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Autore: bluemary    05/11/2013    3 recensioni
L'ascensore arriva. La porta si apre. E tutto comincia.
Seconda classificata al contest "I do what I want!" di vannagio.
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrian Veidt/Ozymandias, Edward Blake/Il Comico, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Penultimo capitolo, grazie a chi passa di qua per lasciare un commento o anche solo per leggere. Spero la storia vi piaccia^^




Notte

E poi sarei io, il nazista”. Blake scosse il sigaro, lasciando che la cenere svanisse nell'oscurità del mare sotto di loro.
Tu sei un sadico assassino, e lo sai. Uccidi per piacere. Godi a fare del male”.
Ed era questo ciò che li differenziava di più.
Lui rise, spargendo fumo e cenere e disprezzo tutto attorno alla sua figura.

Perché sono un uomo”.
Non tutti gli uomini desiderano la distruzione, Blake”.
Siamo tutti degli assassini, dei sadici e degli stupratori, è solo che non lo vogliamo ammettere. C'è chi ha sempre pensato che io fossi il cattivo, per questo. Che io fossi un mostro, solo perché rivelo alla gente quello che è davvero, dietro agli strati di ipocrisia e perbenismo che ci inculcano fin da mocciosi.” Portò il sigaro alle labbra e quando la punta si illuminò di un rosso rovente fu come se Adrian se la sentisse scorrere in una scia bruciante sulla pelle. “Ma la verità, Ozy, è che il mostro sotto il letto sei tu”.
L'odore improvviso del sangue dietro di sé – lo conosceva così bene, dopo gli anni di pattuglia – lo spinse a voltarsi.
Forme contorte, grondanti oscurità e orrori passati, si ritrovavano imprigionate contro l'albero maestro: un tronco di cadaveri che ancora si lamentavano e protendevano corpi grotteschi verso di lui. La catena arrugginita dell'ancora li teneva legati, ma le loro vane contorsioni facevano scricchiolare il legno al ritmo di quello che sembrava un enorme respiro pulsante dell'intera nave.
C'era Wally Weaver, uno scheletro con la pelle attorno alle ossa, di poco più magro di quando aveva esalato l'ultimo respiro. Poi c'era Janey Slater, i capelli che si strappavano a ciuffi e crollavano sul pavimento come grigia cenere. E Lysa, la mano mutilata tesa verso il suo volto, se per strapparglielo o se per una supplica non sapeva dire.
Era raccapricciante.
Il Comico rise, e il suono gli ferì le orecchie.

Hai visto, Ozy? Siamo tutti qui”.
Siete nel mio subconscio. Curioso, ma non capisco per quale ragione tu sia assieme a loro”.
Non aveva mai provato tristezza per l'omicidio del Comico. Era stato spiacevole dover uccidere una persona, in particolar modo quello che un tempo era stato un compagno. Ma Blake non era innocente. La sua scomparsa avrebbe migliorato il mondo, per quanto di poco, e non c'era spazio per persone come lui nel mondo che aveva intenzione di creare.

Non dovresti essere qui”, gli disse, ignorando il groviglio di legno, carne e sangue che si lamentava a pochi passi da lui.
Era difficile, perché il dolore di quella nave gli penetrava nelle ossa, ma la sua mente era ancora intatta.

Ma come! Ti stavo aspettando. Non potevo certo perdermi la caduta del grande Ozymandias”. L'oscurità scese su di loro, un cielo nero quanto il mare, tenebre assolute in cui spiccava come unica luce il sigaro acceso di Blake. Poi Blake sorrise, e allora furono i denti bianchissimi da predatore a stagliarsi nel buio. “Qui non sei nella tua torre, al riparo dalla verità con il tuo dannato sorriso da copertina, i soldi, l'aria innocente e le balle che rifili ai giornalisti. Qui tu sei un mostro che sa di essere tale”. Alla fine, anche il sigaro scomparve e rimase solo quel sorriso bianco privo di contorni. “E questo è fottutamente divertente”.

 

 

Lunedì 28 ottobre

“Margaret, vorrei farla trasferire in una struttura più idonea alle sue esigenze”.
La fronte le si aggrottò all'istante.
“Che sciocchezze! Il mio posto è qui, ho le mie foto, i miei vestiti e questa è la mia camera”.
“Ma si lamenta sempre del freddo e dei pasti. E ha già mandato via due infermiere”.
Gli occhi azzurri di Margaret si fecero vacui, persi nei frammenti di memorie che il suo cervello cercava invano di incastrare in un quadro completo.
“Due infermiere?”.
“Sarah e Becky”.
Ancora lei tenne lo sguardo fisso sul suo viso senza davvero vederlo. Poi s'illuminò, e il volto le ringiovanì di dieci anni.
“Sarah era davvero una ragazzina deliziosa. Mi sono sorpresa che mia cugina Darcy abbia potuto avere una figlia così a modo”. Si protese verso di lui con aria complice, gli occhi che quasi ammiccavano. “Sai”, mormorò, il tono di voce ridotto a un sussurro. “Darcy era proprio una scapestrata, fuggì il giorno del suo matrimonio e alla fine sposò il ragazzo che suo padre detestava”.
Adrian scosse la testa, esibendo un sorriso indulgente, mentre lei gli batteva giocosamente un pugno fragile sul braccio; attese di vederla di nuovo tranquilla e propensa ad ascoltare, prima di ritrarsi sulla sedia e tornare serio.
“Margaret, ho bisogno che mi ascolti. Domani ho già predisposto il suo trasferimento in California”.
Lei sgranò gli occhi.
“California? Ma... ma perché?”.
“Farà più caldo e sarà seguita da medici specializzati, in un centro apposito per le sue condizioni”.
Lei impallidì, e per un attimo sembrò una bambina spaventata invece di una donna sciupata e invecchiata precocemente per un destino infelice.
“Ma... Lysa cosa dice? Non potrà più venirmi a trovare se andrò così lontano”.
Le sue mani vagarono sullo scialle, prima di cominciare a contorcersi l'una con l'altra. Adrian le prese tra le sue prima che lei potesse ferirsi, e subito Margaret strinse le dita alle sue come se fossero l'unico appiglio a cui potesse affidarsi.
“Non si preoccupi, Lysa potrà lavorare in California vicino a lei”.
“E tu, Adrian? Verrai a trovarmi, vero?”.
Non ebbe alcuna esitazione nel sorriderle, senza lasciarle andare le mani.
“Certo”.

   
 
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