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Autore: bluemary    04/11/2013    3 recensioni
L'ascensore arriva. La porta si apre. E tutto comincia.
Seconda classificata al contest "I do what I want!" di vannagio.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrian Veidt/Ozymandias, Edward Blake/Il Comico, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ringrazio di cuore vannagio per il suo giudizio così completo e approfondito, oltre che estremamente lusinghiero, che è arrivato rapidissimo ed è stato una splendida sorpresa! E grazie a chiunque passi di qui, commenti o legga soltanto.




Notte

La nave era sporca e sapeva di morte.
Sei turbato, Ozy?”. Blake gli si avvicinò, i pesanti anfibi martellavano il legno mezzo marcito del ponte come se stesse calpestando un cadavere. “Sei ridicolo. Un figlio di puttana come te, che sta progettando di fare una strage, ha i sensi di colpa per una vecchia col cervello andato”.
Lo attese senza muoversi.

Non sono sensi di colpa”.
Ah no?”. Blake gli soffiò in viso il fumo acre e sgradevole del suo sigaro. “E perché allora sei andato a trovarla? Cristo, Ozy, non fai una piega per dieci milioni di persone e poi mi crolli per una donna?”.
Sembrava diviso tra disgusto e ilarità, come se le sue labbra orfane di sigaro non sapessero se sorridere o formare una smorfia.

Quindici milioni”, lo corresse lui, con voce priva di inflessioni. “Che sono nulla in confronto a interi miliardi”.
E aveva detto il vero. Non si trattava di sensi di colpa e non si trattava di rimorso. Non aveva tempo da sprecare né bisogno di provare simili emozioni, e le aveva cancellate anni prima, mentre guardava una mappa bruciare. Ma la morte di Lysa non era necessaria: era stata una casualità, un danno collaterale che non pregiudicava né fermava il suo piano, una possibilità di cui aveva tenuto conto fin da subito e che non l'aveva fatto esitare neppure una volta; eppure era stata una perdita spiacevole, proprio perché superflua.

Ma la sua morte non faceva parte del mio piano”.

 

 

Lunedì 21 ottobre

Il dottor Philips era un uomo sulla cinquantina, con un aspetto trasandato e lo sguardo febbrile del folle o di chi era troppo perso nei propri pensieri per dare davvero attenzione alla realtà; se non fosse stato per il camice e la cartella clinica, sarebbe potuto passare per uno dei suoi stessi pazienti.
A lui parve uno dei medici più brillanti che avesse mai avuto occasione di incontrare al di fuori dei propri stabilimenti.
Erano trascorse quattro ore dal funerale, e da una era al Lenox Hill Hospital, prima a cercare il medico che avesse in cura la signora Campbell e poi a raccogliere informazioni su di lei, attento a non risultare sospetto o troppo indiscreto.
“Come ha preso la morte della figlia?”, chiese, alla fine di una lunga discussione sulle malattie mentali relative alla regressione neurale.
“Male o bene, a seconda dei momenti”. Il dottore sospirò, andando ad arruffarsi i capelli con una mano. “Lei deve capire che non è sempre in grado di ragionare. A volte ricorda le cose, altre le dimentica l'istante successivo a quando accadono. Altre ancora non capisce cosa le viene detto. Quando ha saputo della morte di sua figlia, si è disperata al punto che abbiamo dovuto sedarla. Al suo risveglio, non ricordava più nulla”.
Adrian annuì, prima di alzarsi in piedi.
“Gradirei vederla, se è possibile”.

   
 
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