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Autore: Hadi    04/11/2013    4 recensioni
[Pov Lovino] [OOC-Itacest (accennate GerIta & SpaMano)- L'incesto non è descritto, ma è fortemente sottinteso. Rating arancione per le tematiche trattate.]
Io ero così debole.
Quando lo baciai, lo feci con la consapevolezza di non voler trasmettere affetto, o amore, ma solo puro desiderio di possederlo. Baciai mio fratello sapendo di essermi caricato sulle spalle un peso che non avrei più potuto abbandonare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC | Avvertimenti: Incest
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Ancora non capisco come mi ritrovai là, dopo tutti quegli anni passati a scappare dal mio passato.
Non restavo mai nella stessa città per più di qualche mese; trovare lavoro mi era quasi impossibile.
Ho cambiato molte volte il mio nome presentandomi a estranei; Salvatore, Francesco, Alessio...
E altrettante il mio cognome.

La mano tremava sempre quando, consegnando il mio curriculum ai vari datori di lavoro, leggevo in stampatello “Lovino Vargas”.
Era come se loro sapessero, se loro avessero intuito.
Aspettavo che qualcuno mi chiedesse se fossi il fratello di Feliciano.

Erano paure stupide, in fondo; mi trovavo a Torino, o a Firenze, o a Bari o a Roma. 
Non ero più nella mia città, dove invece Feliciano continuava a studiare.

Con la stessa frequenza con cui cambiavo città, presentandomi ai vari cittadini con nomi diversi, cambiavo anche il numero di cellulare e l’indirizzo email.
Quanto è egoistico darsi personalmente possibilità di rincominciare?
Ma funzionò: il vagare mi distraeva. Cercare lavoro e una casa in affitto, fare e disfare le valige, riusciva a tenermi impegnato, a liberare la mia mente da ogni soffice ricordo.
Tutto di me cambiava continuamente; faticavo a trovare nuovi interessi, nuove opportunità, ma recitare per più mesi lo stesso personaggio mi avrebbe ucciso.
Tuttavia, non riuscii mai a liberarmi di una cosa; il dipinto che Feliciano mi regalò quella notte.
Con ogni sua pennellata disegnò il mio animo, il mio aspetto, così accuratamente, con tanta dedizione, che distruggerlo mi sembrava un suicidio.
Quella notte... La notte che Dio scelse come nostra punizione.
Una notte calma, pacata, pura, ma che portava le stigmate del peccato.

Era tutto finito.


Pensavo di essere in una mia bolla, lontano da tutti, incapace di danneggiare nessun’ altro o me stesso.
Mi stupii quando mi arrivò una e-mail da Antonio.
Non c’era il mio nome o il mio cognome nell’indirizzo di posta elettronica.
Eppure riuscì a trovarmi.
Era... destino?

Mi scrisse cinque parole, una data, un indirizzo, una firma.


Venne a sedersi proprio accanto a me; chi altro poteva volermi?

“Se non capisci qualcosa, ti aiuto io”.

Mi sorrise, tornando poi a guardare di fronte a sé.
Dopo tutto quel tempo, dopo essere sparito così bruscamente dalla vita di tutti, lui aveva continuato a cercarmi. Non mio fratello, non mia madre, non i miei familiari e non i miei amici. Ma lui.
E c’era riuscito. Come aveva fatto?
Pensai che mi avesse seguito ovunque, ma era impossibile.
O meglio, sarebbe stato capace di fare questo, ma non gli sarebbero bastati i mezzi.

Lui ha imparato a conoscermi, lui sa come leggermi. Sono il suo libro preferito, dopotutto.

Non è cambiato di una virgola da quando ci siamo visti l’ultima volta.

Non mi fu facile andare lì.
L’aereo costò troppo, il taxi idem, e lo stesso viaggio fu più faticoso del previsto.
Senza contare tutti i soldi spesi per prepararmi, per acquistare l’abito giusto, e l’inesorabile e angoscioso tormento nel vedere i giorni assottigliarsi fino alla data prescelta.

C’era anche mia madre. Beh, come poteva non esserci?
Seduta qualche fila davanti a me. I suoi capelli lunghi erano ben adornati.
Non la salutai; ero un fantasma che oscillava nelle ombre dei presenti. Non mi sarei potuto rivelare, né a lei, né agli altri familiari, né a Feliciano.

Feliciano!
Com’era bello quel giorno! Il suo giorno!
Angelico, dolcemente imbarazzato ma assolutamente determinato!
Ero felice nel vederlo così allegro, sotto gli occhi di tutti. Ero davvero felice.

C’era Ludwig, ovviamente. Neanche lui era cambiato; la sua solita rigidezza stonava in un abito così elegante.
Sembrava un cameriere, un maggiordomo, o una guardia del corpo.
E, in effetti, era tutto ciò che aveva pianificato di diventare per Feliciano.

E poi c’era Gilbert, qualche passo indietro a Ludwig, a fare il testimone. Era voltato verso di me.
Vederlo ancora mi infastidì.
In fondo, lui sapeva.
Il passato che avevo cercato, in ogni modo, di cancellare, di trasformare in un effimero sogno, riviveva in quel momento nei suoi occhi.
Mi fulminò con lo sguardo, come un padrone guarda il cane dopo avergli impartito un ordine, fiducioso che questo ubbidisca.

C’era sfida nei suoi occhi; cattiveria, forse. Superiorità. Malinconia. Rabbia?
Sicurezza, senz’altro.


«Che ha detto? Il prete, dico, che ha detto? Non capisco un cavolo di tedesco.»
«Chi ha qualcosa in contrario parli ora, o taccia per sempre.»


















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Buonasera!
Vi ringrazio per aver letto!
E ringrazio anche chi ha messo la storia tra le seguite/ricordate/ e preferite, e a chi ha donato il suo tempo a recensire!

Mi scuso per aver aggiornato oggi, al posto di venerdì, ma fra impegni per il sociale e Lucca Comics, ho trovato il tempo solo oggi! ( se tarderò ancora a rispondere alle recensioni, è per questo :( ) 

Spero che questa FF vi sia piaciuta!

Alla prossima,
Hadi




   
 
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