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Autore: LadyDreamer    20/04/2008    6 recensioni
Diciotto rimase pietrificata: com'era possibile? Le probabilità che quella fosse davvero lei erano praticamente nulle, e non la vedeva da così tanto tempo, eppure... c'era qualcosa, in quel sorriso, in quello sguardo, che la catturava. La ragazza si avvicinò al ripiano dove era appoggiata la fotografia, tese un braccio e la prese, portandosela vicino al volto per poterla esaminare meglio. Strinse gli occhi azzurri, osservando concentrata ogni singolo particolare di quel piccolo volto, quando un rumore la costrinse a voltarsi....
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Chichi, Crilin, Goku, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chappy 7


Chichi, mentre cercava di sfilare con aria disinvolta, inspirò profondamente: ormai era in un grosso pasticcio, e l'unico modo per uscirne il meno danneggiata possibile era quello di fare quella sfilata senza strafalcioni o altre gaffe.
La cosa, però, rischiava di risultare alquanto difficoltosa, considerati gli sguardi gelidi della Norima che si aggiungevano ai mille ostacoli che una ragazza (la quale inoltre non sa nulla di moda) deve affrontare alla sua prima passerella; tutti questi particolari, sommati tra di loro, caricarono la povera assistente di un'ansia tale da non farle notare subito la piega nel tappeto rosso sul quale lei camminava... un errore fatale.
“Aaaah!”
Chichi cadde a terra goffamente; in un attimo le furono attorno metà del pubblico, qualche modella e uno degli stilisti, che la aiutarono ad alzarsi.
“La mia caviglia! Credo di essermela rotta!”
In effetti, il piede della ragazza era in una posizione del tutto innaturale.
“Presto, portiamola all'ospedale!”
Marion, del tutto disinteressata alle condizioni fisiche della sua assistente, balzò sulla passerella e, dimenticata ogni regola che la sua posizione le imponeva, strillò:
“Juma! Questa è la goccia che fa traboccare il vaso! Sei licenziata!”
Un signore baffuto posò la mano sul braccio della donna in piena crisi isterica.
“Signorina! Suvvia, non mi sembra il momento di dire certe cose... non vede che questa ragazza deve andare immediatamente da un medico?”
“D-da un medico?” La carnagione della Norima si fece piuttosto pallida, nonostante gli strati di fondotinta che vi erano sopra. “Si è fatta male?”
“Nulla di grave, credo di avere una frattura scomposta alla caviglia.” Il sorriso di Chichi che accompagnava quelle parole, però, anziché rassicurare la direttrice le fece assumere un insano colorito verdognolo.
E se quella sfattona diabolica avesse usato quel malessere a suo favore? Se avesse citato in giudizio Marion, cercando di spillarle del denaro? Non poteva licenziarla, anzi, doveva cercare di convincerla a restarle fedele.
“Vi accompagno in ospedale!” Cinguettò la donna, tesa come una corda di violino. “Posso fare qualcosa per te, Chicuccia?”
La ragazza dai capelli scuri fece una smorfia.
“Per prima cosa, non mi chiamare Chicuccia; inoltre vorrei chiederti di chiamare il mio fidanzato Goku, sai, non vorrei che, tornando a casa e non vedendomi, si preoccupasse.”
“Subito!” Esclamò Marion, ignorando il tono dell' assistente e tirando fuori il cellulare di ultima generazione firmato Dolce&Gabbana.

Bulma osservava ad occhi sgranati quel ragazzo alto e dalla strana capigliatura che ingoiava cibo come se fosse stato a digiuno per sei mesi.
“Goku?” Disse. “Cerca di non affogarti con quelle patatine!”
Si sentiva come una madre che rimproverava il proprio figlio goloso.
“Fcoscha?” Domandò quello con l'aria più innocente di questo mondo, conquistandosi un'occhiata inceneritrice da parte dell'altezzoso Vegeta.
“Niente....” La ragazza sospirò, pensando che finchè c'era quel ragazzo, simpatico per carità, ma un po' sciocco in giro lei non avrebbe potuto attaccare bottone col “bel tenebroso”.
Il silenzio fu rotto da una vocetta che cantava: “Goooku! Ti stanno chiamando!”.
L'apprendista assistente sociale sorrise, indicando il proprio cellulare: “Vi piace? E' la mia nuova suoneria che chiama per nome!”
Il Prince si schiaffò una mano sul volto, mentre la Brief disse:
“Molto bella, ma non dovresti rispondere?”
“Oh si, giusto! Che sbadato!” Il ragazzo andò fuori al locale, lasciando Bulma e Vegeta soli, finalmente.
Liberi di parlare, o almeno così credeva lei.... sì, perchè il ragazzo di parlare non sembrava averne nessuna voglia.
“Così... ti chiami Vegeta, giusto?”
“Uh-uh.”
“Ah, ehm.... e.... è da tanto che lo conosci? Goku, intendo.”
Il Prince le lanciò un'occhiata che diceva: ti pare che io possa avere a che fare con uno come lui?
“Oh, naturalmente.” Ridacchiò nervosa la Brief, come se il suo interlocutore quelle parole le avesse dette davvero.
I seguenti venti secondi passarono con Bulma che girava la forchetta nell'insalata e il Prince che fissava distrattamente un punto oltre il bancone del locale.
Quel silenzio gravava sulla ragazza, la faceva sentire a disagio e totalmente fuori luogo. Avrebbe voluto andarsene, ma a trattenerla era lo sguardo magnetico di quel misterioso tipo.
Scosse la testa. Da quando in qua si faceva condizionare così da un ragazzo? Non poteva, non per un delinquente così, poi. Lei era Bulma Brief, diamine!
Goku interruppe quei pensieri rientrando dentro al Kinton e afferrando la borsa con un' espressione preoccupata.  
“Scusate tantissimo ma devo proprio andare... la mia fidanzata è in ospedale.”
“Oh mio Dio! Cosa le è successo?”
“Si è solo rotta una caviglia.” La voce del ragazzo era atona e il suo sorriso forzato.
“Veniamo con te!” Dichiarò Bulma infilandosi il cappotto.
“Non è necessario... e poi non credo che Vegeta sia d'accordo.”
Il Prince fece un cenno freddamente, facendo stupire la ragazza. Com'era possibile essere disinteressati fino a questo punto? Il Son era davvero in ansia, si vedeva, e quello che lui avrebbe dovuto fare, come minimo, era dargli appoggio e accompagnarlo dalla sua compagna. Invece Vegeta continuava imperterrito a masticare le ultime patatine, con lo sguardo assorto in chissà quali pensieri.
“Non posso lasciarlo qui, il signor Gelo si arrabbierebbe! Resta tu con lui, Bulma, per favore.”
Lei annuì, arresa, e guardò Goku correre via per poi accanirsi contro l'altro.
“Come puoi essere così insensibile? Non hai visto com'era preoccupato?”
“E' solo una caviglia rotta.”
La Brief sentì la rabbia montarle dentro. Si era sbagliata, quell'individuo non era affascinante... era uno stronzo!!
“Forse era solo una caviglia rotta, ma era pur sempre la sua fidanzata, maledizione!! Avresti dovuto accompagnarlo... che razza di amico sei???”
“Ascoltami bene, puttanella piena di soldi che non sei altro: io non ho amici, a maggior ragione quel Son non lo è per me. Tu non sai come stanno le cose, vieni qui dagli ambienti più alti della società, dove ti hanno ficcato in quella testolina l'idea che il mondo è tutto rose e fiori... bè, notizia dell'ultima ora: non lo è. Il mondo è un posto di merda, e tu non sei certo la più adatta per darmi lezioni di vita, quindi smettila di ronzare qui in giro e ritorna nella tua villa con la piscina a divertirti.”
Vegeta si alzò di scatto, sbattè qualche banconota sul bancone sudicio e uscì dal locale, rischiando di buttare giù la porta.

Diciotto si sedette su una panchina. Quel nome eccheggiava nella sua mente, ripetuto all'infinito, come una cantilena.
 Yamcha
 L'amante di Marion. In quei brevi istanti gli occhi neri di lui le avevano ricordato lo sguardo spavaldo di lei, Monique, la ragazza con la quale il suo fidanzato l'aveva tradita.
Calde lacrime caddero sulla stoffa scura dei suoi pantaloni, mentre le mani candide vi ci si aggrappavano nel tentativo di sostenerla, di fare in modo che non venisse sopraffatta dalle emozioni.
Diciotto si alzò, e battagliera si passò il braccio sul viso, asciugandosi gli occhi.
Quando era arrivata in America era impaurita, reduce dagli orrori che aveva vissuto in Polonia, sua madre patria. Aveva vissuto in un orfanotrofio nel quale aveva subito atroci sofferenze, quali la fame e le violenze di vario genere, quindi era comprensibile la sua mancanza di fiducia nel resto del genere umano. Poi li aveva conosciuti.
Lui e lei. Tom e Monique. Il suo fidanzato e la sua migliore amica.
Coloro che avevano fatto sì che la speranza tornasse a illuminare la vita di Diciotto come un bambino colorava coi pastelli il proprio disegno.
Si ricordò quanto si era sentita felice scoprendo che il mondo può essere anche un posto meraviglioso, quando incontri delle persone che ti vogliono bene.
 La ragazza aveva vissuto la sua favola fino a quella maledetta sera, quando vedendoli tutto il suo castello di felicità, amore e gioia era crollato miseramente; sentì di nuovo quella morsa allo stomaco  che aveva provato, e sentì ancora la voce dentro di lei che urlava “non è vero, non può essere vero”.
Aveva rischiato grosso. Era dovuta andare dallo psicologo per evitare di cadere in depressione, e per una volta il suo carattere forte e combattivo le fu d'aiuto. Riuscì a tirarsi fuori dall'oblio e dalla tristezza con le sue stesse mani, cercando un nuovo lavoro e mettendo definitivamente una barriera tra il suo cuore e le altre persone. Adesso Diciotto giocava da sola.
O almeno così credeva.... non sapeva perchè, ma la sorte di Crilin le stava particolarmente a cuore. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur d'impedire che anche lui provasse ciò che aveva provato lei, forse per la consapevolezza che il carattere del ragazzo non era resistente come il suo e che difficilmente un tipo così avrebbe potuto tirarsi fuori da quella situazione.
Diciotto capì che non si sarebbe data pace finchè Marion non fosse uscita definitivamente dalla vita del Kame.


FINISH! Scusate ma non faccio in tempo a ringraziare uno per uno i recensitori.... ^_^ su Crilin non sapevo che scrivere, e quindi l'ho lasciato da parte (povero ç_ç) ma tanto mi sono rifatta con c-18... stupiti d'aver conosciuto il suo passato? Sì? No? Fatemi sapere.
Lascio il prossimo capitolo nelle tue mani, Ju007.
Baci, LadyD

  
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