Povero ragazzo, pensò Marta vedendo Alessandro uscire dalla biblioteca mentre lei stava per andarlo a chiamare. Doveva avere ben poca compagnia, se restava sempre fino a quell'ora; che peccato, un tipo simpatico e piacevole come lui. E probabilmente non mangiava neanche abbastanza: chi mai poteva fargliene? Chiacchierando con le colleghe, nella guardiola all'ingresso dell'istituto, aveva scoperto -non che fosse un segreto- che il prof. Naldi, così carino e gentile con tutti, viveva a qualche centinaio di chilometri dal loro liceo di montagna, e che per non consumare il magro compenso da supplente aveva preso in affitto soltanto una stanzetta lì nei pressi. Probabilmente brutta, vecchia, fredda e umida, se preferiva stare a scuola tutto il giorno. Aveva una bella tempra per essere così giovane... Chissà se almeno nel fine settimana tornava a casa dalla mamma a fare una sana abbuffata.
Si era laureato in Filosofia con il massimo dei voti, dicevano, e aveva finito di studiare non più di un anno prima; che fosse una persona colta si vedeva, però non era spocchioso come certi altri docenti: salutava sempre, scambiava una parola con tutti, aveva sempre tempo per ascoltare. Si fermava se i ragazzi chiedevano di chiarire un concetto o risolvere un dubbio, anche se era già sulla porta dell'aula, se era già uscito tornava indietro; cioè, lei immaginava che lo avrebbe fatto, in realtà non aveva mai visto nessuno dei ragazzi fermare un insegnate dopo la fine delle lezioni.