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Autore: Violet2013    06/11/2013    14 recensioni
-''Allora un manga. Sei giapponese, no? I manga li leggerai...''
-''Certo!"
-''Ok, un manga. Metti che segui un manga dal primo all'ultimo numero per, che ne so, cinque anni? E poi finisce così, nel nulla, senza una degna conclusione...''
-''Tipo senza neanche un bacio tra i due protagonisti?'', arrossì.
-''Esatto!'', rispose lei, totalmente persa nei suoi ragionamenti, ''Alla fine non ti verrebbe voglia di prendere l'autore e riempirlo di botte?''
*
New York: Ranma Saotome, artista marziale giapponese, scopre che suo padre ed il suo migliore amico Soun hanno pianificato il suo matrimonio con una ragazza a lui sconosciuta.
AU su Ranma 1/2, i cui personaggi sono trasportati in una realtà totalmente differente.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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''Dopo di che si fece molto tardi, dovevamo scappare tutti e due. Ma era stato grandioso rivedere Annie, no? Mi resi conto di che donna fantastica era e di quanto fosse divertente solo conoscerla. Ed io pensai a... Quella vecchia barzelletta, sapete... Quella dove uno va dallo psichiatra e dice: ''Dottore, mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina!'', e il dottore gli dice: ''Perchè non lo interna?'', e quello risponde: ''E poi a me chi le fa le uova?''.
Beh, credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo/donna, e cioè che sono assolutamente irrazionali, hem... E pazzi. E assurdi. Ma credo che continuino perchè la maggior parte di noi ha bisogno di uova.''
Woody Allen- Io ed Annie.






Ranma uscì dalla stazione correndo sotto il temporale e riparandosi con un quotidiano che aveva sfogliato in treno. Suo padre lo aveva sbattuto fuori dalla limousine senza lasciargli nemmeno un soldo, ed i dieci dollari che aveva in tasca erano serviti a malapena a pagare un caffè e due corse in metropolitana. Avrebbe preferito di gran lunga prendere un taxi, soprattutto con quel tempo e con l'incontro con i Tendo in vista: sapeva che suo padre non lo avrebbe mai perdonato se avesse fatto una cattiva impressione, inoltre aveva bisogno di stare a New York, almeno per un po'. Non poteva permettersi di mandare all'aria quell'occasione.
Giunto all'indirizzo segnato sul biglietto da visita che aveva in tasca, si fermò e prese a guardarsi intorno.
Il palazzo era un edificio di mattoni enorme e pulito, decisamente moderno. Le pareti erano ricoperte di fitti ramoscelli d'edera e, all'ultimo piano, un enorme terrazzo rotondo in ferro battuto dominava sugli altri balconcini. Benchè piovesse a dirotto c'era un uomo in giacca e cravatta, riparato solo da un cappello con la visiera, che ne sorvegliava l'uscita.
Salutò il portiere e si presentò, sperando che il suo arrivo fosse stato annunciato, per non avere rogne.
"Ah lei deve andare dai Tendo, giusto? Suo padre è già qui''
"Lo so, lo so, grazie. Può dirmi gentilmente dove devo andare?''
''Ultimo piano, l'attico''


Uscito dall'ascensore si trovò direttamente in un grande salone arredato con gusto ed incorniciato da una splendida scala in legno dalla linea sinuosa, la cui ringhiera lucida era totalmente ricoperta di profumatissimi fiori freschi. Decine di ragazzi con pantaloni neri e giacca bianca si muovevano nervosamente, spostando carrellini d'argento e vasi di fiori.
Grazie al successo di sua mamma anche la sua famiglia era benestante, ma era da quando aveva sei anni che non frequentava ambienti del genere, per cui si sentì a disagio ed arrossì violentemente quando un uomo sulla quarantina con dei folti capelli neri ed un completo gessato che urlava ''Armani'' da ogni bottone lo accolse con un sorriso ed un abbraccio.
Suo padre gli aveva detto che Soun Tendo era un ex artista marziale che aveva sposato una collega americana, emigrata in Giappone per perfezionare le sue tecniche. I due non se la passavano bene economicamente e, alla nascita della loro prima figlia, decisero di andare in America ed aprire un Dojo, sfruttando il forte fascino dell'Oriente sull'occidentale medio.
Genma e Nodoka stavano programmando la loro trasferta a New York ed avevano consigliato agli amici proprio la Grande Mela come punto di partenza. L'intuizione fu geniale. Due anni dopo, alla nascita della loro seconda figlia, Soun e Diana erano letteralmente sommersi dal denaro e gestivano con disinvoltura una trentina di sedi in tutti gli Stati Uniti.

"Tu devi essere Ranma! Figliolo, io e tuo padre eravamo preoccupati per te!"
Accettò la stretta di mano che l'uomo gli offrì e sorrise, cercando di compensare il suo aspetto orribile.
''E lei deve essere il signor Tendo...''
"Chiamami Soun, ti prego! E dammi del tu, ora fai parte della famiglia!"
Ringraziò educatamente e chiese di poter andare in bagno a rinfrescarsi.
"Ottima idea, tra un'oretta questa sala sarà piena di nostri connazionali, sai? La comunità nipponica qui a Manhattan è molto numerosa ed abbiamo organizzato un aperitivo in tuo onore! Purtroppo la nostra domestica è impegnata in cucina, ma...Ryoga? Puoi venire un attimo, per favore?''
Uno dei camerieri si avvicinò e sorrise con aria reverenziale, facendo un leggero inchino con una mano dietro la schiena.
"Ryoga, lui è Ranma Saotome, un nostro gradito ospite. Estrella è impegnata in cucina, saresti così gentile da mostrargli la sua camera ed il bagno? So che tu conosci la casa molto bene, se non sbaglio sei anche amico delle mie figlie!"
"S-sì signore, andiamo a scuola insieme. Dove lo faccio accomodare?''
''La sua stanza di trova proprio di fronte a quella di Akane. Ranma, ragazzo mio, ti chiedo perdono per l'inconveniente, ma vedi, il terzo piano del nostro appartamento è in fase di ristrutturazione. Per il momento ti dovrai accontentare di una stanza più piccina, ma ti assicuro che è una sistemazione temporanea...''
Ranma potè vedere chiaramente dell'astio negli occhi verdi del giovane cameriere, anche se tentava di mascherarlo con un sorriso di circostanza.
"Hem, non c'è problema, davvero! Andrà benissimo qualunque cosa"
"C'è dell'altro, purtroppo la stanza non ha un bagno personale, per cui dovrai dividerlo con mia figlia. Ma ora lei è a lezione di danza, quindi puoi avere tutta la privacy che vuoi. Non vedo l'ora di farti conoscere le mie bambine! Non per vantarmi, ma sono una più bella dell'altra! Non è vero, Ryoga?''
"Hem...Sì...''
"Che caro ragazzo. Talvolta mi chiedo cosa faremmo senza di te. Avanti, andate o si farà tardi!"
Buttò giù un sorso dello champagne che aveva nel bicchiere e congedò i due giovani con un frivolo movimento circolare della mano.

Arrivati in cima alle scale, Ranma sorrise al ragazzo. Non gli piaceva molto la gente ricca, avrebbe decisamente preferito fare amicizia con tutti i camerieri piuttosto che con i rampolli che avrebbero certamente affollato la sala sottostante da lì a poco.
"Allora... Ryoga, giusto?''
"Sì, signore''
"Hey! No...No! Io sono Ranma, ok? Ranma e basta. Hai detto che conosci le ragazze Tendo...''
"Sì, hem... In realtà loro non conoscono me, ma... Frequento la stessa scuola di due di loro, il liceo orientale Furinkan. La prima si è già diplomata''
Un vero colpo di fortuna, pensò il codinato. Anche lui avrebbe frequentato quella scuola a partire dal giorno seguente. Gli avrebbe fatto comodo conoscere già qualcuno che non fosse- Ranma rabbrividì al solo pensarci- la sua promessa sposa.
Decise di non dire nulla del matrimonio combinato e di indagare un po', giusto per sapere cosa aspettarsi. Intanto Ryoga aveva aperto una porta che dava su una specie di corridoio interno squadrato con altre tre porte. Su quella più a sinistra, una paperella in legno appesa ad un chiodo portava scritto il nome della sua futura ''coinquilina'', Akane.
"La porta a destra è la tua stanza, quella centrale è il bagno e quella a sinistra è la stanza di Akane, la minore''
"Quanti anni ha?'' chiese, cercando di sembrare vago e disinteressato.
"Sedici''
''E tu?''
"Anche io sedici''
"Bene, anch'io. Probabilmente saremo tutti in classe insieme, allora!''
"Possibile, sì...''
Non si scuciva.
''E dimmi, cosa devo aspettarmi da lei?'' ,indicò la stanza della più giovane delle Tendo, ''Voglio dire, non vorrei che fosse una rompiscatole, o...''
"Sono tre ragazze deliziose. Se vuoi scusarmi, ho del lavoro da fare''.
Salutò il ragazzo ed entrò nella sua stanza, spogliandosi dei suoi vestiti zuppi.
Si rilassò un attimo, disfando le valige che qualcuno gli aveva fatto trovare sul letto, e poi si diresse in bagno per farsi una doccia, sincerandosi prima che non ci fosse nessuno dentro.

Dopo dieci minuti sotto l'acqua calda tornò nella sua stanza e si infilò i boxer, prendendo una sigaretta dalla tasca dei pantaloni bagnati. L'accendino, purtroppo, era fuori uso. Forse si era inzuppato troppo.
Non avendone altri a disposizione ed avendo davvero bisogno di rilassarsi decise di andarne a cercare uno nella stanza di fronte alla sua, sperando di non farsi scoprire. Non sarebbe stato un granchè come inizio, se si fosse fatto trovare da Akane mentre frugava nella sua roba.

Entrò in punta di piedi chiedendo permesso a nessuno in particolare ed iniziò ad armeggiare sulla scrivania, tra pesanti dizionari di latino e manuali di fisica teorica. L'ordine maniacale gli fece presagire il peggio, quella ragazza doveva essere la classica perfettina maniaca della pulizia. Ed anche secchiona, vista la mole di libri posata sugli scaffali stracolmi.
D'improvviso un rumore proveniente dalla finestra che dava sul cortile lo distrasse. Non fece in tempo a girarsi che vide una mano spuntare da fuori, reggendosi al davanzale.
Una giovane, che Ranma riconobbe subito come la ragazzina incontrata quel pomeriggio, si stava introducendo in maniera furtiva nella stanza. Senza curarsi di essere mezzo nudo le si parò davanti, sorprendendola.
"Ancora tu, codino? Che fai, mi segui?''
"Veramente sono io che dovrei chiederti spiegazioni, visto che ti sei intrufolata in casa mia dalla finestra. Direi che questo fuga ogni dubbio sulla provenienza di tutti i soldi che ti ho vista maneggiare oggi. Sei una ladruncola, come sospettavo!"
Le puntò il dito contro, tronfio come se avesse scoperto l'acqua calda mentre lei aveva la solita aria distaccata ed indifferente.
"Casa tua?''
"Sì...Beh, per la verità sono ospite, ma questo non ti riguarda!"
"E dimmi, ospite. Questa è la tua cameretta? Non ti facevo un amante del rosa...''
Ranma osservò imbarazzato il colore pesca delle pareti.
"N- no, non è la mia stanza. Sono qui solo per cercare un accendino, ma... Hey! Giù le mani da lì! Non puoi rubare qui, non te lo permetterò!"
Un lampo si accese negli occhi della ragazza, che lo guardò con aria di sfida mentre distoglieva l'attenzione dal cassetto della scrivania che stava aprendo.
Gli si avvicinò camminando lentamente, il suo sguardo torvo non presagiva al codinato nulla di buono. Si tolse la giacca e la buttò pesantemente sul letto, nel disappunto del ragazzo che la raccolse immediatamente e la appoggiò su una sedia, non volendo procurare danni alla stanza.
"Non so se i padroni di casa ti consentano di girare in mutande, ma ti assicuro che per qualsiasi ragazza sarebbe molto più pericoloso trovarsi un uomo nudo in camera, che una ladra. Maniaco.''
"Cosa?''
"Ho detto maniaco!"
"Ripetilo, se ne hai il coraggio!"
"Ma-ni-a-co. Esci subito di qui o mi metto ad urlare''
"Ah, lei si mette a urlare!'' -le bloccò entrambe le braccia, issate in aria coi pugni chiusi, pronte a colpirlo, e fece pressione su di lei, buttandola sul letto e cadendole pesantemente addosso.
"Lasciami! Che vuoi farmi? Aiuto!''
"Non urlare o ti sentiranno, stupida!"
Terrorizzato le posò una mano sulla bocca, continuando a tenerla ferma con un braccio mentre si dimenava come un'anguilla. Lei si calmò immediatamente. Pian piano, fiducioso, liberò la presa e si alzò, mentre la giovane si sedeva sul bordo del letto.
"Dunque, se non ho capito male non vuoi che io rubi in questa casa ma allo stesso tempo non vuoi nemmeno che mi scoprano. Interessante...''
"Mi fai tenerezza, non avrai nemmeno la mia età e già sei costretta a fare queste cose. Una ragazza, poi. Ce la fai a stare ferma trenta secondi se faccio una cosa?''
"Sarò immobile come un sasso!'', rispose lei divertita alzando la mano sinistra e portandosi la destra al cuore.
Chiedendosi perchè capitassero tutte a lui e pregando di non aver commesso un errore madornale, Ranma si diresse nella sua stanza e prese il suo personale blocchetto degli assegni -quello per le emergenze, come diceva sempre suo padre- prima di tornare in camera veloce come un fulmine.
Come promesso, la sconosciuta era rimasta immobile, proprio dove l'aveva lasciata.
"Vedo che sei stata brava''
"Io sono sempre brava''
"Sì, sì, ok. Ecco, ti faccio un assegno così te ne vai senza toccare nulla, d'accordo?''
"Oh, ma come sei gentile!'' -lo prese in giro lei- ''Che ospite ben educato!''
"Avanti, non facciamo la commedia. Ti bastano duemila?''
''Facciamo cinquemila. Vedo molte cose di valore, qui!''
"Andata...'', rispose esausto, scrivendo. ''A chi lo intesto?''
"Akane Tendo, grazie.''
Il codinato spalancò la bocca ed il cappuccio della penna che teneva tra i denti cadde per terra, in un rumore sordo che spaccò in due il silenzio causato dall'ultima affermazione della giovane. Socchiuse gli occhi, guardandola minaccioso.
"Non prendermi in giro''
''Non lo farei mai''
''Ma se non sei neanche giapponese...'', rispose tentennante.
''Lo sono per due quarti!"
Ranma la osservò attentamente, studiando il suo volto mentre faceva mentalmente i conti cercando di capire a quanto corrispondessero due quarti. In effetti i suoi occhi erano leggermente a mandorla ed i suoi capelli troppo neri e lisci per essere di un'occidentale.
''Stai-stai bluffando, vero?''
"Dietro di te...'', sussurrò lei in tono canzonatorio, indicando un punto dritto davanti a sè.
"Eh?''
"Alle tue spalle.''
Si girò e vide ciò che prima era sfuggito alla sua attenzione. L'elegante bacheca foderata in raso color oro appena sopra la scrivania era piena di sue foto. Si girò e sobbalzò spaventato vedendola in piedi, immediatamente dietro di lui.
Si chinò verso la scrivania aprendo nuovamente il primo cassetto, senza che questa volta il ragazzo la fermasse, e ne tirò fuori un accendino d'argento. Glielo porse.
''Li tengo sempre qui''
Era stranamente gentile.
"G-Grazie, e...E...Scusa''
"Facciamo un patto? Tu non hai visto me ed io non ho visto te, ok?''
Soprassalì pensando a quanto aveva visto poche ore prima. In effetti Soun Tendo non sembrava il tipo da incoraggiare un certo tipo di comportamento.
''Akane... Mi dici che cosa è successo oggi? Perchè quei ragazzi ti picchiavano?''
Le prese la mano. Nemmeno lui capì il perchè di quel gesto, troppo intimo nei confronti di una sconosciuta, ma quando si rese conto di ciò che aveva fatto era troppo tardi, e lei lo aveva già schiaffeggiato. Sul suo viso lo stesso sguardo minaccioso di pochi minuti prima.
"Non è affar tuo. Se parli sei morto. E copriti, santo cielo, questa casa non è un campo nudisti''
Lo spinse fuori facendolo cadere per terra, sbattendo la porta e chiudendola a chiave. Appena Ranma entrò in camera sua sentì espandersi nell'aria della musica rock a tutto volume.
Almeno quella scema aveva buon gusto.


***


"Ranma! Ce l'hai fatta, finalmente!"

Genma lo guardava scendere le scale con le braccia spalancate ed un'aria amorevole che non aveva mai avuto prima.
Schivò l'abbraccio falso e di circostanza del padre ed andò a salutare Soun, ringraziandolo per l'ospitalità.
''La stanza è perfetta, grazie mille''
"Oh, figurati, per così poco! E vedrai quando conoscerai mia figlia! Ti piacerà ancora di più dormire lì!", sorrise malizioso dandosi di gomito con l'amico di sempre.
La stanza iniziava a riempirsi di gente venuta per l'aperitivo di benvenuto organizzato dai Tendo. Ranma cercava disperatamente con gli occhi Ryoga, l'unico con cui avesse voglia di parlare. Nel suo campo visivo entrò, invece, una splendida ragazza in tenuta da equitazione. Si avvinicò a loro e baciò sulla guancia il padrone di casa, dopodichè si presentò educatamente ai due ospiti.
"Sono Kasumi Tendo. Perdonatemi per l'abbigliamento inappropriato, il mio cavallo si è sentito poco bene ed ho perso la cognizione del tempo''
Aveva dei lunghi capelli castani ed un viso pulito e raffinato, dolce, quasi materno. Sembrava una donna d'altri tempi, nonostante la freschezza del suo volto tradisse un'età ancora molto giovane.
"Tesoro, loro sono Genma e Ranma Saotome, saranno nostri ospiti per un po' di tempo'', si girò verso gli amici- ''Sapete, avevo informato le mie figlie dell'aperitivo ma non del vostro arrivo! Volevo che fosse una sorpresa!"
Mentre tendeva la mano alla primogenita, Ranma sentì un brivido percorrergli la schiena. Dunque Akane non sapeva nulla del fidanzamento combinato. Chissà come avrebbe reagito.
Inoltre Soun non sembrava del tutto centrato. Era troppo euforico e plateale nel mostrare le sue emozioni. E se avesse rivelato del fidanzamento davanti a tutti, magari durante un brindisi?
Lo guardò di sottecchi.
No, nemmeno lui poteva essere così stupido. Inoltre sicuramente conosceva sua figlia meglio di chiunque altro, quindi certamente sapeva del suo caratterino.
Kasumi si congedò educatamente mentre Genma rubava una tartina dal vassoio di uno dei camerieri. Ranma lo guardò schifato e si diresse nel grande terrazzo circolare su cui si affacciava la sala, per fumare la sigaretta che desiderava da ore.

Sorrise ad una ragazza col caschetto che fumava una sigaretta alla menta e tirò fuori l'accendino in argento antico che gli aveva prestato Akane.
La giovane lo guardò con un fare interrogativo che lo metteva a disagio.
"Sì?''
"Scusa. Guardavo l'accendino, mia sorella ne ha uno uguale''
"Sei una Tendo anche tu?''
"Nabiki, la mezzana'', gli porse la mano, ''Tu sei Ranma Saotome, vero? Il fidanzato venuto da lontano!"
"Eh...S-Sì, cioè, no, cioè... T-tu come fai a saperlo? Soun mi ha appena detto che...''
"Che non voleva dirlo a nessuno e blablabla. Sì, ha paura della reazione di mia sorella Akane. A quanto pare hai già avuto il piacere'', indicò un graffio sulla mano del codinato.
Era scaltra, nemmeno lui si era accorto che Akane lo aveva ferito, quel pomeriggio.
"Quindi lo sapete tutti tranne lei?'', la preoccupazione nella sua voce era più che evidente.
"Oh no, tranquillo, lo so solo io. Sai, questa casa non ha segreti per me ''
Un lampo si accese nel suo sguardo. Quella frase suonava come una velata minaccia.
"Hai origliato...''
"Ho casualmente assistito ad una telefonata. O forse un paio. E letto qualche mail.''
"Sempre casualmente...''
"Casualmente, sì''
Sorrise, la ragazza continuò.
"Il fatto è questo, caro Ranma. Mia sorella Kasumi si sta vedendo con Ono Tofu, un neolaureato in medicina di ottima famiglia che piacerebbe tanto a papà, se solo lei non si vergognasse di dirglielo. Quanto a me, hai presente Jason Rogers?''
"Hem...No''
"Ma come? Jason Rogers, il cantante! E' stato con Paris e Linsday e...Oh, lascia stare. E' una leggenda ed è molto ricco, ho avuto un aggancio per conoscerlo e... Beh, capirai che tra uno studentello più giovane di me ed un divo del rock, io...''
"Capisco...'' alzò le mani, sollevato. Guardandola bene e studiando il suo look aveva capito che quella ragazza non era propio il suo tipo, con quella gonna cortissima, quei tacchi che sembravano dei trampoli e quella scollatura vertiginosa. Decisamente no.
"Dunque, caro cognatino, la tua scelta dovrà ricadere su Akane, siamo d'accordo?''
"Cos- cosa? I-io non ci penso proprio, io non lo voglio questo fidanzamento combinato!"
"Ok, ok, come ti pare. Siamo intesi, comunque''
Se ne andò sculettando lasciandolo senza parole con la sigaretta che si consumava da sola tra le sue labbra.

Rientrò nel grande salone, ormai gremito di gente. Inavvertitamente andò a sbattere contro un bell'imbusto alto e muscoloso, vestito come un idiota.
"Ops, scusa''
"Pivello, come osi sfiorare la pelle del Tuono Blu?''
"Che?''
Un ragazzo basso e mingherlino, con gli occhiali e l'aria dimessa, lo prese da parte, allontanandolo da quel pazzo con la giacca blu, i pantaloni alla caviglia ed i mocassini in velluto.
"Non so chi tu sia, ma fai attenzione! Quello è Tatewaki Kuno!"
"E tu chi sei?''
"Io sono Sasuke, un suo amico. O meglio, gli passo i compiti e gli porto i libri. E tu? Non ti ho mai visto in giro... Non sei del Furinkan, vero?''
"Sono Ranma Saotome, sono appena arrivato e da domani frequenterò anch'io la vostra scuola. Sono di New York, ma ho sempre viaggiato con mio padre da quando avevo sei anni. Ora vivo qui, coi Tendo''
"Oh no, questa è una catastrofe!", il ragazzino si stava letteralmente strappando i capelli mentre controllava terrorizzato che Kuno, ancora a pochi metri da loro, non avesse sentito la loro conversazione.
"Hey, che succede?''
"Ascolta, Saotome. Non lo chiamano Il Tuono Blu per niente, tu non hai idea di cosa sia capace di fare quell'individuo spregevole...Inoltre è il figlio del Preside e potrebbe causarti non poche rogne. E' molto meglio averlo come amico che come nemico, credimi, io lo so bene...''
"Ma che significa, Sasuke? Calmati ora, parlami!"
Il ragazzino lo guardò fisso negli occhi, posandogli una mano sulla spalla.
"Mai, per nessuna ragione al mondo, dovrai dare confidenza ad Akane Tendo, siamo intesi?''
"Cos... Che vuol dire?''
"Vuol dire che Kuno è disperatamente innamorato di lei da dieci-lunghi-anni! Una volta ha quasi messo sotto con la macchina un ragazzo solo perchè le aveva regalato dei cioccolatini a San Valentino! Per favore, sta' attento!"
"Ma sono fidanzati?'', era sinceramente divertito. Se anche quella delinquente fosse stata impegnata la sua permanenza in casa Tendo sarebbe stata tutta da ridere.
Kuno interruppe la loro conversazione arrivando di corsa con le braccia alzate ed inciampando addosso a Sasuke, per poi schiaffeggiarlo come se l'incidente fosse stato colpa del povero malcapitato e ritornare immediatamente ad adorare qualcosa che si trovava alle spalle del codinato.
Ranma si girò di scatto, mentre il  Tuono Blu la chiamava per nome.
"Oh meravigliosa Akane Tendo!"
Akane scendeva lentamente le scale del salone tra gli sguardi incantati di tutti i presenti, che interruppero ogni loro azione per fermarsi a guardarla, come nella scena di un film.
Tutto il corpo del codinato si protese verso di lei mentre si avvicinava, fasciata in un vestito in seta color pesca con la gonna a ruota che arrivava poco sopra il ginocchio.
I lunghi capelli corvini erano raccolti in uno chignon ordinato, le orecchie, il collo ed i polsi erano ornati di diamanti ed il cerchio al naso ed il trucco pesante di quel pomeriggio avevano lasciato il posto ad un make up sobrio nei toni del marrone e del beige e ad un velo di lucidalabbra trasparente.
Se quel pazzo non l'avesse chiamata per nome non l'avrebbe nemmeno riconosciuta, probabilmente. Era letteralmente un'altra persona.
Come aveva fatto a non notare quanto fosse carina?

"Buonasera, Kuno. Sasuke.''
Kuno le prese le mani, guardandola amorevolmente negli occhi mentre lei lo fissava con quello che Ranma interpretò subito -e con non poco piacere, anche se non capiva il perchè- come disprezzo.
"Dolcissima Akane Tendo. Pesca. Sei una pesca succosa che allieta le mie torride giornate d'estate mentre il caldo sole di mezzogiorno placa le onde che s'infrangono sugli scogli del mio cuore, e...''
Il monologo s'interruppe a causa della risata isterica di Ranma, che si guardava intorno cercando qualcuno che gli desse man forte, chiedendosi come gli altri due spettatori riuscissero a restare seri, quasi indifferenti.
"Cosa c'è da ridere, moscerino?''
"Io? Ah no, niente, solo che siamo quasi a Natale! Forse hai mangiato troppe pesche ed hai perso la cognizione del tempo!"
"Razza di...I-io ti...''
"Tu mi?'', sbattè gli occhi, facendo il verso ad una giovane pulzella indifesa. Akane alzò un sopracciglio.

"Ranma, figliolo!"
Soun e Genma, col loro arrivo, intimarono ai giovani di ricomporsi.
Kuno e Sasuke si congedarono.
"Akane, tesoro mio, non ti ho vista rientrare!"
"Sono passata dalla porta di servizio''
"Molto bene tesoro, molto bene. E dimmi, com'è andata la lezione di danza?''
"Perfettamente'', asserì gelida lanciando a Ranma uno sguardo eloquente.
"Oh, ma che maleducato! Non ti ho ancora presentato i nostri ospiti! Loro sono Genma Saotome e suo figlio Ranma, resteranno qui da noi per qualche tempo''
Akane strinse con grazia la mano dei due, facendo un leggero inchino.
"Non ti dispiace, tesoro, dividere il bagno con Ranma finchè le loro stanze non saranno pronte, dico bene?''
"Come vi pare.''
Ranma era meravigliato dell' atteggiamento della giovane: possibile che crescendo con un padre così espansivo non avesse imparato niente?
Soun rise imbarazzato dell'insolenza della figlia e si scusò con gli ospiti per la sua timidezza- così l'aveva chiamata- dopodichè posò una mano sulla spalla di Ranma ed una su quella di Akane, spingendoli ad avvicinarsi.
''Allora noi vi lasciamo soli così potete conoscervi meglio, giusto Saotome, amico mio?''
"Ben detto, amico Tendo!"


"Bella ripulita, maschiaccio.'', le fece l'occhiolino.
"Hey, maschiaccio a chi?''
"Alla tua sorella gemella che ho conosciuto oggi pomeriggio a Brooklyn!''
"E' un tipo piuttosto pericoloso, faresti meglio a non mettertela contro''
"E chi lo dice?''
"La stessa persona che ha appena scoperto che dovremo condividere la MIA parte della casa''
"Mi consigli di andare a dormire con la porta chiusa a chiave per evitare di essere aggredito nel sonno?''
Si avvicinò a lui guardandolo fisso, con lo stesso astio che sembrava traboccarle dagli occhi ogni volta in cui si parlavano.
"Ti consiglio di starmi il più lontano possibile e di non prenderti troppa confidenza. E soprattutto di non sperare mai, nemmeno lontanamente, nemmeno per un istante, che io mi intrufoli nella tua stanza di notte''
"Detto fatto, puoi stare tranquilla''
"Grazie...''
"E per la cronaca...Fossi in te sarei io a non sperare che qualcuno s'intrufoli nella mia stanza, soprattutto perchè sì, insomma...'' alzò le spalle.
"Sì insomma, cosa?''
Le sorrise e buttò un'evidente occhiata al suo decoltée , per poi tornare a guardarla fissa negli occhi ed alzare un sopracciglio.
"Scarsina...''
Le fece un altro occhiolino e si allontanò lasciandola ammutolita. Per la prima volta da quando possedeva la facoltà di aprire bocca, un uomo era riuscito a zittire Akane Tendo.




Ciao! Come vedete sono tornata più in forma che mai, nonostante il periodo non sia dei migliori! Perdonatemi se il capitolo è infinito, originariamente doveva essere diviso in due parti, come potete notare dagli asterischi a metà, ma non mi andava di ''spezzare'' ulteriormente il primo giorno di Ranma a NY, visto che di cose da dire ce ne saranno! Per il momento la storia è tutta in forse, quindi sappiate che se vi va di commentare (intanto ringrazio di cuore chi l'ha fatto per il prologo, essendo una storiella inusuale), le vostre impressioni, oltre a farmi un piacere immenso, mi sono sempre di grande aiuto (e poi sono curiosissima di sapere che ne pensate di questi nuovi Ranma e Akane, lo ammetto!). A questo proposito devo ringraziare di cuore il mio braccio destro Antonella (Spirit99) che mi ha fatto da beta reader (si dirà così?) per il prologo e mi ha dato tanti suggerimenti utili su come inserire così tanti giapponesi a Manhattan!
Un bacio a tutti e come sempre grazie a chi mi legge e a chi ha messo questa storia tra le seguite/preferite/ricordate!







  
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