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Autore: Marra Superwholocked    04/11/2013    4 recensioni
"Io ero letteralmente spiaccicata al muro, con gli occhi serrati e la bocca che lo imploravano di mettere giù quel coso dalla luce verde.
Poi quell'aggeggio finì di far rumore e potei finalmente riaprire gli occhi.
E fu lì che conobbi il Dottore."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 10, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ha una sua origine


Di nuovo a casa. Milano, la mia città. Quanto mi era mancata!
Sbucammo dalla stessa via in cui vidi il Dottore per la prima volta. Uscii quasi di corsa dal Tardis e una ventata d'aria gelida mi fece rabbrividire. Il Dottore chiuse le porte della sua astronave e mi raggiunse. “Perché sei voluta tornare a casa?” mi chiese.
In quel momento, da una finestra si sentì della musica. L'Ave Maria.. Io sorrisi e lo guardai negli occhi color nocciola. “Per Earl” gli risposi indicando la finestra di Earl. “Seguimi.”
Mi avviai verso il portone di casa mia e cercai le chiavi nella borsetta; aprii, tenni aperto il portone e cominciai a salire le scale che portavano al primo piano del mio palazzo col Dottore alle calcagna. Quando fummo davanti alla porta di casa di Earl gli sorrisi. “Non deludere le mie aspettative” lo ammonii, ma lui non capì.
Suonai il campanello e la musica si abbassò di volume.
Ci aprì un uomo alto, magro e ingobbito, segnato dal tempo. “Oh, Elleonnora!” mi salutò Earl col suo accento inglese, mai scomparso nonostante sia in Italia da molti decenni.
“Buonasera, Earl. Ti ho portato un amico, possiamo entrare?”
“Certo, prego.” Si scostò appena per farci passare e io portai il Dottore verso la sala, sul divano.
Earl ci si parò davanti con fare inquisitore. “Chi è quest'uomo? Ah, non dire niente.. È il tuo nuovo boyfriend, non è vero?”
Io e il Dottore ci scambiammo un leggero sguardo. Che? “No, no, Earl. Non stiamo insieme..” anche se avrei voluto. “È il Dottore.”
Earl sembrò sul punto di svenire; afferrò una sedia dietro di lui e ci si accasciò sopra. “Hai detto ..i-il D-Dottore?” chiese balbettando con gli occhi sbarrati. Si mise a fissarlo, incredulo.
Il Dottore capì che chi aveva di fronte lo aveva conosciuto molto tempo prima, per questo non lo riconosceva.
“Non ti ricordi di lui?” gli chiesi.
Il Dottore fece cenno di no, ma lo vidi agitarsi all'improvviso. “Earl! Quel Earl?”. Si mise degli occhiali dalle lenti sottilissime, quasi inesistenti, e lo guardò con maggiore attenzione; poi, all'improvviso, si alzò, spalancò le braccia e corse ad abbracciare il suo Earl.
Tra lacrime e singhiozzi non riuscii a capire nulla di quello che si dicevano ma posso solo dire che entrambi erano molto contenti di rivedersi. Il Dottore aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro e due occhi lucidi come quelli di un bambino che vede la mamma dopo una giornata intera passata alla scuola materna; Earl non riuscì più a trattenere le lacrime, le quali gli sgorgarono lungo le guance senza timore, bagnandogli anche la maglietta del pigiama...


Qualche anno prima, Earl venne a suonarmi alla porta portando con sé un vassoio di dolci inglesi. Lo feci entrare e, non ricordo come, arrivò a raccontarmi di un uomo che incontrò da bambino. Era il 1934 e aveva 8 anni. All'epoca era ancora in Inghilterra con i suoi genitori. Erano tutti riuniti in salotto, quando Earl si allontanò per andare a giocare fuori col suo cane, stufo delle soliti liti. Una volta in cortile sentì qualcosa alle sue spalle (“Sentii un rumore strano, metallico”). Quando si girò, davanti a lui troneggiava una cabina blu con una lanterna, da cui non riusciva a distogliere lo sguardo. “Per me è ancora difficile credere che esista qualcosa di più bello e misterioso di quell'astronave” mi disse.
Inizialmente pensai che Earl, prima di venire a trovarmi, avesse bevuto un bicchiere di troppo, come sempre da qualche anno a quella parte.
Mi disse che dalla cabina uscì un uomo simile ad un clown: capelli ricci e pomposi, sciarpa dai mille colori e occhi grandi, luminosi e sorridenti. Earl gli raccontò dei suoi genitori e quell'uomo sembrava non aspettare altro che una domanda: “Posso venire con te?”.
Povero Earl, tutti questi anni senza che nessuno gli abbia mai creduto..


“..Oh, no, Dottore, ormai sono troppo vecchio per avventure simili..” Earl interruppe il mio flashback.
Non osai nemmeno immaginare la faccia del Dottore davanti a quel rifiuto; lui, che amava tanto l'arte del viaggiare, lui, che non si stancava mai di correre..
“Quindi, non verrai per un ultimo viaggio?” tentò comunque il Dottore.
Guardai Earl che ricambiò il mio sguardo e mi sorrise. “Lasciami qui, a godere degli ultimi istanti della mia vita con la mia Maria.”
A volte dimentico quanti anni ha..
“Earl..” cominciai, cambiando discorso, “Tempo fa mi hai descritto il Dottore diversamente da com'è adesso.. Perché?”
Lui e il Dottore si guardarono e si misero a ridere; io non capii ma pensai che fosse meglio lasciarli soli ancora qualche istante: andai in cucina e mi affacciai alla finestra. Avevo voglia di una nuova avventura.
Quando sentii silenzio, tornai in sala. Earl si era addormentato sulla sua poltrona rossa di pelle, ma nessuna traccia del Dottore.
“Earl! Earl!”
Spalancò gli occhi e si guardò attorno cercando di mettere a fuoco la mia immagine a pochi centimetri dal suo naso.
“Earl! Dov'è lui?” gli chiesi quasi urlando.
“È..è andato via, pochi minuti fa, credo.”
Gli accarezzai una guancia. “Torna a dormire, ok?” conclusi con più calma.
Non aspettai nessuna risposta e mi precipitai all'uscita; corsi più veloce che potei, girai l'angolo e..
Era lì che mi aspettava. “Dove vuoi andare, adesso?” mi chiese con un gran sorriso, sulla porta del Tardis.
Che sarebbe stata la mia ultima avventura, gliel'avrei detto alla fine..



NOTA DELL'AUTRICE:
Questo non è l'ultimo capitolo ma il penultimo: più avanti pubblicherò l'ultimo, una sorta di speciale, che scriverò insieme a CassandraBlackZone.
A presto,
Tilena Girl

   
 
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