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Autore: Zomi    07/11/2013    8 recensioni
-Buongiorno Signorina Nami…- le fece un leggero inchino, porgendole il thè fumante -… e buongiorno anche a lei Signor Roronoa…-
La guardia del corpo, sguardo oscurato dagli occhiali da sole e fisico scolpito sotto il completo nero di giacca e cravatta, grugnì un saluto, incorniciando scontroso le braccia al petto.
-Buongiorno Kayme…- sorseggiò il thè Nami, scuotendo la chioma ramata sciolta -… mm… come farei senza di te e i tuoi piccoli accorgimenti per farmi iniziare bene la giornata?-
-Potresti iniziare col prendendotelo da sola, il thè,- sbottò Zoro, ghignando perfido.
-Zitto cavernicolo-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kayme, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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UNDER THE DESK
 


 
Con gesto espero, Kayme aprì l’agenda aziendale, controllando gli impegni del suo superiore.
Comodamente seduta alla scrivania da segretaria, la giovane ragazza iniziò a spulciare i vari appuntamenti della giornata, sistemando attentamente, per ordine di orario, le varie cartelle e contratti segnati in agenda.
-Mm…- si mordicchiò le labbra, correndo con la sedia mobile fino all’archivio dietro le sue spalle -… alle otto e mezza arriva la signora Ivankov, per firmare gli ultimi documenti di un contratto…- afferrò rapida una cartellina rosata con su disegnato una massa scomposta di capelli viola, simbolo dell’azienda Trasformati.
-Alle dieci e mezza arriva il signor Rayleigh per la chiusura di un altro…- estrasse una seconda cartellina bianca dall’archivio -… e a mezzogiorno il signor Trafalgar -
Si diede una leggera spinta, tornando alla scrivania e posando le colorate cartelline sul ripiano.
Si prospettava una mattinata tranquilla, con pochi appuntamenti e magari il pomeriggio libero.
Forse avrebbe avuto a disposizione qualche oretta da dedicare alla sua stella marina da acquario o, meglio, allo shopping…
Accendendo il computer della sua scrivania, guardò di sfuggita l’orologio a muro, che ticchettava ritmico davanti a lei, sopra le poltroncine per gli ospiti.
Alla vista dell’ora, scattò fulminea.
Mancavano solo pochi secondi.
Come se stesse scivolando sul ghiaccio, e non ticchettando velocemente su dei tacchi dodici, raggiunse la macchinetta del caffé davanti all’ascensore, selezionando un thè al mandarino.
La macchinetta vibrò, emettendo un lieve fischio, mettendosi all’opera pigramente.
-Su andiamo…- la incitò, picchiettando i tacchi -… tra poco sarà qui: muoviti!!!-
All’ordine, un bicchierino di plastica sgusciò fumante e caldo dalla macchinetta, facendo tirare un sospiro di sollievo alla segretaria, che tornò appena in tempo alla sua scrivania, prima che le porte dell’ascensore si aprissero metalliche.
-… no, glielo ripeto signor Eustass: non ho alcuna intenzione di apportare modifiche al contatto…- echeggiò sicura una voce sensuale e morbida.
Gli occhi della giovane segretaria si illuminarono, mentre si alzava pronta per salutare il suo capo.
-Se crede che le condizioni non siano a suo vantaggio, sarò lieta di sciogliere ogni nostro accordo…- non staccandosi dal telefono, una sinuosa e formosa figura femminile avanzò dall’ascensore.
Kayme la osservò estasiata ancheggiare in una cortissima gonna scura, tutt’uno con una camicia scollata a righe nere su tessuto rosso, marciando su degli altissimi tacchi neri e a punta quasi fossero dei morbidi mocassini.
Si morse le labbra, orgogliosa del suo intrepide capo: era sempre così elegante e tremendamente sensuale.
-… sono certa che la Scratchmen Apoo Company sarà lieta di avervi come soci… Oh come?- si fermò alla scrivania di Kayme la rossa, sorridendo beffarda mentre un altro passo, più pesante e poderoso, si fermava dietro di lei.
-Ah, crede che resterà in affari con noi? Ne sono lieta Mr Eustass… arri sentirci-
Chiuse la telefonata, sbuffando pesantemente.
-Idiota di una Drag Queen mancata…- inveì contro il socio dai capelli rossi, gettando il cellulare nella borsa e posando il tutto sulla scrivania di fronte a lei.
Kayme ridacchiò divertita.
Il suo capo era una delle persone più caparbie e straordinarie che avesse mai conosciuto. Abile nella finanza, furba, capace di rabbonire qualsiasi belva feroce, come tanti dei suoi soci, riuscendo a concludere affari che per molti sarebbero stati inimmaginabili.
Se fosse stato un uomo, tutti avrebbero detto che era uno di quegli uomini d’affari con le contro palle, ma dato che era solo una donna, dicevano di lei che se la cavava, niente di più.
-Buongiorno Signorina Nami…- le fece un leggero inchino, porgendole il thè fumante -… e buongiorno anche a lei Signor Roronoa…-
La guardia del corpo, sguardo oscurato dagli occhiali da sole e fisico scolpito sotto il completo nero di giacca e cravatta, grugnì un saluto, incorniciando scontroso le braccia al petto.
-Buongiorno Kayme…- sorseggiò il thè Nami, scuotendo la chioma ramata sciolta -… mm… come farei senza di te e i tuoi piccoli accorgimenti per farmi iniziare bene la giornata?-
-Potresti iniziare col prendendotelo da sola, il thè,- sbottò Zoro, ghignando perfido.
-Zitto cavernicolo- lo fulminò la rossa, gettandogli contro la borsa –Quanti appuntamenti ci sono stamattina?-
-Tre, signorina: Ivankov, Rayleigh e…- osservò l’agenda aperta davanti a lei -… e Trafalgar a fine mattina-
La guardia del corpo, all’ultimo nome, sbuffò, digrignando i denti.
-Bene. Quando arrivano, accompagnali pure nel mio ufficio- si congedò la rossa, guardando di sottecchi il verde che la seguì fin dentro il suo immenso ufficio.
-Come desidera, signorina…- sorrise la segretaria, ticchettando le dita sulla tastiera del computer.
Ben presto l’ufficio iniziò ad animarsi.
I clienti arrivarono tutti con un largo anticipo, e il telefono alla scrivania di Kayme squillava ossessivamente, ostacolandola nel rispondere all’email aziendali.
-Coco Company, desidera? No la signorina Nami oggi non può riceverla: se vuole un appuntamento, c’è posto mercoledì prossimo…- parlottava con una penna in bocca, cercando di rispondere accuratamente a una lettera di un prestigioso cliente.
Buttò un’occhiata all’orologio, controllando che il primo appuntamento della giornata iniziasse all’ora prestabilita.
Vide scattare la lancetta dei minuti alla mezza e, riattaccando fulminea la cornetta, si alzò dirigendosi vero la prima cliente.
-Signora Ivankov- chiamò l’eccentrica e truccatissima donna d’affari, che si ammirava le unghie in una delle poltroncine della sala d’attesa.
-Se desidera, ora la signorina Nami può riceverla…-
Con una teatrale mossa, oscillando la massa riccioluta di capelli viola, e facendo un orribile occhiolino verso di lei, la donna si alzò dalla poltrona, facendo scattare le sue tre mascoline segretarie.
-Andiamo pasticcini- ordinò, seguendo la ragazza dai capelli verdi verso un’adornata porta d’ebano.
Con gesto preparato, Kayme le aprì la porta, dandole la precedenza sull’entrare.
-Iva, carissima…- l’accolse Nami, sollevando gli occhi da un voluminoso contratto e sfilandosi dal viso i fini occhiali rossi che indossava.
-Nami cara…- rise con la sua grossolana risata la donna, portandosi una mano a coprire la bocca spalancata.
Kayme sussultò, stupida dall’orrido suono dell’acuta voce del donnone.
Era così grezza e mascolina: spesso dubitava che fosse realmente una donna.
-Mi devi una spiegazione…- si accomodò sull’elegante sedia davanti alla scrivania della rossa Iva, lasciando in piedi le sue segretarie.
-… perché non c’eri alla di Doflamingo? Senza di te e stata una noia mortale…- accavallò le gambe, mettendole in bella mostra con le calze a rete scure.
Ma sapeva dell’invenzione del rasoio elettrico, o preferiva lasciar crescere quei peli neri e tozzi lungo le gambe mascoline per sport?!?
-Puff…- alzò al cielo gli occhi Nami, porgendole un fascicolo e una penna -… non sopporto quel fenicottero rosa…-
-Ho passato l’intera sera con una certa Monet…- firmò svogliatamente il contratto, storcendo il naso al ricordo della serata -… idolatrava quel pagliaccio. Se ci fossi stata tu almeno avrei saputo con chi parlare…-
-Purtroppo ho avuto un imprevisto…- arricciò le labbra, guardando di sfuggita Zoro, addossato come di consueto alle sue spalle, contro la vetrata dell’ufficio.
-Imprevisto imprevisto…- chiese il donnone, guardandola curiosa -… o imprevisto “ho avuto di meglio da fare”?-
-Ho avuto di meglio da fare…- ridacchiò, affidando il contratto concluso a Kayme, che lo accolse sul petto, stringendo con entrambe le braccia.
-Uhm… un uomo?-
-Se così vuoi chiamarlo…- borbottò maligna.
-Non sarà mica quel fusto che sta aspettando qua fuori, vero?- sgranò gli occhi.
-Chi? Rayleigh?-
-Non so come si chiami…- mosse la mano davanti al viso, arricciando le colorate e spesse labbra -… so solo che è moro, alto, mani tatuate e occhi di ghiaccio. In altre parole: un fustacchione-
-Ah…- rise, posando i gomiti sulla scrivania e sporgendosi a parlare sottovoce con Iva -… parli di Trafalgar Law-
-Mm… pure il nome è sexy…- si avvicinò a lei.
-In effetti…-
-Ha degli occhi meravigliosi…- si leccò le labbra -… e poi: che fisico-
-Concordo, in giacca e cravatta è molto elegante-
-Chissà senza come sta…-
-Sai...- arricciò le labbra, avvicinandosi a bisbigliare all’orecchio offertole da Iva -… si dice che, tra le gambe, abbia un enorme e dotato sottomarin…-
Kayme arrossì.
Donne d’affari che parlavo in quel modo di un socio, con certe parole poi…
Anche se, doveva ammetterlo, poter godere della visione del signor Trafalgar, era una vera gioia per gli occhi.
Con quella pelle olivastra e i capelli scuri, gli occhi grigi e le labbra arricchiate in un sensuale e criptico ghigno che riusciva a sciogliere ogni ormone a qualsiasi distanza…
-Ci sarebbero gli altri appuntamenti…- ringhiò Zoro, infossando il collo nella giacca nera, interrompendole e riportando la segretaria alle realtà -… se avete finito di blaterare…-
Nami gli rivolse un’occhiataccia inviperita.
-Mi domando ancora a che ti serva…- borbottò Iva, fissando offesa la guardia del corpo dal ghigno sghembo -… oltre che guidare, non fa altro che parlare a vanvera-
-Ha i suoi lati positivi…- riportò gli occhi sulla socia -… quando vado a fare shopping, chi credi porti tutte le borse?-
-In effetti: me lo presti?- chiese alzandosi dalla sedia, ancheggiando nel striminzito tailleur rosso fuoco e ammiccando all’ombroso uomo.
-Ti farò sapere…- rise Nami, ignorando le proteste ringhiate da Zoro -Ciao Iva, ci vediamo…- la salutò ridacchiando.
-Alla prossima festa di Doflamingo…- l’avvertì quella, prima di uscire dall’ufficio.
-Devo quindi dare conferma per il party a villa Donquijote, per il prossimo fine settimana?- chiese Kayme, preparandosi a tornare alla sua scrivania.
-Ma certo che no- storse le labbra la rossa –Di che abbiamo una fiera… o un breafing… inventati qualcosa: io a casa di quell’uomo non ci metto piede…-
-Ma avete detto… ehm… ok, accompagno il signor Rayleigh…-
Scuotendo il capo, la segretaria uscì.
Era strana il suo capo a volte.
Prima diceva una cosa e poi ne faceva un’altra.
Prima diceva di voler andare alla festa del grande magnate, con la mania per i boa rosa, e poi giurava di non mettere mai piede nella sua dimora.
Posò la cartella sulla scrivania, afferrandone un’altra velocemente, non perdendo però il filo dei suoi pensieri.
A pensarci bene, però, Nami aveva fatto cose ben più strane.
Da quando aveva assunto Zoro, ad esempio, non aveva più voluto guidare, e aveva per fino venduto la sua Ferrari F24, pur che fosse lui a guidare e lei a rilassarsi nei sedili posteriori della fiammante Alfa Romeo Guilietta che aveva acquistato.
Ancor più strano, almeno una volta al mese usciva a cena con lui, nel ristornate più caro della città.
E, più strano ancora, da quasi un anno e mezzo conviveva con Roronoa, nella sua splendida villa sui colli della città, tra i suoi adorati mandarini.
Diceva che così, quel buzzurro senza bussola, non avrebbe perso ore a girovagare per la città in cerca di casa sua.
Eppure ei aveva notato un non-so-che tra quei due.
Sguardi sfuggenti, sorrisini mal nascosti, mezze parole sussurrate a fior di labbra…
-I ricchi posso permettersi questo ed altro- alzò le spalle Kayme, accompagnando Rayleigh nell’ufficio della rossa.
Con il suo comodo impermeabile bianco, l’anziano uomo si fece strada nell’ampio ufficio, arrivando come nebbia a sedersi sull’imbottita sedia preparata per lui.
-… stavamo solo parlando. Non era un “flertare” a distanza…- virgolettò con le dita, ringhiando contro Zoro Nami -… devi piantarla di fare il buzzurro gelos… Oh buongiorno signor Rayleigh…- sorrise, distogliendo gli occhi dal verde, che ringhiò addossandosi alla parete.
Kayme li fissò incuriosita, certa che la discussione non fosse conclusa lì, e che avesse una certa importanza per i due, ma distolse in fretta i suoi pensieri, porgendo al vecchio socio una sedia.
-Signorina Nami- ghignò il vecchio Rayleigh, puntandosi con due dita gli occhiali al viso –Ha i documenti pronti?-
-Certo…- gli spinse contro alcuni fogli con una penna -… sono certa che le condizioni del nuovo contratto la soddisferanno pienamente-
Alzandosi sulle punte, Kayme studiò il brizzolato socio leggere velocemente il contratto, soffermandosi sogghignate sulle piccole e quasi invisibili clausole.
Non si era nemmeno accorta che Rayleigh la stava osservando con i suoi nebulosi occhi, e sussultò sorpresa quando si ritrovò il suo chirurgico sguardo a fissarla, ghignando del rossore delle sue guance.
-S-scusi- borbottò, indietreggiando.
Che figura!!!
Accidenti, ma mica era colpa sua, quel vecchio la metteva sempre in soggezione.
Con il suo modo eccentrico e sibilino di fare.
Se serva assorto nei suoi pensieri, in verità teneva sotto controllo ogni singolo movimento che avveniva attorno a lui, sfruttandole sempre a suo vantaggio e piacere.
Decine di volte se lo era ritrovato alle spalle, facendola sobbalzare solo per il piacere di spaventarla.
-Uhm…- occhiò le piccole scritte d’inchiostro, leggendole attentamente Rayleigh -… si, mi soddisfano-
-Ottimo- sorrise Nami, trattenendo la sua felicità –Allora firm…-
-Il ragazzo qui fuori…- parlò serio il vecchio, lisciandosi il mento brizzolato -… era un mio vecchio studente di medicina, lo sa?-
-Trafalgar?- sbottò Zoro, digrignando i denti.
-Si…- sorrise Rayleigh, notando il nervosismo della giovane guardia del corpo –Uno studente motivato e dalle grandi capacità…-
Spostò lo sguardo su Nami, sorridendole bonario.
-… un ottimo partito per una giovane donna in carriera come lei, Nami- sogghignò, divertito dal leggero latrare di Roronoa.
-Non sono in cerca di un compagno- rispose asciutta Nami, spingendo la penna sotto le dita raggrinzite del socio –Se volesse firmar…-
-Eppure sarebbe perfetto per lei- continuò il vecchio, alzando le mani dal contratto al mento, riflettendo –Affidabile, intelligente, di bell’aspetto…-
Kayme deglutì, osservando a debita distanza la scena.
Rayleigh era un socio importante, ma quel contratto lo era di più.
Sapeva fin troppo bene quando il suo capo ci tenesse, e quell’inutile chiacchierata la stava di certo innervosendo.
La vide stringere con forza la penna tra le dita, piegando la plastica rigida e ostentando un cordiale sorriso sulle labbra.
Un sorriso che di cordiale aveva ben poco, se si pensava che i canini della rossa stavano martoriando le gengive interne.
Respirando piano, per non frasi sentire, Kayme contava i secondi che trascorrevano tra le parole snocciolate da Rayleigh, e le spasmodiche rughe di attenzione attorno alla bocca di Nami.
-… di buona famiglia, cortese, educato, ottimo amante, non ne dubito…-
-Si, ma il contratt…-
Avrebbe scommesso tutta la sua collezione di stelle marine, che da lì a cinque secondi la penna tra le mani del suo capo, si sarebbe conficcata con rabbia sulla gola del bianco, zittendolo per sempre.
-… buon oratore, parla correttamente tre lingue…-
“E firma quel contratto” stringeva le mani lungo i fianchi, mordendosi le labbra la segretaria “Firma e vattene con le tue gambe, piuttosto che dentro un sacco per cadaveri”
-… ricordo che abbia partecipato a una missione di Green Peace, per salvare degli orsi polari, ne ha anche adottato uno: Bepo… se non sbaglio-
Ruotando le iridi marroni, Kayme spostò lo sguardo dal vecchio Rayleigh al viso del suo capo, pregando affinché non esplodesse con un attacco isterico.
“Lo ammazza, lo ammazza” si ripeteva dentro di se “Ora gli salta al collo e lo strangola”
Deglutì, alzando la cartellina che stringeva in un palmo, a coprirsi il viso, sperando così di salvarsi dall’imminente spargimento di sangue.
-… possiede un sottomarino, giallo, e…-
-Sono certa che Law sia un’ottima persona- lo interruppe Nami, sulla cui fronte pulsava una vena isterica –E che le qualità che mi ha elencato, siano solo alcune di tutte quelle che possiede-
Stranamente gentile, posò la penna quasi divelta, che stringeva tra le mani, sotto il naso del vecchio medico, spingendola a sfiorare le nocche di una sua mano.
-Ma non siamo qui per parlare di lui…- sorrise, riportando la mano sopra l’altra, appoggiata sulla scrivania -… firma?-
Rayleigh fissò per un lungo attimo il viso rilassato della rossa che gli sedeva di fronte, spostandolo repentino sulla guardia del corpo dietro le sue spalle.
Tremante, Kayme seguì i suoi occhi di ghiaccio, arrivando a scontrarsi con il ringhio incarognito e duro di Roronoa, che non smise, nemmeno sotto lo sguardo divertito e ghignate del vecchio, di latrare indemoniato contro di lui.
Kayme sgranò gli occhi, stupita per quella reazione così collerica.
Possibile che quel vecchio avesse parlato, così a lungo e bene, di Trafalgar, solo per vedere ringhiare idrofobo la guardia del corpo del suo capo?
Alzò le sopracciglia, unendole in una curva sulla fronte corrugata dai pensieri.
Rayleigh non era mai stato un gran chiacchierone, e in effetti era strano sentirlo spiccicar parola per più di tre secondi.
-E lei, Roronoa, che pensa di Trafalgar?- parlò calmo Rayleigh –Non sarebbe un ottimo partito per il suo superiore?-
-Se ha abbastanza pazienza da sopportarlo…- rispose asciutto e letale.
Gli occhi di Nami si assottigliarono, spostandosi a fulminare la guardia del corpo.
-Una figura maschile fissa nella vita di una donna è essenziale, e se fosse Trafalgar, lei non dovrebbe più fare da… com’è che si definisce?- si grattò il mento sornione.
-Balia per mocciosa- ghignò Zoro, sistemando gli occhiali scuri appesi alla camicia –In effetti sarebbe una bella soluzione, non dovrei più occuparmi dei capricci di questa strega dai capelli rossi e per la mania per lo shopping convulsivo-
-Ma… ma signor Roronoa…- intervenne schioccata Kayme.
Voleva forse farsi licenziare?!?
Non teneva al suo lavoro, e al rapporto speciale che aveva con la donna d’affari?
-Non è carino parla a questo modo della signorina Nami- puntualizzò, pronta a difendere il suo capo –La signorina Nami è…-
-Oh tranquilla Kayme- sorrise la rossa, alzando una mano a fermare la segretaria –Lascia continuare Roronoa…-
Ahia.
Kayme indietreggiò di un passo, spaventata.
Nami chiamava “Roronoa”, Zoro solo quando stava per picchiarlo a mani nude, sbraitandogli addosso e inveendogli contro nei peggiori dei modi. Ricordava ancora quando la guardia del corpo aveva rovesciato un caffé sulla borsa firmata della rossa, venendo malmenato nel bel mezzo di una tele-conferenza, a suono di “rincretinito di un buzzurro, me la ripaghi con gli interessi”.
-… mi sta quasi convincendo a invitare Trafalgar fuori a cena-
La segretaria deglutì, fissando il muscoloso bodyguard alterarsi sotto lo sguardo divertito di Rayleigh.
-Non ho detto questo- ringhiò.
-Lei che dice, Rayleigh?- sbatte le ciglia Nami –Law accetterebbe mai un invito da me? Non lo troverebbe troppo sfacciato?-
-Oh, Law ama le donne sicure di se- ghignò il vecchio, firmando finalmente il contratto e godendosi lo spettacolo.
-Magari potrei invitarlo al Baratie-
Baratie?
Ma non era il famoso ristorante in cui cenava una volta la mese con Zoro?
Lo stava forse facendo apposta?
-E poi magari un salto all’Aarlong Park, per ballare…- continuò Nami, riprendendo in mano il fascicoletto del contratto e, con due rapidi colpetti, sistemarlo con cura -… sa adoro ballare-
-Sono certo che Law la farà volteggiare con maestria, facendola girare a mille… o a novanta gradi, come meglio preferisce- rise il vecchio, rivolgendo un’occhiata fugace a Zoro.
-Novanta gradi?- latrò il verde, staccandosi dalla parete su cui si addossava nervosamente e avanzando di un passo verso la pesante scrivania.
-Oppure potrei offrirgli un bel bicchiere di liquore al mandarino della mia riserva personale- continuò la rossa, progettando la sua serata con il chirurgo.
-Ottimo piano… e poi si sa, una cosa tira l’altra e…-
-E niente!!!- zittì Rayleigh la guardia del corpo, sbattendo i palmi sulla scrivania ringhiando –Non vorrai davvero uscire con quel coso?-
Nami alzò pigramente gli occhi verso il verde, sorridendo malefica.
-Kayme- chiamò la segretaria, facendola scattare al suo fianco –Accompagni pure Rayleigh all’ascensore e faccia accomodare il signor Trafalgar da me-
-N-ne è certa signorina Nami?- tartagliò insicura.
Sentiva su di se il peso di una grande decisione, come se, se avesse fatto accomodare Trafalgar all’interno dell’ufficio della rossa, avrebbe scatenato senza rimedio l’inizio di una guerra senza uguali.
-Law ha un appuntamento con me, no?- le ricordò.
-Si, ma…-
–Meglio muoversi allora- sorrise, porgendole il contratto firmato, e voltandosi di tre quarti verso di lei, ignorando Zoro dietro di se.
-Mr Rayleigh è stato un piacere- salutò il socio, ghignate e divertito –I suoi consigli si sono rivelati molto interessanti-
-Oh non sa quanto, mia cara- le fece il bacia mano, rivolgendo un ironico sguardo al verde –Spero di essere invitato al suo matrimonio con il mio ex studente-
-Corre troppo ora- sospirò.
-Mah, non credo… e lei, Roronoa?-
-Meglio se corri troppo… fin tanto che hai le gambe- digrignò i denti, squadrandolo uscire dalla stanza.
Kayme aprì la porta dell’ufficio, dando la precedenza al vecchio brizzolato, concentrata a quanto aveva assistito.
Ma che succedeva a quei due?
Sembrava che Zoro si infiammasse al sol sentir pronunciare la parola “Law”, e che Nami, al negare del verde, con forza, quell’odio, avvampasse anche lei di ira, contraccambiando l’acidità dell’uomo con altrettanto veleno.
-Desidera una camomilla, signorina?- propose a Nami, prima di uscire.
Magari avrebbe calmato gli animi, anche se, supponeva, del buon e fidato Valium sarebbe stato più efficace.
-No, cara, chiama pure Law e…-
-Non dirmi che vuoi davvero uscire con Trafalgar?- sbottò secco Zoro.
Nami lo fissò seria.
-Ho voglia di uscire, si, con chi non sono affari tuoi- gli fece la linguaccia.
Oddio, alzò al cielo gli occhi la segretaria, quei due erano dei bambini.
-Ehm... forse la camomilla la porto doppia…- borbottò tra le grida dei due litiganti.
-Vuoi uscire con Law?- le ringhiò contro Zoro.
-Certo, ne ho sia le intenzioni che le energie, e sappi…- sbattè le lunghe ciglia scure e sensuale -… che di energie ne ho in abbondanza, e non solamente per uscire con Law-
Kayme arrossì, capendo all’istante l’allusione.
Diamine, si coprì il volto bordò con la cartellina del contratto, ma perché il suo capo doveva essere così esplicita?
-Porto le camomille allora- squittì imbarazzata, ma non ascoltata.
-TU CON QUELLO NON CI ESCI-
-E A TE CHE TI IMPORTA?!? HAI DETTO CHE SAREBBE SOLO UN PIACERE, PER TE, SE IO AVESSI UN UOMO CHE MI SCARROZZI IN GIRO AL POSTO TUO!!!-
-TI VIETO DI USCIRE CON QUEL…-
Kayme scivolò oltre la porta in ebano, addossandosi ad essa per riprendere fiato, mentre ancora sentiva strillare il suo superiore e la guardia del corpo.
Pazzi.
Quei due erano pazzi.
Ma che avevano?!?
Poteva ipotizzare che Nami avesse le sue cose, dopotutto era pur sempre una donna, ma Zoro?
Andropausa anticipata?
Ormone collerico ballerino?
O semplice stupidità accentuata?
-Ehm… signor Trafalgar?- chiamò il chirurgo, intento a salutare l’ex insegnate brizzolato.
-Se vuole seguirmi- sorrise impacciata, davanti al sorriso sghembo e sensuale del moro.
Law avanzò con eleganza verso di lei, studiandola con il sottile sguardo grigio, ghignando poi in sua direzione, annuendo educatamente.
Un brivido di piacere attraversò la colonna vertebrale della segretaria, stuzzicata dalla vicinanza e dalla bella presenza dell’uomo.
Con indosso quel completo grigio, che esaltava i suoi occhi opachi, Law non lasciava scampo alle sue prede femminili, catturandole con il suo indiscutibile fascino.
Kayme non poteva negarlo: Trafalgar era un uomo bellissimo.
-Tutto bene?- sussurrò il moro, ben conscio del suo magnetismo sulle donne.
-Oh, eh?... si, certo… da-da questa parte…- gli fece strada, sussultando, verso l’ufficio di Nami.
Stava per aprirne la porta, quando si fermò.
E se Nami e Zoro non avessero ancora finito di litigare?
Con cautela, Kayme accostò l’orecchio alla porta, origliandone i rumori oltre l’uscio.
Le grida erano cessate e, a un primo ascolto, nessun rantolante respiro di uomo mezzo morto proveniva dall’ufficio.
Forse si erano calmati?
O forse il suo capo aveva strozzato Roronoa, buttandone poi il cadavere dalla finestra?
All’idea tremò, distanziandosi impaurita dalla porta: possibile?
-Problemi?- chiese Law, dietro le sue spalle, incuriosito dal suo tentennare.
-Ehm… spero di no- deglutì a corto di fiato, aprendo la porta.
Socchiudendo gli occhi, e pregando di non ritrovare la stanza imbrattata di sangue, la segretaria si addentrò nell’ufficio, facendo strada al medico.
Si guardò attorno, sorpresa non solo dell’immenso silenzio che vi era, ma della postura del suo capo alla scrivania.
-Si-signorina Nami?- la chiamò tremante.
Quella, capelli spioventi sugli occhi, alzò il volto dalle mani che ne reggevano le tempie, rivolgendole un sorriso impacciato.
-S-si- respirò a fondo, aggrappandosi con entrambe le mani al bordo della scrivania.
-Il signor Trafalgar…- indicò il moro dietro di se.
-A-ah… si, c-certo…- annuì tremante, con scatti rigidi del capo.
Kayme la squadrò schioccata: che aveva ora?!?
Perché sudava a quel modo, sospirando e balbettando?
-Tutto bene, signorina?- chiese preoccupata, facendo accomodare Law su una sedia.
-Mm… mm…- annuì a denti stretti Nami, passandosi una mano tremante tra i capelli sciolti.
La segretaria la fissò con sopraciglio alzato: no, qualcosa non andava.
Si guardò attorno, incerta sul da farsi.
Magari stava male, un improvviso attacco di cuore, un ictus, un calo di pressione o di zuccheri…
Che doveva fare?
Iniziò a sudare anche lei, presa dal panico. Aveva bisogno di un aiuto, aveva bisogno di…
-Zoro- sussurrò.
Sussultando alle sue stesse parole, si guardò attorno preoccupata, cercando la rassicurante e pronte figura della guardia del corpo, non trovandola, pigramente addossata o dormiente, su nessuna parete della stanza.
Dannazione, dove si era cacciato quell’ammasso palestrato di cellule?!?
-A-allora Law, di-di cosa volevi parlarm…-
-Mi scusi signorina- interruppe la superiore, che ne approfittò per prendere fiato e trattenere un gemito –Ma Roronoa?-
Nami la squadrò a disgaio, deglutendo secca.
-Zo-zoro è-è ve-venuto…- ansimò, per poi mordersi le lebbra per ciò che aveva appena detto e correggersi -… an-andato, i-intendevo andato…-
-Andato?- domandò Law, interessato.
-L’auto- ansimò Nami, scuotendo una mano sulla gola mentre si apriva leggermente la camicetta, chiudendo gli occhi –L’auto-
-Non l’ho visto passare per la Hall- assottigliò gli occhi il moro.
-Mm… le scale… le sc-ah-ale antincendio…- ansimò a denti stretti –Usa quelle per, per non perdersi…-
Kayme corrugò la fonte pensierosa.
In effetti le usava spesso per raggiungere facilmente il garage sottostante all’edificio, ma solo all’orario di chiusura degli uffici, e non a quell’insolita ora.
Forse la loro litigata, lo aveva spinto ad andarsene furioso da lì, abbandonandola.
Scosse il capo, negando i suoi pensieri: Zoro non avrebbe mai abbandonato Nami.
Mai.
-Ah- sbottò, accavallando le gambe Law –Quindi ti ha lasciato solo e a piedi, giusto Nami-ya?-
La segretaria, riportata la massima attenzione su di lui, lo fissò stupida: che voleva dire?
-… mm… si…- si aggrappò alla scrivania con una mano Nami, mentre con l’altra si asciugava il collo sudato.
-Perfetto- si avvicinò alla scrivania, sporgendosi con il busto –Così non potrai rifiutare la mia offerta…-
-Offerta?- inarcò le sopracciglia la rossa.
-Offerta?!?- strabuzzò gli occhi la segretaria, per poi ricomporsi.
Era davvero lì, in quell’ufficio, per chiedere al suo capo un appuntamento?!?
-Una cena- fece vago il chirurgo, allungando una mano verso quella aggrappata saldamente alla scrivania della rossa –Lume di candela, vino rosso…-
-Ah…- ansimò Nami, annuendo educata -… s-suona bene… mm…-
-Ho prenotato al Moby Dick- cercò di sorprenderla, nominando uno dei più rinomati ristoranti della città –Tavolo vicino al piano forte a coda, nella serata in cui si esibisce Brook, il miglior suonatore del mondo-
-Ah… b-be-bello… ah- sussultò, quasi che qualcuno le avesse pestato un piede.
-Dopo cena, pensavo…- le accarezzò le nocche avvinghiate al bordo del ripiano -… di passare a casa mia, per il dessert…-
-Ah, ah, ah… mo-molto interessante… mm- si morse il labbro, serrando gli occhi.
Law ghignò, prendendo il suo respiro strozzato e la sudorazione fredda, come segnali dell’apprezzamento della donna.
Ma non sapeva quanto si stesse sbagliando.
Solo Kayme aveva leggermente avvertito la reale causa degli ansimi del suo capo.
-Sono felice che ti interessi…- continuò, leccandosi le labbra -… ho acquistato, direttamente da Water 7, il miglior Tiramisù del mondo…- le prese la mano avvinghiata al tavolo nella sua, alzandola verso le sue labbra -… un dessert dolce, cremoso…- le leccò leggero la pelle tremante del palmo, sogghignate -… proprio come la tua pelle, Nami-ya-
La rossa rabbrividì, spalancando gli occhi esterrefatta dal gesto del moro, fissandolo ritornare alla sua sedia e contraccambiare il suo sguardo schioccato con il suo saldo e suadente.
-Allora, mai cara?- la incitò, alzando un angolo della bocca –Accetti?-
Nami mantenne lo sguardo fisso su di lui, schioccando con le labbra nel formulare una risposta comprensibile, non accorgendosi degli occhi scocciati della sua segretaria.
Kayme infatti, seppur invogliata dalla bella descrizione della serata da parte di Trafalgar, non vedeva affatto di buon occhio la sua proposta.
Che fosse stato per il suo sguardo fintamente atono, che oscurava le sue reali intenzioni perverse, o che lei, con la sua mente romantica e plagiata dai troppi film d’amore che aveva visto in vita sua, tifasse di più per Roronoa affinché corteggiasse la bella donna d’affari, Kayme non avrebbe accettato ne appoggiato la scelta del suo superiore.
-Signorina- squittì piano, cercando di intervenire con falsa sicurezza.
Nami trasalì dallo stupore, provando a riprendersi.
-I-io…- parlò, riportando una mano ad accarezzare il perimetro della scrivania e l’altra a stringere una penna -… io…-
Law si leccò le labbra, pregustando ogni sillaba della donna, mentre si lisciava il pizzetto sotto lo sguardo allibito di Kayme: voleva davvero accettare il suo invito?!?
Davvero?!?
-Law…- schioccò le labbra Nami -…io accett… MM-
Si morse le labbra improvvisamente, strozzandosi le parole in bocca e portando una mano sotto il bordo del tavolo, affondandola nel suo grembo.
-Mm… no- ansimò, stringendo la mano opposta alla scrivania a reggersi -… ti p-prego… ah… no…-
-Nami-ya?- alzò un sopracciglio incuriosito Law, inclinando il capo.
-Signorina, tutto bene?!?- si allarmò Kayme, che si portò le mani al petto pensierosa.
-Ah… ah… ah… no, ti prego… non ora… non qui… ah, ah, ah…-
La segretaria impallidì: ma che le prendeva?!?
Perché animava?!? Perché… gemeva?!?
-Nami-ya, ti senti male?- si alzò dalla sedia il chirurgo, fissandola in viso –Vuoi che ti visiti?-
-NO- strillò la rossa, sbattendo tra loro i tacchi sotto il tavolo e serrando la presa della mano tra le sue gambe –R-rest-ah… lì… mmm…-
-Signorina, ma sta male- uggiolò Kayme –Chiamo un dottore, la guardia medica… un esorcista?!?-
Fissò in ansia il suo superiore, che ansimava, gemeva a denti stretti gridacchiando in leggeri acuti, mentre stritolava tra le nocche sul legno scuro della scrivania, pregando chissà chi di fermarsi.
Aveva la pelle imperlata di sudore, che scivolava nella scollatura bordò della camicetta, sotto i capelli sussultanti e spioventi sugli occhi, chiusi con testardaggine per nascondere uno strano piacere che gli attraversava.
-Ti pregooo… ba-bahsta… mmm…-
Doveva fare qualcosa, poco ma sicuro.
-Ehm… Mr Trafalgar, credo che la signorina non si senta molto bene- prese per un gomito il moro, strattonandolo verso la porta –Che ne dice di rinviare la proposta?-
Con sguardo gelido, Law la fulminò, bloccano ogni suo gesto nel strattonarlo.
-Nami-ya non mi ha ancora risposto- parlò a denti stretti, quasi ringhiando.
-Io…- balbettò spaventata -Non credo che…-
-Nami-ya- si voltò verso la rossa tremante alla scrivania –Vuoi uscire a cena con me?-
La rossa, sforzandosi nel alzare gli occhi verso di lui e di rivolgergli un sorriso, deglutì, testarda a voler rispondere.
-…mmm… oh si… ah… Law… io vo-vogl… MMMM-
Un potente brivido l’attraversò ammutolendola.
-Oh Kami- gridò mordendosi un labbro –Oh si… siii… ah, ah…-
Con occhi sgranati, i due videro Nami gettare il capo all’indietro, passandosi una mano tra i capelli sconvolti, gemendo a denti stretti mentre, a stento, tratteneva un sorriso di puro piacere.
-Oh si… ah, ah… si…-
Kayem boccheggiò senza fiato: ma… ma stava… stava per venire?!?!?
-Esci con me quindi…- ghignò soddisfatto Law, riavvicinandosi alla scrivania, scivolando dalla presa allibita della segretaria.
-…ah, ah… no…-
-No?- alzò un sopracciglio offeso.
-… ah, ah… si, si… oh si…-
-Si…- ghignò soddisfatto, per poi ombrarsi di nuovo al rinnego rinnovato della rossa.
-… no… ah, ah, ah… oddio… mmm…-
Storse il naso, sul punto di perdere la propria pazienza.
-Esci con me o no, Nami-ya?!?- batté un pugno sul tavolo, attirano l’attenzione della rossa che, deglutendo infastidita, lo fulminò rabbiosa riaprendo gli occhi di scatto.
-K-kayme- chiamò la segretaria –A-ah… accompagna fuori il signor Tra-ah-falgar…-
Scattando sui tacchi, la giovane prese per un braccio il moro spingendolo fino alla porta con decisione estrema.
-Cancello tutti gli appuntamenti del pomeriggio, signorina- avvertì la superiore, lottando contro le preteste del chirurgo.
-O-ottimo Ka-ah, ah, ah-yme…- ansimò Nami, riabbassando gli occhi alle sue gambe.
-Ma dannazione- sbraitò Law –Io…-
Con forza, Kayme lo spinse fuori dall’ufficio, richiudendosi alle spalle l’uscio e sbarrando l’entrata con la sua piccola figura.
-La signorina non sta bene- strillò rossa in viso, ben conscia di quanto stava per accadere.
-Ma io…-
-LA SIGNORINA NON STA BENE: CHIARO?!?-
Usò tutto il fiato che aveva in gola, arrossendo su tutto il viso, ma non riuscì comunque a coprire il lungo e appagato grido di piacere che vibrò per tutta la Hall, proveniente –e lei ne era certa- dall’ufficio della rossa.
Bordò d’imbarazzo, Kayme abbassò lo sguardo al pavimento, coprendosi gli occhi con una mano.
-Ma quello…- balbettò Law, sgranando gli occhi -… quello era un orgasmo?-
 
 
 
 
Si schiarì la gola gemendo un poco, abbandonandosi sullo schienale della sedia, mentre il respiro tornava regolare.
Senza forze, buttò un’occhiata sotto la sua scrivania, da dove si stava alzando Zoro, ghignate e soddisfatto.
-Piantala di sogghignare, idiota- sussurrò collerica, richiudendo gli occhi.
-Idiota?- le soffiò in un orecchio, baciandola piano sul volto sudato –E così che chiami il tuo uomo, Nami?-
La rossa storse il naso, sottraendosi dalle sue labbra ghignati indietreggiando con la sedia a rotelle.
-Si- arricciò le labbra –Sei un idiota-
La guardia del corpo rise, ergendosi scultorea dinanzi a lei.
La sua camicia nera era totalmente sgualcita, come pure la cravatta scura, a causa del lungo stare accovacciato sotto la scrivania di Nami, e tra le sue gambe.
I pantaloni, spiegazzati, erano tesi attorno al bacino, dove un’imponente erezione si esibiva sotto il tessuto leggero, mentre uno slip femminile di pizzo nero pendeva da una tasca.
-Ti ricordo, che questo idiota ti ha appena fatto venire, mocciosa- si leccò le labbra il verde, ancora umide degli umori chiari della rossa.
-L’hai fatto solo per zittirmi, così che non accettassi di uscire con Law- fece l’offesa, fissandolo asciugarsi il mento madido dei suoi liquidi, mentre con una mano giocherellava con le sue mutandine.
Non ricordava nemmeno come era passato dal litigare con lei, a sfilarle l’intimo e infilarsi tra le sue gambe sotto la scrivania.
Ricordava solo che se lo era ritrovato in mezzo alle gambe a farla godere come non mai.
-Ovvio- sbottò il verde, infilandosi le mutandine di pizzo in tasca e alzandole il viso con due dita –Dovrei permettere a tutti di uscire con la mia donna, forse?-
-Sei stato tu a dire che non mi volevi più tra i piedi- storse le labbra, offesa ancora dalle sue affermazioni con Rayleigh.
-Scherzavo, lo sai- la bacio piano sulle labbra accarezzandole la fronte con la propria –Io ti vorrò sempre-
-Non dire più certe cose- gli circondò le spalle con le braccia, lasciandosi prendere in braccio e scambiandosi i ruoli.
-Altrimenti esco con Kid- minacciò, ritrovandosi in braccio alla guardia del corpo, seduta comodamente nella su poltrona.
-Puff… suscettibile- alzò gli occhi al cielo.
-E tu geloso-
-Capricciosa-
-Scemo-
-Infantile-
-Eccitato…-
Zoro le rivolse un’occhiata provocante, ghignando a denti stretti.
-Colpa tua e delle tue mutandine- le baciò il collo.
-Me le hai regalate tu a Natale, scemo…- si mise a cavalcioni su di lui, alzandosi la gonna sopra le gambe.
-Un anno e mezzo di convivenza e ancora mi chiami scemo?- sbuffò aprendosi la patta dei pantaloni e liberando il membro eretto.
-Ovvio: ti perdi ancora dal salotto fino alla nostra camera da letto-
-Ma a letto non mi perdo- ghignò, baciandola con trasporto.
Si strinsero con forza tra loro, baciandosi con foga fino a spezzarsi il respiro, sfregando tra loro i loro corpi accaldati, eccitandosi come quando erano soli in casa.
-Ti amo, mocciosa…- le aprì la camicetta, baciandole i seni prosperosi e sodi.
-Ti amo, buzzurro… mmm…- sentì nuovamente il piacere scaldarle il corpo -… ma non farmi più fare certe figure con i clienti…- l’ammonì con uno scappellotto.
-Law non è un cliente- precisò, massaggiandole i seni nudi –E comunque d’accordo: non mi infilerò più sotto la tua scrivania ad eccitarti…-
Nami gli sorrise bonaria, alzandogli il viso con due dita, bacandogli le labbra sottili e mordendogliele leggermente.
-Ma io non ho detto questo…- discese su di lui, facendosi penetrare -… anzi…-

 
   
 
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