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Autore: kimi    06/11/2013    0 recensioni
"Inchinati alla morte, Harry".
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Più contesti
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Chi ci ama, in fondo,
non ci lascia mai veramente.
[Sirius Black]

 

 

“Inchinati alla morte, Harry”. 


Harry Potter aveva sentito per la prima volta queste parole alla prova finale del Torneo Tremaghi in un cimitero, costretto a duellare
con Lord Voldemort. Aveva sempre disprezzato la frase usata dal suo nemico, era come se volesse sbeffeggiarlo, come se gli stesse
suggerendo di salutare la Morte stessa e andarsene con Lei. Di abbracciarla e di soccombere dinnanzi all’immensità del Signore Oscuro.
Si era ribellato, Harry. Oh si, si era ribellato e aveva lottato negli anni successivi, fino a trionfare. No, Tom, Harry non si sarebbe mai
inchinato alla morte.

“Inchinati alla morte, Harry”.

Ci aveva pensato costantemente, nel corso degli anni. Forse, tra tutti i deliri usciti dalle labbra di Voldemort, quella era una frase giusta.
Harry aveva cominciato a pensarci dopo aver fatto visita al signor Lovegood e dopo aver, di conseguenza, conosciuto la storia dei fratelli
Peverell. Ignotus, suo antenato, lo aveva colpito: rappresentava appieno la frase che Voldemort gli disse tre anni prima.

“Inchinati alla morte, Harry”.

E fu così, che durante la sua vita, Harry raccontò più volte ai propri figli e ai propri nipoti ciò che accadde nei suoi anni ad Hogwarts:
non voleva sostituirsi all’insegnante di Storia della Magia, ma cercava di infondere nella sua discendenza la consapevolezza a cui lui
stesso era arrivato solo nell’atto finale della Battaglia.

“Inchinati alla morte, Harry”.

“Ma papà come faremo noi senza di te? Accetta i consigli di zia Hermione, curati, potresti vivere con noi per molti altri anni!” un James
adulto lo supplicò, con Albus e Lily al suo fianco al capezzale del padre.
“Figli miei è ora che io vada e raggiunga vostra madre: è troppo tempo che siamo separati, sapete bene come si arrabbierà per averla
lasciata sola a lungo – Harry sorrise, sdrammatizzando con scarsi risultati – Suvvia Lily, non piangere.. “
Lily singhiozzò più forte stringendo convulsamente la mano del padre. Se Harry provò dolore per la poderosa stretta di sua figlia, non lo
mostrò. “La tua morte fa paura, papà..” Albus strinse la spalla della sorella e abbassò lo sguardo. Harry li guardò intensamente e provò
una forte compassione per quei due uomini e per quella donna che aveva davanti: erano adulti, erano forti, ma la sua malattia li aveva
mostrati in tutta la loro fragilità.
“Prendetevi cura l’uno dell’altro, intesi? James lascio a te il testimone: sostieni Albus, proteggi Lily. E voi due – guardò intensamente i
due figli minori – sorvegliatelo: vostro fratello a volte perde la calma e se non c’è Ivy a frenarlo, voi siete la sua unica e ultima speranza.
– Harry sospirò, guardò oltre i volti dei suoi figli, verso il cielo – Sapete, nella mia vita ho avuto tante volte paura di morire. Ne ho avuta
talmente tanta che ho sempre temuto la Morte, l’ho sempre considerata come una presenza maligna. Ma la Morte è solo un traguardo,
non una fine. Non tornerò come fantasma, lo sapete meglio di me, inizierò un nuovo cammino e vi proteggerò, dovunque io sia. Una frase
babbana dice – e no, non me l’ha suggerita zia Hermione – che chi vive nel cuore di chi resta in vita, non è morire per davvero. Le persone
muoiono solo se dimenticate. Vivete, figli miei, godetevi la vita più che potete e amate chi vi sta intorno perché l’amore è il dono più grande
a questo mondo”.


“Inchinati alla morte, Harry”.

Harry era entrato in dormiveglia già da un po’, subito dopo che James, Albus e Lily se n’erano andati, per l’esattezza. Sentiva che sarebbe
finito tutto quella notte, e infatti.. Una sagoma alta, ossuta, vestita di nero lo osservava ai piedi del letto.
“Sei venuta a prendermi”. Non era una domanda, quella di Harry, era più una semplice costatazione.
“Dubitavi, forse?” a dispetto dell’apparenza, la voce della Morte si rivelò essere dolce e carezzevole come quella di una donna.
“No, sapevo che prima o poi sarebbe successo”. Harry si alzò, o meglio, il suo spirito lo fece mentre il suo corpo cominciava ad arrestare le
prime attività.
La Morte sfilò il cappuccio, rivelando una bellissima donna con lunghi capelli ricci e biondi, occhi rossi e un incarnato pallido. "Mi ricordi un
tuo antenato, sai? Ignotus, l’ultimo dei fratelli Peverell. Un uomo astuto e umile, non ricercò la vita eterna come quegli sciocchi dei suoi
fratelli, ma solo un modo per nascondersi il tempo necessario per vivere. Situazione frustrante per me, non riuscire a trovarlo, ma alla fine,
come tutti, si consegnò a me: si inchinò alla Morte” – La donna sorrise e tese una mano verso Harry. – “Andiamo, Harry Potter, tua moglie
ti aspetta e ti assicuro che per quanto sia fiera di come hai sostenuto i vostri figli, è tremendamente arrabbiata per questa lunga attesa”.
Harry si girò verso il suo corpo mentre allungava la mano verso la Morte. Sarebbe stato un duro colpo per James, Albus e Lily, ma ogni cosa
ha una fine e la sua era arrivata.

“Non abbiate mai paura, figli miei, ma soprattutto: inchinatevi alla Morte come ad un’amica”.

 

 


NdA

E’ una tematica forte, che sento particolarmente per motivi familiari. Leggendo la frase pronunciata da Lord Voldemort, ho sempre pensato
che volesse piegare Harry ad una morte veloce, indolore, da vigliacco. A sostenere questa mia tesi è la reazione che Harry stesso ha: non
si sarebbe mai arreso, se doveva morire lo avrebbe fatto da eroe, combattendo come suo padre. Con il passare degli anni, soprattutto quando
pronuncia la frase “Sono pronto a morire”, credo che abbia capito il vero senso della frase pronunciata da Voldemort anni prima, anche se egli
stesso l’aveva detta con il tentativo di sbeffeggiarlo, impaurirlo e deriderlo mentre tentava di ucciderlo. Inchinarsi alla morte non vedendola più
come una nemica, ma come un punto di arrivo inevitabile della vita. Questo è il senso che ho voluto dare a questa frase. Ah, “vivere nel cuore
di chi resta, non è morire” è la frase che ho deciso di incidere sul marmo quando morì mia nonna: le persone non ci lasciano mai veramente, vivono
nel nostro cuore e finché restano lì non moriranno mai davvero. Il loro spirito, e di questo son fermamente convinta, resterà sempre con noi.
 

 


   
 
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