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Autore: Frappesca    06/11/2013    5 recensioni
Kristen, diciotto anni, ragazza scontrosa e non molto amichevole, improvvisamente passa dall’essere la ragazza invisibile a cui nessuno da importanza alla ragazza calamita che attira a sé continui casini, ritrovandocisi dentro senza nemmeno capire come.
Steven, venti anni, ragazzo determinato e in cerca di indipendenza, è invece molto abile nel creare casini e nel finire in situazioni assurde.
Che cosa accadrà quando i due si incontreranno?
Dal capitolo 3:
- Mi stai dando del ladro?-
- Non dovrei?-
-NO! Te l’avrò detto mille volte che non ho cattive intenzioni! Devo ripetertelo in aramaico? - disse alzando la voce sempre più innervosito.
- Senti, non fare l’incazzato con me in casa mia! Non ti rendi conto che quello che hai fatto avrebbe potuto far prendere un infarto a qualsiasi altra persona normale???-
- Ti ho detto che ho capito! Non l’ho fatto apposta e MI DISPIACE!!! Quante volte dovrò dirtelo ancora???-
Kristen interruppe quel battibecco non appena si accorse che nella foga di quel litigio i due si erano avvicinati di molto, forse troppo.
Erano a un palmo di distanza l’uno dall’altra e un silenzio innaturale era calato tra i due.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Nascondendo un sorriso
 



2.  Un incontro al buio
 


 
 
Il soffitto sembrava aver catturato gli occhi assenti di Kristen, la quale distesa sul suo letto, si era abbandonata ai propri pensieri, dimenticandosi di tutto ciò che la circondava.
 Come spesso le capitava di fare la sera prima di addormentarsi, rifletté su molte cose tra le quali c’era anche il ragazzo riccioluto con cui aveva avuto una conversazione abbastanza accesa la mattina stessa.
Quel tipo la irritava in particolar modo, era il suo più totale opposto.
Iniziò a pensare che fosse il tipico ragazzo della porta accanto: sempre disponibile, disgustosamente gentile, solare, pieno di energia … insomma,quel genere di ragazzo che piace sempre alle mamme o alle nonne. Pensò che di certo quel Jason avesse avuto una vita sempre felice e perfetta, senza alcuna sbavatura, e per quel motivo non avrebbe mai e poi mai potuto capire Kristen, la quale non era mai riuscita a vivere serenamente né con sé stessa, né con gli altri.
La stanchezza iniziò a farsi sentire ed a stento riusciva a tenere aperti gli occhi.
Sentendo un leggero venticello soffiare all’interno della stanza, diede uno sguardo alla finestra e notò che quella era ancora aperta.
Cercò di alzarsi per andare a chiuderla, ma quel letto era così dannatamente comodo che non le permetteva di farlo.
Rimase ferma nel letto pensando che prima o poi avrebbe dovuto alzarsi, ma a poco a poco i suoi occhi si chiusero, ogni suo pensiero venne interrotto e senza che potesse accorgersene, si addormentò.
 




Passeggiava distratto tra le case di Purley, senza una meta precisa, con un’espressione da cane bastonato. Aveva programmato di passare tutta la serata al suo bar preferito per guardare la partita di rugby con qualche bicchiere di birra, ma con suo grande sorpresa aveva scoperto che il padrone del locale era andato in vacanza per una settimana, perciò era chiuso e lui era deluso e sconsolato come un bambino che non trova niente sotto l’albero il giorno di Natale.
Con lo sguardo basso e con le mani in tasca entrava noncurante in strade a lui sconosciute, calciando il primo sassolino che gli capitava sotto tiro.
Il ragazzo in questione si chiamava Steven Hoppus: era un ragazzo di 20 anni, aveva i capelli non troppo corti e disordinati di color nero, tenuti coperti dal cappuccio della sua felpa, mentre gli occhi erano di un marrone caldo con delle sfumature castane.
Lavorava come meccanico presso la stazione di servizio del quartiere da quando aveva finito di andare a scuola.
Non era di certo la sua aspirazione, ma in quel momento ciò che gli serviva era uno stipendio, alto o basso che sia, per potersi finalmente comprare un appartamento e vivere da solo, senza l’assillo dei propri genitori.
Il cielo, illuminato solo da uno spicchio di luna, era coperto da nuvoloni che minacciavano pioggia.
Steven era lontano da casa e non aveva un ombrello con sé, ma questo non sembrò preoccuparlo, infatti continuò la sua passeggiata, quasi come se avesse staccato per un attimo il cervello ed il suo corpo si muovesse con la casualità più totale.
Ad un tratto Steven iniziò a sentire qualche goccia d’acqua cadere e, non fece nemmeno in tempo a trovarsi un riparo, che si ritrovò completamente fradicio dalla testa ai piedi.
Accelerò il passo, cercando di non abbassare lo sguardo a causa della pioggia insistente, per poter trovare un qualcosa per ripararsi mentre aspettava che lo scrollo fosse finito.
Ad un tratto gli balzò l’occhio su un giardinetto con qualche albero folto, sotto cui avrebbe potuto ripararsi.
Certo, non era un granché, ma era pur sempre qualcosa.
Mentre raggiungeva con una corsettina il giardino notò un cane sotto la pioggia.
Appena i loro sguardi si incrociarono, il cane iniziò ad abbaiare e a correre in direzione di Steven.
Il ragazzo, vedendo che il cane in questione era un feroce e selvaggio dobermann, cominciò a correre come un dannato e pensò : “Oh cazzo, se quello mi becca sono morto!!!”.
Corse sotto la pioggia, imprecando contro tutti gli dei possibili, per tutto il giardino con il cane dietro che abbaiava in continuazione.
Era stanco, non avrebbe retto alla velocità del dobermann ancora a lungo, ma ad un tratto ebbe il colpo di genio … o quasi.
Vedendo che il tronco di un albero del giardino era abbastanza spesso si arrampicò su di esso con una velocità che non avrebbe mai immaginato di poter raggiungere.
Ma mentre saliva il cane era riuscito a strappagli parte dei pantaloni e della felpa, quindi ora si trovava completamente fradicio, con i vestiti strappati, arrampicato su un albero nel bel mezzo della notte e con un cane che minacciava di sbranarlo da un momento all’altro.
In poche parole la situazione più assurda in cui avrebbe potuto trovarsi.
Ad un tratto ebbe un altro colpo di genio (sempre se così si possono chiamare).
Aveva notato che alcuni rami dell’albero raggiungevano le finestre e i balconi di un condominio che si trovava proprio lì vicino.
Quindi, siccome quell’albero non avrebbe retto a lungo il suo peso, senza pensarci due volte si mise a strisciare su un ramo abbastanza orizzontale che lo portò di fronte ad una finestra, che per sua fortuna era aperta!
Con un balzo oltrepassò la finestra e si trovò in una camera da letto con una persona che stava dormendo dall’altra parte della stanza, fortunatamente girata.
Adesso la situazione era quasi demenziale.
Non sapeva più che fare …
 





Kristen, che stava beatamente dormendo, aprì gli occhi ancora mezza rimbambita quando sentì un forte tonfo provenire dalla sua scrivania.
Ma quegli occhi si spalancarono e si riempirono di terrore appena udì qualcuno  imprecare sottovoce - Merda!! Anche tu ti ci devi mettere, idiota di una sedia!-.
Era girata verso il muro quindi non poteva vedere chi ci fosse all’interno della sua stanza, ma siccome abitava da sola iniziò a pensare che fosse un ladro o un maniaco assassino.
Non sapeva se rimanere immobile facendo finta di dormire o se entrare in azione. Optò per la seconda opzione; non sarebbe mai rimasta a guardare un ladro rubare le proprie cose senza nemmeno tentare di fermarlo.
Fortunatamente teneva sempre un bastone sotto il letto.
Lo prese lentamente senza fare rumore e poi si alzò di scatto dal letto impugnandolo saldamente.
- Guai a te se provi a toccare con quelle luride mani un solo oggetto che si trovi in questa casa!- disse Kristen sventolando in aria il bastone e guardando da una parte all’altra della stanza per riuscire a trovare nel buio colui che aveva azzardato addentrarsi nella sua casa.
Poi di scatto arrivò fino all’interruttore vicino alla porta e accese la luce.
Ed ecco che si trovò davanti a sé un ragazzo totalmente bagnato e con dei vestiti strappati che iniziò a farfugliare qualcosa senza senso, non sapendo cosa dire.
- BRUTTO MANIACO!!! ESCI SUBITO DA QUESTA CASA O CHIAMO LA POLIZIA!!! PERVERTITO CHE NON SEI ALTRO!! MA CHE CREDEVI DI FARE?? HO UN BASTONE IN MANO E SO PERFETTAMENTE COME USARLO!!!- urlò Kristen con tutta la voce che aveva in gola avvicinandosi verso il ragazzo sempre muovendo il bastone che fendeva l’aria.
Intanto il ragazzo cercava di farle abbassare la voce continuando a balbettare cose incomprensibili e muovendosi all’indietro per evitare di essere colpito da quel maledetto bastone.
Ad un certo punto Kristen stava quasi riuscendo a lasciare un bel colpo sulla testa di quel pervertito con il suo bastone, ma quello prontamente riuscì a bloccarlo con la mano e a strapparlo dalla forte presa di lei.
- CHE CREDI DI FARE ORA, E’?? POSSO MANDARTI AL TAPPETO ANCHE SENZA QUEL BASTONE, SAPPILO!! – gridò la ragazza con i pugni già pronti a colpire.
Ma finalmente il ragazzo riuscì a parlare e a spiegare la situazione :
- Ehi! Abbassa un po’ la voce! Ti giuro che non sono un ladro o un maniaco o un pervertito o quello che pensi! Quindi datti una calmata! Non voglio farti niente! -
- E ALLORA PERCHE’ SEI ENTRATO IN CASA MIA NEL BEL MEZZO DELLA NOTTE??? TI PARE UNA COSA NORMALE???-
-No, certo che no … E’ solo che … beh … ha iniziato a piovere e … un cane mi rincorreva in giardino … quindi mi sono arrampicato su quell’albero … e ora sono qui ...-
- Certo!! Ed io invece sono una fatina dei boschi!!!- disse Kristen che ormai aveva  spinto il ragazzo contro il muro, a forza di farlo indietreggiare.
 Teneva sempre i pugni davanti al viso, nella tipica posizione del pugile, pronti a colpire senza pietà in caso di necessità.
- So che può sembrare un tantino strano, ma … -
Kristen lo interruppe -UN TANTINO STRANO???-
- Ok, molto strano, ma è la verità. Ora, potresti abbassare solo un pochino la voce per non attirare tutto il vicinato. Sai, non vorrei che qualcuno chiamasse la polizia per niente … -
Kristen ricominciò a urlare - GUARDA CHE NON MI LASCIO PRENDERE PER IL CULO DA UNO STR … -
Il ragazzo la zittì coprendole la bocca con una mano.
- Vuoi abbassare quella voce? Ti ho già detto che non voglio farti niente. Che ne dici di lasciarmi uscire da questa casa e di mettere fine a questa spiacevole situazione?- le sussurrò avvicinandosi incautamente a lei.
Kristen era ancora su tutte le furie e cercò di gridare con tutta la sua voce, ma inutilmente, poiché quelle urla venivano soffocate dalla mano del ragazzo che non voleva svegliare i vicini e passare per un maniaco.
Allora iniziò a scagliare i suoi pugni per cercare di liberarsi da quella presa, ma questo complicò ancora di più le cose:  il ragazzo per difendersi le aveva bloccato la schiena contro il muro e con una mano le teneva ferme entrambe le braccia, tenendola per i polsi, mentre con l’altra le copriva la bocca.
- Calmati e ti lascio andare, ok? Ti ho già detto che non voglio farti niente. –
In quella posizione non era molto semplice credere alle sue parole e infatti Kristen aveva già iniziato a tirargli dei calci, che lui evitava con maestria.
- Perché non ti comporti da persona normale? - disse il ragazzo con una traccia di disperazione nella voce. Kristen gli lanciò uno sguardo stupito come per dire “Sarei io quella che si deve comportare da persona normale?!?!”.
Poi il ragazzo si avvicinò ancora di più al suo volto e, con un tono caldo e suadente ed un sorriso malizioso che già occupava il suo viso, le sussurrò all’orecchio:
- Beh, se continui ad agitarti … non mi lasci altra scelta … -

 
 
 


Ciaooooooo!
Ecco qua il secondo capitolo!
E’ assurdo, lo so. E’ improbabile, lo so. E’ stupido, lo so.
Però ecco, a me piacciono le cose assurde, improbabili e stupide, quindi … chissà se magari c’è qualcuno con i miei stessi strani gusti!
Abbiamo una piccola presentazione di Steven ed il suo folle incontro con Kristen. Il prossimo capitolo sarà sicuramente più lungo e interessante, quindi non abbandonatemi!
Se vi va lasciatemi una recensione, che mi fa sempre piacere! ^^
Un bacione e a presto
Francesca
  
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