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Autore: PandoraGroovesnore    20/04/2008    3 recensioni
Nuova long fic. [..]La mia mente ritorna indietro nel tempo, passo dopo passo soffermandosi su quel ricordo così lontano, di 6 anni fà, tanto che la mia voce sbiadisce i dettagli e i particolari intorno a me, ricordando solo l'azzurro di lui e quelle camelie bianche che fiorivano annualmente nell'aiuola del cortile [..] Un pò diversa dal solito^^
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabriella Montez, Ryan Evans, Troy Bolton
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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don't leave my hand please

Youll be always my best friend

 

"Sarai sempre il mio migliore amico Troy. La persona a cui voglio più bene di tutti"

La mia mente ritorna indietro nel tempo, passo dopo passo soffermandosi su quel ricordo così lontano, di 6 anni fà, tanto che la mia voce sbiadisce i dettagli e i particolari intorno a me, ricordando solo l'azzurro di lui e quelle camelie bianche che fiorivano annualmente nell'aiuola del cortile e noi immersi nella luce solare, la quale, pensandoci bene sicuramente mi crea illusioni o confusione, facendomi immaginare un paesaggio surreale. Posso sentire ancora le cicale cantare con rumore sommesso gli scatti delle lucertole che scappavano ad un nostro singolo movimento disturbate dal loro stare al sole. E gli adesivi colorati appesi sui vetri delle porte, qualcuno addirittura pasquale, sebbene fosse l'ultimo giorno di scuola.

"Anche tu Gabriella. Per sempre."

La tua voce era infantile da bambino buono ed innocente, anche se insieme a me qualche dispetto o bugia le dicevi. Eravamo inseparabili. Io definita maschiaccio, con i capelli a caschetto e una frangettina sbarazzina che copriva la fronte ed il fisico esile e magrolino, ma con una testardaggine infinita. Solo i miei grandi occhi color cioccolato, con delle ciglia smisurate anche per una bambina della mia età, caratterizzavano il mio aspetto femminile. Visto che odiavo il rosa e tutte le femminucce della mia classe che giocavano con le barbie, a malincuore di mia madre, ovviamente, che faceva di tutto per rendermi la principessina della famiglia.

Ed ora? Indosso proprio un girovita rosa, con un tema floreale al bordo e sulla cinta. I capelli sono lunghi e boccolosi e la frangetta non esiste più da molto. Probabilmente nemmeno io esisto più veramente.

Sono diventata introversa e impacciata con le persone, se non addirittura distaccata. Non parlo molto, rispetto tutto il galateo e le buone maniere tanto che a volte mi sento estranea ai miei coetanei. Chiudo gli occhi mentre sento che l'ansia ed il dolore, tanto dolore, riaffiorino nuovamente, ed il mio unico pensiero fisso è: ti rivedrò.

La piazza, atrio della piccola parrocchia cattolica di Alberenque, non mi era mai sembrata così triste e grigia. Tante persone vestite in lutto ed alcuni con indosso occhiali scuri parlottano tra di loro facendo cenno di incredulità e dolore, ma non comprendono appieno il vuoto che lei ha lasciato.

Lo sono venuta a sapere per pura casualità, poichè avevo involontariamente origliato la conversazione di mia madre e mia nonna, altrimenti l'avrei saputo solo oggi. Dio quante lacrime ho versato, e quante ne dovrò versare ancora? Non sono riuscita a controllarmi, ne in classe ne a casa, ma almeno lì potevo rifugiarmi sotto le coperte e inzuppare i miei peluches aspettando che la crisi passasse.

Mentre Taylor, Kelsie e Martha si avvicinano a me vedo una cinquantina di bambini, con le guancie rosse per il freddo e i giubbottini, da sotto i quali spuntavano i grembiuli blu, per i maschietti e bianchi per le femminucce. E a guidarli risoluta c'è l'altra mia maestra, sempre forte ed caparbia ma il suo viso è segnato dal tempo passato e i suoi occhi scuri lucidi velati di un dolore represso, ma che vorrebbe fuoriuscire senza sosta, per avere almeno un pò di pace. Ed inevitabilmente in una bambina rivedo me,  con un sorrisetto sulle labbra e gli occhi vispi mentre parlo con te.

"Gabbry, mi raccomando.."

dice Taylor a bassa voce distogliendomi dai miei pensieri prendendomi le mani. Perchè lei è l'unica che può capire, almeno in parte, che stò morendo dentro.

"Ci proverò Tay"

mugugno io cercando di fare un sorriso sensato mentre sento già gli occhi pizzicarmi.

Entriamo nella chiesa che è gia piena e ci raduniamo tutti in un angolino, infondo, compagni di un'infanzia comune, con legami stretti o un pò allentati nel tempo ma comunque uniti.

I bambini li hanno fatti sedere avanti, dalla parte opposta ai familiari e dalla mia posizione mi era impossibile vedere qualsiasi cosa più avanti a parte l'altare e l'abside in marmo sporco. Il prete cominciò la sua messa ma la mia mente confusa recepisce solo qualche parola sconnessa anche se io cerco di concentrarmi per non ricadere in balia dei ricordi messi da parte. Poi con la coda dell' occhio vedo la porta laterale in legno d'acero aprirsi e sbuchi tu. Ti sei alzato molto hai tagliato i capelli e i tuoi lineamenti si sono assottigliati. Sei diverso.. Si.. Sei bellissimo. Non riesco a smettere di guardarti ma poi la mia vista viene disturbata da quel rosso scarlatto.  Solo adesso mi accorgo della sua inadeguata e sgradita presenza: a portare quel cappotto dal colore decisamente fuori luogo è una ragazza dalla chioma bionda e la carnagione chiara. E' Sharpay Evans.

Sbatto più volte le palpebre perchè non riesco ancora a realizzare del tutto quello che stò vedendo. Spero dentro di me che almeno questo non sia vero, ed invece mi scontro la dura realtà. E' tutto vero.

Non ne faccio parola con Taylor, non mi sembra ne il momento ne n il luogo adatto. Devo rendere un degno omaggio alla mia adorata maestra, che ci ha insegnato a crescere, a convivere con gli altri, a credere in noi, a portare sempre e comunque a termine le cose ed ad tirar fuori il nostro talento. Sempre con gentilezza ed il sorriso sulle labbra.. Le lacrime cominciano a scendere senza sosta, irrefrenabili, ma fortunatamente silenziose. Non voglio farmi vedere da nessuno così debole, è una cosa che mi umilia in un certo senso.

Quando mi rendo conto che il prete ha annunciato la pace mi asciugo frettolosamente gli occhi e mi giro verso le altre evitando lo sguardo di Tay. Le loro mani sono calde a differenza delle mie che le sento gelide. Riprendiamo la nostra posizione di ascolto mentre io cerco di svuotare un attimo la mente, per avere un aspetto quanto meno decoroso.. Ho lo sguardo sul fiocco delle mie ballerine quando sento

"Pace"

vedo la tua mano in aria aspettando di stringere la mia e sento i tuoi occhi su di me. Ma ora non riesco a guardarti. In un gesto quasi automatico allungo anche io la mano e sento il contatto delle tua dita calde, bollenti, contro le mie e poi la tua stretta. Non è decisa ma delicata. Che c'è ora ti vergogni?

"Pace"

Rispondo sottovoce, tanto che mi è difficile udire le mie parole.

Non ti guardo in volto e apro la mano; la tua scivola via in un attimo, troppo veloce. Il mio cuore sta battendo forte.

Ti allontani e ritorni nella tua posizione precedente. Distante.

Alla lettera finale dei bambini non riesco a resistere e mi sfogo con la testa nascosta nell'abbraccio di Taylor. Penso che, gli altri che non vedevo da tanto, siano rimasti sorpresi dalla mia reazione, ma in questo momento sento come se avessi definitivamente perso il mio legame con il mio passato, quello che ero e Troy, insieme alla mia adorata maestra, e purtroppo io non sò trattenere le emozioni.

Riesco a calmarmi solo quando la bara viene portata via e la folla inizia ad andarsene, le ragazze cercano di tirarmi su il morale e ci congediamo. Poi vedo l'altra maestra che ha lasciato i bambini alla nuova insegnante e si avvicina a me. Sussurra solo

"Ciao Gabbry.."

prima di abbracciarmi forte accarezzandomi i capelli mentre ripartono i miei singhiozzi

"Era la nostra maestra.. La nostra maestra.."

sentivo i fremiti involontari dei nostri corpi trapelare attraverso i cappotti e un momento di conforto in quella mattinata di dolore.

"Fatti forza Gabriella, mi raccomando, fatti forza"

la sua voce è quasi impercettibile ma è come se mi desse un motivo in più, l'input, necessario.

"Si.."

riesco a rispondere perchè qualsiasi altra parola mi muore in gola così tento di sorridergli riuscendo ad ottenere solo una mezza smorfia. Non sono mai stata brava nemmeno a recitare.

Una bimba mi fissa con i suoi grandi occhi verdi spalancati, lucidi anche i suoi per il pianto. Ha i capelli color avena legati in due codine e tiene per mano un altro bambino brunetto. Spero che resterete amici anche alla mia età.

Guardo l'ora dal campanile e mi incammino verso casa per preparare il pranzo, il cielo è coperto da un manto di nuvole uniformi e nel tragitto inizio a sentire le piccole goccie di pioggia scontrarsi sul mio viso. Posai lo sguardo dul panificio e con fare svogliato tiro fuori il porta monete in pelle e tessuto. Stò per entrare quando dalle tendine a cordicelle di plastica vedo il suo dannato giacchetto rosso e Troy che stanno al bancone. Proseguo automaticamente ma stavolta ho la certezza che lui mi abbia visto. Le ballerine mi fanno male, le dita non le sento più ed il trucco è tutto sciolto dalle lacrime. Sono orribile.

sento le lacrime che reclamano di uscire. Ancora. Ingoio per resistere e proseguo. All'incrocio però inaspettatamente incontro Ryan. Viene nella mia stessa classe ed io l'anno scorso ero cotta di lui. Ora davvero non lo sò più.

"Ehi, che ci fai qui? Perchè non sei venuta a scuola?"

Io cerco di avere un aspetto guardabile strofinandomi gli occhi dai residui di matita e faccio per aprire bocca quando lui mi precede

"ah, scusami hai ragione, oggi c'era il funerale.."

ricordo con vergogna che anche lui mi ha visto piangere l'altro ieri..

 io mi limito ad annuire con il capo

poi c'è una pausa, allora visto che non mi và di salutarlo subito gli chiedo sensa guardarlo negli occhi. E’ molto alto.

"Come mai da queste parti? Tu abiti addirittura fuori città."

"Si ma io e i ragazzi ci siamo messi d'accordo di fare una partita al biliardo verso le due quindi tanto vale che mi compro un pezzo di pizza e rimango qui."

"Ah ok. Beh buona partita allora"

"Grazie, ci vediamo lunedì"

 

Quel pomeriggio non feci assolutamente niente di utile.. mi misi in tuta e alternavo il letto dalla cucina per rimpinzarmi di schifezze o cioccolato, spegnendo il cellulare e non rispondendo a quello di casa. E il mio pensiero più ricorrente era la sua mano che stringeva la mia. Non era affatto ciò che mi aspettavo. Di nuovo.

 

Note di Mommika:

Dunque, con questa storia voglio tentare un po’ di uscire fuori dagli schemi, provando a scrivere in prima persona, concentrandomi meglio su ogni singolo personaggio in ogni singolo capitolo. Come avete potuto intuire è un AU e i personaggi sono OOC. La storia di per sé è dedicata a Titty90 e a mia cugina NewGirl ma per ogni capitolo ci sarà una persona in particolare. In questo penso proprio la maestra in questione ^^

Aspetto pareri e consigli, grazie a tutti coloro che leggeranno e commenteranno la ficcy. Un bacio vostra Mommika

 

 

 

 

 

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