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Autore: vivyonetake    06/11/2013    2 recensioni
Una calamita, ecco cos’ero.
Ero una che attirava i ragazzi, anche senza volerlo. Bastava uno sguardo sfuggente e ne trovavo subito uno ai miei piedi. Era strano, davvero.
La mia migliore amica, Lauren, sosteneva che fossi una strega. In effetti, con i miei lunghi capelli rosso ramato e gli occhi verde smeraldo, ricordavo una fata dei boschi o una sacerdotessa celtica. Le mie origini inglesi sostenevano le sue tesi, ma io non credevo affatto che si trattasse di un dono sovrannaturale, ma piuttosto di fascino innato. Non mi piaceva vantarmi, non ero quel tipo di persona, ma sapevo che ero una bella ragazza e sapevo com’erano i maschi a quell’età. Non mi importava molto.
L’unica cosa a cui volevo pensare era che l’unico ragazzo ad interessarmi veramente era anche l’unico che non mi guardava neppure.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry
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See who I am


 
Una calamita, ecco cos’ero.
Ero una che attirava i ragazzi, anche senza volerlo. Bastava uno sguardo sfuggente e ne trovavo subito uno ai miei piedi. Era strano, davvero.
La mia migliore amica, Lauren, sosteneva che fossi una strega. In effetti, con i miei lunghi capelli rosso ramato e gli occhi verde smeraldo, ricordavo una fata dei boschi o una sacerdotessa celtica. Le mie origini inglesi sostenevano le sue tesi, ma io non credevo affatto che si trattasse di un dono sovrannaturale, ma piuttosto di fascino innato. Non mi piaceva vantarmi, non ero quel tipo di persona, ma sapevo che ero una bella ragazza e sapevo com’erano i maschi a quell’età. Non mi importava molto.
L’unica cosa a cui volevo pensare era che l’unico ragazzo ad interessarmi veramente era anche l’unico che non mi guardava neppure.
Adam Drake era il mio fratellastro, figlio di Urien, il mio patrigno, e della sua prima moglie. Tra di noi non c’era alcun legame di sangue e avevamo pochissimo in comune. I nostri genitori si erano sposati l’anno prima, dopo appena quattro settimane di corteggiamento ‒ lo so, una follia ‒, quindi Adam ed io non avevamo fatto in tempo a conoscerci bene prima di essere costretti a vivere sotto lo stesso tetto. Lui mi trattava come una ragazzina solo perché andava già all’università, ma in realtà avevamo appena tredici mesi di differenza. Mi infastidiva sentirlo così critico nei miei confronti e l’avrei odiato se non fossi stata cotta di lui. Completamente. E volevo averlo tutto per me.
Avevo deciso di fare qualcosa al riguardo, proprio quella sera, alla festa di Halloween che si sarebbe tenuta nel piccolo college della nostra cittadina. Teoricamente non avrei avuto il permesso di andarci, ma conoscevo un ragazzo che poteva far entrare me e Lauren senza problemi.
Per l’occasione avevo trovato un costume da favola. Si trattava di una tunica bianca in lino, con una cintura nera alla vita. I capelli scendevano lungo la schiena in morbidi boccoli e in capo avevo sistemato una ghirlanda di fiori. Per finire, avevo indossato una collana con un ciondolo rosso scuro. Sarei stata una Vergine Vestale e Adam non avrebbe potuto resistermi.
Quando Lauren venne a prendermi per andare alla festa, commentò con un fischio appena mi vide: «Wow, Mel, sei uno schianto
Sorrisi, contenta che le piacesse. «Grazie, Lou. Non ho esagerato, vero?» Sapevo che avrebbe capito cosa intendevo.
Lei scoppiò a ridere. «Ma no, è scollato al punto giusto!»
«Anche tu stai molto bene. Dove hai preso il vestito?»
Lauren aveva scelto di travestirsi da Dorothy de Il Mago di Oz e dovevo ammettere che la faceva sembrare una bambina. Non era il costume adatto ad una festa di universitari, ma non volevo offenderla, quindi non commentai.
«Grazie!» esclamò tutta contenta. «In un negozietto a Tucson. Io e mio madre l’abbiamo sistemato un po’ per farlo assomigliare a quello del film.»
«E ci siete riuscite. Credi che farò colpo su Adam?»
«Ma certo! Sei bellissima, non potrà non cadere ai tuoi piedi.»
In effetti, speravo che fosse così. Non letteralmente, ovvio.
Eppure, quando entrai nell’enorme sala affittata per l’occasione, ebbi qualche dubbio. Gli addobbi a forma di zucca e la luce soffusa creavano un’atmosfera cupa, misteriosa ma affascinante. Le ragazze indossavano vestiti stravaganti che lasciavano intravedere parecchie porzioni di pelle. Inoltre tutti si muovevano a ritmo di musica, molto vicini tra loro, senza alcuna incertezza.
«Mel, come farai a trovare Adam?» chiese Lauren, allibita di fronte alla scena. Dovette gridare per sovrastare la musica.
«Sono sicura che sia qui intorno» affermai urlandole di rimando. «Non è arrivato da molto, almeno così ha detto Steve.» E speravo che il tipo che ci aveva fatto entrare sapesse di chi stava parlando.
«Aspetta, l’ho visto!» urlò Lauren dopo qualche secondo.
«Dove?»
Mi alzai in punta di piedi e aguzzai la vista.
«Non è quello vestito da... che cos’è, Robin Hood?»
Finalmente lo vidi. Effettivamente sembrava un po’ un cacciatore. Oppure un gladiatore. Indossava un costume marrone, con alcune parti in metallo sui gomiti e sul petto. I capelli biondissimi erano mossi e arruffati e gli cadevano sulla fronte abbronzata.
Stava parlando con alcuni amici vicino al bar e aveva in mano un bicchiere di carta colorata.
Non mi fermai nemmeno a riflettere. Mi diressi nella sua direzione, decisa.
Gli arrivai alle spalle e gli battei sulla schiena con un dito.
Quando si girò, tuttavia, successe qualcosa di veramente strano.
Eravamo all’aperto ed era buio. Io ero seduta, con un velo leggero davanti agli occhi, e guardavo una folla di gente che cantava in una lingua sconosciuta, ballava e suonava. Parevano tutti usciti da un film di genere storico. Vidi due uomini accompagnare Adam, vestito in modo simile agli altri, ma sporco di sangue. Una donna si avvicinò, lo coprì con un mantello di pelliccia e gli fece un segno sulla fronte, poi cantò alcuni versi in una lingua che, nonostante mi paresse familiare, non capii. Poi, la scena cambiò e mi ritrovai in una grotta. Adam mi guardò, mi tolse il velo, poi si abbassò verso di me e mi baciò...
Infine tornai in me. Adam mi osservava incredulo e confuso. Aveva avuto la stessa visione?
«Cosa ci fai qui?» mi chiese, tendendo i muscoli del viso.
«Sono venuta per te.»
«Non dovevi. Non è un posto per te.»
«Guarda che non sono una bambina, non trattarmi come tale.»
«Non dico questo...» Sospirò, incapace di continuare. Poi si voltò verso i suoi amici e disse: «Scusate un attimo.»
Mi prese per un braccio e mi trascinò vero l’uscita.
«Che fai? C’è Lauren con me, non posso lasciarla qui!»
«Lauren attenderà qualche minuto.» Pareva davvero arrabbiato.
Mi lasciò andare solo quando fummo fuori dal palazzo, all’aria aperta.
Lo guardai di traverso, irritata dai suoi modi. «Se volevi che me ne andassi, bastava dirmelo.»
«Dobbiamo parlare di quello che abbiamo visto. Perché l’hai visto anche tu, giusto?» Mi guardò addolcendo lo sguardo e parve improvvisamente vulnerabile.
«Sì.»
«Cos’era?»
«Non lo so» dissi sincera.
A quel punto, lui guardò il mio vestito. Anzi, tutto l’insieme. «Indossavi la stessa identica tunica che indossi adesso. Avevi il velo, però. Eri bellissima, innocente e...» Si bloccò, rendendosi conto di quello che stava dicendo. «Scusa.»
Sorrisi. «Non scusarti. A me non dispiace affatto.»
Mi avvicinai lentamente, ma Adam fece un passo indietro. «Mel, questo non va affatto bene. Non fare così, per favore.»
«Perché no?» A me non sembrava ci fosse qualcosa di male. Anzi, la serata cominciava a dimostrarsi positiva.
«Perché tu e io siamo fratellastri.» Strinse le labbra, poi chiese: «Non ce l’hai una giacca?»
Scossi le spalle. «Non fa freddo.»
«Lo so, ma era per coprirti. Quel vestito è semitrasparente.»
Alzai un sopracciglio, sorridendo. «L’ho fatto apposta.»
Lui non sorrise a sua volta. Mi guardò serio. «Vuoi farmi impazzire?»
La sua espressione mi lasciò sorpresa. «Vuoi dire che funziona?»
«Se funziona? Cristo, Mel, perché credi ti stia sempre lontano?»
Ma che...? Stavo sognando, vero?
Non potevo crederci. Adam era sempre stato attratto da me e non me l’aveva mai fatto capire. Solo perché aveva paura che la nostra famiglia non avrebbe approvato.
Quella visione era un segno che dovevamo stare insieme? Era un sogno? O un ricordo?
«Cosa facciamo adesso?» chiesi incrociando le braccia sul petto.
«Che cosa intendi?»
«Parlo di noi.»
«Te l’ho detto, non succederà proprio niente tra di noi. Dovresti tornare a casa.»
Era proprio testardo.
«Invece rimango qui, almeno fino a quando non avremo scoperto qualcosa di più sulla visione.»
Adam mi guardò con i suoi grandi occhi blu. «E come intendi fare?»
«Ho un piano.» E speravo funzionasse.
«Di cosa parli?»
«Andremo da mia nonna. È l’unica che possa aiutarci.»
Per un attimo, lui non disse nulla. Sembrava riflettere sui pro e contro, poi annuì. «Va bene. Come facciamo con Lauren?»
«Può accompagnarla a casa qualcuno dei tuoi amici?»
«Certo. Mando un messaggio a Garrett, ci penserà lui.» Tirò fuori il cellulare dalla manica ‒ doveva esserci dello spazio apposta all’interno del tessuto ‒ e digitò l’sms. «Bene, andiamo. Ho la macchina nel parcheggio.» Mi fece un cenno e io lo seguii.
 
Un quarto d’ora più tardi suonammo alla porta della casa dove abitava mia nonna. Non avevamo parlato molto durante il viaggio e il silenzio cominciava a pesare.
La nonna ci venne ad aprire quasi subito e si sorprese leggermente nel vederci lì, travestiti come bambini che chiedono ‘dolcetto o scherzetto’. Ma in fondo lei aveva sempre avuto un ottimo senso dell’umorismo, così sorrise. «È un piacere vedervi, ragazzi. Non mi aspettavo una vostra visita proprio oggi. Cos’è successo?»
«Dobbiamo parlare con te, nonna, possiamo entrare?»
«Ma certo, venite dentro!» Ci fece spazio e noi entrammo nell’atrio.
La casa della nonna mi aveva sempre affascinato per la sua atmosfera. C’erano tessuti colorati, mobili e oggetti antichi. Anche lei era una donna particolare. Portava i capelli grigi lunghi fino ai fianchi, vestiti del colore della terra e collane e anelli a volontà. Parlava continuamente della natura e degli elementi. Lei e mia madre avevano avuto dei diverbi quando mia nonna si era unita alla Wicca, una religione neo-pagana originata dall’antico Druidismo. Mia madre, una protestante molto devota, era rimasta scioccata dalla sua decisione e, di conseguenza, le nostre visite alla nonna erano diminuite drasticamente.
Speravo che le sue conoscenze e la sua fede potessero aiutare Adam e me. Era l’unica che conoscevo in grado di farlo.
«Ti disturbiamo, Vivian?» chiese Adam, educato come sempre.
«Ma certo che no, mi stavo solo preparando per un rito che si terrà stasera, ma avevo già finito. Sedetevi, prego.» Ci indicò il divano e noi ubbidimmo. «Volete un tè?»
Tipica domanda da nonna.
«No, grazie, noi... abbiamo bisogno di aiuto.»
«Ma certo, bambina» disse facendo un sorriso e sedendosi su una poltroncina, proprio di fronte a noi. «Sai che farei tutto per te. Di cosa si tratta?» Ci guardò curiosa e, in parte, preoccupata.
Guardai Adam e lui annuì per incoraggiarmi a raccontare.
«Adam ed io abbiamo avuto una visione, credo. Sembrava un sogno, ma abbiamo visto la stessa cosa, nel medesimo momento. Si trattava di una specie di rito: io ero seduta su un trono o qualcosa del genere, e indossavo un velo. Due persone hanno portato Adam, era insanguinato... ma era il sangue di qualcun altro, ne ero consapevole. Si è inginocchiato, poi una donna l’ha coperto con un mantello di pelliccia, gli ha parlato e gli ha fatto un segno sulla fronte. Mi hanno fatto bere da un calice... era una bevanda alcolica che ho sentito bruciare in gola. Dopo ci siamo ritrovati in una grotta. Era semibuio, c’era il fuoco acceso e delle pellicce per terra. Adam si è avvicinato, mi ha tolto il velo e mi ha baciata.» Non la guardai negli occhi mentre parlavo, sentendomi arrossire. Non era un discorso che normalmente avrei fatto a mia nonna.
«È più o meno quello che ricordo anch’io» concordò Adam, torcendosi le mani per il nervosismo.
«D’accodo, fatemi capire bene. Tu, Mel, avevi un velo davanti al viso? E indossavi un vestito come questo?» chiese indicando la mia tunica.
«Sì» rispose Adam al posto mio. «Era molto simile.»
«Tu eri ferito?»
«No, il sangue che avevo addosso era di un'altra persona. O di un animale.»
«E c’era molta gente attorno a voi?»
«Sì, ballavano e cantavano strane litanie. C’era anche da bere e da mangiare.»
Annuii per mostrare che ero d’accordo. Le parole non mi uscivano più, ero contenta che Adam rispondesse per entrambi.
«Cosa ti ha detto la donna?»
Mi voltai a guardare Adam, curiosa. Nemmeno io lo sapevo.
«Parlava in una lingua che non conoscevo. Ma mi pare che abbia detto qualcosa che assomigliava a cernuno
«Cernunnos, intendi?»
«Sai cosa significa, nonna?» riuscii a chiedere. Forse c’era effettivamente una speranza. Ero sicura che potevamo contare su di lei.
«Sì, è il nome del Dio Cervo della mia religione.» Sospirò. «Penso di sapere che cosa avete visto, ragazzi. La celebrazione a cui avete assistito è il Grande Rito celtico, anche noto come Grande Unione tra la Grande Madre e il Dio Cervo. Si tiene durante le maggiori ricorrenze religiose, come Yule, che coincide con il solstizio d’inverno, Beltane, la festa del raccolto, e Samhain, cioè l’attuale Halloween.»
«Lo fate anche voi?»
«Certo, ma oggigiorno l’unione è simbolica, si utilizza un pugnale e un calice pieno di vino rosso. Nell’antichità, invece, un uomo e una donna vergine, che rappresentavano il Dio e la Dea, passavano una notte d’amore insieme. Si diceva che il bambino concepito da questa unione fosse il figlio del Dio.»
Santo Cielo, la situazione stava diventando sempre più complicata. «Quindi...?»
«Sì, tesoro, è quello che avete visto. Tu e Adam rappresentavate gli Dei nell’Unione.»
Adam ed io ci guardammo. Nei suoi bellissimo occhi blu riconobbi sorpresa e imbarazzo.
«Cosa significa questo sogno, allora?» chiese a mia nonna.
Lei guardò prima l’uno, poi l’altra. «Perché credete si tratti di un sogno?»
«Perché, cos’altro potrebbe essere?» chiesi sulla difensiva.
«Un ricordo.»
«Nonna...»
Lei m’interruppe. «Melanie, la Wicca crede nella rinascita della vita e, di conseguenza, anche nella rincarnazione. Il problema è capire chi eravate a quel tempo. Dalla descrizione, non si tratta di sicuro di un rito tenutosi negli ultimi secoli, quindi deve trattarsi di un avvenimento più vecchio.»
«Non è possibile» dissi scuotendo il capo. Era ridicolo.
«Perché non ci credi, bambina?»
«È troppo assurdo, nonna! Diglielo anche tu, Adam.»
Adam mi prese una mano, guardandomi con occhi imploranti. «Calmati, Mel. Lascia che finisca di parlare.»
«Tu ci credi?» gli chiesi seria.
«Non lo so... voglio capirci di più.» Poi si voltò verso mia nonna: «Vivian, mi ricordo qualcos’altro. Nella visione, o quello che è, Mel mi ha chiamato Gwydion.»
Era vero, ora lo ricordavo anch’io.
La nonna spalancò gli occhi e, improvvisamente, apparve nervosa. «Ne sei sicuro?»
«Mi pare di sì.»
«Chi è Gwydion?» domandai incuriosita dalla reazione della nonna.
«Re Artù. Era il suo nome in celtico.»
Re Artù. Sicuro.
«E io chi sarei, allora?»
«La leggenda dice che Artù praticò il rito insieme a Morgana, la sua sorellastra. Dalla loro unione, nacque Mordred l’Oscuro.»
Ricordavo di averlo letto da qualche parte. «Io? Fata Morgana?»
«Ma Morgana non era, insomma, maligna?»
«Dipende dalle interpretazioni. In molte versioni della storia, Morgana è la nemica di Merlino, una strega praticante di magia oscura, ma in altre viene semplicemente raffigurata come una Sacerdotessa di Avalon.» Improvvisamente si alzò e si avvicinò ad Adam. «Posso?» chiese indicando il suo braccio destro.
Lui annuì, slacciò la parte del suo costume che gli copriva il braccio e sollevò la manica della maglia marrone che aveva sotto.
«Come immaginavo» commentò la nonna, girando il braccio di Adam verso l’interno. Sotto il gomito c’era un tatuaggio che non avevo mai visto. Era una specie di triangolo, composto da tre spirali con il punto di origine in comune.
«Cos’è?» chiesi alla nonna.
«È un triskele druidico, il simbolo della Dea triplice.»
Adam pareva stupito quanto me. «Non... non l’ho fatto io. Prima non c’era.»
«Adam, se questo è uno scherzo, io...» La voce mi si affievolì, impedendomi di continuare.
«Te lo giuro.»
«Ragazzi, penso che dovreste andare a casa e farvi una sana dormita. Siete entrambi provati ed è inutile continuare a rimuginarci sopra, adesso.»
Adam annuì. «Hai ragione, è meglio che andiamo.» Si voltò vero di me e fece un mezzo sorriso. «Vieni, Mel.» Mi prese per mano e mi aiutò ad alzarmi. «Buonanotte, Vivian.»
La nonna mi diede un bacio sulla fronte e disse: «Buonanotte, ragazzi. Domani ne riparleremo, non vi preoccupate.»
«Ciao, nonna.»
Tornammo a casa in macchina, parlando pochissimo. Adam aveva tirato giù la manica e guidava con attenzione. Sembrava voler riflettere sulle parole della nonna da solo. E lo capivo.
Io non riuscivo ancora ad accettare quello che avevamo visto e che la nonna ci aveva raccontato. La sua idea della rincarnazione mi pareva ancora assurda, ma, più ci pensavo, più capivo che c’erano troppi elementi che non quadravano. Il nome Gwydion, il tatuaggio, i costumi che avevamo scelto per la festa, la stessa visione. Poteva essere un ricordo. Infatti, fin da subito, mi era sembrata tutto così vero...
Adam ed io salimmo le scale che portavano alle nostre camere da letto.
Davanti alla mia porta, Adam si voltò. «Mi dispiace per com’è finita la serata.»
«Non importa, non è colpa tua.»
«Lo so, ma... volevo che sapessi una cosa, prima di andare a dormire.»
«Cosa?»
Si aprì in un sorriso. «Mi piaci molto, Mel. Cercavo di tenerti lontana perché siamo fratellastri, ma, dopo quello che è successo stasera, ho capito che non posso più fingere indifferenza.»
Sorrisi a mia volta. «Beh, tu sai già cosa provo per te, quindi...»
«Lo so.» Abbassò il viso e mi baciò la guancia. «Buonanotte, piccola dolce Mel.»
«Aspetta!»
«Cosa?» mi chiese con un sussurro, mantenendo il viso vicino al mio.
«Baciami. Ti prego.»
Adam sorrise divertito. «Sei davvero una strega, Morgana.» Poi mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio. Le sue labbra erano morbide come il miele, fredde e calde allo stesso tempo.
Quando mi lasciò andare, mi salutò con un sorriso e poi se ne andò.
Io entrai in camera mia e mi chiusi la porta alle spalle, accendendo la luce. Poi mi diressi verso lo specchio, appeso sopra il comò. Mi tolsi la ghirlanda di fiori e mi passai le mani tra i capelli per ravvivarli un po’, poi li raccolsi da un lato. Abbassai la spallina del vestito nella parte opposta ed eccola lì, la triplice spirale, uguale a quella di Adam. Sotto la tunica non l’aveva notata nessuno.
Adam e la nonna si erano preoccupati del suo tatuaggio senza domandarsi se l’avessi anch’io. Ma come rimproverarli, non potevano immaginare che quel simbolo fosse sempre stato lì, inciso sulla mia pelle.
Morgana, mi aveva chiamato così Adam quando mi aveva baciata. Come aveva ragione. Aveva già cominciato a credere a quello che aveva detto nonna Vivian. E stava finendo dritto nella trappola della ‘piccola e dolce’ Mel.
Sorrisi allo specchio. Era proprio quello che volevo. 

Angolo Autrice: 
Questa One Shot partecipa al "Promptiamo di Halloween" sulla pagina FB "Io scrivo su EFP", ma è nata come un racconto per un concorso e farà parte dell'Antologia "Io sono una strega". L'idea mi è venuta di notte (come succede molto spesso) e si ispira al romanzo Le Nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley (cioè la mia Bibbia)! Quando ho letto il prompt non ho saputo resistere... dovevo partecipare! Spero che la OS vi piaccia! 
p.s. una piccola nota sui nomi dei protagonisti: Melanie ed Adam hanno le stesse iniziali di Morgana e Artù. Mi piaceva giocare con i nomi ;)

 
   
 
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