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Autore: Dodicisofficisoffidivento    06/11/2013    3 recensioni
[Fiabe e favole]
“Cappuccetto Rosso?”
“Mamma! Smettila di chiamarmi con quello stupido soprannome!”
“Ma perché, cara? È così carino…”
“Era carino quando avevo cinque anni, forse, mamma. Ora è solo imbarazzante!”
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Cappuccetto Rosso?”
“Mamma! Smettila di chiamarmi con quello stupido soprannome!”
“Ma perché, cara? È così carino…”
“Era carino quando avevo cinque anni, forse, mamma. Ora è solo imbarazzante!”
“Va bene, va bene. Allora, Amalia, potresti farmi un favore?” chiese la mamma, dando una particolare intonazione al suo nome.
”Che c’è?”
“Potresti portare queste pillole per il diabete a tua nonna?”
“Oh, mamma, ma oggi dovevo uscire… non te lo ricordi?”
“Certo che me lo rammento, esci tutti i giorni, per questo ho pensato che se per una volta non vedevi i tuoi amici non sarebbe stata la fine del mondo. E ora vestiti in fretta, ok?”
“Ma…”
“Niente “ma”, signorina. Tu ci andrai e niente storie.”
Cappuccetto Rosso sospirò e andò in camera sua per cambiarsi. Sospirò ancora. E ancora. Le piaceva andare a trovare la nonna, ma ultimamente era diventata insopportabilmente sorda e ascoltava sempre la televisione ad un volume assordante. Strano che i suoi vicini in quel palazzo decrepito in cui abitava non l’avessero già fatta buttare fuori di casa.
Inoltre, quel buco del suo appartamento puzzava terribilmente degli escrementi che i suoi gatti lasciavano tranquillamente per tutta casa, senza che la vecchia si preoccupasse di pulire.
La ragazza acchiappò il suo paio di Converse rosse e il giubbotto del medesimo colore, poi strappò le medicine dalla mano della madre, prima che quest’ultima potesse iniziare con la sua infinita lista di raccomandazioni.
In giro c’erano persone poco raccomandabili; non sulla strada principale, lì nessuno l’avrebbe disturbata, ma nelle viuzze isolate in cui abitava la sua famiglia si potevano incontrare tipi poco affidabili. Si sbrigò a raggiungere il centro della metropoli.
La città puzzava terribilmente di smog, che non la lasciava respirare. I grattacieli le impedivano di vedere il sole che, ne era certa, in una così bella giornata non poteva che essere splendido. Le auto sfrecciavano veloci e i loro clacson le facevano fischiare le orecchie.
Non molto lontano, intravide i suoi amici, con i quali sarebbe dovuta uscire quel giorno e li raggiunse per salutarli.
“Ehi, Amalia, pronta per il solito giro?” le domandò Mirko, battendole il cinque.
“Non questa volta, temo” rispose con un sospiro.
La ragazza spiegò ai compagni la situazione e si congedò velocemente. Prima fosse arrivata dalla nonna, meglio sarebbe stato.
A guardarla, Cappuccetto sarebbe sembrata una poco di buono: capelli neri e lisci con meches verdi, piercing al naso, l’immancabile giacca rossa con le borchie. Ma si sa, spesso l’apparenza inganna. Nonostante le continue ribellioni agli ordini del mondo adulto, i guai combinati con gli amici e la strafottenza che la caratterizzava, in fondo aveva davvero un gran cuore e chiunque la conoscesse lo sapeva.
Aiutare la mamma, poi, era stato molto generoso da parte sua, pensò Amalia, che rifletteva sul fatto che aveva rinunciato ad un pomeriggio dal divertimento assicurato per portare i medicinali alla nonna malata di diabete.
Arrivò in fretta davanti al palazzo malandato in cui abitava l’anziana donna. La porta cigolante si aprì e non le servi suonare il campanello. Salì lentamente le luride scale che portavano all’appartamento all’ultimo piano, evitando di usare l’ascensore da quando, l’ultima volta, era rimasta bloccata dentro a quell'aggeggio cigolante.
Stava per bussare alla porta, quando si accorse che era socchiusa. Qualcosa non andava: la nonna era sì sorda, ma non dimenticava la torta nel forno, quindi non avrebbe mai scordato di chiudere a chiave. Una paura la invase quando si rese conto che la serratura era stata forzata. Sbirciò dallo spiraglio e subito si ritrasse, avendo visto un uomo vestito di nero frugare nei cassetti del soggiorno. Prese il cellulare e chiamò la polizia che fu lì in un batter d’occhio. Lo scassinatore fu catturato, ma dell’anziana signora non c’era traccia. Cercarono a lungo, senza risultati.
Quando un agente fece vedere ad Amalia un oggetto che il ladro aveva cercato di rubare, la ragazza si illuminò.
“So dove si trova la nonna!” esclamò correndo in camera da letto. Aprì l’armadio, fece scorrere un’anta, dietro alla quale c’era uno stanzino e, su una sedia, una signora semisvenuta. Appena si fu ripresa, sorrise notando il volto della sua nipotina.
Dopo che le ebbero raccontato come erano andati i fatti esclamò: “Oh, sono così orgogliosa di te, Cappuccetto Rosso, sei una così brava bambina. Mi hai salvata! Ma quando hai fatto quel piercing?”
La ragazza roteò gli occhi e rise. “Non è stato difficile trovarti. Ricordavo che qui tenevi gli oggetti a te più cari e se il ladro aveva rubato quella collana che ti regalò il nonno che a te sta così a cuore, probabilmente aveva trovato questo deposito e ti aveva nascosta qui… E io mi chiamo Amalia! Amalia, capito?”
“Sei così intelligente, cara. E anche facilmente irritabile devo dire. Ma dove sono le mie medicine per il diabete? Avrei dovuto prenderle qualche ora fa…”
Amalia le porse le sue pillole e sorrise di fronte alla sua strabiliante capacità di cambiare discorso così velocemente.

“Tesoro, come è andata dalla nonna?”
“Bene, mamma, come al solito. Abbiamo guardato la tv ad un volume assordante e mi ha rimpinzata di torta."

  
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