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Autore: dragon_queen    06/11/2013    3 recensioni
Dal cap.II:
"Eileen, come se niente fosse successo, si chinò a raccogliere il pacchetto, estraendo il suo dalla tasca e lasciandolo sul divano. Dopodichè fissò intensamente Melany, il cui sguardo pareva adesso dispiaciuto e colpevole, mentre delle involontarie parole le salivano in gola:
-Vorrei che gli gnomi ti portassero via, all'istante-"
Dal cap.III:
" -Sai ragazzina, non pensavo fossi realmente così patetica- disse una voce che la fece sussultare.
Era maschile, ma non apparteneva a Tom, tantomeno a Mel. Era carezzevole, ma allo stesso tempo pungente, rassicurante, ma anche derisoria"
Dal cap.VIII:
"-Maledetto me e il giorno in cui ti vidi. Dannata la mia anima nel momento in cui ti scelsi. Tu mi porterai alla rovina- e detto questo le voltò le spalle e fece per andarsene.
-E' un destino che ti sei scelto da solo, principe- rispose di rimando Eileen, per poi allontanarsi dalla parte opposta"
Dal cap.IX:
"-Io ti vedo, ti sento, sempre ti troverò. Il mio marchio sempre mi dirà dove sei. Nessuno potrà fuggire, perchè io sono il Labirinto-"
***
Bene, una next generation.
Una ragazza più testarda di Sara si scontra con il figlio del Re di Goblin.
Curiosi?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VIII

 

Per la prima volta da quando aveva varcato la soglia del labirinto vide scendere la notte. Il colore intenso del cielo si era a poco a poco incupito sempre di più, lasciando spazio a una moltitudine di piccole stelle e due enormi lune dai colori glaciali.

Per evitare intoppi durante il buio, i tre avevano deciso di accamparsi in una piccola radura, accendendo un piccolo falò. Eileen aveva scoperto che Loli era una pixie del fuoco, la cui tribù viveva a nord del labirinto, al di fuori delle sue mura.

La piccola raccontò che le anziane del consiglio l'avevano mandata ad affrontare il suo rito di passaggio, un viaggio che ogni pixie doveva intraprendere per essere considerata a tutti gli effetti un membro della tribù. Ma lei si era persa e non aveva più fatto ritorno al villaggio da allora.

Ascoltando la sua storia, Eileen provò pena per l'amica e le promise che avrebbe fatto qualunque cosa per riportarla dai suoi cari.

Dal canto suo, Ser Cusan preferì sorvolare sul motivo della sua segreta missione e le due giovani accettarono tale decisione. In fondo la marionetta si era dimostrata più che degna di fiducia e non trovavano alcun particolare per considerarlo pericoloso.

Nel giro di un'ora tutti e tre si erano coricati, mentre le braci del falò a poco a poco andavano spegnendosi. Eileen però, dal canto suo, non riusciva a dormire.

Con la schiena poggiata al tronco di un grande e strano albero, con sguardo nostalgico fissava il cielo scuro, che non aveva però perso la sua particolare sfumatura rossastra. Pensò a cosa stessero facendo Rose e Penny e se si fossero accorte della sua assenza. Le venne in mente anche Melany, a quanto le voleva bene nonostante lei la considerasse la cattiva della storia. Le venne quasi da piangere.

D'un tratto una melodia attirò la sua attenzione. Si voltò, trovandosi davanti solo il folto scuro e profondo del bosco. Era però come se qualcuno la chiamasse, come se una forza sconosciuta la invitasse a avventurarsi nella selva.

Come se il suo corpo fosse guidato, la ragazza si alzò e si incamminò tra gli alberi, mentre la melodia negli orecchi si faceva sempre più ipnotizzante.

L'incanto si spezzò solo quando giunse in un'irreale radura e davanti a lei stava Ràl, che la fissava.

Nonostante sentisse il bisogno di scappare da lui, era al tempo stesso curiosa di scoprire cosa mai il borioso principe volesse ancora.

-Non riesci a dormire, Eileen?- chiese con il solito ghigno strafottente stampato in faccia.

-Che cosa vuoi, Ràl?- gli domandò lei.

-Voglio che tu ti fermi, ragazza. Voglio che smetti di tentare di raggiungere il mio castello-

Mentre parlava, il principe le si era avvicinato, cominciando a girarle attorno come un avvoltoio, mentre lei poteva sentire il suo respiro tra i capelli, il collo e il viso.

Per un attimo chiuse gli occhi, sospirando, colta da una strano torpore all'altezza dello stomaco. Poi parlò:

-Se io abbandono l'impresa, Melany non tornerà mai a casa-

-Prometto di rimandarla indietro, senza che abbia memoria di nulla-

Eileen lo fissò negli occhi.

-Perchè?-

Ràl le si fermò dinnanzi, divenendo improvvisamente serio.

-Abbiamo scatenato qualcosa più grande di noi. Devi fermarti-

-Menti-

-Non hai sentito il dolore nel petto che aumenta ad ogni chiave che scopri? Non hai avvertito la strana presenza che ti sorvola quasi soffocandoti?-

La ragazza rabbrividì, ricordandosi di qualche ora prima e d'istinto si portò una mano al collo, là dove il fantasma l'aveva sfiorata.

-Non posso- disse poi.

-Cosa non puoi?- chiese confuso il principe.

-Non posso fare quello che mi chiedi. Tu non farai mai ciò che mi stai promettendo-

Di colpo avvertì una stretta su entrambe le braccia, mentre lo sguardo furente del ragazzo si puntò nel suo.

-Dannazione, non fare la sciocca!! Pensi di essere l'unica a soffrire? Pensi che questo peso sia solo tuo?!?-

-Non sono stata io a volerlo!! Non sono stata io a chiedere di venir trascinata in questa maledetta avventura!! Tu mi hai portato qui. Adesso dovrai sopportarne le conseguenze con me-

Gli occhi di Eileen aveva assunto una sfumatura ametista e si scontravano con quelli bicolori del giovane, il quale avvertì per un attimo un brivido attraversargli la schiena. Era eccitazione la sua o comune paura? No, non poteva essere spaventato da una sciocca ragazzina. Ma era davvero solo una ragazzina quella che aveva di fronte?

Di colpo si allontanò. Inaspettatamente, rise:

-Maledetto me e il giorno in cui ti vidi. Dannata la mia anima nel momento in cui ti scelsi. Tu mi porterai alla rovina- e detto questo le voltò le spalle e fece per andarsene.

-E' un destino che ti sei scelto da solo, principe- rispose di rimando Eileen, per poi allontanarsi dalla parte opposta.

 

Il sorgere del sole le ferì gli occhi, chiusi da a malapena un paio d'ore. Con le membra doloranti si alzò, calciando un po' di terra sulle braci del fuoco per spegnerlo completamente. Dopodichè si avvicinò a Loli, ancora rannicchiata sotto la grossa foglia di uno degli alberi, svegliandola con delicatezza come avrebbe fatto con una bambina, mentre con la coda dell'occhio notò Ser Cusan che si stava ridestando con un sonoro sbadiglio.

-Eileen, ma hai dormito un po'?- le chiese la pixie, guardandola negli occhi.

La ragazza sorrise e fece un cenno di assenso con la testa, anche se capì da quell'affermazione di avere decisamente un aspetto orribile. Dopotutto, oltre la scomoda posizione, non appena chiudeva gli occhi rivedeva l'espressione rabbiosa di Ràl, le sue parole colme di rancore, e uno strano senso di colpa si impadroniva di lei.

Ma perchè poi? In fondo non l'aveva deciso lei di intraprendere quell'avventura, non era stata una sua scelta quella di venir scaraventata in quello strano mondo e affrontare quell'assurda prova.

-Eileen, quanto abbiamo dormito?- chiese ad un tratto la pixie, spaventata.

In quel momento la ragazza si ricordò delle tredici ore.

-Non molto Loli, non preoccuparti. Ma abbiamo comunque i tempi molto ristretti- rispose la ragazza, pensando alla sciocchezza che avevano fatto nell'accamparsi, ma erano stanchi e fisicamente distrutti.

Con la paura che le attanagliava la gola, la giovane si rimise in marcia con i due compagni.

Il labirinto, in poco tempo, riprese a farsi insidioso, ma per fortuna Ser Cusan era un navigatore di certo migliore di Loli. D'un tratto i tre giunsero nell'ennesimo spiazzo, ma stavolta nessun altare stava ad attenderli.

Un enorme specchio si stagliava dinnanzi a loro, vuoto e profondo. La cosa strana era che la superficie non rifletteva la loro immagine, ma un mondo di sola nebbia e buio. Pareva fosse vivo.

-Cos'è?- chiese Eileen, fissandolo con un misto di ammirazione e paura.

Loli, dal canto suo, aveva arretrato di un passo.

-Questo è lo specchio che mostra ciò che è stato o che poteva essere, le scelte giuste o sbagliate che ci hanno portato sulla dritta via o su quella sbagliata. È capace di annebbiare le menti, rendendo pazzo anche il più sano e virtuoso tra gli uomini. È una delle prove più difficili del labirinto- rispose la marionetta.

Mentre Eileen ascoltava il compagno, i suoi occhi si persero tra quelle nebbie e senza volere mosse un paio di passi avanti. D'un tratto le parve di scorgere i suoi contorni nel riflesso, ma in breve si trasformarono in qualcun'altro, in una persona che lei non ricordava di aver mai conosciuto.

Come risucchiata da una strana forza, si sentì investita da un forte vento, il quale la costrinse a chiudere gli occhi.

Quando li riaprì, si ritrovò dinnanzi ad una logora porta di un appartamento.

Il corridoio nel quale si trovava era logoro e per niente curato, con qualche neon che a breve si sarebbe fulminato e un'asfissiante olezzo di sporco e abbandono.

Si fissò: indossava gli stessi abiti di quando si trovava nel labirinto, ma i capelli che le ricadevano sulle spalle le parvero più lunghi e decisamente meno curati. Solo allora notò di stringere tra le mani un mazzo di chiavi.

-Che servano per aprire questa porta?- pensò, rigirandosele tra le dita.

I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che bruscamente si affacciò dall'appartamento: era una donna, un tempo probabilmente molto attraente, ma che adesso pareva solo l'ombra di ciò che era stata. Non pareva molto vecchia, anzi. Chi era?

-Eccola, la perdigiorno e sciagurata bastarda che ho partorito. Ma cosa ho fatto di male per meritarmi una figlia come te? Sarebbe stato meglio che quel giorno ti avessi lasciata in ospedale-

Un tanfo di whisky e tabacco investì la ragazza in pieno viso, ma lei quasi non se ne accorse, già scioccata dalle parole che le erano state appena rivolte.

-Dunque, cosa fai sulla porta? Sei andata a comprare ciò che ti avevo chiesto?-

Eileen la guardò confusa, poi si accorse del sacchetto ai suoi piedi, probabilmente poggiato a terra per poter recuperare le chiavi. Lo raccolse e lo porse alla donna che, a quel punto le fu chiaro, avrebbe dovuto essere sua madre.

La donna afferrò la busta, ignorandola poco dopo, lasciandola sulla soglia dell'appartamento.

-Muoviti ad entrare!! Sei per caso ritardata?- le urlò dalla stanza a fianco.

Eileen, sentendosi profondamente umiliata e non riuscendo a credere ancora cosa stesse succedendo, varcò la soglia, chiudendosi la porta alle spalle.

Era la realtà quella che stava vivendo? Cosa era sogno e cosa vita? Rose e Penny erano mai state vere? Il labirinto? Loli? Ser Cusan? Ràl?

Prima che potesse però rendersene conto, una sberla la centrò in pieno viso, costringendola ad appoggiarsi alla parete per non cadere a terra.

-Dannazione, ragazzina!! Il compito era semplice: whisky e sigarette. Cosa diamine è questa cosa?- gridò la donna, lanciandole contro un piccolo libretto dalla copertina rossa.

Tenendosi una mano sulla guancia e cercando di non piangere, sempre in silenzio, la ragazza si abbassò per raccogliere l'oggetto che le era stato lanciato addosso. Era il piccolo libro che le aveva dato Penny, quello che raccontava la storia del labirinto.

-Vattene in camera tua, adesso!! Sei una nullità, proprio come lo era tuo padre- gracchiò la strega, per poi voltarle le spalle.

Eileen raccolse il libro e si allontanò, raggiungendo quasi per istinto quella che doveva essere la sua stanza: un ripostiglio, letteralmente.

Si sedette su un piccolo letto, prendendo il volumetto tra le mani e sfogliandolo con delicatezza. La guancia lesa le faceva male, mentre le lacrime le inumidivano ormai gli occhi. Era davvero quella la sua vita? Si era forse sognata ogni cosa?

Eppure a lei sembrava di aver sempre vissuto in quel modo, rifugiandosi in fantasie e utopiche esistenze solo per sfuggire ad una madre alcoolista e manesca.

Qualcosa però non andava, non era convinta che quella fosse la realtà, o forse semplicemente non voleva crederci.

Non si sarebbe arresa.

In quel momento alzò gli occhi, come se avesse percepito una presenza e aveva paura che fosse la madre. Invece si stupì nel vedere dinnanzi a lei Ràl, con il solito sorriso strafottente, ma anche uno strano sguardo.

-Sei stata così sciocca da cadere nel trucco dello specchio?- le disse.

-Specchio?-

Solo allora si ricordò del labirinto e della grande parete riflettente nella quale si erano imbattuti.

-Cosa ci fai tu qui?-

-Sai, mi era parso di capire che non ti saresti arresa, che saresti giunta fino in fondo. Non è divertente se rimani bloccata in questo mondo-

-E come me ne vado?-

-Non sono qui per aiutarti-

In quel momento la porta fu rudemente spalancata, mentre la donna che credeva sua madre irruppe, un sguardo omicida negli occhi, tra le mani qualcosa che per un attimo brillò.

-Sei un'ingrata, un essere inutile. Come è potuta capitarmi una simile tragedia? Ma adesso porrò rimedio, si, mi libererò di questo abominio-

Era pazza, probabilmente ubriaca. Eileen la vide avanzare verso di lei, in mano un coltello da cucina.

Per puro istinto riuscì ad evitare il primo fendente, facendole perdere l'equilibrio. Quando la donna si voltò nuovamente, si stupì nel vederla piangere.

-Bambina mia, lo sto facendo per te, per noi. Ti prego-

La ragazza strinse i denti e insieme ad essi i pugni. In quel momento esplose:

-Tu non sei mia madre, non lo sei mai stata!! Sei solo il mio calvario, la strada che porta a qualcosa di migliore, la mia prova!! Non ti ho mai considerata tale, mai ti ho amato, ma solo maledetto il giorno in cui quel bastardo ti ha aiutato a concepirmi!! Io non sono tua, non lo sono mai stata, quindi non puoi decidere sulla mia vita!! Sparisci maledetta!!-

Con un colpo secco affondò il coltello nel ventre della donna. Ma quando aveva presa l'arma tra le mani?

Vide quella cadere in ginocchio, gli occhi spalancati in uno sguardo di puro terrore. Quando la donna cadde a terra, Eileen fece lo stesso. Lasciò andare il coltello, mentre si fissava le mani sporche di sangue.

Cominciò a piangere, liberandosi in un profondo grido di pura sofferenza.

-Cosa ho fatto?- continuava a mormorare.

In quel momento avvertì qualcuno che la stringeva in un caldo abbraccio, un respiro tra i suoi capelli. Con la coda dell'occhio intravide la folta capigliatura corvina di Ràl e il suo volto nascosto nell'incavo della sua spalla.

-Torniamo a casa- le sussurrò e lei chiuse gli occhi, inconsapevolmente tranquillizzata dalla sua presenza.

 

Riaprì gli occhi e dinnanzi a lei non c'era più la parete dello specchio. Attorno le mura del labirinto erano cambiate. Quasi d'istinto cercò la presenza del principe accanto a sé, ma non ve ne era traccia.

-Eileen, stai piangendo-

La voce di Loli la riscosse. Lei, accortasi delle lacrime, si affrettò ad asciugarle energicamente, controllando in precedenza che non fossero realmente macchiate di sangue.

Era stato quindi un sogno? Un'ennesima prova?

-State bene, milady?- chiese Ser Cusan.

-Si...bene...- rispose la ragazza, sorridendo.

-Andiamo- aggiunse poi, avviandosi per la via ormai libera.

Quello che aveva visto era un passato che poteva essere, ma il futuro lo avrebbe deciso da sola e sarebbe stato di certo migliore. A quel pensiero sorrise ancora.

Non si era accorta di un nero corvo che li osservava dall'alto di un albero che, non appena sparirono per la strada, spiccò il volo.

 

 

  
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