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Autore: FallenAngel1990    06/11/2013    1 recensioni
Un anno dopo i fatti di New York, Asagard è in guerra e Thor, ormai prossimo re, cerca di difenderla. Loki è ancora prigioniero, ma il fato muterà il suo destino e quello di una bellissima bambina...
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg, Triangolo
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- CAPITOLO 9 -

Sentiva il pianto di Leda riecheggiare nel corridoio del palazzo.

“Loki...” lo chiamò Thor fermandosi a guardarlo.

“Vai avanti, muoviti, prima che toni da lei...”

Pochi minuti dopo si trovarono fuori dal palazzo. Tutte le vie erano sorvegliate, i soldati in armatura schierati per la lucente Asgard.

Odino, il padre degli dei, in alta uniforme, impartiva ordini alla sua squadra di soldati scelti.

“Thor...” chiamò il re avendo scorto il figlio con la coda dell'unico occhio sano.

Si voltò trovandoselo di fronte e Loki che lo seguiva a poca distanza.

“Loki...” disse stupito.

Il moro inchinò il capo.

“Sorpreso "padre" pensavo che vostro figlio vi avesse avvertito...”

“Se lo fai per irritarmi non è questo il momento "figlio mio"...” disse sussurrando le ultime parole.

"Loki...lascia perdere..." disse Thor mettendosi di fronte al fratellastro.

"Solo per questa volta..." ribattè Loki.

“Cosa senti?” disse il biondo notando l'espressione del dio degli inganni.

“Usano la magia, stanno arrivando...”

“Quanti sono?”

“Non molti, ma sono potenti...”

“Heimdall!!!” urlò Thor “Di ai soldati di tenersi pronti...”

“Hanno cambiato i loro piani...” sussurrò Loki con una mano alla tempia.

“Come? Come fai a saperlo???” chiesi Thor frastornato.

“Non lo so!!! E' una magia a me sconosciuta. Non attaccheranno il Bifrost...”

“Perchè?”

“Non lo so! Io sento solo la loro energia, non posso vederli!”

“Padre degi Dei!!!” urlò Heimdall “A ovest, oltre le cascate dorate!!!”

“No!” sussurrò Loki sgranando gli occhi.

“Cosa? Loki?” disse Thor inseguendo il fratello che aveva iniziato a correre verso il punto indicato dal guardiano.

“Ho capito il loro piano, seguimi...”

“Loki!! Aspetta!!!”

“Non c'è tempo! Vogliono forzare le difese segrete di Asgard!”

“Lo...” si immobilizzò Thor arrivando alle spalle del giovane.

“Seguimi, il tuo esercito non servirà a nulla in questa situazione...”

“Gradirei qualche spiegazione.”

“Shhhh...”

Le cascate d'oro si stagliavano all'orizzonte di fronte a loro.

Il Bosco che circondava le immense colline era fitto e buio, Loki amava quel posto dove si sentiva sempre in pace con se stesso, nessuno era mai andato a cercarlo li.

“Ti sei mai chiesto come i giganti di ghiaccio abbiano fatto entrare?”

“Sei stato tu...”

“Mi dispiace deluderti, ma non sono stato io...anche se mi sono presto il merito, questo te lo concedo.”

“Allora...”

“Poco importa, Thor. Il problema è che altri abbiano scoperto gli ingressi segreti che circondano Asgard!” disse continuando a scendere verso la valle.

“Tu...”

“Se li conosco? Si, alcuni. Diverso tempo fa ero riuscito a mettere le mani su alcuni documenti di Padre, credimi Thor solo un esperto di arti magiche poteva aprire il sigillo di quei documenti. Ovviamente tutto è vano se non si trovano i documenti...”

“Madre?”

“No!” Loki schioccò un'occhiata colma d'ira al dio. “Non è stata lei. Non la devi neanche nominare in tutto questo...”

Loki respirò cercando di mantenere la calma.

“Ogni volta che il documento viene aperto un simbolo, incancellabile, compare ai piedi della firma...”

“Ma...”

“Si, Thor. Qualcuno passa informazioni ai nostri nemici, come se questo fosse una novità.”

“Quindi padre sa che tu conosci ogni via d'accesso e uscita per Asgard...” constatò Thor.

“Perspicace. Qualcosa li dentro allora funziona. Si, lo sa da anni ormai, ero poco più che un ragazzino quando li ho trovati...”

“Non me ne hai mai parlato!”

“Lo avresti detto anche al primo pentapalmo che avessi incontrato per strada e sinceramente non mi esaltava così tanto l'idea di venire punito da Odino una seconda volta...”

Giunsero di fretta in fondo alla valle.

“Ora non mi seguire, aspettami qui...”

“Loki è un suicidio procedere senza guardie ne protezione...”

“Thor, se non vuoi scoprire sulla tua stessa pelle per quale motivo i tuoi soldati muoiono senza neanche combattere, rimani qui...” disse il minore voltandosi.

“Fermo!” urlò Thor prendendolo per un braccio “Non ti lascerò andare da solo...”

“Non posso permettermi che ti succeda qualcosa, figlio di Odino, e non ho abbastanza magia per difendere tutti e due. Tra poco Asgard sarà invasa e se non bloccheremo questo passaggio potremmo non arrivare al tramonto. Lasciami Thor!”

“Cosa vuoi fare? Sei impazzito?”

“Lo vedrai...”

 

**

 

Le cascate si stagliavano alte e imponenti di fronte ai suoi occhi, il sole, che le colpiva di lato, conferiva all'acqua quel colore dorato da cui prendevano il nome.

Quello che i cittadini di Asgard non sapevano era che, nella profondità di quell'acqua così preziosa e candida alla vista, si nascondeva uno dei più terribili misteri del regno: la via d'accesso e d'uscita per i nove regni, una via impervia e pericolosa, ma accessibile a chiunque, anche al peggior nemico.

“Loki!!!”

Il moro non lo ascoltò e continuò a procedere, Thor lo raggiunse e lo arpionò di nuovo per il braccio.

Loki si voltò e lo fissò per alcuni secondi prima di rispondergli.

“Thor, non rendere le cose ancora più complicate di quelle che sono, lasciami andare, non credo che tu tenga molto alla vita di un traditore...”

“Di un traditore no, ma del padre di mia figlia si...”

Loki si liberò dalla presa con uno strattone.

“Prenditi cura di lei se non dovessi tornare...” lo avrebbe fatto, ne era certo.

“Loki...” sussurrò lasciandolo andare.

 

**

 

Scese nel profondo della gola dove lo scrosciare dell'acqua si faceva così assordante da essere quasi fastidioso.

Raggirò l'acqua, alzò una mano e con la magia si creò un varco attraverso essa.

Il portale si ergeva poco lontano, nell'antro della grotta. Il fluido color grigiastro che si contorceva nel cerchio di luce.

Loki trattenne il fiato, aveva paura. Anche il più gelido dei cuori può provare paura.

Sua madre aveva ragione, non era pronto, la sua magia era ancora debole. Ma era troppo superbo per ammetterlo, troppo per confessare la sua debolezza.

I mesi rinchiuso in quella cella, la gravidanza e il parto l'avevano indebolito più di quando lui stesso ammetteva. Senza contare i primi tempi della sua reclusione quando veniva torturato per delle informazioni che non aveva.

Ma anche lui, se si fosse trovato nella posizione dei suoi carcerieri, probabilmente avrebbe agito in quel modo.

Alzò il volto, fissò minaccioso il varco che ogni secondo mutava forma, sperò di aver compreso i piani di quei maledetti.

Si posizionò di fronte al portale, alzò le mani e reclinò la testa, aveva un solo obiettivo:farcela. Bloccare gli invasori, far finire quei bastardi nell'antro più remoto e oscuro dell'universo; no, per loro la morte era troppo poco, aveva provato sulla sua pelle la prigionia per ben due volte e sapeva di cosa stava parlando.

La magia, verde e luminosa, scaturì dalle sue mani, prima flebile poi sempre più vivace e forte. Digrignò i denti, chiuse gli occhi, sentiva i nervi delle braccia irrigidirsi come catene di ferro. Un dolore sordo gli invase la testa.

Forse era troppo tardi, qualcuno era quasi riuscito a forzare il portale dall'esterno. Stavano entrando ad Asgard.

   
 
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