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Autore: samubura    05/11/2013    7 recensioni
Ho pensato per molto tempo a cosa potessi scrivere come fanfiction di un libro di cui mi sono innamorato.
Alla fine ho pensato potesse essere interessante riscrivere la storia dagli occhi di Peeta, personaggio che personalmente ho adorato, e penso sia impossibile non farlo.
Spero veramente molto che vi piaccia e in caso di farmelo sapere con una recensione o un messaggio per consigliarmi su cosa potrei migliorare. Buona lettura!
(p.s. se la storia vi piace, passate sulla mia pagina! https://www.facebook.com/samubura)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Peeta's Hunger Games'
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A quanto pare la ceretta è obbligatoria anche per gli uomini qui a Capitol City. Le parole di Haymitch mi tornano in mente, e anche se avrei voglia di alzarmi e fuggire da quei tre pazzoidi che hanno detto di essere il mio team di preparatori, mi costringo a farmi forza e a non urlare dal dolore. Nel Centro Immagine ogni tributo è affidato separatamente al suo staff, viene ripulito, lavato da ogni imperfezione da qualche cretino della capitale. Un uomo dallo strano accento sembra essere il capo della mia squadra. Ha la pelle tinta di rosso-arancio e i capelli blu, dice di chiamarsi William. L’effetto nel complesso è piuttosto singolare. Una ragazza dalle lunghe ciglia argentee e i capelli acquamarina dai riflessi verdi mi si avvicina e unge il mio corpo con una crema che prima brucia e poi ridona finalmente sollievo alla mia pelle, è silenziosa e per questo mi piace, sembra diversa dagli altri della capitale, mentre gli altri due continuano a bisticciare e fare pettegolezzi, Luna, così mi ha sussurrato, se ne resta in disparte. Forse è solamente più giovane e si sente meno esperta. Mi tagliano anche i capelli, ci pensa un’altra ragazza che ha i connotati deformati dalla chirurgia plastica e probabilmente sarà all’ultima moda qua nella capitale, ma ai miei occhi non è che brutta.
Non sto ad ascoltare i loro discorsi. Parlano con il tono della capitale che odio. È assolutamente insopportabile, ridicolo. Non è naturale. È un insieme di suoni studiati appositamente per parlare in modo stupido.
Pare che dopo circa tre ore di lavoro siano finalmente soddisfatti del mio aspetto. Mi riempiono di complimenti, che mi starebbe bene qualche ritocco qua e là, ma diniego tranquillamente cercando di essere più affabile che posso.
Dicono che sono bravo con le persone. Bravo con le parole.
Ovviamente non posso rendermene conto, non lo faccio con l’intenzione, altrimenti non sarei naturale, ma mi accorgo ogni tanto che quando parlo la gente mi sta  a sentire affascinata. Non so perché, ma riesco ad attirare l’attenzione su di me senza volerlo minimamente.
I tre strani elementi del mio team di preparatori mi lasciano solo nella stanza in cui sono stato rinchiuso sotto le grinfie delle loro mani per troppo tempo. Quello che so della mia stilista, dai brandelli di conversazione che ho afferrato durante i vari trattamenti è che si chiama Portia ed è una nuova stilista, cosa che non mi sorprende perché ai nuovi stilisti vengono affidati sempre i distretti più poveri.
Entra nella stanza in silenzio, la porta scorrevole si richiude alle sue spalle. È una bella donna, è giovane. La pelle è di una tonalità leggermente scura, di un colore caldo. I capelli sono biondi tinti e cotonati e incorniciano un volto eccessivamente truccato. Rossetto nero e ombretto viola sfumato fino al rosa. Tutti colori molto carichi che le danno un’espressione seria. Mi si avvicina guardandomi. Sono nudo davanti a lei, ma il suo sguardo non mi crea imbarazzo. È così professionale, non vede altro che la forma del mio corpo.
-Ciao Peeta. – forse aspetta una risposta che non le arriva quindi continua – Sono Portia e sarò la tua stilista per gli Hunger Games.
Il mio silenzio mi suona sciocco quindi rispondo con un “ciao” timido. La ammiro, una donna che vive della sua arte, qui a Capitol City c’è posto per gli artisti, la vita è diversa rispetta alla nostra nel distretto. Puoi vivere di quello che ti piace fare. Non c’è nessuno ad importi un destino alla nascita.
Mi gira attorno, con le unghie lunghe e ricurve tinte d’oro esamina la curva delle mie spalle larghe prendendo le misure con gli occhi allenati di chi si prepara per questo momento da tutta la vita. Per gli stilisti questo è un momento importantissimo, dall’esito delle loro prestazioni è vero che dipende parte della nostra sopravvivenza, ma anche la loro è legata alla nostra. Lo stilista del vincitore viene ricoperto di gloria, gli altri finiscono dimenticati come i loro tributi morti nelle arene. Una grande opportunità, ma anche un’arma a doppio taglio.
-Sei in forma, cosa facevi nel distretto? Figlio di un commerciante giusto? Sono rari dei bei fusti biondi con gli occhi azzurri come te.
Il complimento questa volta mi mette un po’ a disagio, ma vedo il sorriso simpatico sul suo volto. Cerco di rilassarmi un po’, in fondo è solo qui per aiutarmi. Siamo una squadra, ho qualcuno a cui appoggiarmi prima di entrare nell’arena.
-Mio padre è il fornaio del distretto, lo aiuto da quando ero bambino.
-Ecco il perché di queste braccia forti! Puoi rivestirti comunque se preferisci.
Una breve risata che sa di sincerità. Mi infilo un accappatoio e stringo il laccio alla vita. A differenza del mio team di preparatori lei mi sembra più… normale.
-Che cosa avete pensato per noi? Di solito ci vestono da minatori o qualcosa di simile.
-Oh vedrai, Cinna, lo stilista della tua… - indugia nel cercare una parola adatta - …compagna di distretto, ha pensato qualcosa di meraviglioso, ci conosciamo da parecchio e mi ha proposto di aiutarlo nella realizzazione. Siamo molto soddisfatti.
Mi accorgo che in realtà non mi ha detto assolutamente niente, ma forse vuole farmi una sorpresa. Mi invita a seguirla in un salotto adiacente alla sala dove ci troviamo. La seguo mentre si muove con abilità sui tacchi alti. E mi indica uno dei due divani rossi al centro della stanza separati da un tavolo. Una immensa finestra mostra la capitale in tutta la sua grandezza. Rimango per un po’ incantato a guardarla e Portia non mi disturba nella mia contemplazione.
-Fame?
Mi giro a guardarla, in effetti non ho idea di che ore sono, ma il mio stomaco risponde per me. Annuisco. Preme un bottone e come per magia il piano di quello che fin’ora non sembrava che un normalissimo tavolo si apre a metà e un vassoio si solleva con un congegno meccanico. Vede la mia espressione scioccata e ride –Non dev’essere così dalle tue parti eh?
-No, non proprio. – i suoi commenti non sono stupidi come quelli di Effie, sempre così frivola, sono fatti per farmi sentire a mio agio.
Se qui possono far apparire il cibo con un clic mi immagino tutte quelle persone morte per le strade del distretto 12 che schiacciano pulsanti dal nulla e si ritrovano un banchetto del genere davanti. Ma la capitale ha vinto la guerra, a loro il cibo migliore, a loro la ricchezza, a loro 24 ragazzi mandati a morte.
Finge di non notare il mio sguardo torvo, probabilmente non deve essere piacevole trovarsi davanti la realtà per qualcuno che ha sempre vissuto pensando che sia giusto così.
-Come sai l’obiettivo della cerimonia di apertura è mettere in luce i tributi. Si indossa solitamente qualcosa che ricordi l’attività del tuo distretto, quindi l’estrazione del carbone giusto?
Carbone, ancora carbone. Polvere di carbone per le strade, minatori che la mattina presto sfilano per le strade con i loro caschi di protezione e le tute sporche, anche a scuola ci parlavano prevalentemente del carbone. Nella nostra zona si estrae da moltissimi anni, ormai bisogna scendere sempre più in profondità.
È per questo che spesso i tributi del distretto dodici vengono vestiti da minatori, la trovata più interessante fin’ora è stata di far sfilare i tributi completamente nudi ricoperti di una polvere nerastra. Non aveva fatto una gran bella impressione. Con un mentore come Haymitch e vestiti dagli stilisti più giovani e inesperti inizio a capire meglio come la sorte dei tributi che mi hanno preceduto non sia stata delle migliori.
Annuisco sconsolato alla domanda retorica.
-Io e Cinna abbiamo scelto di essere assegnati al vostro distretto e abbiamo ideato qualcosa di differente. Piuttosto che concentrarci sull’estrazione abbiamo pensato al materiale e al suo utilizzo.
Fatico a seguirla ma sto attento a ogni sua parola mentre mangio le prelibatezze che sono apparse dal tavolo davanti a me. Lei non tocca niente.
-Per questo abbiamo pensato, il carbone si brucia, quindi fuoco e un fornaio come te saprà capirmi quando parlo del fascino del fuoco.
Sorrido in modo incoraggiante. Quando sei costretto a stare davanti al forno quasi tutto il giorno, il fascino del fuoco viene meno. Anche le bruciature sono un buon deterrente, ma il mio spirito creativo ha sempre adorato fissare i tizzoni ardenti e le fiamme arancioni che ne scaturiscono. Capisco in pieno le parole di Portia e mi chiedo che cosa abbia realizzato. Spero solo che non ci diano fuoco o qualcosa di simile. Magari dietro ai modi gentili si nasconde una psicopatica.
Vede il mio interesse e mi descrive il modello in tutti i dettagli. La vedo entusiasta e sorride a ogni mia domanda. Sia io che Katniss indosseremo costumi simili, delle calzamaglie nere che ci coprono completamente, stivali di pelle lucidi e un mantello correlato a un copricapo coperti di brandelli di stoffa arancione e rossa. Già così sarebbero diversi dalle scorse edizioni, non più pavidi minatori, ma veri e proprio guerrieri saliti dall’oscurità delle miniere. Ma l’effetto sconvolgente dovrà essere il fuoco.
-Non fuoco vero ovviamente, è una specie di fiamma sintetica che abbiamo ideato insieme, non finirai arrosto tranquillo.
-Lo spero bene! – mi fingo divertito anche se in realtà temo ustioni ben più gravi di quelle della panetteria.
Quando vedo Katniss tiro un sospiro di sollievo e anche lei sembra quasi felice di vedermi. Dopo i trattamenti della capitale è ancora più bella, sopracciglia curate, pelle liscissima, i capelli raccolti in una treccia. Tutti intorno a noi si congratulano a vicenda eccitati per la nostra imminente apparizione. Vedo Cinna, il pazzo inventore del nostro outfit e anche lui sembra una persona normalissima. Mai fidarsi delle apparenze, penso tra me e me.
Ci fanno salire su un carro, trainato da quattro cavalli purosangue neri, sono addestrati e quindi non dobbiamo governarli. Appena Cinna e Portia si allontanano un attimo da noi e non sono più a portata d’orecchio Katniss si volta verso di me e sussurra:
-Cosa ne pensi?
-Del fuoco?
-Io strappo via il tuo mantello se tu strappi via il mio.
-Affare fatto – rispondo, sperando che almeno così eviteremo il peggio.
-Abbiamo promesso a Haymitch di fare tutto ciò che ci dicono, ma non credo che abbia valutato questa ipotesi.
-In ogni caso, Haymitch dov’è? Non dovrebbe proteggerci da questo genere di cose?
-Con tutto l’alcool che ha in corpo, forse non è consigliabile averlo vicino alle fiamme.
Rido alla sua battuta e anche lei si unisce a me. È la prima forma di complicità che abbiamo. Non avevamo mai parlato per così a lungo insieme. Inoltre non vedo in lei quella solita aria riflessiva, è libera da ogni macchinazione, o forse sono solo io troppo stupido da non accorgermi e lei troppo brava a nasconderlo. Comunque sia dopo una giornata pesante sono felice di poter passare qualche momento sereno con lei.
La musica inizia e quasi contemporaneamente le enormi porte si aprono mostrando le strade della città con la gente accalcata ai bordi. Dei pacificatori formano uno scudo tra noi e la folla impedendo anche ai fan più accaniti di superare le balaustre di protezione. Buffo come si preoccupino della nostra incolumità prima dell’ingresso nell’arena.
I carri iniziano la loro processione. Il distretto 1 è ovviamente il primo. I due tributi sono vestiti con delle tuniche candide e brillano di vernice argentea. È uno dei distretti più ricchi, si producono beni di lusso per la capitale. La folla li acclama. Lentamente tutti i carri abbandonano il Centro Immagine e in un attimo ci ritroviamo Cinna con una torcia in mano.
-Eccoci, allora. – e in un attimo appicca il fuoco ai nostri mantelli. Stringo i denti pensando al fuoco che in un attimo divora la calzamaglia e mi morde la pelle, ma niente. Anche il nostro stilista si lascia uscire un sospiro di sollievo –Funziona. Ricordate, testa alta. Sorrisi. Vi ameranno!
Il nostro carro incomincia a muoversi appena lui scende, poi sembra ricordarsi un ultimo dettaglio e urla qualcosa che la musica mi impedisce di capire. Ma il gesto è evidente.
-Cosa sta dicendo? – chiede Katniss preoccupata.
Le prendo la mano destra e entrambi ci voltiamo a guardare Cinna che alza il pollice come segno di approvazione. Poi il clamore della folla ci stordisce. Tutte le teste si voltano verso di noi, gli ultimi arrivati del distretto 12. Urlano ci acclamano e sgomitano per vederci meglio. Tutta quella gente mi spaventa lì per lì. Poi vedo l’immagine del nostro carro proiettata su un enorme schermo. I nostri corpi avvolti dai mantelli fiammeggianti. 
Katniss mi stringe la mano più forte e quando si sente ben salda inizia a salutare la folla lanciando baci a destra e a manca. Il suo iniziale rifiuto verso gli abitanti di Capitol City è subito cambiato. Anche io alzo la mano in saluto verso la folla. Le persone ai lati della strada sembrano impazzite, ci lanciano fiori, gridano i nostri nomi. Katniss afferra una rosa al volo e la tiene ben in alto.
Le nostre mani restano intrecciate tutto il percorso, si aggrappa a me e io mi tengo a lei per non cadere dal carro. È strano questo nostro appoggio reciproco. Tra qualche giorno probabilmente uno di noi due dovrà uccidere l’altro e ora siamo qua a tenerci per mano e sorridere. Quando stiamo per entrare nell’Anfiteatro cittadino prendo un appunto mentale di ringraziare i nostri stilisti. Con un’entrata di scena così tutti ci avranno notato e magari anche qualche sponsor avrà avuto l’occasione di vedere meglio i ragazzi in fiamme del distretto 12.
I cavalli si muovono per portarci alla nostra posizione nell’anello dell’Anfiteatro. Katniss allenta la presa sulla mia mano, ma non voglio perdere quel contatto con lei –No, non lasciarmi andare. Ti prego. Potrei ruzzolare giù da questo coso.
-Va bene – risponde, non è un gran che come scusa, ma ho bisogno di sentirla vicina a me. Mi sento un po’ patetico a chiedere a una probabile assassina o vittima di restare al mio fianco.
Arriviamo davanti alla residenza del presidente Snow. È un uomo piccolo coi capelli bianchi come il cognome che porta. L’ho già visto in televisione nelle comunicazioni ufficiali della capitale e durante gli Hunger Games, ci dà il benvenuto e fa un breve discorso. Sullo schermo vedo che siamo noi ad occupare più spazio degli altri nella solita inquadratura dei carri. Splendiamo come due stelle nella notte. Le fiamme del distretto 12 hanno conquistato Capitol City.
Entrati nel Centro di Addestramento il nostro staff ci sommerge di congratulazioni e complimenti. Sono tutti molto soddisfatti e trillano nel loro accento buffo in modo confuso. Gli altri tributi ci guardano male e anche se sono felice di aver attirato l’attenzione del pubblico, forse avrei preferito non essere al centro di quella dei tributi.
Cinna e Portia ci aiutano a scendere e tolgono con attenzione i nostri mantelli e i copricapo che spengono con delle bombolette speciali. Mi accorgo di stringere ancora la mano di Katniss e sciogliamo la stretta tanto forte da avermi fatto irrigidire le dita.
-Grazie per avermi tenuto stretto. Stavo cominciando a sentirmi un po’ malfermo, là sopra – dico in mia difesa.
-Non si vedeva. Sono sicura che nessuno l’ha notato - è la prima volta che è carina con me.
-Io sono sicuro che non hanno notato niente all’infuori di te. Dovresti indossare fiamme più spesso. Ti donano.
Le sorrido perché sono veramente felice di questi brevi attimi in cui possiamo essere felici. Non è solo bellissima, anche più simpatica di quanto avrei mai potuto immaginare da una ragazza che ho sempre visto troppo indaffarata per concedersi un po’ di tempo per se stessa. Magari l’aria della capitale le fa bene, senza più doversi preoccupare di arrivare a fine giornata può rilassarsi un po’ e uscire dalla corazza che si è costruita intorno.
Il mio complimento la fa arrossire leggermente. Sembra pensare un po’ a cosa fare poi si avvicina e in punta di piedi mi dà un bacio sulla guancia. Resto pietrificato.
Non avrei potuto mai immaginarlo.
Katniss Everdeen.
Mi ha baciato.


Ciao a tutti. Vi avviso che purtroppo i capitoli usciranno con meno frequenza (causa scuola), ma spero di non perdere il ritmo.
Intanto vi lascio questo nuovo capitolo che spero vi piaccia.
Fatemi sapere!  :D
-samubura-
   
 
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