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Autore: Angel_Mary    06/11/2013    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se una Tassorosso con la grazia di un Troll di Montagna si fosse imbattuta in una testa rossa di nostra conoscenza? Cosa sarebbe successo se il tempismo della suddetta Tassorosso fosse fuori come un balcone? Ma soprattutto cosa sarebbe successo con questo mix pazzesco durante la Battaglia di Hogwarts?
Storia partecipante al contest: Il contest degli alter-ego indetto da TheHeartIsALonelyHunter sul forum di EFP.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro, personaggio, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Molly, Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Chi l’ha detto che i Tassorosso sono degli sfigati?

 
 
 
 
 
Non ricordavo più da quanto tempo ci stavamo nascondendo.
Giorni, mesi … sembravano anni.
Mamma e papà erano al sicuro, almeno loro.
Silente ucciso da quell’infame doppiogiochista di Severus Piton.
Malocchio, morto.
Ted Tonks era stato trovato, morto.
Kingsley, scomparso.
Dean, scomparso.
Luna, anche.
Speravo solo che fossero vivi, dovevano esserlo.
Harry, Ron ed Hermione erano partiti da quasi sette mesi.
Non avevamo loro notizie da settembre, da quando un sacco di nati babbani erano evasi dal Ministero.
Io ero ricercata, in quanto persona con contatti con l’Indesiderabile numero 1.
Chi si sarebbe mai immaginato me, Dora Lupin, la maldestra e sfigata Tassorosso, ricercata, guida di una rivolta, membro dell’Ordine della Fenice nonché socia fondatrice di Radio Potter?
Maledetto mangiamorte capo.
Se solo quell’anno non fosse scoppiata la guerra, avrei frequentato il secondo anno dell’addestramento per diventare Auror.
Maledetto mangiamorte capo.
Non potevo nemmeno maledirlo, come Tosca comanda!
Al diavolo!
Non sapevo nemmeno con precisione dove ci trovavamo quel giorno.
Aiutare Lee e i gemelli con Radio Potter era l’unica cosa sensata da fare ed era anche l’unico modo per farmi coraggio. Ero brava con gli incantesimi e in qualità di quasi auror, potevo dare veramente una mano, e poi perché …. Perché potevo assicurarmi, di persona, che lui stesse bene, che fosse vivo.
Simpatico il fatto che nonostante fossimo nel bel mezzo di una guerra, io fossi riuscita a prendermi una cotta, di quelle colossali, per un ragazzo che molto probabilmente si sarebbe accorto di me nel duemilacredici.
“Dora!”
Mi sono sempre domandata, come Merlino facciano a parlare in contemporanea! Sono pur sempre due persone!
“Fred … George”, anche il tono della mia voce si era appiattito, era statico, monotono.
Chi sarebbe stato capace di essere allegro in un momento del genere? Se non fosse stato per i gemelli, forse non sarei mai stata un membro dell’Ordine della Fenice.
“Come ti butta?”
Erano sempre con il sorriso, tirato, anche se si vedeva da lontano un chilometro quanto fossero preoccupati.
“A parte cercare nascondigli di fortuna, evitare ghermidori, ricordarmi di non poter maledire quel beota di mangiamorte capo, come Tosca comanda? Alla grande!”
Dovevo ancora riuscire a spiegarmi perché, quando parlavo con lui, oltre a temere che il mio cuore scoppiasse, gesticolavo come se fossi stata un robot babbano e perché inciampavo nei miei piedi.
“Si, a parte questo schifo. S’intende …”
“Siamo ancora vivi.”
Fred e George non li avevo mai visti così, anche su di loro, la guerra stava facendo un brutto effetto,“Ci fidiamo di Harry …”
“Anche io. Basta che quest’Inferno finisca. Presto”
Sorrisero entrambi, molto debolmente; anche se non volevano ammetterlo, erano preoccupati per Ron, ne ero convinta.
“Ninfadora! Dovresti essere più ottimista!”
“Jordan! Te lo do io dell’ottimista! Tu non hai squadre di ghermidori che ti danno la caccia!”
Purtroppo, era vero. Ci pensò George ad allentare la tensione, che riuscivamo a tagliare con un coltello, talmente era diffusa nell’aria, “gli altri quando arrivano?”
I gemelli sembravano cresciuti quell’anno, Fred era dimagrito molto e George, con quella brutta ferita, sembrava un po’ più debole del solito, ma non avevano mai perso la voglia di scherzare e di far ridere la gente. Non li conoscevo molto bene, quindi non compresi, in quel momento, il gesto di George nell’avvicinarsi a chiacchierare con Lee.
Ero rimasta da sola, si fa per dire, con Fred.
“Fred, che succede?” per quello che l’avevo conosciuto, quando è preoccupato gli compare una ruga d’espressione tra le sopracciglia, “so che non siamo molto amici … ma”
“Percy” fu la sua unica e laconica risposta.
Io non sapevo chi fosse.
Sicuramente, un uomo.
Ora immaginate voi stesse, se il vostro uomo dei sogni vi dicesse che è preoccupato per un altro uomo con quel tono grave. Lo credereste omosessuale, sicuro.
Molto probabilmente avevo un’espressione da pesce lesso, dato che il sopraccitato uomo dei miei sogni mi guardava riflettendo se ridere o meno.
“Chi è Percy, Fred?”
“Quell’idiota di mio fratello. Schiavo del Ministero!”
Ricordavo perfettamente quella testa rossa. Quel leccac … leccapiedi della Umbridge e di Caramell.
“Starà bene. Te lo prometto!”
Sorrise, ma sembrava che volesse aggiungere altro, ma non appena vidi Kingsley entrare, corsi ad abbracciarlo. Sono molto legata a lui, mi era stato vicino durante l’addestramento, ma soprattutto quando ho mandato i miei genitori a Copacabana. Quando arrivarono tutti, compreso Remus, mi avviai verso la porta della stanza. Avevo già disseminato i vari incantesimi di protezione, ma dovevo comunque fare la sentinella.
“La prossima volta la parola d’ordine sarà Malocchio!”
Com’era possibile che avevano già finito? Stavo rimettendo a posto alcune cose nel mio zaino, pronta a muovermi, quando i gemelli si pararono davanti a me.
“Vieni con noi!”
“Siete completamente ammattiti!”
“Non fare storie … nostra madre ci ha detto”
Nessuno di noi tre ebbe modo di aggiungere altro, quando una lontra argentata con la voce di Arthur Weasley comparve davanti a noi.
 
Non ci pensai due volte, presi per mano i gemelli e ci smaterializzammo nei pressi della stazione di Hogsmeade.
Dovevamo salvare Ginny, ancora ignara di tutto, dai mangiamorte.
“George, prendi questo … tu quello!”
Credo di non averli mai visti così spaventati.
“Gli studenti stanno arrivando. Io mi avvicino a lei. Voi dovete guardarmi le spalle. Appena le prendo la mano, ci smaterializziamo da vostra zia, intesi?”
“Sei sicura che tu …”
Tosca, quanto era agitato Fred. Fortuna che un auror deve mantenere i nervi saldi.
“Fate come ho detto. Guardatemi le spalle. Se necessario, uccidete”
Non ebbi tempo e modo di vedere la loro reazione alle mie parole.
Dovevamo salvare Ginny.
Merlino, Morgana, Tosca, Godric e Priscilla vollero che Ginny fosse tra i primi studenti ad arrivare alla stazione.
Con passo felpato mi avvicinai a lei.
“Sono Dora. Ron è stato catturato.”
Le arpionai il braccio e in meno di un secondo ci ritrovammo nel giardino di Muriel Weasley.
 
 
 
Era il 1 maggio.
Quella mattina mi svegliai con una strana sensazione.
Angoscia.
Avevamo saputo che Harry, Ron ed Hermione erano stati visti alla Gringott.
Ginny era rimasta di ghiaccio, quando l’avevamo scoperto.
Molly era il ritratto della preoccupazione.
Fred, anche se lo nascondeva benissimo, era follemente preoccupato per Percy. Ci stavamo nascondendo da quasi tre settimane, i mangiamorte avrebbero potuto fargli del male. Per allentare quella tensione, ormai permanente delle nostre vite, avevo deciso che ci saremmo allenati a duellare, non ci avrebbe fatto male.
Trascorremmo quella giornata insieme, io, Fred, George e Ginny, e insieme esorcizzammo le nostre paure più recondite.
In quei giorni, ero riuscita ad avvicinarmi di più a Fred, ma non avevo trovato il coraggio di fare nulla.
Come avrei potuto?
Sembrava anche inopportuno.
Quella sera, dovevano essere passate le nove da almeno mezz’ora, sentimmo il galeone dell’Esercito di Silente, che ormai tenevamo sempre addosso, surriscaldarsi.
Io ero con Fred e George,
Interrompemmo le nostre attività.
Ci guardammo tutti e tre.
Significava una cosa, una soltanto.
Battaglia.
Avremmo combattuto.
Ginny corse da noi, trafelata.
“Dobbiamo andare a Hogwarts!”
Ero rimasta paralizzata.
Avremmo combattuto, tutti.
Non avevo paura di affrontare una battaglia.
Dovevo dirlo a Fred!
Non c’era più tempo, per Tosca!
Non potevo morire senza … Non mi importava che c’erano due spettatori. Non mi interessava nemmeno se non sarei stata corrisposta, avrei tentato il tutto per tutto.
“Fred! George! Dobbiamo andare a Hogwarts!”
Ora, Dora! Ora o mai più!
Fred mi stava fissando.
George era preoccupato.
Ginny in fibrillazione.
Non pensavo, agivo.
“Fred! Io …” non terminai mai quella frase, mi fiondai sulle sue labbra.
Non se l’aspettava, ricambiò il bacio, con mia grande sorpresa.
Sentivo Ginny sghignazzare.
“Ma vi sembra il momento?”
Forse avrei maledetto George, ma aveva tremendamente ragione.
 
 
Avevo lasciato Fred insieme a Percy, che era tornato in tempo per la battaglia, per fortuna.
Con la stessa sensazione di angoscia che mi accompagnava dalla mattina, mi misi a correre verso il settimo piano. Non so nemmeno io cosa mi stesse spingendo, con il senno di poi, ho capito che era il mio istinto di sopravvivenza a muovermi.
Sentivo la voce di Fred.
“Perce ha fatto una battuta! Non ne facevi una … da quando … da quando”
Vidi quel mangiamorte di nome Rookwood puntare la bacchetta contro una parete.
“AVADA KEDAVRA!”
 
 
Quasi mi accasciai a terra, dopo aver visto quel fiotto di luce verde dalla mia bacchetta. Mi ritrovai circondata da tre teste rosse. Una, in particolare, era vicina al mio viso.
Mi ripresi subito.
“TU! RAZZA DI IDIOTA! TI SEMBRAVA IL MOMENTO DI SCHERZARE?!?!”
Mi ero alzata, aiutata da Ron e Percy. Ron sorrideva, anche se tutto ci avrebbe impedito di farlo e quell’imbecille che avevo baciato si permetteva il lusso di scherzare.
“Se usciamo tutti interi, ti prometto che ti porto a cena fuori!”
“E allora smetti di scherzare!”
Avevo notato che Percy stava continuando a fissarmi.
“Ma tu non eri la ragazza di Kingsley?”
Ma esiste un Weasley normale sulla faccia di questa terra? Fred, però, sembrava essere … geloso? 
“E’ vero?”
“Ma se è più di un anno che sono innamorata di te!” poi vedendo Harry, Ron ed Hermione guardarci imbambolati, gli strillai contro “Voi tre non stavate cercando qualcosa?”
Dopo l’episodio del settimo piano, non lasciai Fred nemmeno per un secondo. Insieme, abbiamo abbattuto un sacco di mangiamorte. Non mi ero mai sentita così coraggiosa in tutta la mia vita.
Quella notte sembrava interminabile, non vedevo l’ora che finisse, ero distrutta, le gambe mi dolevano, le braccia piene di graffi, la faccia sporca di polvere e sangue e la mano sinistra era serrata sulla bacchetta.
Quando finalmente Harry uccise Voldemort, mi voltai verso Fred.
Lo baciai.
Anzi, gli saltai addosso, incrociai le gambe attorno ai suoi fianchi e non smettemmo di baciarci. Lui ricambiava anche con più trasporto di me, ero al culmine della mia felicità. Eravamo, finalmente, liberi, la guerra era finita, avrei riabbracciato i miei genitori, stavo baciando Fred e anche se avevamo subito molte perdite, eravamo usciti quasi illesi da quel maledetto anno infernale.
Eravamo sopravvissuti.
Continuavo a baciarlo, nonostante sapessi che tutta la sua famiglia ci stesse guardando.
Per mesi avevo immaginato, nei miei sogni più reconditi, come sarebbe stato baciarlo, stringerlo tra le mie braccia. In quel momento tutto era diventato reale, anche se non ci stavamo solo baciando, visti i modi e visti gli spettatori.
“Dora! Pensavo che avessi più gusto nello scegliere il tuo cavaliere!”
Poteva George Weasley non interrompere un momento del genere?
“Fred … d’accordo che vuoi darci dentro, ma hai proprio deciso di far morire di vergogna nostra madre?” George, per quanto si sforzasse di rimanere serio, sghignazzava senza pietà.
“Come se nessuno ha voglia di fare …”
Non ebbe tempo di finire quella frase, perché Molly Weasley, a passo di carica, stava marciando verso di noi, con una furia in corpo maggiore di quella che aveva avuto nell’uccidere Bellatrix Lestrange.
“Frederick Weasley!” Molly avrebbe fatto paura anche a Voldemort in persona, “io, ti ho insegnato l’educazione come si deve!” e come se non bastasse, gli tirò un orecchio, alzandosi sulle punte dei piedi.
Solo in quel momento, mi resi conto di quanto avrei amato quella famiglia.
 
  
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