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Autore: Fflang    06/11/2013    1 recensioni
Quando una persona scompare inizia una disperata corsa contro il tempo, contro qualcuno di cui nessuno conosce il volto o il nome, contro qualcuno che forse non troverai mai.
Il tempo passa, le speranze di ritrovare la persona amata diventano sempre meno e si inizia a pensare al peggio.
Le persone che scompaiono si vedono portare via dalla propria vita senza poter fare niente, senza poter dire ''no, riportami a casa, voglio andare a casa''. E magari lo urlano, scalciano e si oppongono alle mani che le trascinano via. Ma sono forti e alla fine vincono. Vincono sempre. Hanno sempre vinto.
Le persone che rimangono a casa pregano, piangono e fanno di tutto per trovarli. Pensano a tutto fuorché al fatto di non rivederli più. La famiglia, gli amici, i vicini di casa… tutti uniti per qualcosa probabilmente inutile.
Se sparisci non puoi, non devi sperare di essere ritrovato, perché se vieni trovato non sei sicuro in quali condizioni succederà. Certe volte è meglio che non si sappia più niente, che il tempo passi senza nessuna traccia, che nessun corpo venga trovato. Puoi sempre illuderti che chi si è perso sta bene, che è felice dove si trova.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1

5 Settembre 2007

Avevo compiuto quindici anni quell'inverno, a Gennaio. L'anno scolastico era stato un disastro, continuavo a stare male, ma per fortuna ero riuscita ad essere promossa. Ogni anno, nella mia città, davano una festa in tutto il paese: giostre e bancarelle. Io e la mia migliore amica ci andavamo sempre; e anche quell'anno ci demmo appuntamento sotto casa mia. Ero pronta, un paio di jeans e una canottiera comoda per poter salire sulle macchine giranti. Melissa passo a prendermi alle 21.30, sotto casa, con sua cugina. 

Appena sentii il campanello salutai i miei genitori e corsi al cancello dove mi aspettavano le ragazze. Sorrisi andandogli incontro. 

-Kali hai un elastico per i capelli, vero?- mi chiese prendendo le mie mani tra le sue, pregandomi. Risi e annuii passandoglielo. Si dimenticava TUTTO. Chissà se si è dimenticata anche di me.

Le giostre erano vicino a casa mia, un centinaio di metri a piedi e ci ritrovammo in mezzo a famiglie, bambini e ragazzi della nostra età che passeggiavano divertendosi in mezzo ai tanti colori delle attrazioni. 

-Dici che lui è qui?- domandai preoccupata alla mia migliore amica. '

'Lui'' era il mio ex ragazzo, che amavo ancora. Lo avevo lasciato io un'anno prima. Non sapevo perché, lo amavo, ne sono sicura. Il problema è che mi sentivo strana, non riuscivo a stare bene con me stessa e di conseguenza con lui. Siamo tornati a parlarci l'inverno scorso ma poi abbiamo avuto delle divergenze di opinione (come dice Mel) e ora parliamo ogni tanto per SMS come se non fosse successo nulla. Lui sta con un'altra e sono felice per lui. E sono una bugiarda.

-Non me ne frega, e se solo si azzarda a rivolgerti la parola lo ammazzo di botte.- dice lei fulminando una bambina che le è andata addosso. Ridacchio, mi vuole bene. Tifava per noi, ma poi, dopo quello che ha detto, ha iniziato ad avercela con lui più di me.

-Oh ecco Emma…- dice indicando una nostra compagna di classe. Io mi guardo intorno e il mio sguardo si posa su un ragazzo poco lontano da noi che rida con una ragazza e l'abbraccia. Merda! Sbianco e Melissa mi guarda confusa fino a quando non segue il mio sguardo e la sua espressione diventa incazzata. 

-Io gli do fuoco.- dice agguantando l'accendino. La placco appena in tempo.

-Mel, no! Se ti fai vedere, vede anche me, e non voglio vederlo più di così.- dico facendole gli occhi dolci. Vorrei vederlo più di qualsiasi cosa al mondo, ma so che se mi parlasse scoppierei a piangere come una scema, lui capirebbe tutto un'altra volta e non avrei più scuse. 

-Eh va bene, andiamo a fare ''il Tappeto volante'' così ti distrai da quello stronzo deficiente.- dice incamminandosi, tirandomi per il polso. Rido e la seguiamo. 

Dopo essere scese andiamo a fare un giro per il piazzale per guardare chi c'è. 

Mentre stiamo camminando un uomo mi viene addosso, quasi cado, lui mi guarda e mi sorride. Non un sorriso gentile o di scuse, un sorriso cattivo e minaccioso. Il mio corpo mi dice di correre e scappare, i miei occhi mi dicono che lo conosco. 

Non riesco a muovermi, tutto intorno a me lo fa ma io no. Non vedo l'uomo andare via, non vedo nulla. 

Anzi, qualcosa vedo….

 

*Una stanza bianca, le pareti morbide e una piccola finestra da cui entra pochissima luce. Sono piccola e i miei capelli sono lunghi fino al sedere. Porto solo delle mutandine bianche e una maglietta dello stesso colore.

Sono seduta in un angolo della camera quando la porta si apre emettendo uno strano rumore. Un uomo, vestito di bianco, entra e mi sorride. So che non devo fidarmi. Mi ha fatto del male ma non posso scappare. Si inginocchia davanti a me e mi prende in braccio senza fare il minimo sforzo, sono molto magra. Usciamo dalla stanza. Ed è tutto bianco. Sento delle grida, ci sono altri bambini, e sono terrorizzata. C'è del fumo, e tanto caldo. Nessuno fa nulla e il dottore ride, ed io piango, piango e urlo. Urlo fino a quando tutto diventa nero.*

 

Quando mi rendo conto di non essere in quel posto sono già scossa dai singhiozzi e Melissa mi guarda preoccupata cercando di capire che cosa sia successo.

-Kali, che succede? Perché piangi?- mi domanda scuotendomi leggermente. Nego con la testa come se lei potesse capire come sto, sono nel panico più totale. So che quello che ho visto è successo davvero, me lo ricordo adesso. Quell'uomo è il dottore. Cosa fa qui? E se…

La paura si impossessa di me, inizio a guardarmi intorno cercando di vederlo ma c'è troppa gente. Ho paura. 

-Kali, rispondimi. Mi stai spaventando.- urla cercando di sovrastare la musica ma non riesco a parlare sto piangendo troppo. Non so cosa fare, aiuto. Aiutatemi.

-Ok, sei troppo agitata. Ora ti siedi.- dice afferrando la mia mano e guidandomi verso una panchina di legno dove mi fa sedere. 

Il mio telefono squilla. Chi è? Melissa risponde al messaggio guardandomi preoccupati. Non ho la forza di chiederle chi è.

Pochi attimi dopo sento qualcuno alla mia sinistra che mi chiama. 

Eccolo.

-Kali?- dice la sua voce, mi volto e lo vedo osservarmi preoccupato. Non so dove trovo la forza di alzarmi ma dopo pochi secondi sono tra le sue braccia che mi stringono e lì mi sento al sicuro.

-Quell'uomo,lo conosco, mi ha fatto del male. Ero una bambina. Lui mi prendeva e mi portava via. E faceva male. Bruciava. E gridavo e piangevo e non capivo perché nessuno sentiva. Mi dispiace Ty. Mi dispiace.- singhiozzo sulla sua spalla e non so se lui mi capisce ma sento le sue braccia stringermi forte come se potesse farmi dimenticare tutto. Dopo pochi minuti lo sento staccarmi da lui e prendermi il volto tra le mani, i nostri nasi si sfiorano e i suoi occhi verdi sono immersi nei miei, preoccupazione e paura.

-Chi è quell'uomo?- mi domanda serio. Singhiozzo.

-Era qui. L'ho visto, mi ha sorriso.- gli dico chiudendo gli occhi cercando di scacciare l'immagine di quel mostro dalla mia testa, inutile. Vedo il suo volto diventare livido di rabbia.

-Merda.- dice e mi abbraccia ancora più stretto, poi si stacca da me incrociando le dita della mano alle mie. Guarda Melissa.

-Deve andare a casa. Subito.- dice. No. Non voglio andare a casa. Scuoto la testa tirando la sua maglietta. 

-Non voglio andare a casa.- gli dico seria. Lui mi guarda confuso ma poi annuisce.

-Deve dormire da me oggi.- dice Melissa guardandomi preoccupata, non capisce. 

-C'è qualcuno che può venire a prendervi qui?- domanda stringendomi a lui. Melissa nega.

-Siamo da sole, i miei sono via.- spiega confusa.

-Non dovete stare da sole.- dice tirando fuori il cellulare dalla tasca e iniziando a scrivere.

-Puoi andare a dormire da tua cugina?- le chiede e lei annuisce. 

-Tu stai da me.- dice guardandomi serio e baciandomi la fronte. Annuisco, sta facendo tutto lui e io non saprei come ribattere. 

-Mi spieghi cosa sta succedendo??- esclama Mel innervosita e io sobbalzo. Lui la guarda male. 

-Qualcuno vuole farle del male e non è sicuro stare da sole.- dice poi iniziando a camminare verso la strada, lo seguiamo. 

-Fatevi venire a prendere, io la porto a casa.- dice alzando una mano facendosi vedere da una macchina nera che si ferma davanti a noi. Apre lo sportello e mi fa salire senza dire una parola poi inizia a parlare con l'uomo davanti, suo padre. Melissa mi fa il gesto di chiamarla e io annuisco appoggiando la testa contro il finestrino. Chiudo gli occhi. 

 

Non so quanto ho dormito ma quando apro gli occhi è ancora buio e sono in braccio a qualcuno, è un uomo. Spalanco gli occhi preoccupata.

-Tranquilla, sono il padre di Tyler.- mi dice entrando in casa, mi siede sul divano e dopo avermi sorriso scompare alle mie spalle. Sospiro. Qualcosa di morbido si poggia sulle mie spalle, è una coperta.

-Lo troveremo, piccola. Promesso.- mi dice Lui stringendomi a se.

-Non sapete neanche il suo nome.- dico e una lacrima scende sulla mia guancia ancora umida. Lui mi stringe.

-Troveremo il modo.- dice serio. Annuisco chiudendo gli occhi e aspirando il suo profumo.

-Ti..ricordi qualcosa?- mi domanda. E' importante, lo so bene. Ma ho solo dei flash, un tesserino sul taschino. Mi irrigidisco e lo guardo.

-Volkov.- dico e lui annuisce Stranito. Non è un nome italiano. Ma non lo sono nemmeno io.

-Lo dirò a mio padre, ora devi riposare.- mi dice alzandosi e aiutandomi. Mi porta in camera sua e mi siede sul letto per poi accarezzarmi la testa dolcemente. Perchè fa così? Gli faccio pena, ecco perchè. E' sempre stato così.

-Ti presto una tuta e una mia maglietta, ok?- mi chiede e io annuisco soltanto, metterei anche un sacco della spazzatura, sono stanchissima. Mi passa i vestiti e poi esce dalla stanza per darmi il tempo per cambiarmi. 

Mi infilo quello che mi ha dato. Chiudo gli occhi; ogni cosa sta cambiando e non riesco a starci dietro. 
Non riesco a smettere di pensare alle voci di quei bambini, alle mie urla di quel giorno, al buio che tutte le notte mi inghottiva senza che potessi fare nulla.

-Entra.- lo chiamo e lui torna da me. Si mette davanti a me, mi accarezza la guancia e mi bacia la fronte. Amore mio..

-Dormo nell'altra stanza, se vuoi qualcosa chiamami e vengo subito.- mi dice sorridendomi dolce. No, non voglio che vada via. Non voglio stare solo con me stessa.

-Resta con me, per favore.- gli dico cercando di non piangere. E' combattuto ma poi cede e si alza annuendo senza spostarsi,rimane solo davanti a me a guardarmi.

-Grazie.- gli dico con il capo basso. 

-Te lo devo, Kali, te lo devo.- mi dice triste. Che sta dicendo? Non glielo chiedo resto zitta, come sempre.

Va dall'altra parte del letto e scosta le coperta mettendosi sotto poi batte il palmo aperto facendomi segno di raggiungerlo. 

Ci accoccoliamo stretti l'uno all'altra senza dire una parola. 

Ha iniziato a parlare di un film che ha visto, per farmi distrarre. Mi sono addormentata un'ora dopo. 

Ho ricordato tutto, ogni cosa che ho fatto, che mi hanno fatto. Ho sognato Loro e ora so. So che avrei voluto essere morta piuttosto che in quel posto.

   
 
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