Capitolo 4
Il Distruttore dei sogni
“
Atterriamo sulla radura ” gridò una delle figure, per superare l’ostacolo
rappresentato dalle correnti di aria gelida.
“ Sì, ” rispose
il suo compagno di viaggio, “ è meglio. ”
Le due averle descrissero
ampi cerchi nell’aria temporalesca, scendendo sempre più di quota. Imposero ai
loro passeggeri una serie di scossoni, quando con le zampe cominciarono a
saggiare le asperità del terreno.
Grianne Ohmsford era tornata a
casa.
Non si era allontanata che
per pochi giorni, in realtà.
Appena dopo il suo arrivo a Paranor insieme ad Ahren Elessedil, era ripartita
alla volta della costa con Kermadec.
Prendere gli accordi per la
costruzione della nave volante era stato relativamente facile. Meno semplice si
sarebbe rivelato il progetto di tenerla nascosta alla Federazione. Era stato
necessario affidarsi ai costruttori di March Brume,
percorrere le vie scelte da Walker, quando era ancora
sua nemica.
Grianne aveva cercato il migliore tra i genieri più discreti
di tutte le Quattro Terre…ma non si illudeva che Sen Dunsidan potesse rimanerne all’oscuro ancora per molto.
Aveva informatori ovunque. Era solo questione di tempo, e avrebbe
saputo. E visto che Grianne
non aveva pensato alla Galaphile
come ad un gigante di legno, vele e cristalli di Parse da commissionare per poi
tenere in un forziere, le loro navi si sarebbero presto divise i cieli. Non era
un pensiero piacevole, quando si aveva a che fare con una viscida serpe come Dunsidan.
Durante le ore della
contrattazione, Kermadec era rimasto in disparte,
apparentemente indifferente ai discorsi tra Grianne e
i nani costruttori. Lei lo aveva tenuto costantemente informato degli accordi
che prendevano corpo. E non lo aveva fatto solo perché
il troll potesse gestire il progetto, nel caso in cui
lei fosse morta. Certo, aveva pensato anche a questa possibilità: la
Federazione ti spingeva a calcolare ogni eventualità, ma nella sua mente questi
calcoli non avevano più il sopravvento…
A volte le sembrava di
sentirsi schernire dalla voce del suo antico maestro e padrone, il Morgawr. Proprio la notte scorsa - ricordò ora, mentre
atterravano su un’erba fresca e soffice – le aveva parlato
con lo stesso disprezzo sputato nelle rovine di Castle
Rock.
“ Quanto tempo credi che
passerà, prima che il tuo passato cominci a distruggere i tuoi sogni? ”
Grianne mise piede a
terra, il corpo percorso da quei lunghi brividi che la voce del Morgawr le aveva sempre portato,
anche se lei aveva imparato a nasconderli. Come Strega di Ilse, aveva imparato a nascondere gran parte di se stessa.
Era un processo divenuto ormai così automatico, che non faticava a capire
quanto dovesse apparire ermetica e gelida agli occhi di Ahren Elessedil, o di elfi ancora
più giovani e trasparenti di lui.
Cosa vedevano in lei gli studenti, i futuri Druidi? Cosa pensavano veramente di lei Kermadec
e Tagwen?
Tentò di dissipare il potere
di quegli interrogativi, assolutamente inutili, o forse addirittura pericolosi.
Per molte delle sue scelte ‘discutibili’, Grianne sapeva che
avrebbe perso gran parte delle sue fragili alleanze. In poche parole, le sue
scelte facevano il gioco dei suoi nemici.
Ma non era mai stata così certa di una propria
decisione, come per quella di chiedere ai Troll delle
Rocce di assumersi il ruolo di Corpo di Guardia del suo ordine. I troll avevano combattuto per secoli le altre razze, e da esse avevano vissuto isolati, spesso come nemici di tutti.
In questo, la storia doveva
cambiare.
I troll
meritavano la sua stima, e Kermadec in particolare
era molto più di un’abile ed esperta guardia, alla quale affidare la sicurezza
propria e degli altri Druidi, anche di quelli che mal ne tolleravano la
presenza a Paranor. Kermadec
stava soprattutto diventando uno dei pochi amici che le restavano: amici il cui
numero si contava sulla punta delle dita.
Scesa definitivamente dal
dorso di Cacciatore, Grianne alzò lo sguardo al cielo
plumbeo.
Pioveva da giorni, ormai. Le
guglie della Fortezza, che potevano ancora vedersi solo in lontananza, fendevano
un grigio soffitto di nubi. Non le piaceva l’idea di fare atterrare Cacciatore
proprio sotto le mura, sia perché detestava fare entrate trionfali, sia perché
l’averla aveva il diritto di riposare in un luogo ben più tranquillo, lontano
da occhi che l’avrebbero sempre guardata con paura e sospetto.
“ Sembra quasi che siamo
stati noi a portare questi temporali ” mormorò, mentre liberava Cacciatore dal
peso del suo bagaglio.
Kermadec sorrise. “ Sicuramente ci sarà qualcuno che lo dirà,
quando rientrerai a Paranor. ”
Compresero già dai primi
passi, che li portarono nel grande cortile interno
alle mura, che quel qualcuno aveva fatto molto di più, che ironizzare sul
maltempo e sulla loro capacità di esserselo portato dietro dalla costa.
I due studenti che incontrarono
per primi salutarono Grianne e il capitano con
cordialità, ma da lontano l’Ard Rhys
vide avvicinarsi Traunt Rowan,
uno degli ultimi arrivati, e la sua espressione non era affatto amichevole.
Facendo mente locale, Grianne ricordò di aver cancellato – con la partenza di due
giorni prima –una sua esercitazione che avrebbe dovuto seguire personalmente.
La stessa sorte era toccata ad una prova di Ahren, con la differenza che quest’ultimo
avrebbe certamente capito…o almeno così sperava Grianne.
Non se lo aspettava, invece, da una personalità rigida come quella di Traunt, che non aveva mai fatto mistero di tollerarla a
fatica, più che rispettarla.
“ Ti chiedo scusa per la mia
partenza improvvisata, ” gli disse Grianne, quando
furono a portata di voce, “ ma è stata necessaria. ”
“ Non mi metterò certo a contestare una
tua decisione, Ard-Rhys ” insinuò gelidamente Rowan. “ Sono venuto qui per
informarti che un drappello di uomini della Federazione ti attende nello studio.
”
“ E chi ha dato
loro questo permesso, se posso chiedertelo? ”
“ Quando se ne
saranno andati, potrai riunirci tutti quanti nella mensa per interrogarci. Nel
frattempo, ti suggerisco di ascoltare quello che hanno da dirti. Sono piuttosto…impazienti.
”
Grianne annuì e
si avviò affiancata da Kermadec.
“ Tutto questo non mi piace, Ard-Rhys ” le sibilò, quando Rowan
fu abbastanza lontano.
“ Nemmeno a me, amico mio. Nemmeno a me. ”
Dieci minuti dopo, si trovava nel proprio
studio, a fissare gli uomini della guardia personale di Sen Dunsidan
che si aggiravano senza ritegno tra gli scaffali e il
suo tavolo da lavoro. Si prese un attimo di tempo, prima
di annunciarsi con qualsiasi rumore.
“ Signori…” disse infine.
Un uomo sulla cinquantina appoggiò l’elmo
sulla una delle poltrone, senza troppi complimenti.
Quello era l’incontro che Grianne si era aspettata di dover affrontare quando aveva
visto quella nave della Federazione solcare il cielo sopra a Paranor. Ma quel giorno nessuno era sceso, e la nave era
ripartita dopo qualche ora di immobilità, lasciandosi
alle spalle le torri della Fortezza.
“ Conosco maniere più educate con le quali
annunciarsi, Signor…? ” osservò, richiudendosi la porta alle spalle.
L’uomo non mostrò di aver colto il
rimprovero. “ Grendale, Signora, e non le farò
perdere più tempo del necessario. Vede che è di ritorno da un viaggio, immagino
vorrà riposare. ”
“ Non finché avrò degli ospiti inattesi e
maleducati nelle mie stanze. Avete permesso almeno a Tagwen
di accogliervi in vece mia, o siete entrati stando ben attenti a non farvi
vedere neanche da lui? ”
“ Oh, il vostro servitore nano? ”
“ Non servitore, collega. Ma prego…” calcò il tono ironico, mentre gli altri tre uomini
si accomodavano, “ sedetevi pure. ”
“ Dove vi ha portato il vostro recente viaggio,
Signora? ”
“ Ritengo siano affari miei, se non vi
dispiace. ”
“ Non più solo affari vostri, temo. Siete
a conoscenza della morte di Khylen Elessedil? ”
Grianne sperò
che il soldato che la fronteggiava non cogliesse in pieno la sua sorpresa. “ Mi
trovavo all’est, ma sulla costa. Arborlorn non
rientrava tra le mie tappe. ”
“ Certo…Allora tocca a me informarla di
tutto. E’ accaduto due giorni fa, Signora, nel Prekkendor.
Sono morte cinque guardie della sua milizia personale. In seguito, è toccato a due
elfi codardi che lo stavano accompagnando provvisoriamente e che hanno cercato
di sfuggire. Dovrebbe conoscerli molto bene, durante l’anno studiavano
qui a Paranor…”
La gola di Grianne
si inaridì all’improvviso.
“…Tress Patrinell e Oseen Eleri ” concluse il capitano.
Tress e Oseen…
“ Come si permette di dar loro dei
codardi? ”
“ Che male può
fare loro una parola, ormai? ”
“ Se ne vada. ” Grianne
era furiosa.
“ Non prima di aver terminato il mio
rapporto, Ard-Rhys. Non è interessata a sapere chi si
è preso la vita del sovrano degli elfi? ”
Grianne si alzò
e aprì nuovamente l’uscio, sperando che il drappello di soldati cogliesse al
volo il significato di quel gesto.
Si alzarono tutti, ma il capitano Grendale non perse quel suo odioso sorriso. “ E’ stato un
branco di caulli, Signora, molto ben addestrati, come
quelli dei quali amava servirsi la Strega di Ilse…
“ Il
mio superiore, Sen Dunsidan, vorrà vederla al più
presto. Temo le sarà davvero difficile provare la sua
estraneità a questi fatti. ”
“ Andatevene. ”
“ Con vero piacere. Nei prossimi mesi non
saranno molte le persone che vorranno trovarsi tra queste mura. Potremo dire di
esser stati tra gli ultimi a uscirne illesi. ”
Grianne Ohmsford li guardò uscire nel corridoio, percorrerlo senza
voltarsi indietro, e poi scendere dopo una decina di minuti nel cortile,
diretti alle stalle dove erano stati abbeverati i loro cavalli.
Attese qualche attimo, prima di recarsi
nella biblioteca, dove sapeva di poter incontrare a quell’ora
Tagwen e Ahren. Loro le avrebbero detto la verità, di loro si poteva fidare.
Continua…
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Ringrazio
con tutto il cuore Shian Tieus
per il sostegno a questa storia.
Un bacio virtuale anche a tutti gli altri
lettori e recensori. Sono costretta a rallentare un po’ il ritmo di aggiornamento, ma l’impegno e la passione non sono
calati! Ci mancherebbe, questo è il mio mondo fantasy preferito!
Caillie vi
strizza tutti tutti in un abbraccio!