Erano passate la bellezza di 52 ore dall’ultima e prima volta che le sue labbra avevano sfiorato quelle di Isabelle. Tutto questo la stava facendo impazzire, non faceva altro che pensare e ripensare a quel momento, al suo volto, ai suoi occhi, tutto di lei la faceva impazzire, e la consapevolezza che aveva ormai rovinato l’unica possibilità che aveva per essere felice con la ragazza che amava. L’amava si ormai se ne era resa conto, e questa consapevolezza faceva altrettanto male. Ne era innamorata dalla prima volta che l’aveva vista, quattro anni prima, ci aveva messo quattro anni per rendersene conto, e rendersi conto che la figura senza volto dai capelli biondi che sognava di baciare da sempre era Isabelle. E ancora prima che se ne rendesse conto lo aveva fatto, l’aveva baciata. Il suo cuore e il suo istinto non avevano saputo resistere e senza che la sua mente sapesse cosa stesse accadendo era accaduto. Ma la paura aveva preso il sopravvento, ed era tornata la stronza serpeverde che era con tutti, le aveva detto che era stato un esperimento. Era certa di averle distrutto il cuore con quelle parole, e tutto questo aveva distrutto anche il suo. Per questo se ne stava nel bel mezzo della notte, con indosso nient’altro che una vecchia maglietta a maniche corte del padre, troppo leggera per la temperatura che faceva, seduta per terra sul terrazzo della torre di astronomia con una o due, o forse pure più di due, non lo sapeva aveva perso il conto, di alcool vicino a lei. Bevve ancora, come se ce ne fosse bisogno visto che era già ubriaca. Beveva, tremava, e piangeva. Beveva per dimenticare, ma il bere non faceva altro che portare a galla sempre più i sensi di colpa. Si alzò in piedi traballante, l’equilibrio e la lucidità l’avevano abbandonata ormai da tempo, e con una bottiglia in mano, si avvicinò a lentamente, per evitare di cadere a terra, tentativo vano perché si dovette rialzare parecchie volte, alla bordo della torre. Tutto quello che accadde successivamente è solamente un ricordo sfocato. Senza nemmeno accorgersene si ritrovò in piedi sulla balaustra, la bottiglia che aveva in mano era sul pavimento della torre, e poi accadde. I suoi piedi si staccarono dal loro appoggio e cadde. Sotto di lei vi era il cortile del castello, a svariati metri di distanza, l’aria fredda della notte le colpiva il volto congelandole le lacrime che scendevano copiose. Nella sua mente vi era il vuoto totale se non fosse stato per l’immagine delle loro labbra che si sfioravano. Ormai era convinta che quella sarebbe stata la sua fine, chiuse gli occhi, mancavano pochi metri da terra, stava aspettando l’impatto. “isabelle” mormorò mentre ancora si trovava per aria, stava ancora aspettando l’impatto che avrebbe messo fine alle sue sofferenze. Ma l’impatto avvenne dopo troppo tempo rispetto al normale, la sua caduta era rallentata, qualcuno l’aveva salvata. Sbatte finalmente a terra, era arrivato il tanto atteso impatto, e tutto divenne nero intorno a lei, non vedeva più nulla, non pensava, non respirava. Forse alla fin fine era morta veramente. 

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Esm's Corner
Se ve lo state chiedendo: si sono una shippicida (ship + omicida, distruttrice di ship) e sono una maledette str**** con i miei pg. Se esistesse il telefono azzurro per i pg i miei lo avrebbero già chiamato più e più volte.