una regina).
«Non posso rimanere qui» feci poi a Tsubaki.
«Come mai? C'è qualcosa che non ti piace? Posso dire a Black*star di scendere dal tavolo se vuoi»
«Oh no, non è quello» ero a disagio, Tsubaki mi fissava in ansia e Blair continuava a non farsi i cazzi suoi seguendo la nostra conversazione come una partita di tennis, muovendo lo sguardo da me lei «ho un lavoro da fare» non sapevo ancora se fidarmi di lei tanto da raccontarle di Soul e della Regina Rossa.
«Capisco, potresti restare qua fino a domani mattina magari. Lascia che ti dia il necessario per il tuo lavoro»
«Che lavoro devi fare?» fulminai la ragazza prosperosa con lo sguardo «Se non fossi così piccola penserei che dovresti andare dal tuo ragazzo?» mi sorrise maliziosa. Arrossii di rabbia e di imbarazzo. Ma quanti anni pensava che avessi, dieci?
«Per tua informazione, si, devo proprio andare dal mio meraviglioso, ultra figo e dolcissimo ragazzo» doveva essere una bugia per preservare l'orgoglio, ma davanti agli occhi mi balenò l'immagine di Soul.
Blair si illuminò.
«Oddio hai un ragazzo? Chi è? Come si chiama? Dove vive?»
Merda.
«Credo che Maka sia stanca. È meglio se la accompagno a vedere la sue stanze» santa Tsubaki intervenne in mio aiuto alzandosi e prendendomi a braccetto diretta verso una delle porte laterali.
«Ciao ciao Makuccia! È stato un piacere!» Blair mi lanciò un bacio e io alzai gli occhi al cielo.

 

«Perdonala, lei è sempre così...» iniziò a scusarsi Tsubaki, ma la interruppi subito:
«Non fa niente davvero. Non devi per forza addossarti colpe che non ti appartengono» lei socchiuse la bocca come per aggiungere qualcosa, ma poi la richiuse sorridendo delicatamente. Sembrava che fossi stata la prima ad averle mai rivolto quelle parole.
Camminammo per i bianchi e tortuosi corridoi del castello fino ad arrivare ad una porta di legno con sopra disegnato un giglio.
«Bel fiore...» dissi sovrappensiero pensando alla delicata sensazione dei morbidi capelli di Soul sul mio viso quando mi aveva baciata. Lieve come un giglio...
«Io preferisco la camelia... però è davvero un bel fiore»
Guardai Tsubaki. Strano, era malinconia quella che trapelava nei suoi occhi?
«Allora, questa sarà la tua camera per quanto tempo vorrai» mi disse riprendendo il suo solito sorriso caloroso ed aprendo la porta.
La stanza era semplice, ma perfetta: c'era un letto a due piazze pieno di cuscini, un armadio in legno, una scrivania con fogli e penne, una porta aperta su un piccolo bagno e una finestra che dava sulla terrazza nella quale ero spuntata poco tempo prima (il tutto rigorosamente bianco).
Non ero sicura di meritarmi tutto quello mentre Soul e gli altri marcivano chissà dove, ma tuttavia, vinta dalla stanchezza, mi lasciai cadere sul comodo letto e guardai la Regina Bianca sulla soglia della porta. Mi aveva offerto una calda accoglienza, una cena, una camera da letto sapendo solo il mio nome...
«Grazie» solo allora mi accorsi di non averglielo mai detto.
«Figurati»
«Perchè lo fai?» chiesi subito dopo mordendomi la lingua. Avrei dovuto farmi gli affari miei.
«Perchè è quello che una buona persona fa» rispose spontanea e io mi accorsi subito di come avesse preferito usare “persona” a “regina”. Non le chiesi il perchè.
«Potresti... potresti sederti un attimo?» le chiesi.
Lei alzò incuriosita un sopracciglio e si sedette affianco a me sul letto.
Se c'era una cosa che avevo capito di quel posto è che non c'era tempo per inutili ragionamenti o ripensamenti. Solo l'istinto contava e, pur conoscendola da poco, sentivo che di Tsubaki mi potevo fidare... e tanto bastava.
Le raccontai tutto.

 

Mi rigirai nelle coperte irrequieta. La faccia preoccupata di Tsubaki mi appariva ancora davanti agli occhi mentre risentivo tutte le parole che erano sgorgate dalla mia bocca come un fiume in piena: chi ero, da dove venivo, Liz, Patty, Shinigami, Soul, Stein... e in fine il mio piano di andare a salvarli. Non avevo tralasciato nulla. Lei aveva ascoltato tutto attentamente e si era decisa ad aiutarmi dicendo che l'indomani a colazione ne avremmo parlato meglio e avremmo trovato una soluzione.
Mi strinsi nel piumone ripensando a quando i miei problemi erano limitati a mio padre che si ubriacava. Mi sembrava fossero passati anni dall'ultima volta che lo avevo visto.
Poi ripensai a Tsubaki, a ciò che le avevo detto in corridoio ed a ciò che Soul mi aveva detto di lei quando gli avevo chiesto come potesse fare la regina una ragazza così giovane:
«Qui non badiamo a questo. Lei è brava e lo fa volentieri. Non è obbligata. È questo che conta»
Forse mi ero sbagliata, ma... Tsubaki era talmente gentile e buona che mi dava l'impressione che facesse la regina per cortesia e che se avesse potuto magari avrebbe voluto vivere una vita diversa... anche se, pensavo, sembrava troppo gentile persino per ammetterlo a se stessa. Sospirai nel buio e chiusi gli occhi.
Quella notte sognai Soul in una cella rossa.

 

«Un dio come me con questa qui? Non ci penso nemmeno!» Black*star sbraitò sputando briciole di pane, seduto tra alcuni bignè e delle tazze di tè sul tavolo bianco.
«Non credere che io ne muoia dalla voglia» dissi io atona infossando il mio volto nel palmo della mano sinistra mentre giravo il cucchiaino nel latte.
«Coraggio ragazzi. Black*star sai che non posso lasciar andare Maka da sola e Maka sai che non puoi farcela senza aiuto» Tsubaki cercava di fare da mediatrice. Era stata sua l'idea di mandare l'azzurro insieme a me nella missione di salvataggio, ma lui non ne voleva proprio sapere.
Eravamo soli nell'enorme sala da pranzo da ormai un quarto d'ora. Le dame avrebbero fatto colazione solo un ora più tardi e noi ne stavamo approfittando per parlare in tranquillità. Quella mattina appena svegliata avevo trovato sulla sedia della scrivania dei pantaloni bianchi, il fagotto contenente l'occhio di Free (per fortuna non stato aperto da nessuno) e la camicia azzurra di Soul lavata e stirata, che avevo indossato con una cintura. Quando avevo trovato anche dei comodi stivali i miei piedi nudi avevano quasi urlato di gioia. Mi ero lavata in fretta, fatta i codini e poco dopo Tsubaki aveva bussato alla mia porta accompagnandomi alla sala da pranzo che non avrei mai saputo ritrovare senza il suo aiuto.
«Che cosa ci guadagno ad aiutare questa nana?» calcò ancora Black*star.
«Non è me che devi aiutare sottospecie di puffo! È a Soul e agli altri che serve aiuto!» risposi io scocciata.
«Non lascerai che a Soul succeda qualcosa?» chiese Tsubaki. L'azzurro sembrò riflettere intensamente poi alzò un dito al cielo trionfante.
«Certo che no! Un dio non abbandona i suoi sudditi!» urlò.
Guardai Tsubaki sorridere. Lei si che sapeva come trattare Black*star.
«Yahoooooo! Quando si parte?» chiese poi fin troppo gasato alzandosi in piedi all'improvviso e rovesciando un paio di dolci e una tazza di tè. Cercai di prendere almeno l'ultima al volo, ma la porcellana cadde a terra sbeccandosi e il manico si ruppe. Stavo per raccoglierla, quando Tsubaki mi fermò appoggiando la mano coperta dal lungo guanto bianco sulla mia spalla
«Guarda» mi disse dolcemente. Davanti ai miei occhi la tazza si sollevò da terra, insieme al suo manico ed ai piccoli pezzi di ceramica rotta, ed iniziò a salire fluttuando nell'aria assottigliandosi fino a dissolversi in polvere colorata che scomparve nel nulla. Rimasi a fissare il vuoto sopra di me a bocca aperta per alcuni secondi.
«Che cosa è... dove è andata?» chiesi quasi in un sussurro alla Regina Bianca.
«È andata nel tuo mondo...o in altri, non possiamo saperlo»
«Nel mio mondo? Ma com'è possibile?»
«Nel paese delle meraviglie tutto ciò che si rompe, come una porcellana, o viene dimenticato, come un sogno, si trasferisce in un altro mondo. Quella tazza potrebbe essere finita nel tuo, tanto quanto potrebbe essere rotta in un cassonetto o intera su uno scaffale»
Meraviglioso... fu tutto ciò che riuscii a pensare. Quel paese sembrava essere una risorsa inesauribile di sorprese.
Sorrisi.

 

«Maka, sei sicura di volerlo fare?» Tsubaki mi guardava afflitta tenendo le mie mani nelle sue.
«Si. Devo rimediare a ciò che ho causato» non ero mai stata così sicura di una cosa in vita mia. Black*star sbuffò spazientito alzandosi dai gradini dell'infinita scalinata bianca che conduceva ai piedi del castello, nel boschetto che dava sulla pianura.
«Partiamo si o no?» per uno che fino ad un'ora prima si opponeva categoricamente all'idea mi sembrava un po' troppo impaziente, ma aveva ragione. Dovevamo partire subito.
Tsubaki mi abbracciò e poi lanciò uno sguardo all'azzurro in evidente imbarazzo.
«Non... non fare lo scemo Black*star e ricordati che...» ma il ragazzo fece due ampi passi verso di lei, la prese per la vita, la rovesciò come se avessero appena finito di ballare il tango e disse:
«Meno parole, più azione» e la baciò. Tsubaki emise un gridolino e divenne rossa come un peperone, ma senza perdere l'occasione allacciò le braccia al collo dell'azzurro e rispose al bacio. Arrossii per l'intensità di quel gesto tanto atteso quanto inaspettato e mi girai verso la scalinata per concedere loro quel minimo di privacy che potevo offrire.
Imposi a me stessa di non pensare a Soul. Per quanto ne sapevo il bacio che mi aveva dato avrebbe potuto essere solo un pretesto per rubarmi l'aspetto. Era stato un furto, tutto qua.
«E adesso si che possiamo andare!» Black*star sorrise a 32 denti staccandosi dalla mora con uno schiocco mentre Tsubaki assunse ancora di più il colore del fiore che tanto le piaceva e di cui portava il nome.
«Seguiremo il fiume rosso fino al castello della Regina e torneremo con Soul e gli altri» dissi io sorridendo fiduciosa. Guardai verso il cielo azzurro.
Sto venendo a salvarti.

 

 

 


Salve salvinooooo

Ok... mi sto dilungando troppo? Se si potete (anzi dovete assolutamente) dirmelo!
Comunque prometto che da prossimo capitolo comincerà a succedere qualcosa di interessante! È iniziata l'operazione di salvataggio!! Eee già! In più ho finalmente inserito Blair :) (si Rehara lo so che per te non doveva essere così il suo ruolo :'( spero potrai perdonarmi un giorno ;P)
Un'ultima cosa: l'ultima frase (Sto venendo a salvarti che in inglese sarebbe I'm coming for you) è presa dalla seconda puntata della nuova serie tv Once Upon A Time in Wonderland :) e ho voluto inserirla in onore della serie tv che parla del paese delle meraviglie come la mia ff U.U
Qui è tutto!

XOXO
firephoenix

 

  
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