Leaves II – Contronatura
C'è solo la sua voce, e la condanna che non vuoi accettare.
Sei seduto sulla sua poltrona, le ginocchia raccolte contro il petto e gli occhi fissi sulla porta. La febbre ti ha stordito tutto il pomeriggio e quando ti sei svegliato hai trovato solo il suo biglietto, laconico e innocente come sempre.
Andato a verificare l'ipotesi. Se non torno, sai dove sono documenti.
Chi è capace di gettarsi nel buio con tanta sfrontata lucidità?
Avresti voluto arrabbiarti, ma la paura è una bestia che divora il cuore, e tu ne hai troppa. Potrebbero essere le ultime parole che sentirai da lui. Potrebbe essere l'ultima concrezione di quello che avete e che non osate chiamare amore. Questa volta, potrebbe essere troppo avventato nell'inseguimento, troppo superbo nel valutare l'assassino. Potrebbe.
No, non oggi.
E mentre guardi il cielo freddo di stelle di Novembre, ti ritorna in mente quella sera, Sherlock in piedi accanto al bovindo, il profilo bianco e nitido contro il buio.
Siamo come le foglie, John, ti aveva detto, e tu ricordi quanto pallida fosse la sua mano sul vetro, possiamo essere strappati dalle nostre radici in qualunque momento, e cadere nell'abisso che abbiamo scorto per tutta la vita.
E la speranza? Avevi chiesto.
La speranza è contronatura.
Respirare, ora, è difficile.
No, non oggi.
Ti stringi al centro di te stesso, mordendoti il labbro, aggrappandoti a quella promessa. Perché la natura è cambiamento, è sfuggire ad uno schema, e forse può trovarvi un posto anche una manciata di speranza. Perciò continui ad aspettare, il cuore che spacca il petto, ben sapendo quanto sia probabile che si sia preso una pallottola o sia stato ferito o non apra mai più quella porta.
Ma non oggi.