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Autore: Kitthex    20/04/2008    2 recensioni
L'iniziazione nel sangue e il nero baratro.. Questo racconto non è mio, ma penso meriti di venire letto e apprezzato..
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le spade sono le zanne degli uomini, le zanne sono le spade degli dei.. è passato molto tempo da quando mi dissero questa frase, come augurio in accompagnamento alla mia prima spada, che mi fu regalata già a 10 anni.. ed ora mi trovo qui, davanti alla mia preda, entrambi nella polvere, entrambi coscienti che ciò che fa vibrare i nostri muscoli non è altro che l'istinto di un predatore che deve avere la meglio, ad ogni costo.. le nostre armi non erano oggetti, non lo erano più, ormai erano parti del nostro corpo, prolungamenti delle nostre braccia.. e da quando i muscoli si tendono per dare il meglio di loro stessi nella caccia passano solo pochi interminabili istanti a che tutto sia finito..

Fu così, tra questi pensieri e tra queste scariche di adrenalina, che uscii vincitore dal torneo d'arme organizzato nella piazza del paese in onore del primo giorno del secondo mese di Chel.. il culto di Chel era molto stimato nel mio paese da quando ormai cento anni fa un'elfa che si professava seguace della dea della natura aveva deciso di prendersi cura del nostro villaggio in preda al brigantaggio, lei istruì gran parte della popolazione e fece sì che i raccolti fossero sufficienti per tutti, in cambio ottenne la devozione di circa 300 anime alla dea Chel..

Dal canto mio mi trovavo in una famiglia benestante per la media del villaggio, mio padre un allevatore di Cavalli e mia madre un'Erborista. Vivevamo in una casa rurale poco fuori del villaggio, insieme ai miei nonni materni, al mio fratello maggiore e alla mia sorellina. Avevo 15 anni al tempo del torneo, una passione innata per le armi dettata per lo più dall'influenza del personaggio più peculiare della mia famiglia, mio Nonno..

Egli, infatti, era uno di quelli che si possono definire dei Cacciatori di Streghe, un ormai vecchio combattente con una grande conoscenza riguardo le arti occulte che da giovane diceva di aver combattuto. Sua era la spada che mi accompagnò nella mia giovinezza, sua era l'ereditata passione per la scherma e per la caccia, sua era la conoscenza sulle questioni riguardanti il soprannaturale.. la maggior parte del villaggio lo considerava solo un vecchio cantastorie dotato di una buona dose di quella che chiamano "saggezza popolare" e altrettanta superstizione. Eppure quelle storie di mostri e fattucchiere mi affascinavano e spesso mentre mi allenava a tirare di spada finivamo col parlare delle sue avventure e disavventure dei tempi andati..

Come detto la mia famiglia era piuttosto benestante per la media, il che mi permetteva di essere libero dal dover necessariamente portare a casa di che vivere, soprattutto perché mio fratello amava molto il lavoro di mio padre e l'allevamento di cavalli che possedevamo e prometteva di portare avanti l'attività che rendeva abbastanza bene nel complesso. Io mi dedicavo molto alle armi e ogni mio passo era accompagnato dal tintinnio del fodero della spada di mio nonno al mio fianco sinistro, passavo molto tempo in paese guadagnando qualche soldo intrattenendo o aiutando i mercanti che ogni tanto passavano in quelle terre modeste e di buon cuore. Io stesso avevo un animo sostanzialmente libero, non amavo affatto le imposizioni e spesso mi capitava di violare la pur molto poco rigida legge del villaggio, ma tutto sommato avevo un'indole buona ed erano più le volte che aiutavo gli altri che quelle che arrecavo loro danno..

Avevo ormai 17 anni quando, una sera, ormai al tramonto, tornando all'allevamento che costituiva anche la nostra casa vidi ciò che mi avrebbe costretto ad una vita all'insegna della sopravvivenza.. del fumo si innalzava da oltre la collina, nella piccola valle dietro la quale stava la nostra casa.. del fumo grigio e denso.. mi precipitai in cima a quella dannata collina che mai mi era sembrata così lontana.. il cuore aveva assunto un battito frenetico.. non osavo pensare ciò che alla mia mente appariva tragicamente ovvio.. raggiunsi finalmente la sommità dell'altura.. e vidi realizzarsi ciò che temevo.. ciò che non avrei mai voluto vedere..

L'allevamento era in fiamme e ormai non v'era più ingresso praticabile.. il recinto dei cavalli sfondato.. non più un grido ne una voce.. in lontananza vidi un gruppo di uomini che si allontanavano velocemente, al galoppo su quelli che erano i nostri cavalli..

Nel giro di qualche ora coloro che accorsero ormai troppo tardi dal villaggio vicino non ci misero molto a capire ciò che era successo, una banda di briganti aveva deciso di rendere più veloci i loro spostamenti e non si erano fatti scrupoli a massacrare la mia famiglia, i cui resti non furono mai più ritrovati a causa delle macerie carbonizzate che occupavano quella terra che aveva visto i miei primi passi e i miei primi tiri di lama.

Anche la sacerdotessa di Chel raggiunse le rovine della mia vecchia casa, e io le corsi incontro con lacrime di rabbia agli occhi.. caddi in ginocchio ai suoi piedi sbattendo i pugni sull'ormai ostile terreno coperto dalla notte e illuminato dalle fiaccole dei pochi presenti ma soprattutto dalle residue fiamme dell'incendio.. fiamme che per me non emanavano calore, ma solo un freddo e penetrante odore di morte e desolazione..

Chiesi vendetta, chiesi giustizia, sfoderai la mia lama e pretesi la testa di coloro che avevano commesso quell'atto di atrocità.. ma la mia anima ormai pervasa dai fremiti di un'incontrollabile quanto prima d'ora sconosciuta sete di vendetta fu altrettanto inaspettatamente delusa dalle parole della sacerdotessa che alle mie orecchie risultavano inconcepibili ma che sembravano riscuotere la timida approvazione della popolazione del villaggio che da troppi anni ormai non imbracciava le armi in nome della pace e della vita.. valori che io avevo sempre condiviso ma che ora vedevo bruciare davanti ai miei occhi appannati dal dolore e dalle lacrime amare di quel momento..

"alla violenza non si può rispondere con altra violenza.. non dobbiamo lasciare che la morte porti altra morte.. sii paziente mio giovane ragazzo.. domani stesso scriverò una missiva ad un mio caro amico.. un paladino di Kinich.. vedrai che entro un mese al massimo sarà qui.. e avremo la giustizia che tutti pretendiamo per questa infamia"

queste furono le armoniose e terribili parole della sacerdotessa.. parole che la mia mente infiammata di una passionale e irrazionale rabbia non potevano accettare.. rimasi silente..

Quella notte la passai insonne nella dimora della sacerdotessa stessa che ora sentivo come colei che aveva tradito la mia giovane anima ferita. Guardai il cielo con occhi diversi, inevitabilmente cambiati da quel pensiero che si faceva strada nella mia mente e che dettava alle mie labbra un'inesorabile silenzio.. ero solo..

Il giorno seguente sentii dentro di me un'innaturale lucidità e, forse avventatamente, decisi di abbandonare quel paese così inerte e guadagnarmi da vivere con ciò che sapevo fare meglio.. maneggiare la spada. Così con quei pochi vestiti che indossavo dalla sera prima, con la spada di mio nonno al fianco e con uno zaino rubato in casa della sacerdotessa mi accodai ad una piccola carovana di mercanti offrendomi come guardia per la loro merce in cambio del semplice trasporto fino alla città più vicina. Essi ovviamente accettarono provvedendo a darmi di che mangiare. Così lasciai quel paese nel quale ora come mai prima riuscivo a vedere solo paura e insicurezza, cose che chiunque altro avrebbe visto come pace e serenità, ma che non potevano apparire tali alla mia anima ancora sanguinante.

Ero cambiato, parlavo poco, non provavo rimorso per il piccolo furto dello zaino della sacerdotessa e di qualche sua provvista.. la mia consueta bontà d'animo sembrava sparita così come ogni mia certezza.. non ne ero cosciente ma avevo ormai abbandonato le vie del Bene..

Dopo qualche giorno di viaggio passato senza intoppi raggiungemmo Pisarum dove mi staccai dalla compagnia di mercanti con quel paio di monete che vollero lasciarmi.

I primi giorni lavorai come garzone per pagarmi un alloggio nella taverna locale, un ambiente di basso borgo dove le risse non erano cosa rara. In quella stessa taverna un uomo di malaffare, o così me lo descrisse l'oste, mi offrì un generoso ingaggio per fare da messaggero in un traffico poco lecito. Accettai.. mi vedevo costretto a sopravvivere.. e le leggi ormai avevano ben poco valore per me.

Questa prima esperienza di lavoro "prezzolato" mi aprì gli occhi su ciò che mi avrebbe dato di che vivere. Così mi presentai nella taverna stessa come mercenario, pronto a stare al soldo di chi poteva pagarmi meglio. In questo modo raggiunsi i miei 18 anni e al tempo stesso un nome più o meno conosciuto all'interno dell'ambiente che ormai ero solito frequentare.

Tuttavia un giorno, anche se sarebbe più opportuno dire una notte, giunse in taverna una dama di rara bellezza e dalle movenze fiere e quasi innaturali. Indossava abiti lunghi e ben curati e i capelli scuri le ricadevano morbidamente sulle spalle e sulla schiena, andando ad accarezzare con qualche ciocca il pallido e angelico viso. Ma ciò che mai dimenticherò furono i suoi occhi, di un misto tra il verde e il marrone, degli occhi penetranti che incontrarono i miei nell'ambiente fumoso della taverna, costringendoli da subito ad un grosso sforzo per sostenere lo sguardo.,

non poteva avere più di 18 anni, eppure in quegli occhi si potevano leggere decenni.. e la cosa turbò molto il mio animo e nel contempo incuriosì la mia mente.

Un'aura di sensualità la accompagnava tanto che avrei sfidato chiunque nella taverna a non voltarsi al suo passaggio, la delicata seta delle vesti avvolgeva le sue forme giovani ed invitanti.. mi chiesi come potesse una dama di quel calibro girare da sola, di notte, in un ambiente simile..

Tuttavia i miei dubbi ebbero vita breve quando la dama si mostrò interessata ad assoldare una guardia del corpo che la scortasse fino ad Urbino.

Mi offrii di accompagnarla e come me altri due del mestiere.. ma ciò che li fece desistere fu la promessa di un pagamento posticipato in quanto la dama non sembrava avere con se denaro. Promise di pagare all'arrivo alla sua dimora ad Urbino ma l'idea di un viaggio così pericoloso senza nemmeno la certezza di una ricompensa adeguata fece sì che solo un folle potesse accettare di scortare la dama fino a casa sua.

E così fu.. non ero legato a nulla ormai se non al mio istinto di sopravvivenza, e speravo in una generosa ricompensa da parte della dama dopo le mie eventuali fatiche.. e perché no, magari anche qualcosa di più..

Così decisi di rischiare e mi presentai di fronte a lei.. mi sorrise.. e sfiorandomi le labbra con le sue fredde e dolci dita mi fece cenno di seguirla..

Mi allontanai tra gli scherzosi applausi delle mie amicizie della taverna.. non potevo certo immaginare che non li avrei più rivisti per molto, forse troppo tempo.. o forse mai più..

"bene mio valoroso accompagnatore.. immagino che qualche serio motivo ti abbia spinto a scortarmi fino ad Urbino.. ma no, non voglio saperlo.. non ora.. ma ti ringrazio.." ella mi parlò con voce dolcissima e sussurrata.. una voce che come una melodia accarezzava la mia mente e si insinuava nel mio animo quasi costringendomi ad assecondarla..

partimmo la notte stessa, lei aveva un solo cavallo e per questo cavalcammo in due su quella bestia dai muscoli veramente notevoli.

"immagino che vorrai sapere il mio nome.. più che giusto.." mi sorrise "Iris.. di Urbino" non aggiunse altro.. ne io chiesi di più.

Mi disse che preferiva viaggiare di notte per evitare incontri indesiderati e quando le parlai di possibili briganti mi rispose con aria irriverente e maliziosa.. "briganti.. il mio cavallo corre più di loro.. e poi.. ci sei tu qui con me.." quelle parole mi colpirono e mi fecero sorridere.. cosa che ultimamente accadeva sempre più di rado. Notai inoltre che tendeva a lasciare a me le redini e che durante il giorno preferiva riposare in luoghi adombrati e si avvolgeva sempre in un pesante e ampio mantello nero con cappuccio.. tuttavia la cosa non destò in me i sospetti che avrebbe dovuto. Vedevo quella ragazza come una creatura dolce ma per nulla indifesa.. sapeva essere seducente se lo voleva e le capitò più di una volta di provocarmi con aria fintamente innocente. Dal canto mio non ero certo un bravo ragazzo, spesso la stuzzicavo a parole o le dedicavo qualche massaggio, arte che mi risultava particolarmente familiare benché non avessi imparato da nessuno in particolare..

Contro ogni mia aspettativa raggiungemmo Urbino senza incontrare malviventi o briganti che siano.. Iris possedeva una piccola villa nella prima periferia del centro cittadino nella quale fui accolto e ospitato dalla sua esigua servitù. Notai che oltre alla cuoca e a due domestici ella viveva sola e la cosa mi lasciò alquanto sorpreso.

Dopo il giusto riposo per entrambi ci incontrammo la giornata successiva in un piccolo salotto dal camino insolitamente spento. Mi fece accomodare su un divanetto e pensai di dover infine ricevere la mia paga e il mio congedo, inaspettatamente l'idea di separarmi da Iris mi apparve quantomai triste. Eppure lei non tirò fuori il discorso.. al contrario..

"forse ti aspetterai ora il tuo pagamento.. e la tua libertà.." mi guardò intensamente negli occhi "o forse no.."

non risposi..

"in ogni caso vorrei farti una richiesta più che un'offerta.." si sedette accanto a me.. la osservai dolcemente.. con una dolcezza visibile, come non capitava dalla tragica morte dei miei familiari.. lei dovette accorgersene perchè mi sorrise e mi accarezzò il viso.. non feci caso alla freddezza delle sue mani..

"visto che non hai dimora.. ne legami nella città in cui ci siamo incontrati.. ecco.. vorrei chiederti di restare con me.. di proteggermi.."

"proteggerti.. da cosa..?" mi chiesi.. ma non fu più di un pensiero.. ed ella continuò..

"avrai vitto e alloggio garantito.. e tutto l'equipaggiamento che puoi desiderare.. vivrai con me.. ti prego.. dimmi di si.."

il tono della sua giovane voce era così suadente che anche volendo non avrei potuto dirle di no.. le accarezzai un fianco e le sorrisi..

"d'accordo.. resterò con te.."

non feci in tempo ad aggiungere altro.. mi baciò con una passione così bruciante che la mia mente non badò più alle parole.. la strinsi tra le mie braccia.. mentre le nostre lingue danzavano in un sensuale gioco dei sensi.. eppure non potei fare a meno di notare che le sue morbide labbra apparivano insolitamente fredde.. e pur non essendo certo la prima volta che baciavo una ragazza, la cosa mi provocò una scarica di eccitazione indescrivibile.. quella ragazza così particolare aveva una strana influenza su di me...

I giorni passavano tranquillamente e i tristi eventi di quelli che ormai erano due anni passati, perché nel frattempo raggiunsi i 19 anni, erano celati sotto una fredda coltre di ghiaccio in un recondito angolo del mio cuore che molto raramente andavo a rivisitare..

In quei tranquilli giorni inoltre fui introdotto al culto della dea Atachel della quale scoprii che Iris era sacerdotessa.. e questo sembrò spiegare la sua predilezione per la notte.. qualunque paladino potrebbe senza difficoltà dire che il mio cuore fu sedotto e corrotto dalle tentazioni dell'oscurità ma io non la vidi così.. stavo cominciando a vedere nel Male una libertà maggiore di quanta ve ne fosse nel Bene.. inoltre le mie pur basilari conoscenze sull'occulto mi avevano reso molto curioso al riguardo e Iris era lieta di deliziarmi con racconti e informazioni al riguardo.. il che mi avvicinò moltissimo al culto di Atachel del quale divenni ben presto seguace.

La mia vita cambiò in breve tempo ritmo e se comunemente la vita pubblica avveniva dall'alba al tramonto ora ero solito dedicarmi alle principali attività da mezzogiorno a mezzanotte circa.. spesso passavo lunghe ore serali in camera di Iris dilettandomi con lei in molti diversi modi che si possono immaginare senza eccessivo sforzo..

Ma una di quelle sere decisi, per farle una sorpresa, di passare in camera sua senza preavviso..

Percorsi i brevi corridoi arrivai alla porta della sua camera in silenzio.. una lieve perplessità si fece strada nel mio animo quando sentii dei velati gemiti femminili provenire dalla stanza.. aprii la porta.. Iris era in piedi al centro della stanza.. tra le sue braccia un'altra ragazza poco più giovane.. un rivolo di sangue accarezzava il collo della seconda ragazza e Iris stessa alzò di scatto il volto quando mi sentì entrare.. aveva le labbra sporche di sangue e nella stessa condizione erano i canini affilati estratti in quell'istante dalla carne della ragazza che cadde a terra senza vita.. rimasi paralizzato sull'uscio...

"sapevo che sarebbe successo.. ma forse lo volevo.." sussurrò Iris socchiudendo quelli che ora erano due occhi rossi non troppo lontani da quelli che la popolazione contadina e superstiziosa avrebbe definito del demonio in persona..

Nella mia mente esplose un turbinio di immagini e di parole.. ripensai all'istante ai racconti di mio nonno riguardo alle creature della notte.. ai "mostri" che lui stesso cacciava.. ai Vampiri.. ai Nosferatu.. ai Non-Morti.. solo nomi affibbiati a quelle che solo ora comprendevo essere creature di natura soprannaturale.. mai la cosa mi aveva coinvolto così da vicino..

"non temermi amore.." si avvicinò a me con aria dolce e sensuale.. non volli, o forse non riuscii, a sottrarmi alle sue carezze.. "lo faccio solo per sopravvivere.." mi sussurrò all'orecchio abbracciandomi e accarezzandomi il petto mentre le sue labbra percorrevano il mio viso.. appariva ora particolarmente calda rispetto al solito..

La mia mente ormai avvezza ad una certa freddezza non rimase scossa per più di qualche minuto.. e ben presto lo stupore lasciò il posto alla curiosità.. tempestai Iris di domande tanto che lei stessa si sorprese della mia reazione.. passammo il resto della notte a parlare delle nostre reciproche storie e nelle nostre anime sembrava profilarsi una soluzione comune al problema sorto..

"cosa si prova..?" le chiesi infine

"è una maledizione, amore mio.. in certi momenti è terribile.. in altri è eccitante come la morte stessa.." fu la sua risposta..

il mio animo libertino ormai completamente sedotto dall'idea dell'immortalità e di tutto ciò che ne sarebbe derivato non resistette a lungo..

"tienimi con te.. per Sempre.." queste mie parole sembravano aver risvegliato i sensi di Iris.. la quale mi guardò per lunghi istanti..

"sei rimasto solo.. del resto.. non hai nulla da perdere.. se non me.." dette queste poche parole mi baciò passionalmente.. mi spinse sul letto e si portò a cavalcioni su di me.. le sue mani massaggiavano il mio corpo e mi sentivo completamente in suo potere.. mi baciò ancora e assaporai le sue labbra che ora più di sempre mi apparvero infiammate di sensuale passione.. scese poi a baciarmi sul collo.. dolcemente..

improvvisamente un dolore inaspettato mi colpì al collo.. un morso preciso e inesorabile che tuttavia fece esplodere dentro di me un piacere più intenso di qualsiasi altro mai provato.. non feci in tempo a comprendere cosa stava accadendo che sentii il mio fluido vitale abbandonarmi.. in qualche modo mi fidavo di Iris ma non potevo non temere quel trattamento.. il mio cuore palpitava a fatica per la passione con la quale Iris si nutriva nel mio sangue caldo.. non passarono più di trenta secondi che ero ormai sull'orlo di un abisso.. sentivo le forze abbandonarmi e i miei sensi si affievolivano.. ormai non una goccia di sangue era rimasta in me e pochi istanti mi separavano dalla morte.. ma un odore pungente e irresistibile si fece strada nella mia mente quando Iris si fece un piccolo taglio al petto, sopra la scollatura della veste.. una goccia di sangue le stava colando sulla pelle.. si avvicinò alle mie labbra e mi offrì quella goccia che il mio corpo accettò con irrazionale avidità.. assaporai il suo sangue e provai sensazioni indescrivibili.. avidamente mi nutrii di quel sangue Vampirico che stava strappando la mia anima alla morte.. ella mi staccò con energia dopo qualche secondo e si sdraiò a riposare sul letto.. dentro di me cominciarono a farsi strada dolori laceranti.. peggiori di qualsiasi lama.. degni delle migliori torture.. mi accasciai a terra.. sentivo la mia carne bruciare.. morire.. eppure ero ancora cosciente.. e soffrivo..

"non temere.. la tua anima sopravviverà.. lascia che il tuo corpo venga abbracciato dalla morte.." sussurrò con parole a me appena udibili...

passarono interminabili secondi dopo i quali tutto cessò.. mi sentivo come rinato.. e decisamente affamato.. ma nessun cibo.. nessuna carne.. nessun vino avrebbe potuto saziarmi.. desideravo il rosso fiume che scorre nei corpi dei mortali.. la mia mente comprese che non ero più uno di loro.. una nuova vitalità, se così si può dire, si era fatta strada in me e Iris mi guardava con un sorriso soddisfatto...

Seguirono quelli che potrei definire gli anni dell'oblio.. il tempo nella mia vita da eterno diciannovenne era ormai un concetto relativo.. e Iris mi istruì amorevolmente sulla società Vampirica.. sui nostri bisogni e sulle nostre debolezze..

Una cosa mi sorprese moltissimo.. scoprii che il potere di un Vampiro deriva dalla generazione di appartenenza.. cioè da quanto lontani si è dal Vampiro Originale.. e consequenzialmente scoprii che Iris apparteneva alla 14° generazione.. e io, essendo stato generato da lei, appartenevo alla 15°.. ma ciò che era sorprendente di tutto questo era che Vampiri giovani come noi avevano il sangue vampirico talmente "diluito" col sangue, o Vitae come la chiamano i vampiri, mortale da non risentire di alcune delle debolezze tipiche dei Vampiri.. ad esempio scoprii presto che la luce del sole mi procurava solo un forte fastidio anzi che ferirmi come avrei immaginato.. allo stesso modo il fuoco mi feriva poco più di quanto avrebbe fatto ad un mortale.. al contrario un paletto nel cuore e il potere sacerdotale di scacciare i non-morti continuavano rispettivamente a paralizzarmi e a scacciarmi come avrebbero fatto con qualsiasi altro vampiro..

Tuttavia la cosa che fin'ora mi aveva tutto sommato rallegrato aveva anche i suoi svantaggi.. la maggior parte dei poteri soprannaturali di un Vampiro erano a me, così come ad Iris, inaccessibili.. in ogni caso mi rimaneva l'immortalità, che mi sembrava sempre di più un'idea fantastica, e una presenza velatamente inquietante e influente per i mortali che risultavano spesso messi in soggezione dal mio essere "insolito"..

Scoprii presto che tutto questo aveva l'enorme vantaggio di favorire il rispetto della più famosa delle leggi della società Vampirica, della quale l'unico membro che fin'ora conoscevo era Iris.. la Legge detta della Masquerade, secondo la quale mai e poi mai i Vampiri avrebbero dovuto mostrare la loro natura ai mortali..

L''istinto del predatore che da giovane pervadeva i miei muscoli durante i duelli ora sembrava quasi onnipresente nella mia non-vita.. e solo grazie a Iris imparai a cercare di controllare il predatore che si celava in me come in ogni altro vampiro..

Le strade di Urbino erano il nostro terreno di caccia e per lunghi anni il tempo sembrava per noi non scorrere.. una vita tra le ombre di una città che abbondava di sangue di mortali completamente ignari della nostra esistenza..

La mia amata signora, alla quale nel frattempo mi ero legato con un Patto di Sangue, mi svelò che per noi vampiri l'unico modo per aumentare di potere e di generazione è quello di bere il sangue di altri vampiri più potenti di noi, così da aumentare la concentrazione di sangue vampirico e quindi il nostro essere soprannaturali.. con tutti i poteri e le debolezze che ne derivano e che noi non possediamo se non in una minima ed insignificante quantità..

Tuttavia il mio animo libero e disinteressato non aveva ambizioni di potere ed ero contendo di trascorrere i miei giorni in compagnia della dama che ormai per gioco proteggevo.. nell'abbraccio della notte sacra ad Atachel, nostra dea.. inoltre non vedevo del male nel nostro cibarci di umani in quanto si trattava di una mera questione di sopravvivenza.. "come l'uomo caccia le bestie per vivere.. io caccio l'uomo per lo stesso motivo" mi dissi..

Riguardo ad Iris.. la amavo.. come la gente ama il male.. perché l'eccita nel profondo.. non potevo fare a meno di lei.. eravamo legati e non sentivamo il bisogno d'altro.. anche se capitava, pur di rado, di sedurre dei mortali per gioco, nessuno poteva regalarci le sensazioni che ci donavamo reciprocamente..

Ma come si sa.. quella dei Vampiri è una maledizione.. anche se può sembrare una bella favola di esseri soprannaturali e affascinanti compresi troppo tardi dov'era la vera maledizione..

Era una inoltrata mattina del terzo giorno del secondo mese di Kinich.. io e la mia dama eravamo da qualche ora caduti in un sonno profondo.. Ma la tranquillità del mio sonno fu spezzata da un rumore metallico e da una sensazione orribile che non saprei descrivere.. mi svegliai di soprassalto e non feci in tempo ad alzare gli occhi che vidi Iris violentemente decapitata dalla pesante lama di un Kukri manovrato da un individuo vestito di rosso.. Non feci nemmeno in tempo a notare altri particolari che un'innaturale furia si impossessò del mio corpo di non-morto, forse per la vista della mia compagna condannata alla morte definitiva, forse per il legame di sangue che ci univa, come per un violento istinto omicida mi gettai sull'aggressore il quale con esperienza riuscì a ferirmi alla spalla sinistra.. non mi resi nemmeno conto che la ferita non mi causava alcun dolore in quella situazione e lo atterrai di peso bloccandolo a terra.. con un ringhio disperato e follemente adirato gli sferrai un violentissimo pugno allo stomaco a causa del quale deve aver sputato del sangue.. perché l'odore della Vitae mortale aumentò ulteriormente il mio istinto predatorio e colto da una soprannaturale ferocia azzannai al collo l'aggressore.. per un istante di lucidità sentii il sangue dell'assassino bagnare le mie labbra.. ma la tentazione di cibarmene lasciò il posto alla rabbia e con violenza strappai la carotide a quell'umano lasciandolo privo di vita a terra...

Con le labbra ancora bagnate di sangue mi voltai di scatto gettandomi ai piedi del letto sul quale Iris giaceva come paralizzata dalla morte definitiva alla quale era andata incontro a causa di quello che poco dopo scoprii essere un paladino di Kinich, un cacciatore di streghe, come mio nonno, per chissà quale sadica ironia di un fato avverso ad un figlio della notte di Atachel..

Era dunque questa la mia maledizione..? la mia anima per la seconda volta era infiammata da un'irrazionale sete di vendetta.. ma se prima la mia vendetta sul Male fu impedita da emissari del bene questa volta il Male sembravo essere io.. e l'emissario del bene giaceva morto in un angolo della stanza..

Ero di nuovo solo.. con la mia fede in Atachel che mi proteggeva dalla fastidiosa luce diurna.. con la mia spada che faceva di me un'arma più mortale di quanto già non fossi.. ma solo.. no.. non più solo.. nella mia mente si fece strada l'idea che la chiesa di Kinich avrebbe indagato sulla morte del suo paladino.. e che prima o poi sarebbe risalita a me... no.. non ero più solo.. avevo un nemico.. una preda.. o forse un predatore.. sentivo la rabbia e la sete di sangue farsi strada in me al solo pensiero degli assassini di Iris.. non avrei certo potuto affrontarli da solo.. non adesso.. non apertamente...

La fede in Atachel mi aiutò.. l'ultimo residuo dell'anima di Iris dentro di me.. decisi quindi che avrei avuto la mia vendetta sui "luminosi", così li chiamavo, ma che la avrei avuta a tempo debito.. con l'ausilio e l'abbraccio delle sacre tenebre.. del resto.. il tempo non mi sarebbe mancato di certo...

Con un ghigno freddo e crudele radunai la mia roba e indossai il pesante mantello nero di Iris.. due ore dopo ero già in viaggio per una nuova terra.. dovevo ora più che mai mantenere fede alla tradizione della Masquerade.. nessuno doveva sapere della mia origine e natura.. e la nuova terra che mi avrebbe ospitato sarebbe stata una terra libera.. con sufficiente apertura mentale per ospitare stranieri.. per ospitare il culto di Atachel.. e così.. dopo un viaggio attraverso le tenebre che spesso mi ospitavano e la malvagità che ormai si era impossessata della mia anima.. giunsi finalmente a quella che sarebbe stata la mia nuova casa e l'inizio della mia vendetta... GRADARA ! ! !

Memorie di Rinaldo detto ManOscura

  
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