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Autore: Road_sama    05/11/2013    4 recensioni
-Sei una causa persa…senti, non vorrei chiederti questa cosa ma sono a corto di personale o meglio…non mi vengono idee migliori e poi-
-Inghilterra che c’è?-
-E’ un problema per te venire da me una settimana?-
{{UsUk}} /Accenni di RusAme e FrUk/
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Russia/Ivan Braginski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutte! Come promesso eccomi qua con un nuovo capitolo! :D
Finalmente, e posso dire sul serio finalmente, UsUk! So che questo capitolo lo state aspettando (e anche io non vedevo l'ora di scriverlo eheh) dal primo quindi sarò breve ;) il prossimo non ho proprio idea di quando lo scriverò causa ovviamente scuola, per cui fatevi bastare questo per un po' xD
Buona Lettura ;)


Un Alfred da Compagnia!


Day 5


Alfred sbadigliò cercando a tentoni il cellulare. Vibrava un po’ troppo per essere solo la sveglia.  Guardò attentamente lo schermo, poi premette il tasto rosso. Ivan era un stalker invadente e possessivo. Gliel’aveva anche detto che quella settimana aveva da fare con Inghilterra! Quell’invadenza o dipendenza non la sopportava. Che rottura.
Oltre ad occuparsi di Inghilterra ora avrebbe dovuto tenere sotto controllo anche quello psicopatico del sovietico.
Sbuffò contrariato alzandosi dal letto. Aprì le imposte e scese le scale. Arthur era già in salotto a leggere uno di quei suoi noiosissimi gialli. Strano, di solito aspettava a letto fino a che la colazione non era quasi pronta.
-Mornin’- borbottò Alfred.
Arthur non lo guardò nemmeno. Strano, di solito lo apostrofava sull’uso della “g” in inglese: era “Morning” non “Mornin’ ”.
-Buon giorno..?- ripeté America, ma nemmeno questa volta l’inglese rispose. Ancora più strano.
L’americano si avvicinò al biondo e abbassò scocciato il libro che aveva in mano.
-Terra chiama Arthur: Ci sei?-
L’inglese puntò su America uno sguardo spiazzato e confuso.
-S-Si, ben svegliato..- balbettò.
Alfred arricciò il naso.
-Che hai?-
Inghilterra rimase per qualche istante in silenzio, poi chiuse il libro e lo appoggiò sul tavolino di vetro davanti alla sua poltrona. Sospirò come se parlare gli pesasse.
-Ne parliamo a colazione.-
 
-Sono veramente buone queste uova…chi ti ha insegnato a farle così?- per tutta la durata del pasto Arthur non aveva fatto altro che fare domande su tutto, continuava a dire cose senza un’apparente filo logico e arrivava anche ad ignorare alcune domande dello stesso America.
 Sembrava volesse evitare a qualsiasi costo un argomento.
-Inghilterra mi dici che hai?- l’americano piantò i suoi azzurri sul volto di Arthur.
-C’è dell’altro succo di fr-
-Rispondimi adesso.- disse con una serietà non da America.
L’inglese appoggiò il tovagliolo che aveva sulle cosce sopra il tavolo, accanto al piatto e si appoggiò allo schienale.
-Allora?- insistette ancora, il più giovane.
-I-Io v-voglio…c-che tu faccia u-una c-cosa per me.- balbettò Arthur guardando un punto impreciso del tavolo.
America rimase stupito in un primo momento.
-Beh, se è per questo che sei così strano!- ridacchio –che cosa vuoi che faccia?-
Inghilterra divenne tutto d’un tratto rosso in faccia.
-I-Io…I-Io…-
Silenzio.
-Tu…?-
-I-Io…-
Silenzio.
-Tu cosa?!-
-I need a fucking bath!-
Calò di nuovo il silenzio su entrambi. Arthur che lo fissava rosso in volto e Alfred con la bocca mezza aperta.
-Ehm…- America si portò una mano sulla nuca cercando di non guardare l’inglese.
-E che sarà mai, ti preparo l’acqua e poi fai da solo…- ad un tratto la gola gli si era fatta secca.
-No!- sbottò Inghilterra.
-Cosa?-
-Cioè…non posso, insomma non ci riesco.- Arthur era bordeaux e Alfred lo stava seguendo a ruota.
-C-Cosa intendi c-con “non ci riesco”?-
-I-Io giuro, non vorrei chiedertelo…ma…ho bisogno che tu…m-mi faccia…un bagno.-
Di nuovo il silenzio calò nella stanza, ma questa volta era molto pesante. Ad entrambi mancava il respiro.
Il primo a trovare il coraggio di parlare fu America.
-M-Ma f-fare un bagno come..?- il rossore nel viso dell’inglese aumentò.
-N-Nel senso c-che m-mi devi…- ad Arthur mancò la voce per continuare la frase. Alfred deglutì.
-Perché dovevi ridurti a farti fare il bagno?!- proruppe imbarazzato il più giovane.
-Non ho deciso io di rompermi il braccio destro e costole! Scusami yankee!- rispose a tono l’altro.
Si fissarono per un attimo, poi Alfred sospirò. Si alzò e prese Inghilterra per il braccio sano, trascinandolo al piano di sopra.
-Muoviamoci allora.-
 
Alfred si tirò le maniche della maglia fino ai gomiti. Aveva preparato l’acqua in completo silenzio mentre Inghilterra lo osservava senza muoversi di un millimetro. Si voltò ad osservare l’inglese.
-Beh…non sarà poi così tanto difficile…una volta me lo facevi anche tu il bagno, no?- gli sbottonò la camicia rapidamente.
-Tsk…Idiota! Eri un marmocchio all’epoca.- disse acido Arthur mentre si sfilava le ciabatte.
America ridacchiò.
-Beh ora cosa cambia?- sfibbiò la cintura e gli sbottonò i pantaloni.
Inghilterra gli bloccò la mano.
-Sai bene cos’è cambiato.- disse seriamente mentre i pantaloni gli ricadevano sulle caviglie.
Finalmente America comprese. Da quando lui era arrivato a casa di Arthur qualcosa era cambiato. Qualcosa nei loro comportamenti era diverso rispetto a come si comportavano in passato o a semplici meeting. E aveva una paura tremenda di ammetterlo perché erano casini, tutta la sua testa era un casino a partire da Ivan e ora anche con Arthur.
Però non poteva fare a meno di ammettere che…beh, che quello che stava per fare lo aspettava da un sacco di tempo.
-S-Se v-vuoi e-esco e, che ne s-so, chiamo qualcuno…-
L’inglese lo guardò intensamente negli occhi.
-No. Resta.- la voce era ferma. Voleva veramente che America restasse.
Alfred non sapeva che fare. Non riusciva a muoversi e non riusciva a pensare. Aveva sentito quello che gli aveva detto Inghilterra, ma non riusciva a capire come interpretare quelle parole.
Arthur abbassò lo sguardo verso la mano dell’americano, prese dapprima l’indice delicatamente e poi salì con altrettanta leggerezza fino al polso. Lentamente guidò quella mano, così calda, così grande fino al suo ventre. Appoggiò la mano sul suo fianco destro. Rabbrividì involontariamente.
America ancora non parlava.
Inghilterra lasciò la mano dell’altro e quello non si mosse. Lo guardò negli occhi in cerca di un segnale, alla ricerca di un sentimento.
Alfred non ci pensò un minuto di più: quello era un invito esplicito e lui non avrebbe rifiutato. Lo baciò senza pudore avvertendo chiaramente la sua stessa voglia in Arthur.
Si staccarono appena per riprendere fiato, dopo interminabili secondi.
Una seconda volta Inghilterra guidò la mano di Alfred e in pochi secondi i boxer si sovrapposero ai pantaloni.
-C-Che ne dici di fare anche tu un bagno?- sussurrò appena Arthur con una voce fin troppo sensuale.
America si sentì improvvisamente la gola secca e annuì lievemente con la testa. Inghilterra entrò nella vasca e senza staccare gli occhi di dosso da quelli di Alfred lo accompagnò all’interno.
-Farà molto caldo.-
 
 
-Angleterre! Mon amour! Aprimi la porta!-
Francis cominciò a ticchettare il piede sul pavimento.
-Angleterre! Aprimi sono venuto a vedere come stai…e chissà magari faremo anch-
La porta si aprì.
-Yo Francy!-
Il francese rimase basito: al posto di un inglese sexy si ritrovava davanti un americano stupido intento ad asciugarsi i capelli con un asciugamano color crema.
-Che ci fai qui tu?!- gracchiò Francis.
-Io son-
-America! Ti ho detto di non aprire la porta! Sei a casa m-
Al fianco di Alfred arrivò Inghilterra. Anche lui con i capelli bagnati.
-Rana che fai qui…con quella rosa?- chiese sorpreso l’inglese.
-Ma…ma…!-  ancora qualche secondo e Francia si sarebbe messo a piangere.
-Voi avete fatto un….- non riuscì a concludere la frase.
-Voi state ins…?- nemmeno questa frase riuscì a finire.
-No-
-Si-
-Alfred!-
Francis corse via abbandonando la rosa sullo zerbino.
  
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