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Autore: Lux_daisy    05/11/2013    4 recensioni
Dal capitolo 3:
-- Sei fastidioso, feccia. Ti conosco a malapena e già mi verrebbe voglia di massacrarti fino a farti urlare pietà, perciò ti avverto: non continuare a provocarmi --. La sua voce si era ridotta a un sussurro: si insinuò nella pelle di Squalo, strisciando come un serpente e scavò fino a raggiungere la carne e i muscoli e le ossa per poi incidersi nell’anima e mozzargli il respiro. Squalo sgranò gli occhi e per la prima volta in vita sua si accorse di provare paura di fronte a un avversario.
In una prestigiosa Accademia si incrociano le vite di due ragazzi dal passato difficile. Xanxus e Squalo si odiano e si scontrano, si respingono e si attraggono, come le falena di fronte alle fiamme, senza capire quant'è grande il pericolo di bruciarsi.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Dino Cavallone, Superbi Squalo, Xanxus
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un messaggio a tarda ora



 
<< Io e te dobbiamo fare due chiacchiere, feccia >>.
 
Squalo si sforzò di ridurre al minimo la sua espressione sorpresa, nonostante dentro di sé si sentisse decisamente nervoso. Il locale era vuoto ad eccezione di loro due e lui si ritrovava con la schiena poggiata sul muro e con Xanxus troppo vicino. Si impose di fissare l’altro negli occhi e assunse lo sguardo più freddo e indifferente di cui era capace.
<< C’era davvero bisogno di scaraventarmi nel bagno in quel modo? >> replicò con tono irritato.
<< Qua potremmo parlare senza essere disturbati >>.
Appena finito di pronunciare quelle parole, la porta della toilette si aprì e comparve un ragazzo con corti capelli castani e un paio di occhiali. Sembrava molto giovane: probabilmente era del primo anno. Il suo viso si fece prima sorpreso, poi confuso e alla fine spaventato, quando si accorse dello sguardo omicida di Xanxus.
<< Sparisci, moccioso >> gli ordinò quello con tono lapidario.
Il ragazzo quasi saltò sul posto e, borbottando delle scuse, uscì rapido, lasciando di nuovo i due da soli.
<< Dicevi? >> lo prese in giro Squalo con un sorrisetto.
Il moro sbatté una mano sulla parete, fermandola accanto alla testa dell’altro. << Fai meno lo spiritoso, feccia >>.
Squalo gli rispose con un’occhiataccia, ma il cuore gli batteva rapido nel petto: gli sembrava quasi di sentirlo rimbombare e temeva che persino l’altro se ne accorgesse. << Quando tu farai meno l’arrogante bastardo >>.
Il Boss avvicinò ancora di più il volto a quello di Squalo e affilò gli occhi, minaccioso. << Non farmi incazzare, feccia >>.
L’argenteo sostenne lo sguardo, consapevole che se avesse mostrato anche una minima debolezza, Xanxus ne avrebbe approfittato immediatamente. << Se c’è qualcuno che dovrebbe essere incazzato, quello sono io, visto che mi hai trascinato qua dentro >>.
<< Quindi le palle di guardarmi in faccia ancora ce le hai, eh? >>.
Squalo aggrottò le sopracciglia, confuso. << Di che cazzo stai parlando? >>.
<< È da quando siamo tornati dalla festa del vecchio che ti comporti come una femminuccia. Cos’è, hai forse paura adesso? >>.
 
Un sussurro roco. Una voce.
La sua voce.
E adesso? Hai paura?
 
“Merda! Perché mi sta tornando in mente proprio ora?”. In un misto di coraggio e disperazione, Squalo spinse via l’altro in malo modo, facendolo allontanare di alcuni passi. << Ce l’ho io una domanda per te: perché invece di venire a rompermi le scatole, non vai a farti fottere? >>. Non sapeva neanche perché si stesse comportando in quel modo: se avesse continuato a provocarlo, c’era un’altissima probabilità che Xanxus decidesse di usare il suo sangue per ricolorare le piastrelle del bagno. Avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa, ma dopo tutto quello che era successo nelle ultime settimane, non era più sicuro di niente se non del fatto di essere sull’orlo della pazzia.
Prima che il moro potesse rispondere, Squalo provò a muoversi verso la porta, desideroso di andar via di là al più presto, ma l’altro lo afferrò per la giacca dell’uniforme e lo spinse di nuovo contro il muro, posandogli un braccio sul petto per tenerlo fermo.
<< Noi due non abbiamo ancora finito >>.
<< Me ne fotto! Non ho un cazzo da dirti >> replicò l’argenteo a denti stretti, gli occhi grigi piantati nei suoi, nonostante una vocina nella sua mente gli gridasse di scappare a gambe levate.
<< Cosa ti ricordi della sera della festa? >> gli chiese l’altro serio, ignorando del tutto le sue imprecazioni.
Squalo sgranò gli occhi: fu un istante, ma abbastanza perché Xanxus lo notasse.
<< Solo che ci siamo ubriacati. Stavamo bevendo e parlando, c’era la musica e poi niente… mi sono svegliato la mattina dopo sul divano. Questo è tutto. Ora, se hai finito di farmi il terzo grado su queste cazzate, vorrei andare a mangiare >> rispose col tono più distaccato possibile.
L’espressione del moro si fece più intesa, come se cercasse di scavargli dentro. << Ah, davvero? >>.
<< Davvero >> confermò, sforzandosi di controllare le emozioni che gli si agitavano in petto: paura, rabbia, imbarazzo, desiderio di fuggire, voglia di prendere l’altro a pugni.
<< Quindi il fatto che da quando siamo tornati, tu ti tieni alla larga da noi è solo una coincidenza, vero? >>. Il tono con cui lo chiese implicava che non credesse affatto che si trattasse di una semplice casualità.
Ancora una volta gli occhi di Squalo tremarono per un istante, ma continuò ad imporsi di mantenere il controllo. << Non mi sembra di aver firmato un contratto che dice che devo starvi attaccato al culo tutto il tempo. Sono libero di fare quello che mi pare >>.
<< Ti sbagli, feccia >> replicò il Boss con voce bassa e intimidatoria, << tu fai quello che dico io. Da quando hai deciso di entrare nei Varia, non sei mai stato libero >>.
Squalo avrebbe tanto voluto replicare qualcosa, ma sapeva di non poterlo fare. Aveva sempre saputo quale sarebbe stato il prezzo da pagare e, nonostante tutto, non poteva incolpare nessuno all’infuori di se stesso.
<< Non sono comunque tenuto a rendere conto a te di ogni minuto della mia vita >> gli fece notare acido, fissandolo in cagnesco.
<< Infatti me ne sbatto dei minuti della tua stupida vita. Voglio solo sapere cosa stai nascondendo >>.
“Cazzo! Non dirmi che l’ha capito… non può essere!”. Inconsapevolmente Squalo distolse lo sguardo dagli occhi rossi dell’altro.
<< Sto aspettando una risposta, feccia >> insistette il moro.
“Non posso… non voglio parlarne! Devo fare qualcosa…”. Un pensiero fugace gli attraversò la mente e anche se non era un argomento di cui volesse discutere, era di sicuro un’alternativa migliore a quel terzo grado.
Determinato, guardò il moro negli occhi e parlò. << Perché hai raccontato a tuo padre dell’omicidio dei miei genitori? >>.
Xanxus sgranò gli occhi, chiaramente sorpreso da quella domanda inaspettata. Era stato preso in contropiede. << Non so di cosa stai parlando >>.
Squalo affilò lo sguardo, mentre dentro di sé esultava per essere riuscito a deviare l’attenzione dell’altro.  << È stato tuo padre a dirmelo >> confessò con tono calmo.
<< Maledetto vecchiaccio dalla bocca larga! >> imprecò Xanxus tra i denti, distogliendo lo sguardo per un momento.
<< È per questo che quei tizi sono morti? Sei stato tu a chiedere al Nono di farli fuori? >>. Era una domanda che si era posto più di una volta, nonostante la risposta lo spaventasse, però era anche curioso di scoprire se i suoi sospetti erano corretti.
Il Boss lo guardò a lungo prima di rispondere, gli occhi rossi intensi e diabolicamente meravigliosi. << Non ti montare la testa, feccia; la loro morte non ha niente a che vedere con te. Quei tizi erano membri di una famiglia rivale e dovevano essere eliminati: questo è l’unico motivo >>.
“Non ti credo” pensò Squalo. << Lo sapevo già, ma non cambia niente: tuo padre mi ha anche detto che sei stato tu a parlargli di me e dei miei genitori. Perché l’hai fatto? >>. I suoi occhi grigi e luminosi erano seri e Xanxus vi poté leggere dentro qualcosa che non aveva mai visto, o meglio la mancanza di qualcosa: non c’erano né rabbia né odio e né accusa. Non seppe perché, ma rimase spiazzato da quello sguardo, così vero e sincero che per alcuni momenti non fu in grado di reagire.
Stava per aprire bocca, quando la porta del bagno si spalancò di nuovo e questa volta fu una testa bionda a fare la sua comparsa.
“Dino!”.
Xanxus e Squalo si voltarono all’unisono, ma non si mossero dalla loro posizione, mentre il ragazzo rimase alcuni secondi fermo sull’uscio ad osservare i due, l’espressione sorpresa e perplessa. Il suo compagno di stanza aveva la schiena poggiata al muro e il moro gli teneva un braccio sul petto, i corpi erano talmente vicini che si toccavano.
<< Che state facendo? >> domandò loro con voce fredda.
<< Niente >> rispose subito Squalo, allontanando l’altro con una leggera spinta. Si sentì profondamente a disagio senza sapere perché.
Approfittando di quel momento, si diresse a passi rapidi verso Dino, lo superò e uscì dal bagno, deciso ad andare ancora in mensa, nonostante ormai sentisse lo stomaco completamente chiuso.
 
 
 
Dopo la rapida fuga di Squalo, Dino fece un passo avanti e si chiuse la porta alle spalle, mentre i suoi occhi non avevano perso di vista Xanxus neanche per un momento.
A differenza di molti altri studenti, non si era mai sentito terrorizzato in sua presenza, ma era abbastanza saggio da starne in guardia. Non poteva negare che solo il suo sguardo fosse capace di incutere timore,  ma ciò non voleva dire che non fosse in grado di reggerlo.
<< Non so cosa tu abbia in mente, ma ti sarei grato se lasciassi andare Squalo >> gli disse con voce salda, senza tanti giri di parole.
Per quanto avesse provato rancore nei confronti dell’argenteo e di tutta quella situazione che a lui continuava a sembrare assurda, non era riuscito a smettere di preoccuparsi. Nelle settimane successive al suo arrivo, Dino si era davvero affezionato a Squalo: nonostante all’inizio l’avesse preso a cuore perché gliel’aveva chiesto suo padre, in poco tempo era arrivato a considerarlo un suo caro amico. Per questo era rimasto sconvolto e incredulo di fronte alla decisione dell’altro di entrare nei Varia e a tutte le conseguenze che ne erano derivate. Per di più si sentiva in colpa per non essere riuscito a fermarlo e per aver lasciato che la situazione degenerasse: continuava a ripetersi che non sapeva cosa fare, che aveva provato di tutto per dissuaderlo, eppure il senso di colpevolezza non diminuiva.
Inoltre, da quando l’aveva beccato nudo a vomitare in bagno in piena notte e con tutti quei succhiotti e segni di morsi addosso, non riusciva a togliersi dalla testa la costante sensazione che ci fosse qualcosa di grosso sotto. Aveva un brutto presentimento a cui non voleva neanche dare un nome o una forma, ma il dubbio lo tartassava incessantemente, rendendolo inquieto. Qualcosa in tutta quella faccenda era diventata fin troppo strana e la sua preoccupazione per Squalo non voleva saperne di placarsi.
Se per salvarlo, avrebbe dovuto affrontare Xanxus, lo avrebbe fatto a testa alta. Nonostante tutto, sentiva che per Squalo ne valeva la pena.
Dato che si aspettava una reazione rabbiosa, fu sorpreso di vedere le labbra del moro curvarsi in un sorriso crudele. << Ma non mi dire! Cavallone junior è preoccupato per la feccia? Dopo quello che ti ha fatto, ero convinto che lo odiassi >>.
<< Mi ci è voluto un po’, ma ho sbollito la rabbia. E poi so per certo che sei stato tu ad obbligarlo a fare una cosa del genere >>.
<< Anche se fosse, è stato lui a volersi unire ai Varia >> replicò Xanxus, senza smettere di ghignare, << forse si era stufato di stare in tua compagnia >>.
Dino incassò la frecciatina, ma non gli diede la soddisfazione di cedere a simili provocazioni. << Credi quello che ti pare, non mi interessa >> rispose, scrollando le spalle, << ma vorrei che lasciassi andare Squalo >>.
<< E dovrebbe fregarmene qualcosa di quello che tu vorresti? >>.
<< Perché tieni Squalo con te? Non ti bastano quegli altri stranboidi che ti fanno da servi? Perché proprio lui? >>.
<< Non vedo come la cosa possa riguardarti. Quello che faccio non è di certo affare tuo, quindi vedi di farti i cazzi tuoi >> replicò con tono minaccioso, affilando lo sguardo.
<< Squalo è un mio amico, perciò la cosa mi riguarda eccome! >> esclamò Dino, sforzandosi di non alzare la voce. Mettersi a gridare non avrebbe risolto un bel niente.
Il ghigno tornò sul volto di Xanxus. << Un tuo amico? Ne sei davvero convinto? Eppure non mi sembra che si sia fatto molti problemi ad abbandonarti dopo averti tradito. Magari eri solo tu a credere nella vostra amicizia >>.
Il biondo strinse gli occhi, irritato, ma si morse il labbro per impedirsi ancora una volta di abbassarsi a quegli attacchi. << Anche se non mi vede come amico, io non cambierò mai idea su di lui: per questo ti sto dicendo di lasciarlo andare >>.
<< Io non lo tengo certo legato col guinzaglio: quella feccia è libera di andarsene quando vuole >> gli fece notare il moro, il sorriso che non abbondava le sue labbra, << invece di venire da me, dovresti parlare con il tuo amico >>.
Dino avrebbe tanto voluto rispondere a quell’affermazione, ma non trovò punti d’appiglio. Del resto era consapevole che Xanxus avesse ragione: nessuno aveva costretto Squalo ad unirsi ai Varia e nessuno lo costringeva a restarci.
“Merda! Cosa dovrei fare?”. Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, ma non fu in grado di replicare.
<< Direi che la discussione è finita >> dichiarò il moro, dato che l’altro se ne stava in silenzio. Superò la distanza che li separava e afferrò la maniglia della porta, mentre affiancava Dino, a pochi centimetri da lui.
<< Non so perché tieni tanto a quella feccia, ma non c’è niente che tu possa fare o dire per cambiare le cose: lui mi appartiene e non se ne andrà mai di sua spontanea volontà >> gli disse con voce gelida e priva di qualsiasi emozione.
Dino sgranò gli occhi, ma non riuscì a muovere la bocca. Xanxus aprì la porta ed uscì fuori, lasciando il biondo con il suo senso di impotenza.
 
 
 
 
 
Uno sbuffo pesante accompagnò il movimento di Squalo mentre si gettava a peso morto su uno dei divani della sala comune.
Dopo essere riuscito a sopportare le prime due ore di lezione, aveva deciso di saltare l’ora di biologia e si era rintanato nella saletta comune dell’edificio centrale, a quell’ora vuota. Avrebbe tanto voluto non pensare a quello che era successo nel bagno poche ore prima, ma più si sforzava di non farlo, più la sua mente non faceva a meno di ricordarglielo.
“Che situazione di merda!” pensò rassegnato, chiudendo gli occhi.
 
 
<< Anche tu salti le lezioni? >>.
Una voce improvvisa gli fece fare un piccolo balzo sul divano.
<< Viper! >> esclamò, fissando la ragazza ad occhi sgranati, << mi hai fatto prendere un colpo! >>.
<< Non era mia intenzione >>. Gli si sedette accanto e lo fissò con quello sguardo calmo e indifferente come la sua voce. << Tutto a posto? Hai una pessima cera >>.
Squalo inarcò un sopracciglio tra l’offeso e il perplesso. << Semplicemente non mi andava di seguire l’ennesima noiosissima spiegazione di Barruto >>.
Lei continuò a fissarlo e rimase in silenzio molti secondi prima di parlare. << Sicuro? Perché hai l’aria di uno sull’orlo della disperazione >>.
L’altro spalancò gli occhi, incredulo. “Come diavolo fa a…?”.
<< È  colpa del Boss, vero? >>.
A quelle parole gli occhi di Squalo si trasformarono in due palline da golf pronte a schizzare fuori dalle orbite e Viper comprese di avere ragione.
<< Lo immaginavo: è sempre colpa del Boss >> dichiarò col tono di una ben consapevole di non avere mai torto.
<< Che vuoi dire? >> le chiese lui con voce preoccupata.
<< Beh, da quando fai parte dei Varia, sei diventato la vittima preferita del Boss. A noi non ha mai prestato particolare attenzione, ma quando si tratta di te, sembra che provi un sadico divertimento nel tormentarti >>.
<< Wow, che bello. Sono proprio speciale >> dichiarò sarcastico.
<< In un certo senso è vero. Da quando lo conosco, tu sei la prima persona verso cui dimostra un interesse >>.
<< Lui mi detesta >> replicò Squalo, anche se dentro di sé non ne era poi molto sicuro.
<< Forse, ma sta di fatto che voi due avete un legame. Sarà contorto e violento, ma del resto stiamo parlando del Boss >>.
L’argenteo la fissò con aria spaesata, come se non riuscisse a credere alle proprie orecchie e in effetti stava avendo serie difficoltà in tutta quella faccenda. << Avrei preferito essere ignorato come voi >> disse alla fine, sbuffando poi pesantemente.
<< Ma è causa sua che ti sei voluto unire a noi, no? >>. Il tono piatto e distaccato con cui parlò lasciò Squalo senza parole. Sembrava che per lei fosse tutto chiaro e scontato, quando neanche lui sapeva cosa pensare, ma non poteva certo darle torto.
In quell’istante comprese che da quando aveva incontrato Xanxus, tutta la sua vita all’interno di quell’Accademia era girata completamente attorno a lui, come la luna che orbita attorno alla Terra. Le decisioni prese, le scelte fatte, le azioni, i pensieri: ogni singola cosa di ogni singolo giorno aveva sempre riguardato Xanxus e Squalo se ne stava davvero rendendo conto solo in quel momento.
“Oh mio Dio…”. Fu tutto ciò a cui riuscì a pensare, sentendosene annichilito. Senza neanche rendersene conto, aveva messo la sua vita nelle mani di un arrogante e sadico bastardo e la situazione era degenerata fino al punto in cui si era ritrovato a fare sogni erotici su di lui nel bel mezzo della notte.
<< Questo è un incubo… >> sussurrò con un fil di voce, passandosi una mano tra i capelli.
<< Non so cosa sia successo tra di voi >> iniziò d’un tratto Viper, gli occhi posati sullo schermo del cellulare che aveva appena tirato fuori, << e non te lo chiederò, anche perché non sono affari miei, ma conosco il Boss da abbastanza tempo da sapere che ha un modo tutto suo di relazionarsi con gli altri >>.
<< E quindi? >>.
La ragazza alzò lo sguardo dal telefonino e lo puntò su Squalo. << E quindi niente >> disse, scrollando le spalle, << penso solo che se c’è qualcuno che può affrontare Xanxus senza rischiare di finire in ospedale, quello sei tu >>.
L’argenteo aggrottò le sopracciglia, confuso, ma Viper non aggiunse altro e tornò a concentrarsi su quello che stava facendo prima.
“Fanculo!” imprecò nella sua mente, sprofondando nuovamente sul divano.
 
 
 
 
 
 
 
Quello stesso pomeriggio, alla fine di tutti i corsi, Squalo si era ritrovato suo malgrado in camera del Boss insieme a tutti i Varia. Aveva provato a defilarsi, ma Lussuria si era intestardito e l’aveva costretto ad unirsi a loro per una sfida ai videogame, possibile grazie alla console e al televisore che Xanxus teneva nella sua stanza. Dopo un paio d’ore abbondanti, durante le quali Squalo aveva battuto Levi e Lussuria, ma Belphegor aveva stracciato tutti loro, il Boss - che non aveva voluto partecipare - li aveva cacciati via in malo modo, lamentandosi del fatto che erano troppo rumorosi e lo avevano infastidito abbastanza.
“Beh, almeno mi sono divertito” pensò Squalo, mentre attraversava i corridoi per tornare in camera sua. Aver trascorso del tempo col joystick in mano gli aveva liberato la mente, distraendolo e obbligandolo a concentrarsi su qualcosa che non fossero i suoi problemi.
Era quasi arrivato a destinazione quando, frugandosi in tasca, si accorse di averla vuota.
“Cazzo! Il cellulare”. Controllò ancora una volta, ma invano. “Merda, devo averlo lasciato nella stanza del Boss”.
Imprecò di nuovo e, sbuffando, rifece il tragitto in senso inverso, maledicendosi per la sua sbadataggine. Una volta arrivato, aprì la porta senza bussare e notò subito che la camera era vuota. Ringraziando mentalmente tutti gli spiriti e i santi, diede una rapida occhiata in giro e recuperò il suo telefono dal mobiletto sul quale era sistemato il televisore. Lo rimise in tasca, deciso ad andarsene il prima possibile, ma proprio un istante dopo la porta del bagno si spalancò e comparve uno Xanxus bagnato e mezzo nudo.
Squalo sgranò gli occhi e involontariamente si ritrovò a fissare il moro appena uscito dalla doccia. Aveva solo un asciugamano a coprirgli la vita e un’altra posata sulle spalle. I capelli, di solito tenuti su col gel, gli ricadevano sulla fronte e sembravano per questo più lunghi, mentre la pelle scura era ricoperta dalle gocce d’acqua che scivolavano seguendo la linea dei muscoli e delle cicatrici.
Alla vista dell’altro il moro inarcò un sopracciglio, sorpreso. << Che ci fai di nuovo qui, feccia? >> gli chiese con tono scocciato, le mani che stringevano i lembi dell’asciugamano sulle sue spalle.
Imbarazzato, Squalo lasciò vagare lo sguardo altrove. << Avevo dimenticato il cellulare e sono tornato a prenderlo >> rispose, sforzandosi di non guardare Xanxus. Vederlo in quel modo gli stava facendo tornare in mente ciò che era accaduto in piscina e che lui non voleva né ricordare né tantomeno prendere in considerazione.
“Perché diavolo mi sento così?”. Una parte di lui voleva fuggire via da lì, ma l’altra desiderava ardentemente far tornare i suoi occhi sul corpo perfetto del moro. << Ora è meglio che vada >> annunciò, muovendosi verso la porta a testa bassa.
Prima di richiudersela alle spalle, non poté impedire a se stesso di voltare rapidamente lo sguardo per lanciare un’ultima occhiata all’altro. Il Boss, dal canto suo, ghignò nel suo modo arrogante quando incrociò gli occhi di Squalo e lo vide sorprendersi per essere stato beccato.
“Interessante” pensò compiaciuto.
 
 
 
 
 
I suoi occhi sono rossi e famelici. Ti incatenano e ti scavano dentro, come se volessero imprigionarti per sempre.
Il suo sorriso è lascivo, così come la lingua che si insinua dentro la tua bocca. Da qualche parte, non sai bene dove, senti delle mani accarezzarti e delle braccia stringerti con forza fino a farti quasi male, ma non ci fai davvero caso perché il tuo corpo sta bruciando e la tua lingua combatte contro la sua una battaglia senza vincitori né vinti.
D’un tratto avverti un dolore pulsante in basso e dei tremiti di piacere che ti invadono e ti annebbiano la mente.
 Riesci solo a lasciarti trasportare da quelle sensazioni travolgenti, anche perché tutto il resto è confuso. Non sai dove ti trovi e ti chiedi “a chi importa?”.
 
Driin driin.
 
Un rumore acuto riportò improvvisamente Squalo alla realtà. Le immagini del sogno sbiadirono come inghiottite dalla nebbia prima ancora che riaprisse gli occhi, ma quando si tirò su, si accorse di essere sudato e di avere il cuore che batteva veloce. Molto veloce.
Sbatté ripetutamente le palpebre e una volta svegliatosi del tutto, afferrò il cellulare dalla scrivania e lesse il messaggio che gli era arrivato.
Camera mia. Adesso. Vedi di non tardare.
Anche se non avesse visto il nome del mittente, non avrebbe avuto dubbi sulla sua identità.
Xanxus.
“Che cavolo vuole a quest’ora?”. Si alzò dolorante dalla sedia sulla quale si era addormentato e si guardò attorno: Dino sembrava dormire tranquillo e l’orologio segnava le 23:15.
“Merda! Mi sono addormentato sui libri” pensò con fastidio, lanciando un’occhiata al disordine di fogli che regnava sulla scrivania. Pur controvoglia, aveva tentato di ultimare i compiti in arretrato, ma tra la noia, la distrazione facile e la mente fra le nuvole non aveva concluso quasi nulla ed era crollato senza accorgersene.
Si passò una mano prima tra i capelli e poi sulla faccia, stropicciandosela. Lanciò un’altra occhiata al display e sospirò tristemente. Aveva di nuovo fatto quel sogno e adesso Xanxus gli chiedeva di andare nella sua stanza.
“Non sta succedendo davvero!”.
Per quanto l’idea di recarsi da lui non gli piacesse neanche un po’, il solo pensiero di incorrere nella sua punizione se non avesse fatto come gli era stato detto gli fece capire di non avere altra scelta.
Attento a non fare rumore, uscì dalla sua camera, imprecando senza sosta.
 
 
Giunto a destinazione, provò l’enorme impulso di tornare indietro e far finta di niente e per un momento prese seriamente in considerazione l’idea, ma qualcosa lo spinse a restare. Si disse che lo faceva solo perché non aveva alcuna voglia di dover subire l’ennesima ritorsione da parte del Boss, ma nell’istante in cui, dopo aver aperto la porta, i suoi occhi videro, si pentì profondamente di non aver dato retta all’impulso di prima.
Del tutto nudo se non fosse stato per i boxer, Xanxus se ne stava sdraiato sul letto, mentre seduta a cavalcioni sopra di lui una ragazza in slip e reggiseno con lunghi capelli castani teneva le sue mani sensualmente posate sul petto del moro. Appena si accorse dell’intruso però, si paralizzò un momento per poi cercare di coprirsi, il volto contratto in una smorfia di sorpresa, imbarazzo e disappunto.
Squalo rimase sull’uscio della stanza, la mano ancora sulla maniglia della porta, incapace di muoversi, pensare o compiere qualsiasi altra azione considerata basilare. Vide le labbra di Xanxus piegarsi in un ghigno e i suoi occhi piantarsi su di lui, mentre la ragazza si era spostata dalla sua posizione, sedendosi accanto all’altro e teneva un lenzuolo sollevato fino al mento, lo sguardo che si alternava rapido tra i due ragazzi.
<< Che diavolo ci fa lui qui? >> domandò d’un tratto con tono nervoso, fissando il moro, ma usando una mano per indicare Squalo il quale dal canto suo non sembrava in grado di reagire.
Il Boss continuò a sorridere in quel suo tipico modo sadico e arrogante e, senza rispondere, afferrò la ragazza per un braccio e la tirò con sé con forza, facendole lasciare la presa sul lenzuolo. Quella emise un verso strozzato, ma non provò a divincolarsi.
<< Perché quella faccia sconvolta? Non hai mai visto una ragazza nuda? >> lo provocò Xanxus, continuando a tenere ferma lei, ma fissando Squalo.
L’argenteo spalancò gli occhi e strinse la presa sulla maniglia fino a farsi male, ma non riuscì a rispondere. Si sentiva completamente paralizzato e avrebbe dato qualsiasi cosa per poter fare ciò che una vocina continuava a ripetergli, ovvero andare via.
Il Boss, semi-seduto sul letto, fece avvicinare ancora di più la ragazza e le circondò la vita con un braccio, mentre l’altro le accarezzava una gamba.
<< Che ti prende, feccia? Vuoi forse unirti a noi? >> lo provocò il moro, gli occhi che non si era staccati da Squalo neanche per un secondo e il ghigno che non aveva abbondato il suo volto.
<< Cosa?! >> esclamò la ragazza, ormai sempre più confusa e scioccata, << di che cazzo stai parlando? >>.
Xanxus serrò la presa su di lei, facendole male. << Non ho chiesto la tua opinione >>. Quella sgranò gli occhi e aprì la bocca come a voler dire qualcosa, ma rimase in silenzio.
Intanto il cervello di Squalo stava cercando in tutti i modi di riprendere a funzionare, nonostante le sensazioni, le emozioni e i pensieri si stessero accavallando fino a ingarbugliarsi sempre di più in un unico ammasso privo di forma.
“Tutto questo è dannatamente assurdo… è-è impossibile…”. Non riusciva a staccare loro gli occhi di dosso, eppure una parte di lui desiderava fuggire il più in fretta e il più lontano possibile. Quella scena lo attraeva e lo ripugnava allo stesso tempo, come in quei film horror dove non vuoi guardare perché sai che ti farà stare male, ma non riesci comunque a distogliere lo sguardo dallo schermo, perché vuoi sapere cosa succede, anche se ti farà male.
Alla fine, ciò che più lo turbò di tutta quella faccenda, che più di ogni altra cosa lo fece soffrire e lo disgustò fu il rendersi conto che, ancora una volta, stava provando una forte attrazione fisica per Xanxus.
Avrebbe dovuto provarla per la ragazza: del resto era formosa e sensuale e aveva un viso dai lineamenti delicati. Invece, pur constatandone la bellezza, gli risultava indifferente, al contrario del moro.
“Come diavolo mi sono ridotto? Sono patetico…”.
Fu proprio la rabbia insita in quel pensiero a riscuoterlo dallo stato di paralisi in cui si trovava: sentì la furia montargli dentro e affilò lo sguardo.
<< Va a farti fottere >> gli disse con tono gelido: poi uscì dalla stanza, sbattendo con violenza la porta. Si affrettò lungo il corridoio, il cuore che gli martellava nel petto e la mente in subbuglio.
Nell’istante in cui svoltò ad un angolo, andò a sbattere contro Dino.
<< Che cavolo stai facendo? >> esclamò Squalo sorpreso.
Il biondo lo fissò e inarcò un sopracciglio. << Stavo per chiederti la stessa cosa. Mi sono svegliato e tu non c’eri, così sono uscito a cercarti >>.
Il volto dell’altro si contrasse in una smorfia di fastidio. << Nessuno ti ha chiesto niente. Smettila di ficcare il naso in affari che non ti riguardano >> sputò fuori con tono acido, per poi superare Dino.
Riuscì a compiere solo pochi passi prima di venire fermato dalla mano dell’altro che si strinse attorno al suo polso. Il biondo lo fece voltare e lo osservò con sguardo serio e intenso. << Mi riguardano invece >>.
Squalo strattonò il braccio per liberarsi dalla sua presa. << E io ti sto dicendo di non immischiarti >>.
<< Si può sapere che diavolo ti succede? Non ti riconosco più! Che fine ha fatto lo Squalo determinato  e sicuro di sé che ho conosciuto? Da quando sei entrato nei Varia non sei più tu… >>.
L’argenteo spalancò gli occhi e l’ombra di paura che gli oscurò il volto non sfuggì a Dino, ma fu solo per un momento. La sua espressione tornò subito rabbiosa e infastidita. << Sei sordo o solo idiota? Fatti-i-cazzi-tuoi. Non ho chiesto il tuo aiuto e non ne ho bisogno >>.
Il volto di Dino si trasformò in una maschera di palese irritazione: i suoi occhi si strinsero e la sua bocca divenne una linea sottile. << Ne sei sicuro? Perché a me sembri completamente perso. Qualunque sia la causa, ti sta cambiando >>.
<< Ora ti metti a farmi la predica? >> replicò Squalo con nervosismo crescente, fulminandolo con lo sguardo, << non voglio sentire niente né da te né da nessun’altro! >>.
Dino lo afferrò per la felpa che indossava e avvicinò i loro volti. << Adesso basta >> sibilò a denti stretti. Senza mollare la presa, iniziò a camminare, trascinandosi dietro l’argenteo.
<< Che cazzo stai facendo? Lasciami! >> sbraitò quello, provando a divincolarsi, ma il biondo lo tirò anche per il braccio e si ritrovarono a percorrere in quel modo il percorso verso la loro stanza.
Arrivati alla 104, Dino spinse dentro Squalo con forza e richiuse subito la porta.
Squalo lo fissò con rabbia e provò il desiderio di prenderlo a pugni. << Che cazzo ti è preso? >>.
Il biondo gli si avvicinò rapido e piantò gli occhi nocciola in quelli grigi dell’altro. << Mi prende che sono stanco di vederti in questo stato! Che ci facevi  in giro alle undici di sera? Sei andato da Xanxus? >>.
L’espressione dell’argenteo mutò per un momento, facendosi sorpresa e imbarazzata, ma tornò subito arrabbiata. << Ti ho già detto che non sono affari tuoi! Cosa sei, un fidanzato geloso? >>.
Gli occhi di Dino si sgranarono per poi affilarsi di nuovo. << Stai facendo di tutto per non rispondermi, quindi ho ragione io! Che diavolo c’è tra te e Xanxus che ti spinge ad andare in camera sua a quest’ora? >>.
<< Non c’è niente e comunque non riguarda te >> dichiarò Squalo affilando a sua volta lo sguardo.
<< Ma riguarda te >> replicò l’altro con un tono serio che contrastava un po’ con la sua espressione addolcita e afflitta.
<< Perché? Perché ti preoccupi per me? >>.
<< Perché tengo a te, nonostante tutto >>.
Squalo lo fissò ad occhi e bocca spalancati, chiedendosi se avesse sentito bene. Dopo ciò che gli aveva fatto, non era possibile che Dino non lo odiasse!
<< Non farlo >> dichiarò freddo.
<< Cosa? >>.
<< Preoccuparti per me. Volermi aiutare. Non farlo >>.
<< Per quale motivo? >>.
<< Perché non voglio che ti immischi in questa faccenda >>. Fece appena in tempo a pronunciare queste parole che Dino, prendendolo alla sprovvista, lo afferrò per le spalle e lo spinse sul letto. Gli si posizionò di sopra, bloccandolo col peso del suo corpo e tenendogli ferme le braccia. << Falla finita! >> esclamò il biondo, << smettila di voler fare tutto da solo! Non sei costretto a farlo! Lascia perdere tutta quest’assurda storia: molla i Varia e torniamo come prima! >>.
Squalo si ritrovò ancora una volta ad occhi sgranati, scioccato di fronte a un simile comportamento. Non avrebbe mai creduto possibile che Dino reagisse in quel modo: non sembrava neanche più lui. Gli stava seduto di sopra a cavalcioni e lo teneva fermo, guardandolo con un’intensità che lo lasciò senza parole. I capelli dorati erano spettinati e gli ricadevano scomposti sul volto teso e inquieto, mentre il corpo tremava impercettibilmente.
Senza volerlo, gli tornò alla mente la scena a cui aveva assistito nella stanza di Xanxus e se ne sentì nuovamente turbato. Volse la testa, puntando lo sguardo in un punto della parete opposta.
<< Non dici niente? Hai intenzione di restartene in silenzio? >> insistette Dino, la voce che quasi tremava per la rabbia. Aspettò una risposta che non arrivò e dopo alcuni lunghi secondi parlò di nuovo, anche se fu più un sussurro rivolto a se stesso. << Dio, non sai quanto vorrei prenderti a pugni in questo momento… >>.
A quella frase Squalo tornò a guardarlo e un’espressione fredda si dipinse sul suo volto. << E allora fallo. Se ti farà stare meglio…>> si interruppe e distolse gli occhi solo per un istante, << e poi in fondo me lo merito… >>.
Un sorriso amaro piegò le labbra dell’altro. << Lo Squalo che conoscevo io non avrebbe mai detto una cosa del genere… mi avresti preso a pugni tu, piuttosto! Che diavolo ti è successo? Come ha fatto Xanxus a cambiarti così tanto? >>.
<< Non puoi capire… >> rispose quello con voce stanca e rassegnata. Il peggio era che neanche lui riusciva a capire cosa stava succedendo.
Sentì la presa di Dino sui suoi polsi farsi più forte e il suo istinto gli disse di liberarsi: avrebbe potuto avere facilmente il sopravvento, vista la differenza di forza, ma rimase immobile.
<< Se solo tu provassi a spiegarmi… >>.
Il tono del biondo gli sembrò quasi supplichevole e Squalo non seppe davvero cosa fare. Fu il rumore improvviso della porta che veniva spalancata a impedirgli di rimuginare ancora: un problema più grosso di cui occuparsi aveva appena varcato la soglia.







Ta-daaaan! Eccoci arrivati al primo capitolo a 2 cifre!! ^^ lo so, lo so, l'ho interrotto sul più bello, ma ammetto di provarci un certo gusto X) scherzi a parte, spero che vi sia piaciuto :3 rileggendolo, ho notato che è un cap con molti dialoghi e per la vostra gioia è tornato ancora una volta Dino <3 e che dire di Xanxus? è stato moooolto subdolo e moooolto sexy >.< quanto sadico gusto ci prova a provocare e tormentare Squaletto.... ihihihih
come sempre, ringrazio infinitamente tutti voi che leggete, commentate e seguite (continuate ad aumentare e mi fa davvero un enorme piacere, ma mi farebbe ancora più piacere leggere più commenti per avere i vostri punti di vista e capire come migliorare e far proseguire la storia, quindi se voleste lasciarmi anche solo 2 righe, fareste super felice una povera scrittrice *_* <3 e ve lo dice una pigra per eccellenza quando si tratta di recensire u.u)
un bacione a tutti e al prox capitolo - che non so quando arriverà....

 
  
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