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Autore: Alex Wolf    04/11/2013    7 recensioni
Dal primo capitolo:
« Eleonora » mormorò una voce fievole. Un fremito scosse il mio corpo e io mi voltai. Legolas mi fissò con i suoi occhi azzurri e le labbra socchiuse. Era bellissimo, ed era li in piedi di fronte a me… ma doveva essere tutto un sogno. Perché lui mi odiava, io l’avevo tradito e lui me l’aveva ricordato, gridandomi contro. « Legolas » mi uscì dalla bocca. « C’è n’hai messo di tempo a trovarmi. »
Consigliato per chi ha letto "When you let her go".
Storia ispirata al film: "Il signore degli anelli: le due torri".
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Just can’t let her go.
 
 
 
Bianca come il latte. Nera come la morte.
 
 
 
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« Eleonora. » La voce di Dama Galadriel era limpida nella mia testa. Strinsi forte le palpebre prima di aprirle, e una luce accecante le fece richiudere. « Eleonora. Alzati. »
« Se ne vada. Io non mi fido di lei, non più. » Mi girai dandole la schiena, o almeno credevo di darle la schiena. Portai le mani agli occhi e mi raggomitolai su me stessa, come un riccio. Mi sentivo strana, male. Come se un pezzo enorme di me se ne fosse andato, perso nel nulla. La testa mi doleva. I muscoli mi dolevano.
« Ma ragazza mia, che dici? Perché non dovresti più fidarti di me? » Sentii il calore del suo corpo contro il mio petto, le sue braccia che mi stringevano maternamente. Come diavolo aveva fatto ad abbracciarmi se ero sdraiata? Come diamine poteva anche solo abbracciarmi dopo quello che mi aveva fatto?
« Mi lasci andare, ora. Lei… lei non ha il diritto di farmi questo. » La spinsi via. Lei indietreggiò. Forse si sentiva tradita, ma io che avrei dovuto dire? « Mi ha ingannato. E’ apparsa dal nulla quando ero dietro le sbarre e mi ha fatto qualcosa! Le sue dita erano rosse, ma non era sangue. Mi ha trasformato in un mostro! » Strillai. Gli occhi grigi dell’elfa mi esaminarono, fermandosi sul mio volto teso, e stanco. Dovevo avere delle occhiaie molto marcate a giudicare il modo in cui si soffermava sugli occhi.
« Io… non sono mai venuta a cercarti quando eri dietro le sbarre. Io non posso raggiungerti concretamente, lo ricordi? Solo in sogno, come adesso » , sussurrò. Rimasi muta, lo sguardo perso nel vuoto. Non mi ero mai ricordata al fatto che fosse realmente così; che lei non potesse raggiungermi concretamente. Eppure l’avevo vista. Mi aveva toccata.
« M-ma lei. Si, insomma… era davanti a me. » Mi accarezzai la testa dolorante.
« Puoi spiegarmi quello che è successo? »
« I-io ho aggredito il re. Mi hanno colpita, e mi sono svegliata in una cella. Poi Lei… scusi, l’altra lei, la sua doppelgänger, mi ha toccato il viso e aveva le mani sporche di rosso. All’inizio ho creduto fosse sangue, ma poi ho ragionato sul fatto che voi siete intoccabile, Dama Galadriel. »  
« Ma non è tutto, vero? » Poggiò le mani sul ventre e aspettò una risposta.
« Esatto. Legolas, è venuto a trovarmi. » Senza volerlo la mia voce assunse una tonalità bassa. « L’ho quasi attaccato, se non avessi avuto un briciolo di auto controllo io… avrei potuto staccargli una mano. » Quello che stavo dicendo, tutto quello che avevo pensato potesse rimanere solo un ricordo, un illusione della mente, stava diventando terribilmente reale. Quello che avrei voluto non fosse mai successo, in realtà era accaduto e parlarne lo rendeva solamente più vero. Abbassai lo sguardo.
« Va avanti. »
« Noi… noi siamo andati oltre il bacio, successivamente. Poi l’ho scoperto a parlare con Isil, lei tentava di convincerlo a uccidermi. Sono esplosa: l’ho quasi uccisa. Legolas mi ha scagliato una freccia contro per proteggerla… », guardai le mie mani e le strinsi a pugno. « Ero fuori controllo. Ha dovuto farlo, perché sono un mostro. » Quella frase completò il ciclo di emozioni contrastanti che erano nate in me. Mi portai le mani al petto e cominciai a respirare affannosamente. Dove prima c’era il cuore mancava il battito, e una grossa cicatrice scendeva in verticale. Sulle dita scendeva sabbia nera che si fermava sul pavimento bianco.
No. Dimmi di no. Non sono morta. Non sono morta.
« La prego, mi dica che non sono morta. La prego. » Rivolsi una supplica a Dama Galadriel, che si era avvicinata. L’elfa mi fissò, chiudendo le mie mani nelle sue e scosse il capo.
Mi lasciai uscire dalle labbra un sospiro liberatorio e sorrisi, per la prima volta.
« Ora io devo andare, guerriera. Ma tu promettimi che quando ti sveglierai non parlerai con nessuno. Se mai dovessi farlo: cercherai di essere furba. Come all’inizio dell’avventura. Non dirai nulla a nessuno della compagnia. Non ti fiderai di nessuno. E soprattutto: non tenterai di sfuggire al tuo destino. » Mi baciò sulla fronte.
« Ok. Lo prometto. » La guardai sparire nel nulla, nel bianco di quel sogno.
 
 
 
Quando aprii gli occhi, la prima cosa che vidi furono delle coperte di pelo nero che mi ero stretta attorno al corpo. Sbadigliai e mi voltai sulla pancia, osservando un soffitto di quella che doveva essere pietra arenaria.
Ma che diavolo?
M’issai sui gomiti, tutto il mio corpo ebbe una fitta. Ringhiai e mi portai un braccio sugli occhi, sbuffando. Ovunque fossi finita, dall’enorme finestra che dava sull’esterno entrava un puzza incredibile di zolfo e grida, urli angosciosi. E il cielo non era azzurro, o nero; era di un intenso arancio rossastro, come se mi fossi trovata al centro esatto dell’inferno. Con tutte le forze che avevo mi misi seduta, con i piedi che penzolavano oltre il materasso e mi guardai attorno. Pareti di arenaria, ventata da quelli che sembravano cristalli neri, componevano il quadrato della stanza. C’era un armadio nell’angolo lontano dalla finestra, una grossa porta di pietra nera e lucida, il mio letto, una cassapanca di mogano e una sedia di velluto nero e oro, somigliante a quelle dello stile barocco. Che poi, cosa ci faceva una sedia come quella li? Alzai le spalle e m’issai sulle gambe, cominciando a zampettare per il perimetro delle quattro mura. I muscoli erano indolenziti, ma non avevo voglia di starmene ferma. Magari ero ancora nelle terre di Rohan, in una parte diversa del fosso di Helm. Magari…
« Oh, sei sveglia, finalmente. » Una voce irruppe nei miei pensieri. Bloccai la mano sulla maniglia dell’armadio e mi voltai di tre quarti. Davanti alla porta era apparso un uomo. No, non un uomo: un elfo. Vestiva di nero, lo stesso colore dei suoi capelli che si differenziavano dalla pelle candida e gli occhi rossi. Era strano, ma mi sembrava di aver già visto quel colore altrove. Ma non ricordavo dove. Lasciai la maniglia fredda voltandomi del tutto.
Magari se gli do sui nervi se ne andrà. Non ho voglia di vedere nessuno, ora.
« Con chi ho il piacere di parlare? » Mossi le mani davanti leggermente.
« Io, sono… »
« Ah, si. Ehm, non mi interessa realmente. » Gli sorrisi leggermente. « Ora vattene, devo vestirmi. Perché, se non l’avessi notato, indosso solo una camicia nera e non voglio farmi vedere così da uno sconosciuto con cattivi gusti in fatto di guardaroba. » Spostai gli occhi sul suo volto. « O lenti a contatto. » Storsi il naso e tornai all’armadio. Lo aprii e un forte odore di lavanda m’investì. Tossii, agitando la mano davanti al viso per allontanarlo. « Dio mio, ma che diamine ci hanno messo dentro questo coso? Dannazione, che puzza. » Cominciai a spostare i vestiti, a uno a uno. Niente pantaloni, o camicie, o bluse. Nulla, solo vestiti neri. Beh, almeno il colore era azzeccato. Persi interesse per gli abiti e quando mi voltai l’elfo era ancora davanti alla porta, ora chiusa.
« Sei ancora qui? »
« Non ci siamo ancora presentati. » Fece un passo verso di me, allungando una mano sulla schiena per sganciarsi l’enorme, e sicuramente pesante, mantello di pelo nero. Quando fu abbastanza vicino l’avvolse attorno al mio corpo e sorrise a distanza di un centimetro dalle mie labbra. « Il tuo nome? »
« Perché dovrei dirtelo? Sei piombato nella mia stanza, mentre ero mezza nuda e non ne sei uscito. Dammi un solo motivo per cui dovrei dirtelo. »
« Magari… perché ti ho salvata da una morte certa? E mi sono preso cura di te mentre eri fuori gioco? E ti ho procurato i vestiti che “puzzano”. » Ridacchiò leggermente, stringendo il mantello per portarmi più vicino al suo volto. Non sapevo il suo nome, non sapevo chi fosse, dove fossi o cosa volesse; e già tentava di baciarmi? Ok, era carino. Lo ammetto. Ma non mi sarei fatta baciare così, non da un perfetto sconosciuto come lui. Non dopo quello che era successo con Legolas.
« Mi chiamo Eleonora. Alcuni mi chiamavano Isil, prima della divisione, altri Ránië.  E non ho alcuna intenzione di baciarti, se queste sono le tue intenzioni. » Misi subito in chiaro.
« Non ancora, ho capito. » Si allontanò e sorrise. « Io sono… Vëon. E, si, avevo notato che eri mezza nuda. » E scomparve dietro la porta.
 
 
 
 
Ciao splendori <3
Allora che ne dite di questo capitolo? Recensite in tanti, ok? Ele ha finalmente incontrato Sauron, che dice di chiamarsi Vëon ( Andrea, in Italiano. ) Vi piace come personaggio? E come coppia, preferite El&Legolas o El&Suron? Sono curiosa. Recensite, recensite, recensite.
  
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