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Autore: Eril    20/04/2008    20 recensioni
[Dedicato a Dimea con tanto affetto] “Vi è mai capitato di pensare di vivere un sogno? Ad Edward Elric sì, anche se di certo, quello che stava vivendo, era un incubo…” Tremava mentre leggeva quel dannato foglio bianco che mai avrebbe voluto ricevere. << Non è fantastico Nii-San? >> In quel momento Edward sarebbe scoppiato volentieri a piangere se non ci fosse stato suo fratello lì con lui. Perché? Com’era potuto succedere? Cosa aveva sbagliato? Quel foglio riportava con parole dorate il suo fallimento, la sua perdita. La sua sconfitta. Eppure Alphonse lo trovava davvero incredibile ed era veramente felice…
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un pò tutti, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INTRODUZIONE:

INTRODUZIONE:

 

 

Avviso immediatamente che questa è una fic triste, o almeno spero di essere riuscita a renderla tale, quindi chi non è dell’umore giusto per leggerla è meglio che riprovi un altro giorno.

Questa fic è nata da un sogno che ho fatto qualche notte fa e vi giuro che mi sono alzata la mattina dopo con le lacrime agli occhi, bestemmiando contro la povera (?) Riza che di per se non centrava assolutamente nulla, la colpa stavolta era tutta di Roy… o circa. Poi vi avverto che forse Edward in alcune situazioni è un tantino OOC, ma provandomi a mettere nei suoi panni mi sono resa conto che chiunque avrebbe reagito come lui, se non addirittura peggio, perciò siete stati avvisati, anche se negli avvisi non ho messo l’OOC. Ma che continuo a parlarvi a fare? Se la leggete è meglio no?

Buona lettura!

 

 

“Vi è mai capitato di pensare di vivere un sogno? Ad Edward Elric sì, anche se di certo, quello che stava vivendo, era un incubo…”

 

 

Dedicata a Dimea con tanto affetto.

 

 

 

Don’t forget me

 

 

 

 

<< Driiiiiin!!! >>

Un trillo improvviso fece sobbalzare un giovane ragazzo di diciassette anni che fino a poco prima stava dormendo beatamente: Edward Elric, il famoso alchimista d’Acciaio, conosciuto in tutta la regione per le sue abilità e un sacco di altre qualità che erano davvero troppe e difficili da ricordare.

“Chi diavolo può essere a quest’ora del mattino?” Si domandò il ragazzo balzando giù dal soffice letto sul quale poco prima stava dormendo.

Andò ad aprire la porta trascinandosi a fatica, cercando di svegliarsi o almeno provandoci passandosi più volte le mani sugli occhi e dandosi una sistemata ai capelli disparati in tutte le direzioni.

<< Sì? Chi è? >> Domandò in tono seccato notando solo allora di essere solo in boxer: ma dove diavolo aveva la testa?

<< Nii-san! Sono io Al! >> Bisbigliò dall’altra parte della porta il fratello del biondino.

Edward si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa e aprì la porta osservando il fratello con occhi stupiti.

<< Beh? Che c’è? Hai visto che ora è per caso? >>

Alphonse si passò una mano sull’elmo, gesto che Edward interpretò come un tentativo di ridurre l’imbarazzo che stava provando: conosceva bene suo fratello e sapeva di non potersi sbagliare.

Sorrise cercando di metterlo a suo agio.

<< Su, non hai mica fatto nulla di male, solo che se mi avessi avvisato in anticipo sarebbe stato meglio, tutto qui. >> Esclamò Edward tornando a sedersi sul bordo del suo letto.

<< Lo so fratellone, ma vedi, è successa una cosa che dovevo assolutamente correre a venirti a dire, una cosa importantissima!! >> Rispose l’altro saltellando allegramente sul posto.

Edward si lasciò sfuggire un sorriso quasi paterno: quando Al si comportava così, gli sembrava quasi di aver a che fare con un bambino…

<< Una cosa così importante da non poter aspettare almeno ancora un’ora? Il tempo che mi alzi? >>

Alphonse annuì convinto sotto lo sguardo sconsolato dell’altro.

<< D’accordo…. Sono tutto orecchi. Dimmi pure… >>

<< Beh, a dire il vero, più che dirtelo te lo consegno… >>

Il biondo alzò uno sguardo confuso all’indirizzo del fratello.

<< Consegnarmi cosa? >>

Alphonse, con una velocità sorprendente, tirò fuori da dietro l’armatura una lettera bianca, immacolata e sigillata dove su questa spuntavano alcune scritte sfocate agli occhi del ragazzo perché troppo lontane per poterle leggerle.

<< Cos’è? >> Domandò Edward tendendo una mano verso l’altro.

Alphonse gongolò letteralmente mentre gli consegnava quello che finalmente Edward aveva riconosciuto come un invito.

Un invito per cosa però?

<< Non ci crederai mai… >>

Edward studiò attentamente la scritta dorata che solcava la busta riconoscendone immediatamente la calligrafia: quell’idiota… e ora che diavolo voleva? Se era per un altro “incontro di lavoro” nel suo ufficio la risposta era un no secco, avevano rischiato troppe volte di farsi beccare dagli altri, accidenti a lui!

 

“ Per il gent.issimo sign. Edward Elric.”

 

E che diavolo era poi tutta quella formalità? Gli aveva dato di volta il cervello?

<< Vedi fratellone, dire che è incredibile è poco, però… >>

Edward strappò la busta senza farsi troppi preamboli, desideroso di leggere il contenuto della lettera tanto per farsi qualche risata e prendere in giro quel deficiente.

“Quell’idiota di un Colonnello, adesso manda pure mio fratello, non bastava Havoc la settimana scorsa! Ora anche Al!”

La busta cadde a terra mentre gli occhi del ragazzo si spostavano annoiati sulla lettera perfettamente ripiegata e scritta a caratteri dorati ed eleganti del suo Taisa.

<< … però finalmente… >>

Edward cominciò a leggere la lettera distrattamente.

 

“Il gentilissimo signor Edward Elric, rispettato e riconosciuto Alchimista di Stato a cui è stato dato il grado di Maggiore…”

 

…un momento…

Improvvisamente un ansia inspiegabile si impadronì del ragazzo e la calma e la pacatezza di poco prima parvero come dissolversi nell’aria mentre finalmente cominciava a rendersi conto che c’era qualcosa che non andava. Non era uno dei “soliti inviti” dell’idiota…

<< Vedi fratellone, il Colonnello… >>

 

“ … e per le tal lodi e per tali meriti riconosciuti da tutto l’esercito, il Colonnello Roy Mustang e il Tenente Riza Hawkeye ritengono giusto invitarla al loro…”

 

La lettera sfuggì di mano al ragazzo, gli occhi gli si dilatarono incapaci di nascondere la sorpresa e l’immenso dolore che vi si celava dietro, un leggero formicolio si impadronì di lui mentre le sue mani avevano cominciato a sudare freddo e a tremare.

Non era vero, doveva essere uno scherzo, lo era senza ombra di dubbio! Ah ah, e lui che quasi ci cascava!

<< …e il Tenente Hawkeye SI SPOSANO!! >>

Anche l’ultimo barlume di speranza si spense come se qualcuno ci avesse soffiato sopra. Improvvisamente le certezze di Edward erano crollate a terra come un castello di carte, i sogni sul suo futuro e le certezze che aveva avuto fino a quel momento crollarono miseramente lasciandolo nudo ed indifeso agli occhi del mondo. Al aveva distrutto quella mera convinzione alla quale aveva provato ad aggrapparsi, distruggendola come aveva fatto pochi secondi prima quella lettera, quel dannato straccio di foglio e quel che faceva star peggio il ragazzo era la consapevolezza che a scriverla fosse stato proprio LUI!

Improvvisamente quella stanza era diventata troppo grande, il silenzio troppo rumoroso, le parole del fratello che giungevano mute al suo orecchio… nulla ormai aveva più importanza, solo una cosa, una terribile verità sulla quale Edward ora era certo.

Roy e Riza si sposavano.

<< Non è fantastico eh fratellone? Ma mi stai ascoltando? Fratellone! FRATELLONE!!! >>

Edward venne riportato bruscamente alla realtà.

<< Hai… hai detto qualcosa? >> Domandò con voce inespressiva, priva di alcuna tonalità.

Voce morta, come si sentiva lui in quell’istante.

<< Dicevo che è fantastico vero? E la data delle nozze è tra solo una settimana! Non vedo l’ora di congratularmi con il Colonnello, e tu? >>

<< Sì… anch’io… anch’io non vedo l’ora… >>

Alphonse annuì convinto.

<< L’ho sempre detto che quei due erano perfetti assieme, l’ho anche detto al Tenente Havoc e lui era d’accordo con me! Lo sai che lui crede che… >>

<< Scusami Al, ma vorrei rimanere da solo… >> Lo interruppe poco garbatamente Edward senza alzare gli occhi dal pavimento.

Alphonse guardò il ragazzo stranito, poi facendo spallucce, si alzò dirigendosi a passo allegro verso la porta.

<< Come vuoi tu. Allora ci vediamo Nii-san! >>

La porta si richiuse con un leggero tonfo alle spalle del ragazzo lasciando Edward Elric da solo a combattere la più difficile battaglia che avesse mai affrontato in vita sua contro il più acerrimo dei suoi rivali: i ricordi.

 

***

 

<< E questo? Che ne dici Sheska? Non è troppo ingombrante? >> Domandò Riza alzando il velo da sposa eccitata come non mai mentre la commessa, alle spalle della donna, sorrideva con fare professionale.

<< Forse un po’ lo è, però le sta divinamente signora! >> Esclamò la castana con gli occhi a forma di cuore.

Riza sorrise felice: si sentiva come in paradiso, ancora non le sembrava vero che tra meno di una settimana si sarebbe sposata col suo adorato Roy, sembrava tutto solo un magnifico sogno…

Lì, tra quella marea di abiti da sposa e il sorriso incontenibile sulle labbra, Riza Hawkeye sembrava una normalissima donna, una come tante a questo mondo, una donna semplicemente innamorata follemente del suo uomo.

La bionda si voltò verso una terza persona.

<< E tu Winry? Che ne pensi? >>

La ragazza osservò l’abito con occhio critico facendo un giro attorno alla donna.

<< Io opterei per qualcosa di più… più… sexy, in modo che quando Roy ti vedrà proverà a saltarti addosso immediatamente! >>

<< Ma sei impazzita? Guarda che vado a sposarmi e in una chiesa per giunta! >> La riprese dolcemente lei.

Winry mise su un finto broncio.

<< Il giorno in cui mi sposerò con Edward io indosserò l’abito che tu hai scartato poco prima, quello tremendamente sexy e slanciato! >> Disse indicando un abito bianco con uno scollo sulla schiena che arrivava quasi fino al fondoschiena, uno spacco sulla gamba vertiginoso e una scollatura indescrivibile sul davanti.

<< Parli come se tutto fosse già stato deciso! >> Esclamò Sheska sorridendo allegramente.

<< A dire il vero Ed non lo sa, ma prima o poi si accorgerà di amarmi follemente come io amo lui e mi chiederà in moglie! >> Quasi urlò la ragazza saltellando infantilmente, cosa che fece ridere di gusto le due donne.

<< Va bene allora, vada per questo! >> Esclamò Riza facendo un’ultima piroetta su se stessa mentre le altre due la osservavano ammirate. << Vado a cambiarmi, pago e poi usciamo, d’accordo? >>

La donna scomparve dietro il camerino sorridendo: chissà cos’avrebbe detto Roy vedendola vestita così all’altare…

 

***

 

Edward Elric bevve tutto d’un fiato il caffè che reggeva a fatica tra le mani che gli tremavano senza controllo: mancavano solo quattro giorni al matrimonio.

La tazza gli sfuggì improvvisamente di mano e andò a frantumarsi in mille pezzi per terra.

Gli occhi del ragazzo non si soffermarono neppure un istante a guardare i cocci che giacevano per terra, si limitò semplicemente ad oltrepassarli senza deviarli, graffiandosi e tagliandosi l’unica gamba sana che aveva, per andare a stendersi sul suo letto che, da qualche giorno, era improvvisamente diventato troppo scomodo per poterci dormire.

Si stese mentre il sangue delle ferite cominciava a imbrattare le lenzuola candide, ma a lui non importava, non provava dolore anche perché il dolore che in quel momento stava provando al cuore era molto peggiore e soppressava gli altri.

E poi riaccadde, non l’aveva voluto e neppure cercato, eppure successe di nuovo, un nuovo ricordo si infiltrò nella testa del biondino.

Eppure non l’aveva voluto…

 

Una mano si posò delicatamente sulla guancia del ragazzo facendolo sussultare.

L’uomo fece una smorfia mentre con due dita premeva sul cerotto per farlo aderire completamente alla pelle.

<< Ma si può sapere dove diavolo avevi la testa? Ma si può sapere dove ti sei cacciato per ridurti in questo stato? >> Si lamentò prendendo del disinfettante dalla cassetta del pronto soccorso.

Edward fece una smorfia distogliendo lo sguardo da quello fermo del moro.

<< Sono caduto dalle scale… >> Mugolò con un broncio adorabile dipinto sul volto.

Roy contrasse le sopracciglia perplesso.

<< Sei… caduto dalle scale? >>

<< Non serve che me lo rinfacci ok? Tutta colpa di quel maledetto sacco di pulc… AHIAAAAA!!! >>

Edward sussultò urlando dal dolore mentre Roy premeva su una ferita con un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante.

<< Finiscila di lagnarti che sembri un bambino… >>

<< BAMBINO A CHI?!? >> Ringhiò il ragazzo avventandosi sull’uomo che scartò appena in tempo evitando il colpo del ragazzo, poi si voltò improvvisamente, afferrò quello per i polsi e lo atterrò sulla scrivania del suo ufficio posizionandosi sopra di lui.

<< Non va mica bene sai? Se ti comporti così sarò costretto a punirti, bambino cattivo… >> Sussurrò Roy all’orecchio del ragazzo facendolo arrossire notevolmente.

<< Roy… siamo nel tuo ufficio… >> Gli ricordò il ragazzo cercando di sfuggire alla presa dell’altro con scarsi risultati.

Il moro sospirò con fare teatrale.

<< Povero piccolo fullmetal… non avrai paura della punizione vero? >>

Edward arrossì voltando la testa di lato.

<< Ma figurati, ti conosco troppo bene Colonnello di merda… >>

Roy fece una smorfia e finalmente, senza dire un’altra parola, pose le sue labbra su quelle di Edward accarezzandole dolcemente con le sue.

Il ragazzo si lasciò baciare, un po’ perché non aveva forze di allontanare quel dannato, un po’ perché ogni volta che Roy lo baciava gli sembrava di essere in paradiso. Baciava bene, divinamente, gli faceva perdere ogni volta la testa… era la sua cura, la sua via di fuga da tutte quelle responsabilità e sensi di colpa che lo opprimevano, una via per sentirsi finalmente come un ragazzo normale, uno come tanti a questo mondo, senza il peso del passato che gravava alle sue spalle.

Aveva bisogno di lui, ne aveva sempre avuto e sempre ne avrebbe avuto, di questo era più che certo. Senza di lui, che motivo ci sarebbe stato di vivere?

Si staccarono solo quando l’ossigeno venne a mancare e si guardarono per un po’ di tempo negli occhi, sorridendosi a vicenda, complici di quell’amore impossibile.

<< E ora mi spieghi come diavolo ti sei procurato tutti quei graffi? >>

Edward sbuffò attirando il moro a se: in quel momento non aveva proprio voglia di parlare, ora aveva solo tanta voglia di quel bastardo. Ora, in quel preciso istante, senza preoccuparsi delle persone che passavano avanti e indietro dietro alla porta di quell’ufficio che da un po’ di tempo era diventato il loro nascondiglio per amarsi.

Non aveva voglia di dirgli che era inciampato nella coda del cane del Tenente Hawkeye e che era caduto giù dalle scale assieme al cane e i fascicoli che stava trasportando.

Baciò l’uomo con tutto se stesso e fu felice nel constatare che anche lui contraccambiava quel bacio e avrebbero potuto andare avanti così per l’eternità se qualcuno all’improvviso non avesse bussato alla porta…

 

<< Toc, toc! >>

Edward sussultò improvvisamente ripiombando nella realtà.

<< E’ aperto… >> Si limitò a dire non alzandosi neppure dal letto.

La porta si aprì di scatto e da quella comparve Al con in mano un sacco di fogli e documenti.

<< Ma si può sapere che ti succede Nii-san? Sono tre giorni che manchi al lavoro, ormai la tua scrivania è completamente sommersa da documenti e lavoro arretrato che ti ho dovuto portare prima che il Colonnello si accorgesse del tuo ritardo, altrimenti sai che guai? Ti avrebbe degradato e mandato ad allevare pecore in chissà quale lontana regione del nord… >>

<< … >>

<< … e come se non bastasse non sei neppure andato a comprare un abito presentabile per il matrimonio del Colonnello e del Tenente Hawkeye! Ma dove diavolo hai la testa?!? >>

<< … >>

Alphonse si voltò infuriato verso il fratello correndo verso il letto dove giaceva immobile.

<< Guarda che sto parlando con te! >> Urlò scaraventando via le coperte del letto.

Il ragazzo dilatò gli occhi osservando la scena pietosa che gli compariva davanti agli occhi.

<< M-ma… ma dove ti sei procurato tutti quei graffi? >> Balbettò osservando la gamba piena di graffi del fratello che sanguinava copiosamente.

Qualcosa dentro Edward scattò, qualcosa di feroce che, senza volerlo, dirottò contro il fratello, una rabbia repressa contro quel bastardo e se stesso della quale Al non aveva alcuna colpa.

<< LA VUOI PIANTARE DI METTERE SEMPRE IL NASO DOVE NON TI RIGUARDA? NON FAI ALTRO CHE VENIRE QUA A CRITICARMI SENZA CAPIRE CHE STO MALE E CHE VORREI SOLO ESSERE LASCIATO IN PACE! HAI CAPITO? VOGLIO STARMENE DA SOLO PER I FATTI MIEI, SENZA UNA BALIA CHE MI GIRI ATTORNO E, PER INCISO, DEL MATRIMONIO TRA IL TENENTE E QUEL BASTARDO NON ME NE FREGA ASSOLUTAMENTE NIENTE! SONO STATO ABBASTANZA CHIARO?!? >>  Urlò tutto d’un fiato il ragazzo facendo spaventare a morte il fratello.

Edward riprese fiato respirando a fatica sotto lo sguardo preoccupato e offeso di Alphonse: aver urlato tutta la sua frustrazione, lo aveva fatto sentire stranamente meglio, più libero e meno colpevole… e ciò che era peggio, era che non glie ne importava un accidenti di quello che Alphonse stava pensando in quel momento, si sentiva trionfante agli occhi del fratello, superiore forse, ma rispetto a cosa?

Senza dire una parola, Al pose i documenti che era venuto a portare al fratello sulla scrivania, poi uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle, lasciando nuovamente solo Edward in preda stavolta ai sensi di colpa.

 

***

 

Roy Mustang si ammirò allo specchiò mentre alle sue spalle la commessa lo guardava con occhi a forma di cuore.

<< Beh truppa? Che ne dite di questo? >> esclamò voltandosi allegramente verso l’allegra (che di allegro non aveva proprio un tubo) combriccola che gli stava alle spalle.

<< Divinamente signore, come i 329 provati prima… >> Mugolò Havoc che se ne stava accasciato su una sedia privo di forze: accompagnare quel vanitoso di un Colonnello a fare compere era un’impresa a dir poco titanica, molto meglio affrontare Scar oppure una rivolta.

<< Perfetto signore… >> esclamò Breda distrattamente senza distogliere lo sguardo dalle carte che teneva in mano: era ormai da cinque ore che giocava a scala 40 con Fury e Fallman, mentre il povero Havoc, che non sapeva giocare, era costretto a guardar sfilare sotto i suoi occhi il Colonnello e dire ogni volta…

<< E questo come mi sta? >> Domandò Roy uscendo nuovamente dal camerino con un abito diverso.

<< Benissimo signore, divinamente… >>

Roy osservò la patetica scena che gli si parava davanti e decise di non infierire oltre: i suoi uomini non avevano l’aria di chi era disposto a sopportare un solo abito in più, specialmente Havoc, in quel momento persino un homunculus sarebbe stato più colorito di lui, il che era tutto dire.

Il moro sospirò passandosi una mano tra i capelli con un gesto teatrale: se avesse portato con lui fullmetal, almeno lui sarebbe stato tutto il tempo ad ammirarlo per davvero, non come quegli scansafatiche che gli stavano alle spalle a giocare a carte…

Il ricordo del ragazzo penetrò prepotente nella testa del Taisa: Alphonse gli aveva detto di avergli recapitato l’invito ormai cinque giorni fa e da allora non aveva più visto fullmetal al lavoro o in giro.

Ma che altro poteva aspettarsi poi? Che Edward gli andasse incontro sorridendogli felice, gli stringesse la mano congratulandosi pure con lui? Non gli aveva ancora parlato, non l’aveva ancora visto… era proprio un bastardo proprio come il nanetto adorava ripetergli.

“ Mi sposo…” Pensò tra se e se l’uomo apaticamente.

Improvvisamente tutta quella felicità che stava provando solo poco prima, si era trasformata in un peso insostenibile anche per lui che era il famoso e rispettato Alchimista di Fuoco che, in fin dei conti, era solo un semplice essere umano come tanti altri.

 

***

 

Winry entrò nell’appartamento del ragazzo sorridendo allegramente.

<< Oh Edward, sono così contenta di vederti, è un secolo che non ci vediamo vero? >> Esclamò fiondandosi ad aprire le tende del salotto che in quel momento erano chiuse.

La luce penetrò prepotentemente nella stanza illuminando il divano sul quale Edward stava steso avvolto in una marea di coperte.

<< Ecco lo sapevo, siamo alle solite, sei troppo pigro per alzarti e hai bisogno di qualcuno che ti prepari la colazione vero? Ahhh, non cambierai mai, ti conosco troppo bene io! >> Esclamò la ragazza correndo in cucina con un grembiule legato alla vita.

“ Che fortuna…” Pensò tra se e se il ragazzo voltandosi dall’altra parte infastidito dalla luce e dalla presenza della ragazza. Perché tutti sembravano essersi coalizzati contro di lui per impedirgli di starsene per i fatti suoi, a compatirsi come un povero sfigato?

E poi arrivò, senza preavviso né bussare un altro ricordo arrivò facendo quasi sussultare il ragazzo per la sorpresa.

Anche questa volta non l’aveva voluto…

 

Edward sbuffò annoiato osservando incredulo le lancette dell’orologio: assolutamente incredibile, erano in quel negozio da ben tre ore e non avevano comprato ancora nulla.

<< Allora Colonnello? Ha intenzione che si faccia notte prima di uscire da lì? >> esclamò disperato il ragazzo cercando di tener fermo il cane del tenente Hawkeye che si dimenava come un pazzo: ma che razza di negozio poteva permettere che i cani potessero entrarvi dentro anziché lasciarli legati fuori?E ancora più stupido era stato lui a lasciarsi convincere ad accompagnare quel Colonnello di merda a far compere e allo stesso tempo fare anche il dog-sitter a quel dannato cane.

<< Allora? >> Esclamò di nuovo disperato all’indirizzo del camerino nel quale stava dentro l’uomo.

Finalmente la tenda del camerino si spostò e da quello ne uscì Roy Mustang vestito con l’abito più elegante e formale che potesse esistere su quel pianeta. Edward lo osservò a bocca aperta: dire che era semplicemente divino era un banale eufemismo per descriverlo, troppo poco per poter esprimere la perfezione dell’uomo il quale si accorse, con parecchio divertimento, dell’incredulità del ragazzo.

<< Che c’è fullmetal? Il gatto ti ha mangiato la lingua? >>

“Il gatto forse no, ma il cane probabilmente sì…” Pensò il ragazzo cercando di darsi un contegno.

Eccola, di nuovo quella strana sensazione che gli attanagliava il petto in una morsa che non gli lasciava via di fuga. Difficile dire cosa provasse in quei momenti, sapeva solo che succedeva quando si soffermava troppo a lungo a guardare quel dannato di un Taisa.

Prima d’oggi non aveva mai provato nulla del genere e sui libri di scienze, era andato anche a cercare su questi, non era trascritta alcuna cura a quello strano sintomo che non sapeva riconoscere. Che fosse malato?

…no, forse no, dopotutto quella strana sensazione non era poi così spiacevole, anzi… ma allora?

<< Sicuro di star bene fullmetal? >> Domandò l’uomo osservando il ragazzo ora più preoccupato.

Il ragazzo annuì chiudendo la bocca che fino a quel momento era rimasta spalancata.

<< Sì… tutto bene… ha deciso allora Taisa? >> Domandò arrossendo lievemente sotto lo sguardo ora confuso dell’altro.

Che fullmetal fosse…?

Roy sorrise vittorioso: forse c’era speranza…dopotutto da quanto gli risultava, fullmetal era quasi del tutto all’oscuro di questa materia, cosa che invece lui conosceva anche troppo bene, forse poteva aver avuto qualche esperienza con quella streghetta bionda che non riusciva proprio a mandar giù, però dubitava che l’avesse anche mai solo baciata una volta…

Dopotutto, quello che Roy Mustang voleva, era abituato ad averlo, e Edward Elric non faceva certo eccezione…

Era da troppo tempo che attendeva in silenzio che il suo fagiolino fosse pronto, e ora che finalmente gli sembrava esserlo, quasi non se ne voleva rendere conto o forse non voleva crederci perché pensava che fosse solo un bellissimo sogno e niente più, ma c’era solo un modo per verificarlo…

Si avvicinò lentamente al ragazzo obbligandolo con solo la sua presenza a voltarsi verso di lui.

Sorrise dolcemente facendo arrossire ancora di più il ragazzo.

<< C’è qualcosa che non va? >> domandò calcando parecchio il tono con cui incideva le parole.

Edward scosse la testa più volte imbarazzato.

<< N-no… tutto bene… >> esclamò balbettando, maledicendosi per questo.

Roy annuì prendendolo in giro.

<< Come no… si vede… >>

<< Si v-vede? C-cosa si vede? >>

Roy sospirò: d’accordo, credeva sarebbe stato difficile, ma non immaginava così tanto… ma la cosa se da un lato lo stimolava a impegnarsi ancora di più, dall’altra lo eccitava come non mai.

Si avvicinò al volto del ragazzo sorridendo sghembo, osservando con enorme piacere che quello arrossiva a vista d’occhio ogni centimetro di distanza che lui annullava tra loro.

<< Fullmetal, fammi un piacere e vammi a prendere tutti i vestiti che sono nel camerino, io intanto vado a pagare questo… >> Disse l’uomo oltrepassandolo, lasciando il ragazzo sorpreso a guardare il vuoto davanti a se.

Che stupido, si era aspettato che il Colonnello… beh, che il Taisa…

“Che mi baciasse…?” Pensò incredulo tra se e se il ragazzo entrando nel camerino.

Guardò sconsolato lo spettacolo che gli si parava davanti agli occhi: milioni di vestiti stesi a terra o ammucchiati sulla sedia o l’attaccapanni, eppure lo sapeva che quel maledetto non era un patito dell’ordine, bastava vedere la sua scrivania per farsene un idea…

Si rannicchiò a terra cercando di reggere da una parte il cane del Tenente e dall’altra i vestiti, poi afferrò con la bocca quelli che erano appesi all’attaccapanni e cercò titanicamente di uscire quando improvvisamente andò a sbattere contro qualcosa di indefinito che gli bloccava il passaggio.

Alzò gli occhi confuso per specchiarsi in quelli neri del Taisa che gli stavano distanti pochi centimetri dai suoi.

<< Mphhhhh!! >> Mugugnò il ragazzo maledicendolo con tutte le forze, peccato solo che la sua bocca fosse in quel momento tappata.

Roy afferrò i vestiti che il ragazzo teneva in bocca.

<< Ha già pagato Colonnello di merda? Bene perché io non ne posso davvero più di fare il baby sitter a questo can…! >>

Improvvisamente si ritrovò addossato allo specchio del camerino mentre le mani del Colonnello lo bloccavano con forza a quello. Ma che diavolo…?

Alzò lo sguardo furioso sul Taisa, quasi odiandolo per avergli fatto cadere sia il cane che i vestiti.

<< Ha visto che ha fatto Colonnello di merda? Adesso corre lei in giro per il negozio a riprendere il cane, io non ci st… >>

<< Tu parli troppo fullmetal… >> Esclamò l’altro posando sulle labbra del ragazzo un dito per fargli cenno di tacere.

Edward arrossì visibilmente notando solo allora che il volto dell’uomo distava pochissimi centimetri, ma che pensava? Millimetri, dal suo.

<< T-Taisa… ma c-che sta…? >>

Non riuscì a dire nient’altro perché qualcosa di morbido e piacevole, non come la stoffa dei vestiti di poco prima, gli tappò la bocca.

Ci mise un po’ prima di realizzare che il suo Colonnello lo stava baciando e quando se ne accorse era ormai troppo tardi: non aveva né la forza, né la volontà per respingerlo anche perché in quel momento si chiedeva solo come avesse fatto a resistere fino a quel giorno senza quel incredibile contatto con lui.

Non era violento, neppure sdolcinato… semplicemente perfetto, questo lo capiva anche Edward nonostante quello fosse in assoluto il suo primo bacio…

 

<< AAAAAHHHH!!! EDWARD CHE DIAVOLO E’ SUCCESSO QUA?!? CI SONO COCCI SPARSI PER LA STANZA DAPPERTUTTO! >> Urlò Winry all’improvviso dalla cucina.

Edward sussultò ripiombando nella realtà.

Si mise a sedere sul divano massaggiandosi le gambe atrofizzate per il troppo star fermo: da quanto non si muoveva accidenti?

Perché? Perché nessuno voleva capire che in quel momento aveva bisogno di restare solo e in silenzio? Era tanto difficile da capire?

“Evidentemente sì…”

Winry ricomparve dalla cucina sbraitando qualcosa che il ragazzo non capì e che non gli interessò minimamente farlo.

La ragazza, vedendo che tutti i suoi rimproveri non sortivano il minimo effetto, decise di lasciar perdere e di centrare un altro argomento che entrambi avevano in comune.

<< A proposito Ed, sei andato a prendere un vestito per il matrimonio del Colonnello e del Tenente? Sai, anch’io sono stata invitata… >> Esclamò allegramente Winry aprendo le finestre.

Une ventata d’aria gelida fece ondeggiare i capelli biondi del ragazzo.

<< Credo siano davvero una bella coppia vero? Tu che ne pensi? >>

“Ti prego Winry, sta zitta…”

<< Ho visto Riza con l’abito da sposa e sta davvero benissimo! Sai? Spero di indossare anch’io un giorno un vestito così bello… vorrei tanto sposarmi… >>

<< … >>

<< E tu Ed? Quando pensi di sposarti? Ormai sei in età da moglie sai? >>

<< Chi sei, mia madre? >> Domandò il ragazzo acidamente.

Winry rise forte credendo che quella che il ragazzo gli aveva appena detto fosse solo una battuta.

<< Divertente Ed, comunque non vorresti sposarti anche tu? Trovarti una bella moglie, avere dei bambini? >>

<< Winry… >>

<< Sì? Che c’è Ed? >> Domandò sorridendo allegramente la ragazza.

<< Chiudi la bocca e vattene. >>

Winry smise di sorridere all’istante e, credendo di aver capito male, tornò a rivolgersi al ragazzo.

<< Come scusa? Credo di non aver capito bene… >>

Edward sorrise alla ragazza con fare angelico, poi tornò a ripetere quello che aveva detto poco fa scandendo bene le parole.

<< Vat-te-ne. >>

Winry impallidì a colpo d’occhio.

<< M-ma… ho d-detto qualcosa che n-non va? >> Balbettò sull’orlo delle lacrime, peccato solo che in quel momento Edward non fosse in vena di piagnistei.

<< In questo momento sei tu che non mi vai Winry, quindi ti prego di andartene. >> E senza dire una parola, senza badare alle urla acute della ragazza e la porta che sbatteva, Edward tornò a stendersi sul divano.

Patetico…

 

***

 

“Manca solo un giorno…”

La frase si ripeteva nella testa del ragazzo come un ritornello assordante mentre i ricordi dei momenti passati assieme a Roy si facevano sempre più frequenti e dolorosi. Non vedeva il Taisa da ormai una settimana, dal giorno in cui aveva ricevuto l’invito di nozze. Che farabutto, neppure farsi sentire quello stronzo!

Edward entrò nella vasca da bagno immergendosi fino alla testa e riemergendo in superficie solo quando il fiato gli venne meno. Ci voleva proprio, si sentiva completamente rigenerato, come rinato almeno nel il corpo.

Sorrise tristemente lasciando che nella sua testa un altro ricordo penetrasse la sua corazza ormai già lacerata: questa volta lo aveva voluto, lo aveva permesso.

Il ricordo più bello…

 

Edward entrò timidamente nella casa del Taisa reggendo tra le braccia un plico interminabile di fogli.

<< Roy? Sei in casa? >> Urlò poggiando le chiavi di casa, che l’uomo gli aveva duplicato per permettergli di entrare e uscire quando voleva da casa sua, su un mobiletto. Ancora non riusciva ad abituarsi all’idea di “abitare” a casa del Colonnello, anche se dovevano tenere la cosa ben nascosta, e poter chiamare il Colonnello col suo vero nome dandogli addirittura del tu.

Era felice, si sentiva vivo come non mai quando stava accanto a quell’idiota, si sentiva finalmente completo. Credeva di amarlo, era difficile poter dire con certezza se quello strano sentimento che provava fosse davvero amore visto che non l’aveva mai provato prima d’ora, tuttavia si sentiva così bene quando stava con lui…

<< Edward? Sei tu? >> Domandò una voce in lontananza.

Il ragazzo sorrise.

<< Chi vuoi che sia scusa? >>

Sentì la risata cristallina dell’altro in lontananza e improvvisamente si sentì ancora più felice di quanto non fosse già poco prima.

<< Sono in bagno. Appoggia i documenti e vieni qua… >>

Edward non se lo fece ripetere due volte e, dopo essersi tolto il cappotto e aver poggiato i documenti sul tavolino, si diresse in bagno dove trovò Roy ad attenderlo col sorriso sulle labbra, immerso nella vasca da bagno.

<< Ce ne hai messo di tempo! Stavo per chiamare Havoc e chiedergli se ti eri perso per strada. >> Esclamò l’uomo passandosi una mano tra i capelli con un gesto teatrale.

Edward fece una smorfia.

<< Ho dovuto compilare parecchi documenti per colpa tua e la maggior parte erano anche tuoi! Sei uno scansafatiche! >>

<< Mh mh… Hai ragione… >> Mugolò l’altro chiudendo gli occhi e poggiando la schiena nuda sul bordo della vasca. << Ma ti piaccio anche per questo… >>

Edward arrossì guardando lo spettacolo semplicemente divino che gli stava davanti agli occhi: Roy, coi capelli bagnati e scompigliati, la schiena e il petto nudo, le spalle larghe… in quel momento avrebbe tanto voluto essere una di quelle tante gocce d’acqua che riempivano la vasca solo per poter “toccare” il petto o la schiena nuda del suo Taisa.

Semplicemente perfetto, troppo bello per essere vero.

Roy aprì un occhio lanciando un’occhiata maliziosa al ragazzo che nel frattempo si era inginocchiato sulla vasca all’altezza del volto dell’uomo.

<< I tuoi automail si arrugginiscono se a contatto con l’acqua? >> domandò l’uomo sorridendo maliziosamente.

Edward scosse la testa senza capire dove l’uomo volesse arrivare.

<< No, sono a prova d’acqua… perché scus…!!! >> Non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò all’improvviso nella vasca da bagno, addossato al corpo nudo di Roy che lo stringeva al proprio petto.

Riemerse dall’acqua sputacchiando sul volto dell’uomo dell’acqua insaponata che per sbaglio aveva bevuto.

<< Cof cof! Ma dico, sei completamente impazzito? E’ l’età si fa sentire? >> Esclamò il ragazzo sputacchiando altra acqua che gli era andata di traverso.

Roy lanciò un’occhiata perplessa al ragazzo.

<< E io che pensavo di fare una cosa carina… mai che ci azzecchi qualcosa con te… o forse sì… >> E senza dare il tempo all’altro di replicare, gli tappò la bocca con un bacio tanto dolce ma allo stesso tempo passionale, quanto lungo.

Edward si lasciò baciare, poco importava se i vestiti zuppi gli creavano ingombro o se per baciare Roy doveva accovacciarsi sull’angolo della vasca, tutta quella faticaccia era ben ripagata.

I due si staccarono dopo un po’ di tempo e Roy allargò le gambe facendo cenno al ragazzo di sedersi tra quelle.

Edward arrossì come mai prima d’ora.

<< M-ma sei completamente impazzito? >> Balbettò il ragazzo osservando le braccia tese verso di lui dell’uomo.

Roy sospirò sconsolato.

<< possibile che l’unica cosa che tu sappia fare è lagnarti 24 ore su 24? Vieni qui, anzi, prima spogliati e poi vieni qua! >>

Edward arrossì ancora di più, anche se questa volta chinò il capo impedendo all’uomo di vedere la sua espressione.

Mossa sbagliata Taisa.

Roy si tese verso il ragazzo alzandogli il volto con le mani e vide che su quello era dipinta un infinita tristezza e un pudore indescrivibile che non aveva mai visto o riscontrato in tutte quelle gattine con le quali era stato a letto fino ad oggi.

<< Ho detto qualcosa di sbagliato? >> domandò l’uomo preoccupato.

Edward abbassò nuovamente la testa.

<< Io… io ti farei impressione… >>

Roy fissò incredulo il ragazzo.

<< Stai scherzando spero? Tu credi che io possa avere ribrezzo di te? Ma mi stai prendendo in giro spero! >> esclamò l’uomo quasi seccato.

Edward alzò la testa verso quello, ora arrabbiato.

<< E tu che ne sai? Hai mai visto tutte le mie cicatrici? Sei sicuro i poterlo dire con sicurezza che non ti farei ribrezzo? >>

<< Certo che ne sono sicuro, altrimenti non ti avrei fatto entrare nella vasca no? E ora smettila di fare il bambino e spogliati, è un ordine! >>

Edward fissò l’uomo stupito poi, lentamente e con molta fatica, cominciò a togliersi i pantaloni, indugiando per l’imbarazzo.

<< Oh per l’amor di dio! >> esclamò Roy impaziente, dopo una decina di minuti che Edward armeggiava coi pantaloni, strappando con un gesto deciso questi e gettandoli fuori dalla vasca, poi lo spogliò anche della maglietta facendole fare la stessa fine dei pantaloni.

Edward rimase intontito mentre le braccia forti di Roy lo avvolgevano completamente cullandolo amorevolmente, poi sentì le labbra bagnate di quello posarsi sulle sue orecchie e sussurrare.

<< Direi che anche questi non ti servono… >> Disse strappando via rapidamente i boxer del ragazzo.

Edward arrossì mentre osservava con occhi sgranati i suoi boxer fare il volo della stanza e finire in corridoio.

<< Ehi ma dico, sei completamente impazzito? >> Urlò il ragazzo colpendo con tutta la forza che aveva in corpo l’uomo sul petto.

<< Stai buono, altrimenti ti dovrò punire… >> Esclamò Roy facendo arrossire il ragazzo ulteriormente.

Edward decise di lasciarsi andare e si accoccolò meglio contro il petto muscoloso dell’altro mentre sentiva le sue braccia forti avvolgerlo completamente assieme all’acqua.

Sentiva perfettamente le labbra di Roy accarezzargli il collo, le orecchie, le guance, le labbra… era in paradiso, stare accanto a Roy era come strare in paradiso.

Chiuse gli occhi portando le braccia attorno al collo del moro mentre quello lo continuava a baciare dolcemente, stuzzicando alcuni punti sensibili del suo corpo e divertendosi pure.

Non servirono parole perché entrambi avevano già capito come sarebbe andata a finire di lì a poco ed Edward aveva paura, paura come chi poteva aver paura la prima volta e Roy se ne accorse immediatamente.

<< Hai paura? >> gli domandò accarezzandogli i capelli bagnati.

Edward annuì teso, guardando l’uomo con gli occhi di un bambino spaventato.

Roy sorrise scambiando con lui un veloce e casto bacio.

<< Prometto che non ti faccio male… >>

<< Ma non ho paura di questo… >>

<< E allora di cosa?>>

Edward abbassò lo sguardo imbarazzato.

<< Beh, a dire il vero un po’ sì… però quello che mi fa più paura… >>

<< Sì? >> lo incoraggiò l’uomo con voce dolce.

Edward raccolse tutte le forze che aveva in corpo.

<< Tu… mi abbandonerai come hai fatto con tutte le tue donne, dopo che l’avremo fatto? >> Domandò senza mai respirare.

Roy rimase imbambolato, incredulo da quella paura perfettamente comprensibile del ragazzo, ma questa volta era diverso… no, non questa volta.

<< No… ti amo troppo per poterti abbandonare… >> Sussurrò  all’orecchio del biondino.

Edward sussultò sgranando gli occhi per la sorpresa: quella era stata la prima volta che Roy gli diceva esplicitamente di amarlo.

Era felice, era felice come mai era stato in vita sua e finalmente, per la prima volta, fecero l’amore…

 

<< Driiiiiin! >>

Edward aprì gli occhi di scatto maledicendo chiunque avesse appena suonato alla porta.

<< Avanti! >> Urlò seccato: persino nell’ultimo giorno che mancava dovevano venire a rompergli le scatole, possibile che non potessero lasciarlo in pace una volta per tutte? E non era neppure difficile indovinare la persona, visto che erano giorni che non faceva altro che venire a tormentarlo con le sue inutili preoccupazioni. Era ingiusto, si preoccupava solo per lui e questo Edward lo sapeva ben, però non riusciva proprio ad essere gentile col fratello o apprezzare appieno il suo affetto.

<< Sono in bagno Al… se sei venuto a portarmi altre scartoffie, sappi che non sono dell’umore giusto! >>

Nessuna risposta, solo una cadenza di passi regolare che si avvicinava alla stanza.

Si voltò a guardare inespressivo la porta, attendendo che da quella comparisse suo fratello, ma con sua grandissima sorpresa, quando quella si spalancò, non comparve Alphonse bensì…

<< Ciao fullmetal, ti trovo in ottima forma! >> esclamò Roy entrando nel bagno con passo elegante.

Edward osservò l’uomo con tanto d’occhi.

<< Roy? Che diavolo ci fai qui? >>

Il moro sorrise tristemente all’indirizzo del ragazzo, poi si avvicinò al bordo della vasca sedendosi su questo, ricordando quello che poco prima anche Edward aveva ricordato, ovvero la prima volta che avevano fatto l’amore.

Sospirò quasi dolorosamente, poi, specchiandosi negli occhi dorati e confusi del ragazzo, nel quale era stato riacceso un leggero barlume di speranza nel vederlo lì, disse:

<< …mi sposo. >>

 

***

 

E’ cominciato…”

Edward guardava fuori dalla finestra il panorama che si stagliava all’orizzonte mentre nella sua testa le possibili immagini del matrimonio che in quel preciso momento era appena iniziato, cominciavano a proiettarsi come un film nella sua testa.

Pioveva, non una buona giornata per sposarsi, però, come diceva il detto “sposa bagnata, sposa fortunata!”, magari avrebbe portato fortuna anche a Riza…

Scosse la testa ripensando alla visita di Roy ieri sera, non se la sarebbe mai aspettata, e invece…

“ Ma che sto facendo?” Si domandò osservando il suo riflesso disegnato sulla finestra.

Patetico, non trovava altre parole per descriversi: un ragazzo con i capelli in disordine, i vestiti stropicciati, la testa a pezzi, un ragazzo che nell’ultima settimana non aveva fatto altro che commiserarsi e compatirsi da solo… che immagine pietosa!

<< …Ma che sto facendo? >> Sussurrò a se stesso.

Poi, improvvisamente la luce, la chiarezza, la soluzione: ma che stava facendo? Non aveva fatto altro che torturarsi durante quella lunghissima settimana fino a diventare quasi un parassita, e per cosa? Roy non sarebbe certo tornato indietro, quindi era lui che doveva andare avanti!

Sì, ora sapeva cosa fare!

Corse in bagno, si fece una doccia velocissima, si vestì mettendo il suo carissimo cappotto rosso e i suoi soliti vestiti neri, si rifece la treccia e uscì di casa correndo a più non posso: aveva un matrimonio al quale partecipare!

 

***

 

Edward salì la scalinata della chiesa che gli stava davanti col fiatone: non ce la faceva più, erano ormai da ben tre miglia che correva come un pazzo per raggiungere la chiesa e, per sua fortuna, la cerimonia non era ancora finita.

Entrò nell’edificio e vide immediatamente la coppia di sposi all’altare, nonostante la chiesa fosse gremita di gente molto più alta di lui.

Gli si formò un nodo alla gola mentre osservava Roy con l’abito da sposo: semplicemente bellissimo, semplicemente divino… doveva smetterla di adularlo, ora quello stava per diventare il compito di Riza.

Edward sorrise dolcemente all’indirizzo dei due, finalmente rassegnato e col cuore in pace: non sarebbe stato giusto tormentarsi ulteriormente o cercare di trovare una soluzione per separarli, proprio come aveva detto Roy le sera prima.

La voce del prete arrivò all’improvviso alle orecchie del ragazzo facendolo sussultare.

<< Vuoi tu Riza Hawkeye prendere il qui presente Roy Mustang come tuo marito… >>

Edward chiuse gli occhi cercando di trattenere le lacrime: per fortuna quel mezzo colosso che gli stava davanti lo nascondeva agli occhi di tutti, altrimenti che figura ci avrebbe fatto a farsi vedere piangere dagli altri?

<< Sì, lo voglio. >> Rispose Riza sorridendo radiosa.

Edward inghiottì cercando di sciogliere il nodo che gli si era formato in gola mentre una lacrima sfuggiva al suo controllo rigandogli il volto.

Ora era il suo momento.

Edward chiuse gli occhi sorridendo tristemente mentre quello che sapeva sarebbe stato l’ultimo ricordo, gli trapassò la testa come un film che sapeva ormai già a memoria.

 

<< Cerca di capire Edward… >> La voce di Roy era distante, seria e imbarazzata come solo poteva essere quella di un colpevole, e lo sapevano entrambi.

<< Invece non capisco, se magari provi a spiegarmelo magari ci arrivo anch’io, oppure manda mio fratello con un’altra lettera, visto che ultimamente usi anche questo modo. >> Rispose acidamente il ragazzo rannicchiando le gambe al petto mentre una bolla di sapone si posava sul suo automail che emergeva appena dalla vasca ricolma d’acqua.

<< Mi sembra di avere a che fare con un bambino… >> Disse l’uomo passandosi una mano tra i capelli: questa volta non era una finzione, era davvero dispiaciuto.

<< Se ti riferisci a te, allora sono pienamente d’accordo… >>

<< Edward, se si venisse a sapere che io e te stiamo assieme io non potrei più diventare Comandante Supremo e tu passeresti dei guai che nemmeno ti immagini, per questo ho deciso di accettare la proposta di matrimonio di Riza. >>

<< Tu non hai affatto pensato a me Roy, tu hai pensato solo a te stesso e a quel tuo… a quel tuo… >> Le lacrime lottavano per uscire ma Edward non voleva cedere proprio ora, per di più davanti agli occhi di quel traditore. << …a quel tuo maledettissimo ed egoistico sogno! >>

Si morse il labbro inferiore distogliendo lo sguardo dall’uomo.

Roy rimase per un istante in silenzio, indeciso su quali parole scegliere per parlargli.

<< Non parlare di cose che non conosci… >> Mormorò poggiando la sua mano sui capelli del ragazzo e accarezzandoglieli, ma questo si scostò improvvisamente allontanandosi da lui.

<< Hai ragione sai? Parlo di cose più grandi di me senza neppure conoscerle e la sai una cosa? Non me ne importa! Non mi importa di cos’avrei passato se ci avessero scoperto, io avrei rischiato  tutto per starti ancora accanto. Non mi sarebbe affatto importato, avrei rinunciato a tutto una seconda volta, proprio come quando ho accettato di diventare un cane dell’esercito, e ora? Me lo avevi promesso Roy, mi avevi promesso che non sarei stato una delle tue tante donne e invece mi hai trattato addirittura peggio di loro, bel ringraziamento per averti dato tutto quello che avevo e potevo, mettendo giorno dopo giorno in repentaglio la mia reputazione e anche più agli occhi dell’esercito e mi vieni per di più a dire che sono un bambino? Se qui c’è un bambino Roy, beh, ti posso assicurare che quello non sono io, ma sei tu! >>

Aveva detto tutto d’un fiato senza mai respirare o fare una pausa, aveva sputato addosso tutto il veleno che possedeva in corpo all’uomo che aveva tanto amato e che, nonostante tutto, continuava ad amare tutt’ora.

Roy lanciò un’ultima occhiata al ragazzo poi, a tradimento, lo baciò velocemente sulle labbra e si scostò prima che potesse farlo l’altro.

<< Forse hai ragione tu, in ogni caso sono certo che un giorno capirai… e forse allora potrai perdonarmi. >>

E dopo aver detto questo, Roy si alzò dal bordo della vasca e uscì dalla stanza senza voltarsi a guardare Edward che, incredulo, continuò a chiamare il suo nome per un bel po’ di tempo.

Ma ormai lui era troppo lontano…

 

<< Vuoi tu, Roy Mustang, prendere come tua legittima moglie Riza Hawkeye, per amarla, onorarla, rispettarla in ricchezza e in povertà, e mantenerla presso di te finché morte non vi separerà? >>

Il cuore di Edward smise di battere per un istante lungo un’eternità, un istante durante il quale gli sembrò che il tempo si fosse fermato e che in quella chiesa ci fossero solo lui e Roy… poi però, la risposta di Roy, fece riprendere il corso normale degli eventi.

<< … Sì, lo voglio. >>

Edward sorrise: ora capiva finalmente le parole di Roy e si dava dello stupido per non averle capite prima, sarebbe stato tutto molto più semplice per tutti.

Roy non era stato affatto egoista, lo aveva protetto da quello che stavano facendo: se lui si fosse ritrovato nella sua stessa situazione, probabilmente avrebbe accettato anche lui e non perché amasse la donna, bensì per proteggere Roy dal giudizio degli altri se avessero mai scoperto la loro relazione.

Lo aveva fatto per lui, per proteggerlo, e lui gli aveva detto tutte quelle cose ieri sera! Che idiota! Ora però sapeva cosa fare, sapeva come “sdebitarsi” e aiutare Roy a ricominciare tutto da capo.

Ed è per questo che quando le campane rintoccarono a festa, Edward si confuse con gli invitati che gettavano il riso alla coppia, sfuggendo Roy e tutti gli altri, non badando a Winry che, quel giorno, indossava un abito bianco forse addirittura più bello di quello della sposa, tuttavia senza un uomo che le stesse accanto, tutto quello sfarzo era assolutamente inutile e futile; ed è per questo che quando fu certo di non farsi vedere da nessuno, deviò rotta e anziché seguire gli sposi, andò alla sede dell’esercito sicurissimo di aver fatto la scelta giusta; ed è sempre per Roy che varcò con enorme fatica la porta dell’ufficio dell’uomo che tanto amava raggiungendo a passo sicuro la sua scrivania, afferrando una penna a caso dal mucchio e un pezzo di carta, scrivendovi sopra:

 

“Vi auguro tanta felicità, ora puoi davvero ricominciare da capo Colonnello di merda.”

 

Se voleva aiutare Roy ad avere una vita felice assieme a Riza, il modo migliore era quello di sparire, partire e andarsene lontano, non importava dove ma il più lontano possibile da lui.

Per aiutarlo a dimenticarlo.

Per aiutarlo ad amare Riza.

Per aiutarlo a realizzare il suo sogno…

Infilò senza alcuna esitazione la mano nella tasca, estraendone l’orologio da taschino, segno di appartenenza  e riconoscimento come Alchimista di Stato da parte dell’esercito, poggiandolo sopra il bigliettino appena scritto, poi si voltò e camminò a passo spedito verso l’uscita di quella stanza che per molto tempo era stata un nascondiglio suo e di Roy dove potersi amare sotto il naso di tutti. Quanto gli sarebbe mancata quella stanza…

Poggiò una mano sulla maniglia della porta, si voltò un’ultima volta a guardare la scrivania dove giaceva immobile il suo orologio, o meglio il suo ex orologio, e sorrise asciugandosi un’ultima lacrima.

<< Non dimenticarmi… >>

Quando il giorno seguente Roy sarebbe entrato in ufficio e avrebbe visto l’orologio di Edward, avrebbe capito immediatamente tutto, avrebbe letto 1000 volte il bigliettino con occhi sempre più disperati sotto lo sguardo confuso della donna che solo il giorno prima aveva sposato e, sempre sotto lo sguardo confuso di quella, avrebbe afferrato l’orologio e il pezzetto di carta mettendoseli in tasca, avrebbe gettato nel cestino il suo orologio da alchimista tenendo solo quello di Edward e avrebbe alzato un bicchiere di whisky brindando al ragazzo che tanto amava e che avrebbe, nonostante tutto, continuato ad amare per tutto il tempo che gli rimaneva davanti.

<< Grazie di tutto, Edward Elric… >>

 

 

“Non dimenticarmi Roy…”

 

 

 

 

- THE END -

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Aspettate un attimo che asciugo le lacrime… ok, sono pronta! No, non posso credere di aver scritto una cosa talmente triste! Per chi sta leggendo poi la mia altra fic “Per te sono gratis” stenterà anche lui a crederci! Per non parlare poi di quanto ho scritto, è davvero lunghissima! Cavoli, Omero può andare a nascondersi coi suoi “carissimi” chilometrici poemi!

A parte scherzi, se siete riusciti ad arrivare fin qua giù vi faccio i miei complimenti e vi imploro di non avercela a morte con me, anche se io per prima ce l’ho con me stessa per aver scritto una fic così deprimente! Povero Ed…

In ogni caso mi fate sapere se vi è piaciuta lasciandomi un commentino o se avete trovato terribilmente noioso questo poema?

Spero davvero di non avervi annoiato troppo e di avervi almeno un po’ commosso.

Tanti kissotti a tutti!

 

 

 

 

 

 

 

  
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